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24 aprile 2014 8:37 - W3C_Freedom
la diossina non è una, le diossine, esse sono la combinazione di differenti materiali.

a proposito delle diossine, credo che Stefano Montanari, del Laboratorio di Nanondiagnostics di Modena, possa dare molte informazioni a tal proposito.

http://www.stefanomontanari.net/sito/blog/2578-vieni-avanti- aretino.html

Vieni avanti, aretino !

Martedì 25 Marzo 2014 12:53 di Stefano Montanari

Come i più armoniosi degli uccelli gli Uomini (vedi la maiuscola) sono creature musicali. Superiori ad ogni altro essere vivente, gli Uomini possono permettersi di non confidare solo sulla loro voce ma sono capaci di costruirsi strumenti musicali, e quale tra questi si addice di più all’Umanità (rimaiuscola) se non il trombone?

Dotato di enorme estensione, quello strumento sa toccare le corde emotive più sensibili dell’animo umano solleticandone le puccinianamente più recondite armonie, cosicché del trombone si servono fior di “politici” e di “scienziati” per confermare la loro supremazia e - perché no? - la loro “nobiltà”.

Dopo i trionfi ottenuti con l’amianto, le diossine, i cloro-fluoro-carburi e il tabacco, per non dire che di alcuni tra i prodotti che gli “scienziati” musicisti avevano dichiarato essere innocui suscitando l’entusiasmo dei “politici” e ottenendo l’affascinato consenso della comunità, ecco comparire qualche anno fa una tecnica benedetta dalla “Scienza” chiamata fracking: fratturazione idraulica per i fedeli all’Accademia della Crusca. In termini molto semplificati e con il permesso che chiedo con la dovuta umiltà a chi sa tutto, si tratta di una tecnica risalente agli Anni Quaranta utilizzata oggi con grande frequenza per spremere quel limone già superspremuto che è la crosta terrestre al fine di estrarne idrocarburi. Quantità miserelle, si dirà, ma questo è ciò che passa il convento dopo che la cucina è stata saccheggiata. In termini pratici si trivella fino a profondità di poco oltre i sei chilometri il terreno e vi s’inietta, a seconda dei gusti di chi pratica il processo, una mistura d’acqua e liquidi di varia natura, palline di ceramica, sabbia e ghiaia. Tutto questo lavorìo provoca delle fratture nel sottosuolo e la roccia o le argille spremute lasciano che qualche goccia di petrolio o, con licenza parlando, qualche flatulenza di gas naturali ne sortiscano.

Forse qualcuno ricorderà che nella tarda primavera del 2012 una zona compresa tra Emilia, Veneto e Lombardia ebbe a soffrire di un terremoto che provocò danni materiali notevoli oltre ad almeno sette morti. A me (che non sono un addetto ai lavori e così, come disse un papa, se sbaglio mi corigerete) venne subito in mente che il fracking potesse avere qualche responsabilità in un fenomeno non proprio atteso e ne parlai in pubblico. Non ex cathedra, beninteso, ma solo a livello di domanda rivolta a chi doveva saperne ben più di me. Al proposito bastava retrocedere un poco nel tempo andando nel giugno del 2008 per ritrovare al fianco dell’allora ministro Giovanardi il professor Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto Italiano di Geofisica e Vulcanologia. Confortato dallo statista lo scienziato sponsorizzava in una sala di Mirandola un enorme deposito di gas sottoterra a Rivara, un paesino della Bassa Modenese (http://www.youreporter.it/video_TERREMOTO_EMILIA_GIOVANARDI _e_BOSCHI). Nel corso della presentazione (aggiungo per rigore storico che non era presente una guardia psichiatrica), il professor Boschi affermò la non esistenza di un rischio sismico in zona. Dopotutto la faglia corre ufficialmente a 100 km di profondità e, dunque, no problem.

Poi il terremoto arriva senza chiedere il permesso e lo fa con un ipocentro situato sorprendentemente a poco più di 6 km dalla superficie proprio in una zona dove il fracking si fa (ma non si dice). “Vieni avanti, aretino!” verrebbe da dire, stante il luogo di nascita del Professore. Invece nessuno ne parlò più e nessuno rispose in modo scientificamente credibile al mio dubbio, un dubbio, lo sottolineo di nuovo, da uomo della strada. Senza occuparci di Giovanardi perché non ne vale la pena, giustizia morale vorrebbe che il professor Boschi, rimediata una figura che solo il compianto Emilio Fede potrebbe descrivere e prima di ritirarsi in una spelonca himalayana, facesse pubblica ammenda davanti alle casalinghe che avevano dimostrato di essere, e non di poco, scientificamente più molto credibili del suo trombone. Ma da noi quelle sdolcinatezze da donnicciola non usano.

Tornando a noi, nel 2011 si scopre che il fracking aveva inquinato con benzene una falda nel Wyoming. L’anno scorso la Duke University conferma l’allarme riportando un suo studio su 141 pozzi di gas estratto nella maniera di cui stiamo parlando e cinque città statunitensi, quattro in Colorado e una in New Mexico, mettono fuori legge il fracking. Al rischio sismico e all’inquinamento idrico si aggiunge un articolo dell’Università del Missouri pubblicato dalla rivista Endocrinology: le porcherie iniettate inquinano le falde acquifere, fanno venire il cancro e provocano sterilità e malformazioni fetali. Ora arriva Los Angeles a vietare la pratica. A tutti questi guai collaterali si unisce la siccità che sta devastando la California e tutto quel consumo d’acqua non se lo può permettere nessuno. Ma Los Angeles è possibilista: se ci si dimostrerà (DIMOSTRERA’) che il fracking è innocuo, riprendete pure a praticarlo. Esattamente ciò che prescrive il Principio di Precauzione che in Italia è legge anche se tutti se ne fregano.

Vuole il caso, però, che Exxon e Shell si accorgano improvvisamente che il gas estratto in quella maniera costa due o tre volte il prezzo al quale lo vendono. In definitiva, una fregatura e, dunque, perché pagare “scienziati” per “dimostrare” una fesseria?

Da noi? Noi abbiamo una storia plurimillenaria e non ci fermiamo certo davanti a quella che è l’evidenza. Da noi alligna il Furbetto.

Dunque dire che le diossine non sono pericolose, è come dire che quello che in italiano ci siamo inventati con il termine "termovalorizzatore", altro non è che un inceneritore, faccia bene alla salute, come disse Umberto Veronesi.

Dato che fa bene, perchè Umberto Veronesi non va a vivere nella ciminiera dell'inceneritore ?

Tanto esso non fa male alla salute umana.

http://www.stefanomontanari.net/sito/blog/2576-nunc-est-bibe ndum.html

Nunc est bibendum

Mercoledì 12 Marzo 2014 14:03
Mercoledì 12 Marzo 2014 12:54 di Stefano Montanari

Quando Cleopatra tolse il disturbo facendosi mordere una delle sue, pare, deliziose mammelle da un serpentello velenoso, Orazio scrisse un’ode che iniziava con “Nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus” che, tradotto un po’ liberamente, significa che adesso è ora di bere e, finalmente liberi, di ballare.

E noi? Io non so ballare ma credo che imparerei volentieri

se ci fosse chi, magari senza ricorrere alla collaborazione di rettili o ad altri mezzi senza ritorno, togliesse il disturbo.



È recentissima la notizia del sequestro della centrale a carbone la cui mastodontica mole allieta da anni e riempie di orgoglioso stupore gli abitanti di Vado Ligure e gli occasionali viandanti. La Magistratura ha avvertito che, vedi mai, da quei camini a righe bianche e rosse usciva da tempo qualcosa verso cui più di un organismo vivente aveva di che arricciare il naso e, allora, si è precipitata a far spegnere l’impianto. Beh, precipitata potrebbe non essere il participio del verbo giusto ma, si sa, le decisioni vanno meditate.

Ora io mi esprimo semplicemente da uomo della strada, senza pretese di scientificità o di competenza legale e senza insistere sul fatto che io di quelle cose, compresa quella di Vado Ligure nello specifico, strillo nel deserto da un po’ di anni. Ed è in questa veste di uomo qualunque che qualche domanda me la pongo e qualche dubbio lo esprimo.

Mi è impossibile non chiedermi come mai il Magistrato abbia impiegato anni a prendere un provvedimento che a me pareva ovvio già tanto tempo fa se le 442 morti messe in bilancio sono avvenute tra il 2000 e il 2007. Giusto per informazione, ora siamo nel 2014 e la domanda è: che cosa è accaduto nei sette anni da allora? Mi pare piuttosto improbabile che non ci siano stati altri morti, soprattutto perché diversi inquinanti sono soggetti a fenomeni di accumulo e, dunque, la situazione oggi dovrebbe essere peggiore di quella del 2007. E i 1.700/2.000 malati finiti in ospedale che vengono dichiarati tra il 2005 e il 2012?

Altra domanda, questa volta un po’ più vicina alle mie competenze, è come abbia fatto il Magistrato a stabilire che quei 442 ex viventi devono la loro sorte alle esalazioni della centrale. A quanto è trapelato si sono valutati i licheni, modesti vegetali che hanno sempre fornito buone indicazioni sullo stato dell’ambiente. Una collaboratrice che dell’argomento fa il suo mestiere a livello d’insegnamento universitario mi dice, però, che questi esserini si stanno adattando alle nostre porcherie e le loro reazioni non sono più quelle di un tempo. Forse valutare i reperti autoptici sarebbe stato più attendibile. O no? Ma questa è cosa che si deve saper fare con competenza. In più bisogna sapere che cosa cercare e come.

Pare, poi, che i signori che gestiscono l’impianto vogliano sapere come mai il Magistrato non si sia mai occupato di considerare le particelle uscite o no dal camino. Certo, anche qui per farlo ci vuole competenza specifica e, soprattutto, bisogna essere coscienti che il tema esiste.

A scanso di equivoci, io non ho idea di chi abbia fatto le perizie, di chi sia il Magistrato e di quali altre circostanze avvolgano la vicenda. In fondo la cosa mi è indifferente e do per scontato che siano tutti bravissimi al di là di ogni dubbio. Mi esprimo, allora, solo in termini generali abbandonando il caso particolare.

Da anni io mi occupo di ambiente e di salute e, forse stranamente visti gli usi e costumi correnti, non lo faccio raccattando informazioni qua e là su Internet o nella convinzione che ciò che rientra nei confini della legge sia necessariamente accettabile per gli organismi. Bizzarro come sono, lavoro sul campo e, per soprammercato, non faccio cose che non so fare. Per esperienza posso tristemente affermare che Internet è un ricettacolo d’idiozie che troppo spesso nascondono le informazioni corrette che pure ci sono, e che, se li si osserva dal punto di vista biologico, per la soverchiante maggioranza i dispositivi di legge, i limiti quantitativi assolutamente in primis, sono cosa mortificante. La loro applicazione, poi, se è possibile, lo è ancora di più.

Il magistrato di turno è quasi sempre perfettamente incompetente quando si tratta di ecologia e salute e, tanto spesso da poter dire quasi sempre, si rivolge a “periti” che ne sanno quanto lui e, di fatto, sono proprio questi somari a pesare in maniera decisiva. Ancora una volta dico questo per deludente esperienza personale. Così i risultati sono ben lontani da ciò che è giustizia e a soffrirne è proprio chi della giustizia dovrebbe usufruire: quel popol bue che viene costantemente ammonito a “fidarsi delle istituzioni”.

Ad aggravare la situazione s’inserisce la farraginosità degli enti preposti alla salvaguardia dell’ambiente e della salute. Ne abbiamo talmente tanti che uno pesta i piedi dell’altro e ciò che ne esce è un’attività che, tradotta in termini cardiologici, è fibrillazione: una condizione in cui i singoli elementi si muovono tutti ma lo fanno in maniera così reciprocamente scoordinata da esitare come sommatoria in uno zero. E, a volte, zero sarebbe già un ottimo risultato, visto che non raramente siamo ben al di sotto di quel livello con indagini non fatte (e qui ci sarebbe materia per le procure), con indagini fatte male (e qui ci sarebbe da scriverci un libro), con bufale come quelle delle centraline, così spesso invocate dagl’ingenui comitati ambientalisti per darsi la classica zappata sui piedi.

A volte c’è anche il lato comico. A Modena, cioè a casa mia, ci godiamo un megainceneritore affamato di rifiuti, e il desiderio ardente (in ogni senso) del gestore è quello di aumentarne ancora lo stomaco da Gargantua. Ma ci sono i pigolii degli ambientalisti locali su cui non esprimo pareri per galateo e, allora, ecco che si mette in pista una ricerca che stabilirà senza ombra di dubbio che ciò che esce dal rogo di schifezze è perfettamente innocuo. Gli scienziati interpellati hanno individuato una ricerca che taglierà la testa al toro, forse l’unica testa ancora da separare dal resto del corpo. Che si fa? Si prendono dei frammenti di unghie dei piedi di un po’ di modenesi e ci si cercano gl’inquinanti. Se non si troveranno, l’inceneritore (termovalorizzatore) sarà santo subito. Peccato che nelle unghie non ci finiscano un bel po’ d’inquinanti, le mie particelle per prime. Ma pure diossine, furani diossino-simili, policlorobifenili, idrocarburi policiclici aromatici… Credo che un’analisi estesa all’intero piede avrebbe potuto statisticamente rivelare almeno qualche analogia con l’olfattività dei rifiuti. Ma, come accadde per altri progetti di “ricerca”, anche questo ha le conclusioni già scritte a priori.

Tornando a Vado Ligure, sia chiaro: situazioni in qualche modo imparentate ce n’è a migliaia in ogni angolo di ciò che resta di questo miserabile paese, sempre più la diligenza da assaltare e sempre più la diligenza assaltata. E, allora, dobbiamo decidere che cosa fare. Dobbiamo essere coscienti del fatto, però, che così crepiamo tutti male. Qualcuno, beato lui, creperà male ma con la soddisfazione impagabile di farlo con le tasche piene di soldi.

A tal proposito c'è molto materiale su:

http://www.stefanomontanari.net/sito/component/search/?searc hword=diossine&ordering=&searchphrase=all

https://www.fondazioneveronesi.it/la-fondazione/partners/
31 marzo 2014 21:15 - cuciniere76
Non è compito delle regioni approvare nuovi farmaci. Ma il ministero della salute ha già inserito il thc, la cannabis e i suoi derivati nelle tabelle delle sostanze psicotrope con effetto terapeutico quindi mi chiedo l'aifa cosa dovrebbe ancora approvare. Poi in merito ai tipi di cannabis e al contenuto in thc e cbd, che sono solo 2 dei più di 60 principi attivi contenuti nella canapa, al giorno d'oggi sono certificabili per quantità e qualità per ogni "strain". E questo grazie al lavoro delle banche del seme in primis olandesi ed ora anche spagnole. Voglio chiudere questo intervento dicendo che per dei problemi di salute, fortunatamente non gravi, ma fortemente debilitanti, il mio medico non ha avuto problemi nel prescrivermi come terapia del dolore farmaci oppiacei anche in grandi dosi e siccome mi ha detto che per i lunghi tempi d'attesa per le visite specialistiche dovrei poterli prendere anche per più di 5-6 mesi. Ora la mia domanda è: grazie a tutti questi farmaci svilupperò una dipendenza? Cosa che la canapa non farebbe.
31 marzo 2014 18:05 - ennio4531
La diossina fa male ?

Effetto ormetico ….

Da Wikipedia …

Risposte ormetiche ad agenti chimici e fisici.

Gli agenti chimici provocano spesso risposte con caratteristiche proprie del fenomeno ormetico:

ad esempio, la diossina a basse concentrazioni nei ratti può rallentare lo sviluppo di tumori invece di incrementarli; gli antibiotici eritromicina e streptomicina, a basse dosi, stimolano la crescita batterica invece di inibirla;

Una sostanza potrebbe avere, secondo la teoria, un'azione stimolante a basse dosi, inibente a addirittura tossica ad alte dosi.

Edward J. Calabrese, studioso del fenomeno da quasi vent'anni, avrebbe verificato la sua validità per quasi 5000 sostanze. Alcuni esempi sarebbero:

• alcol: a basse dosi ridurrebbe il rischio di malattie cardio-vascolari, ad alte dosi lo aumenterebbe;
• diossina: a dosi infinitesimali farebbe crescere i prati, ad alte dosi li distruggerebbe;
• …….

La diffusione dell’effetto ormetico è sicuramente sottostimata e non ancora considerata nella sua effettiva importanza.

La risposta stimolatoria a basse dosi, il miglioramento apparente, probabilmente è una sorta di “tossicità mascherata” che va ulteriormente approfondita; inoltre, poiché è un sistema generale di reazione a stimoli dannosi, si suppone possa avere una base evolutiva (Pech, 2006)."

Per fortuna, al contrario di menti che si limitano come tromboni ai luoghi comuni spesso associati al 'politicamente corretto', un pò di luce proviene dalla ricerca di cui Garattini ha titolo per parlarne.
31 marzo 2014 14:30 - armando977
Chi può non fidarsi di chi dice che la marijuana rende daltonici e ti fa passare col semaforo rosso? Come si fa a non credere all'eccellenza italiana che dichiarò la non tossicita' della diossina?
30 marzo 2014 12:57 - ennio4531
Non avendo argomentazioni plausibili da oppore alle osservazione di Garattini:

"E' compito delle Regioni approvare nuovi farmaci? Non abbiamo un ente autonomo che si chiama AIFA? Chi vuole commercializzare un farmaco con specifiche indicazioni deve presentare una adeguata documentazione tanto piu' importante, in questo caso, dato che la letteratura scientifica oggi disponibile sembra presentare ancora molti dubbi circa il rapporto benefici-rischi nell'impiego terapeutico della cannabis...
"Insomma, anche in questo caso si cercano le scorciatoie anziche' seguire le vie maestre che proteggano gli ammalati. Ancora una volta in questo Paese prevale il pressapochismo!",

non rimane che gettare un pò di ..cacca su chi non è mai è stato sfiorato da indagini giudiziarie.

Comportamento tipico di chi appartiene alla specie dei Platelminti .
29 marzo 2014 19:55 - IVAN.
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• (da Roberto:) «L'esimio Garattini nella sua rappresentazione ci dice che il mondo del farmaco è in mano alle lobby e il loro braccio armato è l'AIFA.»
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Chiaro; la sua è la tipica tattica del “Chiagne e fotte”.
Silvio Garattini è stato contemporaneamente direttore dell'istituto “Mario Negri” e capo del CUF; in pratica, controllore & controllato nella stessa carica: da una parte si intascava commesse milionarie dalle case farmaceutiche per testare i loro prodotti, e dall'altra ne autorizzava l'immissione sul mercato italiano decidendone d'arbitrio i prezzi al pubblico (e quindi il loro peso sul bilancio del ministero della Sanità).
E' quasi certo che dietro l'infame accordo Novartis-Roche sullo scandalo del farmaco “Lucentis” ci sono i suoi soliti maneggi...ma l'ineffabile Garattini getta fumo negli occhi millantando l'esistenza di fantomatiche “lobby farmaceutiche” di cui lui - ovviamente - si dichiara un fervente oppositore. Certa gente ha proprio la faccia come il culo.


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29 marzo 2014 16:48 - ennio4531
" .... Questo ente (ndr Aifa ) si arroga il diritto di discriminare la liceità delle sostanze in circolazione, ma in questo specifico caso il campo d'azione si estende ben oltre il suddetto monopolio, passando per il diritto del malato e ignorando la domanda. .."

Si arroga il diritto ?

Ma questo diritto gli è stato dato per darci un minimo di certezza, attraverso studi e ricerche ( fin laddove la conoscenza è arrivata ) , che le pillole che ingoiamo servano a qualcosa oppure che almeno non ci danneggino.

Se dovessimo basarci sulla
' .. la domanda di possibilità di auto cura parte dal basso, in questo caso dai cittadini.'
dovremmo, perché no, accettare anche le pozioni magiche degli sciamani rimborsabili dal servizio sanitario nazionale .

Non sono, forse, cittadini pure essi ?

Ah robè... hai finito di pisciarti in testa ?
29 marzo 2014 10:12 - roberto7266
"E' compito delle Regioni approvare nuovi farmaci? Non abbiamo un ente autonomo che si chiama AIFA? Chi vuole commercializzare un farmaco con specifiche indicazioni deve presentare una adeguata documentazione..."

Insomma, questi ci pisciano in testa e ci dicono che piove; la domanda di possibilità di auto cura parte dal basso, in questo caso dai cittadini. L' "esimio" garattini nella sua rappresentazione ci dice che il mondo del farmaco è in mano alle lobby e il loro braccio armato è l'AIFA. Questo ente si arroga il diritto di discriminare la liceità delle sostanze in circolazione, ma in questo specifico caso il campo d'azione si estende ben oltre il suddetto monopolio, passando per il diritto del malato e ignorando la domanda. Non so voi, ma sono sempre più convinto che tutti i titoli di questi figuri sono auto assegnati e meramente rappresentativi.
28 marzo 2014 8:36 - Antris
Garattini parla ancora questo? peccato che alla persona in questione manca anche il coraggio di affrontare un faccia a faccia televisivo con me malato.
27 marzo 2014 21:46 - ennio4531
Ancora una volta roberto mostra il meno peggio di se stesso (Immaginatevi il resto ....) :

Risus abundat in ore stultorum !
27 marzo 2014 19:19 - roberto7266
ah ahhahh ahhhhha hahaahahahahahhah aha ahhhahahahahahhahhhhhha!!!!!!!!!!!!!!
26 marzo 2014 19:23 - ennio4531
Le domande di Garattini a cui i soliti pifferai non sanno rispondere ...

"E' compito delle Regioni approvare nuovi farmaci? Non abbiamo un ente autonomo che si chiama AIFA? Chi vuole commercializzare un farmaco con specifiche indicazioni deve presentare una adeguata documentazione tanto piu' importante, in questo caso, dato che la letteratura scientifica oggi disponibile sembra presentare ancora molti dubbi circa il rapporto benefici-rischi nell'impiego terapeutico della cannabis. ....
"Insomma, anche in questo caso si cercano le scorciatoie anziche' seguire le vie maestre che proteggano gli ammalati. Ancora una volta in questo Paese prevale il pressapochismo!",

dimostrano in modo netto quanto cialtronismo e schizofrenia esistono in chi ci amministra quando si attribuisce poteri su argomenti così importanti sulla salute pubblica.
26 marzo 2014 19:01 - ennio4531
Chi è Garattini .... da Wikipedia ..

" Nel corso della sua attività è stato membro di numerosi organismi sia nazionali che internazionali[3][5], fra i quali si ricordano il Comitato di Biologia e Medicina del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), il Consiglio sanitario nazionale e la Commissione della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la politica della ricerca in Italia, nonché Membro della Commissione unica del farmaco (CUF) del Ministero K della Salute.

Altre cariche da lui ricoperte sono state:

Consulente dell'Organizzazione Mondiale della Sanità
Membro del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Superiore di Sanità
Membro del Committee for Proprietary Medicinal Products (CPMP) dell'European Agency for the Evaluation of Medicinal Products (Agenzia europea per i medicinali, EMEA).
Membro del Comitato esecutivo per la Politica della Ricerca (CEPR) del Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica
Membro del Comitato Scientifico della Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori
Vicepresidente del Consiglio superiore di sanità
Presidente del Comitato di Chemioterapia Antitumorale dell'Unione Internazionale contro il Cancro
Presidente della Organizzazione europea di ricerche sul cancro (EORTC)
Presidente della European Society of Biochemical Pharmacology
Presidente Steering Advisory Group Current Controlled Trials
Presidente Commissione Ricerca e Sviluppo dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA).
È fellow della New York Academy of Sciences, dell'American Association for the Advancement of Science e emeritus fellow del Royal College of Physicians[3].
Nel corso della sua lunga attività ha ricevuto numerose onorificenze nazionali ed internazionali[5] fra le quali si ricordano: la Legion d'Onore della Repubblica francese per meriti scientifici, Grand'Ufficiale della Repubblica Italiana e diverse lauree honoris causa da parte di diverse università europee."

Lo scr-ivan-o potrebbe elencare le sue conoscenze scientifiche o accademiche ?
26 marzo 2014 13:00 - chinaski
BIG PHARMA, BIG BUSINESS - DOPO LA MAXI MULTA DA 180 MLN DELL'ANTITRUST A NOVARTIS E ROCHE, LA LOBBY FARMACEUTICA AUMENTA LA PRESSIONE SUI PARLAMENTARI ITALIANI


«Egregio onorevole... ». Comincia così la lettera che deputati e senatori italiani si sono ritrovati nella posta elettronica 24 ore dopo la batosta della maxi multa da 180 milioni di euro inflitta dall'Antitrust a Novartis e Roche per lo scandalo Avastin. «Tengo a condividere con Lei, nell'attesa di poterlo fare di persona, che ci troviamo in forte disaccordo con i presupposti di quell'inchiesta...».


Big Pharma aveva bisogno di parlare,dispiegare, di convincere. E il Parlamento è solo uno dei luoghi dove "premere". Forse il più importante, ma non l'unico. Corsie degli ospedali, ambulatori, convegni, aule di università: ogni luogo è utile quando si deve promuovere un nuovo flacone, una molecola innovativa, una lozione. Basta individuare le persone o gli enti la cui voce ha un certo peso al momento degli acquisti.
novartis indianovartis india

Prima di tutto i medici. Dalla borsa di studio pagata per dare uno stipendio al professore associato all'appuntamento scientifico in estate in località turistica. «I dottori vengono tutti studiati e schedati - racconta a Repubblica, con la garanzia dell'anonimato, un dirigente di una delle più grandi aziende del settore - per individuare quelli su cui fare pressione. Ci sono gli "autorevoli", che hanno capacità di persuasione sugli altri, "gli inutili", i "sensibili alle novità", che basta presentargli le stesse gocce con un nome diverso e li hai già convinti ». Poco male se, come nella vicenda Avastin-Lucentis ,ci sono studi che ne hanno dimostrato l'eguale efficacia.
novartis logonovartis logo

«Egregio onorevole...», scrive Novartis. Due cartelle firmate dall'amministratore delegato Georg Schroeckenfuchs per dire che «il nostro operato è sempre stato corretto» e che è «a disposizione per dare tutte le risposte necessarie ». Arrivando addirittura al mite consiglio di evitare ogni riforma della prassi dell'off label «fatta su basi emotive». Proprio così, su basi emotive. Insomma, una vistosa excusatio non petita.

Diretta ai parlamentari, acquista un sottotesto che suona più o meno così: avete affossato quel comma 3 del decreto Balduzzi che modificava il regime dell'uso "fuori etichetta" dei medicinali, eccone le conseguenze. La lobby del farmaco lo sa. Chi votò quegli emendamenti, pure.

L'Avastin, per esempio. Prodotto dalla Roche per alcune forme di cancro del colon. Dal 2005 gli oculisti di tutta Europa cominciarono a utilizzarlo off label, cioè fuori dall'indicazione dell'etichetta, perché funzionava anche per le maculopatie. La legge lo permetteva. Oltretutto costava poco, 80 euro a dose. Poi però arrivò sul mercato il più costoso Lucentis della Novartis, 1.000 euro a fiala, specifico per quella patologia.
farmaci vivavocefarmaci vivavoce

Il Parlamento si accorse che qualcosa non andava già nel 2007, quando cioè - come riporta il quotidiano La Notizia- una senatrice dell'Udc, Sandra Monacelli, presentò una dettagliata interrogazione all'allora ministro della Salute Livia Turco per chiedere di autorizzare ufficialmente l'uso di Avastin per gli occhi.

Si discusse, si fecero prospetti, si snocciolarono dati. Sembrava fatta, ma l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, il 18 ottobre del 2012 decise di escludere il prodotto della Roche dall'elenco di quelli rimborsabili dal sistema sanitario. Paradossalmente su spinta proprio della Roche che, come testimoniano le decine di email interne recuperate dall'Antitrust e alla base della sua sanzione, aggiornava costantemente Novartis sullo stato della pratica.

Ma di maculopatie, in quello stesso periodo, si parlava anche nella commissione Affari Sociali della Camera, dove era in discussione il decreto Balduzzi. Il comma 3 dell'articolo 11, infatti, permetteva l'uso off label «qualora il farmaco sia in possesso del medesimo profilo di sicurezza di quello autorizzato e ci sia una convenienza economica».

Un passaggio disegnato apposta per l'Avastin che avrebbe permesso al ministero di risparmiare qualche centinaio di milioni di euro, con buona pace degli interessi di mercato - legittimi, naturalmente - della Novartis, che del costoso Lucentis detiene il brevetto. Ma un emendamento proposto da Laura Ravetto e Giancarlo Abelli, allora entrambi nel Pdl, e passato con i voti di Pdl, Lega e Udc, lo cancella del tutto.

«Il trionfo delle lobby», commentò un'infuriata Livia Turco, che di quel testo era relatrice.
Qualcuno resiste, nonostante tutto. E fa di testa propria. Alfredo Pazzaglia, oculista della oftalmologia del Sant'Orsola di Bologna, racconta: «Avremo fatto 9-10 mila iniezioni di Avastin e non abbiamo mai visto complicanze nei pazienti. Così per chi è già in trattamento firmo un foglio di assunzione di responsabilità e continuo ad usarlo».


Altra leva per convincere i medici, da sempre, sono i convegni. Silvio Zuccarini, oculista fiorentino della clinica privata Villa Donatello è un professionista che ha usato l'Avastin «migliaia di volte». E racconta: «Ai congressi trovavo luminari dei trattamenti della retinopatia che attaccavano violentemente chi continuava ad usarlo, sostenendo che era illegale. Sono sicuro che hanno le spalle coperte da gruppi potenti».

Big Pharma, del resto, sa come farsi amici quelli che contano. Non è un caso che l'unica donna imprenditrice accanto al presidente del consiglio Matteo Renzi durante l'ultimo vertice bilaterale italo-tedesco di Berlino fosse Lucia Aleotti, capo di Menarini, colosso da 3,27 miliardi di fatturato all'anno, che con il premier condivide le origini toscane. Una delle donne più potenti dell'economia italiana, però, è anche un'imputata. Nel giugno scorso è stata rinviata a giudizio insieme al fratello Giovanni e al padre Alberto Aleotti, che di Menarini è il patron storico.

Per 20 anni l'azienda - sostengono i pm fiorentini - avrebbe sistematicamente gonfiato il prezzo dei suoi farmaci, causando un danno di 860 milioni di euro allo Stato. In questa faccenda, Lucia Aleotti deve rispondere di evasione fiscale, riciclaggio e corruzione (quest'ultimo reato insieme al padre). Al processo si sono costituite parte civile tutte le Asl d'Italia.
farmaci medicinefarmaci medicine

«Il sistema pubblico deve emanciparsi dall'industria, avviando ricerche autonome». Lo pensa e lo dice Pier Giuseppe Pelicci, il condirettore dell'Istituto oncologico europeo di Veronesi. Oncologoefarmacologo,haun'idea ben definita sui rapporti perversi che possono nascere tra le multinazionali e il sistema pubblico.

«Il caso Avastin - spiega - insegna che le leggi le devono rispettare tutti, indipendentemente dal loro potere. Ma la domanda fondamentale che dobbiamo porci è un'altra: come è possibile che i farmaci costino così tanto?». Esatto, come è possibile? «Ci fanno pagare anche i fallimenti delle ricerche. Possiamo uscirne solo in un modo, facendo anche noi ricerca sui medicinali. Non siamo innocenti, abbiamo delegato gli studi in questo campo a Big Pharma e non si può pensare che loro lavorino senza orientarsi al profitto. Contemporaneamente però il pubblico investe poco in ricerca e finiamo in una situazione di sudditanza».
Livia TurcoLivia Turco

La strada, secondo Pelicci, è segnata. «Ci costa di più comprare i farmaci o investire per produrli? Secondo me acquistarlo, per questo lo Stato deve aumentare gli investimenti nella ricerca: in prospettiva risparmierà per l'acquisto dei farmaci, perché se li farà da solo». Una maggiore autonomia scientifica potrà portare anche a emancipare la politica dall'attività di lobby e dagli interessi delle
case farmaceutiche.
26 marzo 2014 0:27 - IVAN.
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CHI È SILVIO GARATTINI
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(Dal libro “Farmakiller. Business, follie e morti in nome della medicina e della scienza”.)

1963: In punto di morte il commerciante milanese Mario Negri lascia al trentacinquenne Silvio Garattini 900 milioni di lire con la missione di fondare un “centro di Ricerca e cura”, indicandolo come direttore a vita. E cosi fu. Dal 1963 Garattini e i suoi collaboratori dettano arbitrariamente legge nella farmacologia italiana.

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• “LA DIOSSINA? FA BENE!”

Tra le prime “scoperte scientifiche” di Garattini, subito dopo il disastro di Seveso, vi fu che la diossina non faceva male, contrariamente a quanto affermato dall’OMS.
Nel 1976, epoca del disastro di Seveso, non vi erano tutte le informazioni che oggi abbiamo sulla pericolosità della diossina...In ogni caso, le affermazioni di Garattini apparvero assurde a Camilla Cederna, la quale scrisse su “L’Espresso” nel 1976: “Garattini ha sostenuto che da parte della stampa si era esagerato per il pericolo diossina, definendola “niente affatto nociva alla salute”. Perfino i dotti dell’Istituto Mario Negri, ben pagati per questo, hanno deciso che il rischio è minimo. In cambio della geniale invenzione del “livello accettabile di diossina”, l’Istituto Negri riceverà dalla Regione attrezzature per 400 milioni di lire” (valuta anno 1976).
Tra i firmatari c'era anche il barone della farmacologia, il senatore Emilio Trabucchi, direttore dell’Istituto di Farmacologia dell’Università di Milano. Trabucchi aiutò Silvio Garattini ad assolvere la ditta Icmesa e a minimizzare, in perfetto stile sovietico, l’immane disastro provocato dalla diossina.

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• VIA POGGIOLINI, DENTRO GARATTINI

Scandalo Tangentopoli: nel 1992 finirono in galera i vertici di Farmindustria e del Ministero della Sanità (tra cui Francesco De Lorenzo e Duilio Poggiolini).
Poggiolini era il Direttore generale del Ministero della Sanità e capo della Cuf (Commissione Unica del Farmaco). La Cuf era la “cupola” che decideva i successi o gli insuccessi di un farmaco, lasciandone deliberatamente in circolazione (dietro laute mazzette) alcuni pericolosi o letali (come il Cronassial) o autorizzando l’immissione in commercio di emoderivati infetti.
Il ciclone di Tangentopoli che travolse Poggiolini spalancò la strada a Silvio Garattini. Nel 1993, Maria Pia Garavaglia nominò Garattini ai vertici della Cuf. Una nomina accolta con grandi polemiche, in quanto Garattini (con i piedi saldamente in diverse paia di scarpe) proseguiva a ricevere commesse miliardarie dalle aziende farmaceutiche...i cui farmaci avrebbe poi autorizzato al commercio in qualità di capo della CUF!!
Un esempio di lampante conflitto di interesse: come ricercatore, Garattini studiava le qualità dei prodotti delle case farmaceutiche (con commesse miliardarie pagate dalle aziende)...e poi al Ministero, come componente della CUF, ne autorizzava l’immissione sul mercato.
La Cuf non decideva solo sui nuovi farmaci con cui invadere le famacie, ma anche sui prodotti che sarebbero rimasti e di quelli che sarebbero usciti dal prontuario, in particolare di quelli inseriti in “fascia A” (ovvero rimborsabili in toto dal Servizio Sanitario Nazionale). Una vera pacchia per i produttori.
Scrive “Epoca” nel 1993: “Tangentopoli è comparsa anche in farmacia. Le case farmaceutiche sborsavano ai vertici del ministero centinaia di milioni per far inserire le loro medicine nel Prontuario terapeutico nazionale e per ottenere aumenti di prezzo per i loro prodotti”. Chi intervistò il settimanale per fare una impietosa fotografia del sistema sanitario? Lui, l'illustre “farmacologo” Silvio Garattini, membro di enti pubblici che finanziano il suo ente privato!

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• LA CROCIATA ANTIFUMO

Garattini è anche il grande promotore delle truffe epidemiologiche sul fumo passivo, per non parlare delle false rappresentazioni dell’evidenza epidemiologica (non scientifica!) sul fumo attivo. Addirittura, egli arrivò ad affermare che i medici che fumano devono essere radiati dall’albo (!!)
Si dà anche il caso che tutti gli antifumo professionisti che parlano della loro preoccupazione per i danni del fumo non lo facciano gratis, ma che si facciano dare fior di quattrini in cambio delle loro relazioni “su misura”, poi riportate da una stampa asservita che non si cura mai di verificare la veridicità delle affermazioni di coloro a cui dà gran voce.
Le finte ricerche con risultati “su misura” rendono enormi fortune all’Istituto Mario Negri.
Negli archivi del The Council for Tobacco Research, sono stati scoperti documenti originali che attestano che il Garattini ha avuto un bel da fare (tra il '61 e il '71) a tendere la mano alle multinazionali del tabacco chiedendo grana per “ricerche in loro favore”. I finanziamenti però gli furono rifiutati. (Abbastanza strano che un sostenitore dei danni del fumo si offra alle multinazionali del tabacco come relatore scientifico per comprovare la non-dannosità delle sigarette, no?)

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Occorre poi ricordare che Silvio Garattini è il genio scientifico che ha affermato “La cannabis fa vedere il semaforo di un altro colore”.
Considerato quanto finora esposto, traete le vostre libere conclusioni sulla buonafede delle “dichiarazioni scientifiche” di questo bel personaggio.


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25 marzo 2014 23:47 - ennio4531
Le domande di Garattini :
"E' compito delle Regioni approvare nuovi farmaci? Non abbiamo un ente autonomo che si chiama AIFA? Chi vuole commercializzare un farmaco con specifiche indicazioni deve presentare una adeguata documentazione tanto piu' importante, in questo caso, dato che la letteratura scientifica oggi disponibile sembra presentare ancora molti dubbi circa il rapporto benefici-rischi nell'impiego terapeutico della cannabis. ....
"Insomma, anche in questo caso si cercano le scorciatoie anziche' seguire le vie maestre che proteggano gli ammalati. Ancora una volta in questo Paese prevale il pressapochismo!",

dimostrano in modo netto quanto cialtronismo e schizofrenia esistono in chi ci amministra quando si attribuisce poteri su argomenti così importanti sulla salute pubblica.
25 marzo 2014 19:54 - Nick
Nella rubrica di "Oggi" poi, nota rivista dal pubblico erudito....
25 marzo 2014 19:42 - Nick
Ooolè!!!
Adesso siamo arrivati alla cannabis al 60%!
Chi offre di più?!?
25 marzo 2014 19:25 - roberto7266
Il bimbo col tumore al cervello curato con la Marijuana

fonte:

http://www.psychonaut.com/notizie-articoli-e-studi/49780-il- bimbo-col-tumore-al-cervello-curato-con-la-marijuana.html
25 marzo 2014 19:22 - roberto7266
Le lobby sul piede di guerra, "don't touch my breil"
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