Cara V, sentendola ragionare così, immagino il dolore che
avrebbe provato sua madre, se avesse dovuto decidere di
farla nascere o meno; eppure l'ha fatta nascere.
Son certo che, grata di tanto amoroso zelo, vorrà
riconsiderare le sue idee, con le quali sembra voler far
passare per sacrificio (quello della decisione di non far
nascere) quella che in realtà è una preferenza. La
capisco e positivizzo il suo pensiero, perché non è
convinta poi fino in fondo di quelli che declama come suoi
diritti, il momento in cui giudica chiaramente come non
consono (perché crea sofferenza) all'esistenza umana il
fatto di dover decidere arbitrariamente su una vita che in
fondo, seppure ella la contiente, in realtà non le
appartiene (se ne accorgerebbe quando, una volta nato il
figlio, comincia a fare quello che gli pare!)
L'unico pulpito che sarebbe sufficiente considerasse,
infatti, è quello della sua coscienza, perché questa è
una di quelle cose che riusciamo a definire qualitativamente
in maniera autonoma, senza che né Chiesa né ideologie vi
mettano il becco. Come donna, poi, capirà in modo
particolare quello che intendo. Per il resto, la
libertà di far quel che preferisce non gliela leva nessuno,
ma i benefici personali non dipendono dal fatto di avere
quella libertà, ma dalle conseguenze delle proprie
scelte. Saluti sinceri.
10 settembre 2007 0:00 - Isaia Kwick
riduttoredeldanno non ti confondere tra campi ROM e nomadi,
comunque grazie.
Damiano Lucia, lasciaci
vivere! Isaia Kwick Zingaro ROM
10 settembre 2007 0:00 - V
Sono veramente allibita. La legge 194 è una conquista
ottenuta a stridor di denti, e va difesa con altrettanta
caparbietà. Sancisce un diritto. Il diritto di tutte le
donne a vivere la maternità in modo consapevole. Quindi
anche il diritto a non vivere la maternità. Sebbene esista
anche l'adozione tra le soluzioni ad una gravidanza
indesiderata, questo non permette di non vivere la
maternità perché per 9 mesi si ha una vita che cresce
dentro di sé. Ho visto molte donne riempirsi la bocca di
belle parole bigotte contro l'aborto e poi dopo essere
rimaste incinta (perché tra l'altro ignoranti e
sconsiderate a proposito di contraccezione) ricorrervi senza
tanti complimenti. Ripeto secondo me l'aborto è un
diritto di tutte le donne (per quelle che si trovano ad
avere "incidenti di percorso" come per quelle che
subiscono violenze) e ognuna ha il diritto di avere questa
possibilità. Le questioni morali ed etiche riguardano poi
la sfera personale di ognuno. Molti ritengono che non si
debba passare alla Ru486 perché la prassi non chirurgica
incentiverebbe il ricorso all'aborto. Molti di quelli
che sostengono questa tesi sono esponenti della chiesa
cattolica. Come se la sofferenza fisica aggiuntiva
dell'intervento chirurgico servisse da punizione per un
atto illecito. Vorrei ricordare a questa gente che quella di
ricorrere all'aborto è sempre una scelta dolorosa per
una donna che si trova a chiedersi se vuole/può diventare
madre oppure no. Il fatto di procedere allo stesso mediante
composto chimico piuttosto che per via chirurgica non
alleggerisce questa scelta di tutte le sue implicazioni
etiche. Mi verrebbe da dire "senti da che pulpito viene
la predica", e sarebbe proprio il caso: molti di quelli
che si prodigano a difendere il diritto dei bambini alla
vita sono gli stessi che qualche anno dopo li molestano al
catechismo. Aggiungo un ultima cosa: diffidare sempre di chi
per difendere una tesi cerca di limitare la libertà altrui.
Tutti devono poter dire la loro e tutti devono poter
scegliere. L'aborto è una scelta (si può ricorrervi o
no), quella di cancellare la L. 194 un'imposizione.
10 settembre 2007 0:00 - Steven
Caro "riduttoredeldanno" come giustamente dici tu
chi si oppone all'aborto vuole solo salvare delle vite e
si contrappone ovviamente a chi vuole sopprimerle. Non
solo, ma vuole evitare che la scelta dolorosa della donna
che dici tu sia realmente tale e lo sia per tutta la
vita. Non capisco poi di quale danno tu parli, forse
non hai figli, io li ho e non mi sento danneggiato da loro
anzi. Che poi il dissenso ti "rompa i
coglioni" la dice lunga sulla tua capacità dialettica
e sulla tua indole e passione democratica. Quanto poi
al fatto che qualcuno voglia imporre la propia visione ad
altri questo vale per entrambi: anche chi abortisce impone
la propia visione al propio figlio e la impone senza appello
per la vittima. Sono comunque contrario a qualsirsi
violenza sui bambini perpetrata da chiunque, oltre a quelli
che dici tu, anche da quelle perpetrate da soggetti
eventualmente legittimati dalle istituzioni, come rischiato
nel caso del partito pedofilo olandese che ha comunque
riferimenti culturali un poco in tutta europa.
9 settembre 2007 0:00 - riduttoredeldanno
chi vuol salvare delle vite, perche' non va in un campo
rom ad aiutare un bimbo che magari non ha acqua per lavarsi,
anziche' rompere i coglioni a chi dolorosamente sceglie
quello che pensa sia il minore dei mali? Perche' non
manifesta contro gli abusi perpretrati contro i bambini da
tanti perbenisti, compresi tanti rispettabili appartenenti
al clero? Perche' deve imporre la propria visione del
mondo e della vita? Perche' non utilizza il fuoco che
gli arde dentro per ridurre il danno, magari appoggiando la
diffusione di una pillola abortiva, affinche' una donna
che sta affrontando un momento difficile?
6 settembre 2007 0:00 - Damiano Lucia
Solo una considerazione. Perché continuare a chiamare
farmaco un preparato che non guarisce (caratteristica che
"dovrebbero" avere tutti farmaci), ma invece
provoca la morte?
6 settembre 2007 0:00 - Steven
Mi piacerebbe molto che tutte le donne pentite di avere
abortito trovassero il coraggio di rendere pubblico il loro
pentimento. Mi rendo conto della difficoltà anche emotiva
che si dovrebbe superare ma sarebbe finalmente un elemento
di maggiore realismo sul problema aborto. Una questione
così delicata è ancora segnata da troppo propagandismmo ed
ideologizzazione. Per quel poco che può valere, grazie
sig.ra Barbara.
5 settembre 2007 0:00 - Barbara Osimani
Io sto con i cardinali di turno e con le donne che si sono
pentite di aver abortito (non ce n'è nessuna che si sia
pentita invece di aver tenuto il bambino). La legge
194 è contro la donna e contro i bambini. E' una legge
iniqua e applicata con voluta malizia da cinici promotori
della cultura nichilista. Ci sono soluzioni come
l'adozione che salvaguardano la libertà della donna e
al tempo stesso il principio di precauzione che detta di
evitare un danno nella misura in cui è possibile farlo.
L'irrazzionalità delle argomentazioni portate a
favore dell'aborto tradiscono la malafede di chi le
propone.