COMMENTI
  (Da 1 a 8 di 8)  
15 ottobre 2007 0:00 - Simeoni Roberto
Io credo che al ministro Turco Livia dovrebbe essere ricordato il percorso politico del partito a cui appartiene,le radici sociali che lo contraddistinguono e le lotte per la libertà individuale che ha portato avanti negli anni,di destrorsi ne abbiamo già abbastanza in Italia e di baciabanchi ancora di più!
12 ottobre 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Sicuramente, quella che lei intende come l'unica morale è quella che è effettivamente una, così come noi la conosciamo! Concettualmente, il bene e il male, il buono e il cattivo lo riconosciamo tutti in quanto è ontologico, cioè, appartiene al nostro essere.
Non vi è bisogno di una religione per ascoltare l'intuizione morale, tanto è che quest'ultima precede ogni storico tentativo di rapportarsi con un Dio.
E' un errore confondere religione e morale; semmai la religione potrà condizionare l'etica, che è cosa diversa dalla morale, anche se troppi pensatori e filosofi hanno fatto minestrone delle due parole.
Tra me e lei, ad es., c'è meno differenza di quel che possa credere perché io come lei aborro l'ingiustizia, la malvagità, l'altrui sofferenza, l'impudicizia fisica e di pensiero, gli abusi di potere e via dicendo; solo l'esperienza di vita è diversa ed anche alcune concezioni culturali.
Di conseguenza saranno differenti anche i concetti di "materialità" e "raziocinio", che fanno pur sempre parte della nostra esperienza ma vengono valutati diversamente dalla ragione.
Quindi è quest'ultima che fa il grosso della parte nella comprensione delle cose della vita ma anche questa non è assoluta e necessita di esperienze per poter avere più elementi a cui attingere per arrivare a quello che è il giudizio sulle cose.

Per cui il nostro discernimento dipende dall'esperienza individuale che è sicuramente diversa da individuo ad individuo (da qui, le differenze di opinioni), il che significa che necessitiamo di un maestro, qualcuno che ci aiuti a comprendere quali siano le verità del reale. Ora potremmo cominciare un mucchio di considerazioni che ci porterebbero a riempire pagine e pagine, il che non servirebbe a nulla e ci disperderebbe dal succo del discorso.

Infatti, se lei ed io aspettassimo di entrare in contatto avendo egual concezione delle cose, staremmo di già perdendo tempo, perché non faremmo altro, invece, che sfuggirci guardandoci come antagonisti.
E' quel che succede, infatti, tra le persone dall'odierna mentalità: siamo individui resi concorrenti in una società capitalistica fondata sul materialismo economico, dove la nostra funzione è quella di una unità produttiva.
E' per questo che stiamo male, perché la nostra intuizione del bene e del male ci avverte che non siam fatti per questo. Le pare non materialistico o irrazionale quanto appena detto?

Troverei, invece, innaturale ed irrealistico se lei ed io dovessimo restare separati ed incomunicabili, in quanto esseri umani paritariamente posti in un unico destino comune, e sarebbe solo colpa dello sbandamento intellettuale della ragione se resteremmo ad elucubrare su cosa siano morale, etica, raziocinio, ragione, giudizio e verità anziché far la cosa più naturale del mondo: comunicarci un esperienza, apertamente, senza pregiudizio, con lo scopo di un confronto necessario.

Quando Cristo chiamò a sé quelli che furono i suoi, non si aspettò che fossero cristiani e disponibili, per ovvie ragioni. Abbiam dimenticato questo ed oggi pretendiamo di trovare nell'altro qualcuno che avalli ad ogni costo il nostro discorso, bruciando la possibilità di interscambio.

Siamo bigotti, scandalizzandoci del male che gli altri fanno e li critichiamo di bigottismo, sorridendone e ci estraniamo da essi in un campanilismo sordo chiudendoci nel nostro giudizio. Siamo moralisti, perché inorridiamo avanti ai - presunti o meno - sbagli di qualcuno e confiniamo costoro nel girone più profondo dell'inferno, negandogli ogni possibilità di redenzione, proprio noi che critichiamo i moralisti come nemici della libertà.

Addirittura Nietsche fu aspro contro quella che chiamò "moralina" il giudizio di pena a vita nei confronti di colui che ha sbagliato una volta, nella concezione della gente; strano che proprio un demonio come Nietsche combatté per quel che fu uno dei cavalli di battaglia di Nostro Signore? Non significa questo che l'intuizione morale che abbiamo nel fondo ci accomuna? E se ci accomuna potremmo parlare con sicurezza di una morale autonoma, sganciata dal contesto e dagli altri?

In una tale autonomia, potremo essere sicuri di esser di aiuto vero per il prossimo senza rischiare delusioni a causa dell'aver portato in dono una nostra interpretazione, un progetto che non corrisponde alla reale necessità dell'altro? A questo punto non diventa forse una responsabilità sociale, oltre che personale, sperimentare e ricercare apertamente senza prescrizioni e pregiudizi la verità senza escludere nulla, onde rendersi partecipe dell'unico grande progetto (della natura, se più le piace) che siamo noi in questo mondo?

Soprattutto, nella sordità del pregiudizio rischiamo di creare fazioni aumentando la disgregazione, il razzismo, il campanilismo provinciale e ideologico e questo è deprecabile dalla nostra stessa morale, perché non siam fatti per questo.

Se nella Chiesa, nello Stato, nel Comune, nella Parrocchia o a casa nostra c'è qualcuno che non corrisponde al nostro ideale e se sappiamo per notizie certe che costui è ribaldo e truffatore, non è questo che fermerà il nostro desiderio di verità, di rapporto e di affezione con il prossimo e anche colui che sbaglia avrà la sua possibilità di redenzione in questa terra: questo è giusto, senza moralismi né bigottismi ideologici! Perché questa è libertà, la possibilità di non dipendere dall'esito delle cose e di avere sempre una possibilità di vita e desiderare di vivere perché voluti bene anche in condizioni fisiche pietose e perché chi aspetta un figlio non abbia paura, anzi, frema di desiderio ed orgoglio di partecipare al dono di una nuova vita che conosca una realtà che a noi stessi piace e meraviglia ogni giorno. Non ci scandalizziamo per coloro che dell'amore fisico ne fanno un tornaconto di qualche minuto e non desiderano altro dall'amore, perché il tema che ci nobilita non è quello del fatto se sia giusto o meno prendere una pillola o infilarsi un presevativo (questo è un atto fine a sé stesso) ma quello del progetto intero della nostra vita che chiede il riconoscimento di una verità, che è la verità della nostra esistenza e della nostra essenza da cui dipende tutta la giustizia, la giusta ragione e la reale etica e la felicità del vivere, che poi è quello che su questo mondo ci preme: amando questa vita nulla ci farebbe paura della stessa e il tema di questo forum non esisterebbe.

Personalmente, come maestro e riferimento, ho scelto Cristo. Di questo non le parlo, perché non è possibile riferire verbalmente un esperienza che si può solo dimostrare, e tutto quanto sopra è pura dialettica, è un pour parler che probabilmente non serve a nulla.
Di Cristo si può fare solo esperienza e tale esperienza è personale perché il carisma di ognuno lo è, anche se essa è comune per tutti perché una sola è la Verità.

Credo di essere onesto, con lei, perché le ho parlato solo da laico e studioso (la parte che meno serve) ed evito ogni cosa possa sembrarle indottrinamento, perché la vera Dottrina la si assorbe solo per libera scelta; chi non la pensa così, è un clericale, del calibro di quelli che lei e tanti altri criticano, per alcuni, a ragione!

La saluto caramente, Enrico Falcinelli.
8 ottobre 2007 0:00 - Gianni
Sig. Falcinelli, apprezzo molto i suoi interventi misurati, rari in questo forum dove spesso l'insulto é normalità, ma la pregherei di considerare il fatto che non mi sento ne cristiano ne cattolico pur essendo battezzato a tradimento, senza chiedere il mio parere. Non so di quale morale si parli quando si tratta di morale cristiana.
Nel cristianesimo e tanto meno nel cattolicesimo non vedo alcuna moralità, anzi trovo le due cose fortemente amorali perché insegnano fatti o raccomandano comportamenti che sono fuori del tempo e delle esigenze di una società civile, istruita, che non ha bisogno ne di dogmi ne di favole ne di parabole ma solo di leggi giuste e di una tolleranza che certe morali religiose negano per principio. Non è consentito pensare o credere diversamente senza incorrere negli strali di un ipotetico personaggio, creato dalla fantasia dell'uomo, che, raccontano, sia il padre del fondatore del cristianesimo, e che punisce chi non crede nella sua esistenza.
Io desidero seguire quello che dice la mia coscienza innanzi tutto su quello che sia giusto o sbagliato fare, poi desidero seguire le leggi che devono governate uno stato civile, lo stesso stato che deve dare leggi mezzi e assistenza ai cittadini non seguendo una dottrina religiosa fuori del tempo, ma seguendo quello che è lo sviluppo scientifico ed i cambiamenti della società.
Lei se vuole può seguire la moralità che più desidera basta che non la imponga al prossimo suo come invece è si fare in questo paese clericale.
Gianni
8 ottobre 2007 0:00 - Falcinelli Enrico
Gentile Gianni, non credo si tratti il caso di dover decidere simpaticamente quello che ci riguarda. Se così fosse non esisterebbe un'istituzione, compresa anche la Chiesa, che avrebbe speranze futuribili, perché l'errore ce lo portiamo in tasca.
Però, dietro all'intenzione della morale cristiana, vi sono principi inconfutabilemnte giusti (quelli di Cristo, prima ancora d'esser ripetuti dai ministri che lo succedono, se le piace) ed insegnamenti "esperienziali" mediante i quali possiamo scorgere apertamente i tratti della nostra morale "ontologica" contro la quale non conviene a noi stessi andare, perché ci riguarda e perché è nostra. Tutti i casi umani, anche quelli moralisticamente più deprecabili, sono degni di considerazione e vanno presi sul serio. L'educazione cristiana reale, insegna proprio questo, perché giudicare non serve quando sappiamo che l'erroe umano ci appartiene. Occorre, invece rapportarsi e condividere la propria umanità: questo è quanto ho inteso con l'intervento precedente.

Una cultura costruita sulla libertarietà e sull'impulso personale non può essere elemento di coesione sociale in un ambito dove, invece, ogni iniziativa autonomamente presa pesa incontroversibilmente sul resto della comunità.
Ecco perché la propria disciplina è un atto di responsabilità - in senso generale -mentre la disciplina sulla propria esistenza è un atto di convenienza personale per non incorrere in disagi non calcolati - in senso particolare-.
Credo che affrontare seriamente le cose più importanti della nostra vita - che poi sono quelle che riguardano strettamente la nostra persona e non quanto ci contorna - sia il metodo di vita giusto, anche se talvolta ci si propone il dover sacrificre qualche nostro capriccio.
Saluti sinceri.
7 ottobre 2007 0:00 - Gianni
Chi desidera seguire le indicazioni della chiesa è libero di farlo. Nessuno è obbligato ad abortire ad usare anticoncezionali o quant'altro, ma chi la pensa diversamente dovrebbe essere altrettanto libero di comportarsi come ritiene opportuno, in base alla propria coscienza od educazione, utilizzando, quando necessario, quello che la medicina mette a disposizione, senza gli ostacoli che si frappongono in nome di una moralità cattolica, che un governo sottomesso non è capace o non vuole superare.
Non vedo niente di educativo nella chiesa, neanche da chi l'abbia ricevuto tale compito, e neanche vedo per quale motivo gli venga attribuito un compito educativo.
Aldilà di tante belle parole che qualcuno spende in favore della morale cattolica o della chiesa, vedo invece che ultimamente e finalmente, e ripeto finalmente, vengono alla luce azioni di una gravità incredibile compiuti da rappresentati della chiesa, proprio quelli che dovrebbero essere campioni ed esempi di moralità. La chiesa, invece di denunciarli e permettere di colpire chi si rende responsabile di nefandezze, li nasconde li protegge e cerca di mettere a tacere, poi però pretende di insegnare la moralità e comandare agli italiani cosa sia giusto o non giusto fare.

Gianni
7 ottobre 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Caro presidente, è vero che esiste il problema e che questo pesi socialmente e individualmente nelle vite di tanti giovani impreparati a gestire le conseguenze delle proprie scelte.
Correre a quei ripari che, secondo l'etica del momento, si ritengono idonei per venire incontro a tanti è cosa giusta, ma questo non significa che ogni metodica sia universalmente adottabile dal punto di vista sanitario né dal punto di vista di una morale umana che resta tuttavia di appartenenza individuale; nella nostra individualità e per le nostra scelte, ogni nostra decisione è incontroversibilmente caso sociale, per cui non può essere trascurato ed è comprensibile che il ministro addetto usi della cautela nelle sue decisioni ed espressioni.
Tuttavia, nonostante la sua personale critica alla morale cattolica, mi preme osservare che essa sia attualmente l'unica che richiami sinceramente le persone alla responsabilità di sé e delle proprie scelte e che propone argomenti di interesse antropologico validi ed atti alla comprensione della propria dimensione di uomini a partire dalla propria individualità.
L’obiettivo è quello di arrivare ad una maturità umana e a quel dominio di sé che ci porti ad essere persone “utili” nel vero senso della parola e molto meno un “peso” per le etiche societarie moderne che affrontando “laicamente” la propria quotidianità rivolge sempre più l’attenzione ad aspetti di calcolo e valutazione materiale più che ad un effettiva apertura umana tra i singoli soggetti sociali e tra questi e le istituzioni governanti. In sintesi: predisporre una cultura della libertarietà dei propri costumi è un operazione che avrebbe in breve i suoi costi per la società stessa.
Per il benessere, quindi, di una società non si tralasci mai di coltivare quegli aspetti morali che ci appartengono ontologicamente, come il riguardo della propria sessualità che, diseducativamente, conduce troppo spesso ad un’errata valutazione delle proprie personali potenzialità affettive, incorrendo in errori e situazioni non volute che alimentano solamente un’ulteriore diseducazione al reciproco amore e ad un’esaltazione del proprio egoismo.
L’intenzione della Chiesa è proprio quella di svolgere il proprio compito educativo nei confronti di un popolo che sappia gestire la propria affezione e l’apertura al prossimo secondo dimensioni sempre meno egoistiche e perciò utili anche (se non di più) ad uno Stato che voglia giudicarsi ed auspicarsi non confessionale, troppo spesso incapace di perdonare e di aiutare umanamente, proponendo, appunto, rimedi materiali di per sé palliativi.

Saluti sinceri.
6 ottobre 2007 0:00 - Gianni
Ancora una volta un ministro dello stato italiano, ma sarebbe più giusto dire vaticaliano, non vuole prendere una decisa posizione contro una morale cattolica ipocrita e stupida.
Si continua a girare intorno alle richieste di una società, che sta cambiando giorno per giorno, senza voler affrontare la questione nella sua realtà ed intervenire con leggi e mezzi adeguati, mentre nelle nazioni che non devono subire una morale ma sopratutto l'ingerenza materiale del cattolicesimo, si mette a disposizione di chi ne fa richiesta quello che la medicina mette a disposizione.
Non stiamo progredendo come si dovrebbe ma rispetto ad altre nazioni stiamo perdendo terreno per quello che riguarda il controllo delle nascite, l'aborto, l'eutanasia, i diritti dei cittadini conviventi, i gay. La mano pesante del vaticano si fa sentire su i nostri parlamentari, che non hanno il coraggio di reagire come dovrebbero, si è paura!!!!!
Poi oltre ai paurosi ci sono i matti di cui ho appena letto un commento a dir poco penoso.
Gianni
5 ottobre 2007 0:00 - zzz
La morale cattolica cui io credo ,come cattolico praticante,nn ha bisogno di difensori come la LESBICA e DISGUSTOSA TURCO,tanto meno dell'ADUC,,signori democratici IN OCCIDENTE,SOTTOLINEO,in OCCIDENTE,non in RUSSIA o paesi ARABI,cui voi siete PARTICOLARMENTE E STORICAMENTE ALLEATI,potete farlo,ma i vs princiopi sono nauseanti...ABORTITE,uccidete i vs cari per non assisterli (EUTANASIA) ma io faccio quello che voglio senza rendere conto a voi PEZZENTI STRACCIONI COMUNISTI!!!!!
  COMMENTI
  (Da 1 a 8 di 8)