Caro Fede, tento qualche risposta ai tuoi giusti quesiti
premettendo che solo un confronto aperto, libero da
pregiugizi, può portare a individuare una strategia
alternativa al proibizionismo che, è sotto gli occhi di
tutti, ha fallito nel tentativo di arginare la diffusione
delle droghe. Strategia alternativa che deve muoversi con
cautela, procedendo anche con soluzioni sperimentali e
circoscritte, anche analizzando attentamente cosa è stato
messo in campo da altri Paesi. Necessario superare lo
steccato ideologico che riduce tutto a un confronto tra
tifoserie pro e contro le droghe. Chi è per la
legalizzazione o per sperimentazioni antiproibizioniste non
è “pro droga” ma semplicemente consapevole che il
proibizionismo non paga perché il fenomeno droga è parte
del più diffuso disagio sociale che si esprime in molti
comportamenti. Guarda, per esempio, la diffusione degli
alcolici tra i giovani e i giovanissimi: oggi che la droga
si è spogliata del mito ideologico della contestazione
giovanile e della cultura “rivoluzionaria” tipica dei
decenni precedenti (in particoalre gli anni ’60 e ’70
del secolo scorso) molti giovani preferiscono l’alcol alle
“altre droghe” per sballare, perché il consumo di alcol
è socialmente più accettato e crea apparentemente meno
problemi. Veniamo alle tue domande. Chiedi: - a
che età la droga sarà libera? A nessuna età. La
droga non sarà libera ma legale, come per alcol e tabacco.
Si possono adottare le stesse limitazioni. Chiedi: -
quali droghe saranno legali? Tutte, con cautela e con
adeguate sperimentazioni soprattutto per le droghe
pesanti. Chiedi: - dove si venderanno? Bisognerà
distinguere tra droghe leggere e droghe pesanti. Potrebbe
essere un mix tra pubblici esercizi (come le rivendite di
tabacchi per le droghe leggere) e centri specializzati
istituiti appositamente per la vendita e il consumo, con la
presenza di personale medico e assistenti sociali in grado
di sviluppare anche politiche dissuasive, momenti
aggregativi e controlli medici. Lo scopo delle politiche di
controllo sulla diffusione delle droghe pesanti risponde
all’esigenza di ridurre il rischio sanitario per il
consumatore (che attualmente non sa cosa effettivamente stia
assumendo), ridurre i reati di piccolo spaccio e quelli
commessi per procurarsi i mezzi economici necessari per
acquistare la droga, intercettare quella parte, vasta, di
consumatori che non ha ancora maturato la decisione di
uscire dal tunnel della droga, sottrarre alla criminalità
organizzata una delle più potenti armi di condizionamento
della politica, dell’economia e una della maggiori fonti
di guadagno. Chiedi: - come le considererete in
rapporto ai media. Sarà ammessa pubblicità? Apologia del
consumo? Divieto assoluto di pubblicità sotto
qualsiasi forma. Chiedi: - quanto conterà il parere
dei genitori nel caso di figli minorenni? Tanto quanto
conta adesso nel caso un genitore non gradisca che il figlio
quindicenne fumi. Potrà utilizzare la stessa autorità che
è adesso consentita per attuare politiche correttive.
Chiedi: - chi pagherà nel caso in cui i tossicodipendenti
rifiuteranno di curarsi e continueranno a drogarsi con
droghe fornite dai servizi sanitari o sociali? La cura
non può essere imposta. Non solo non servirebbe a nulla ma
sarebbe dannosa per chi è in terapia perché ha maturato la
decisione di uscire dalla droga. Chi paga adesso per
l’abuso di alcol? Il tasso nazionale di ospedalizzazione
per diagnosi totalmente attribuibili all’alcol è di 167,2
(valore per 100.000 abitanti). Nel 2004, lo stato di
ebbrezza alcolica ha costituito il 72% del totale delle
cause di incidenti stradali collegati ad alterazioni dello
stato psicofisico del conducente.
Queste risposte
portano a tanti altri problemi, più o meno complessi, che
richiedono approfondimenti e soluzioni. Nessuno ha in
tasca la soluzione ma serve un approccio diverso al problema
droga che tenga conto di successi e insuccessi ma
soprattutto la consapevolezza che dobbiamo confrontarci con
il vasto problema del disagio sociale di cui la droga è
solo un aspetto. Serve una cultura rigorosa nei
confronti di ogni comportamento potenzialmente pericoloso
per l’individuo e per la collettività che coniughi
corretta informazione con repressione e modalità legali di
consumo. Ciò vale per alcol, tabacco, droga e ogni
altra gestione impropria della personale libertà. Ho
subito un grave incidente stradale causato da un
automibilista che si era distratto a causa della brace della
sigaretta che gli era caduta sui pantaloni: anche vietare il
consumo di tabacco quando si guida un autoveicolo rientra
tra le norme di sicurezza che bisognerebbe adottare.
Uso intelligente della repressione significa pretendere
controlli nei cantieri e nella fabbriche per contrastare il
consumo di alcol durante i turni di lavoro o nelle pause di
lavoro: hai idea di quanti siano i morti sul lavoro e gli
incidenti sul lavoro connessi all’uso di alcol?
Contrastare le condotte pericolose richiede fermezza e
coerenza. Non si può essere tolleranti nei confronti di
alcol e psicofarmaci e poi pretendere mano pesante nei
confronti di chi consuma qualche spinello. Se consideriamo
che in Italia i consumatori abituali dei derivati della
cannabis sono qualche milione, ci rendiamo conto che è
molto più oneroso il danno provocato dall’alcol rispetto
a quello derivante dalla cannabis. Eppure ben diversa è
l’amplificazione del problema droga rispetto al problema
alcol: questa politica della corrente alternata non è
credibile. Il rapporto attuale in Italia tra morti per
alcol e per droghe credo sia attestato su 15 a 1. Va
cambiato radicalmente il sistema di classificazione delle
droghe, includendovi anche alcol e tabacco, e serve un
approccio complessivo al problema che sia rigoroso e
coerente. Antiproibizionismo non significa lassismo ma
dotarsi di strumenti efficaci e coerenti che consentano di
affrontare il sempre più vasto fenomeno del disagio sociale
mettendo la collettività al riparo, per quanto possibile,
dalle conseguenze negative delle condotte individuali.
Ricordo che i “drogati” non rubano e rapinano perché
sono sotto l’effetto della droga ma per procurarsi i mezzi
necessari per acquistare la droga: la piccola (ma diffusa e
dall’enorme costo sociale) criminalità è conseguenza
delle condizioni di illegalità delle droghe. Nessuno ruba
per comprarsi una bottiglia di vino o di grappa sebbene gli
alcolisti siano più numerosi degli altri drogati. Nessuno
spaccia vino agli angoli delle strade; nessuno si
prostituisce per comprare vino. Il proibizionismo non solo
non ha impedito la diffusione delle droghe ma ne ha
amplificato tutti gli effetti deleteri per la
collettività.
27 novembre 2007 0:00 - Fede
Io sto ancora aspettando di sapere cosa vogliono gli
antiproibizionisti nel dettaglio: - a che età la droga
sarà libera - quali droghe saranno legali - dove
si venderanno - come le considererete in rapporto ai
media. Sarà ammessa pubblicità? Apologia del consumo?
- quanto conterà il parere dei genitori nel caso di figli
minorenni - chi pagherà nel caso in cui i
tossicodipendenti rifiuteranno di curarsi e continueranno a
drogarsi con droghe fornite dai servizi sanitari o
sociali Almeno a queste domande mi piacerebbe avere
risposte precise, non ipotesi.