Dai è tutto un complotto degli alieni... Ho visto
santoni (non me li chiamate medici) che volevano CURARE
malattie come la distrofia muscolare e la sclerosi multipla,
facendo spendere centinaia di euro alla volta a famiglie che
si aggrappavano a qualunque appiglio... Tanto valeva andare
da qualche mago...
Buon Natale a tutti.
20 dicembre 2007 0:00 - DE pravato
la prossima volta che intervengo, copio incollo tutta
l'enciclopedia medica che mi ha lasciato il nonno
buonanima
Ma andate as cacare!... quento è un
forum, non un congresso!
20 dicembre 2007 0:00 - G. Paolo Vanoli
Legami e Collusioni in medicina e sanita'
Legami segreti tra organizzazioni di pazienti e compagnie
farmaceutiche: Fonte: Inchiesta del Philadelphia
Inquirer, il quotidiano statunitense The Philadelphia
Inquirer ha pubblicato un'inchiesta sui legami quasi
mai dichiarati di sei organizzazioni non-profit, che
affermano di agire nell'interesse dei pazienti di
altrettante malattie, e le compagnie farmaceutiche. Le
sei organizzazioni, che lo scorso anno hanno ricevuto
complessivamente 29 milioni di dollari in donazioni dalle
industrie farmaceutiche. L'influsso delle aziende
farmaceutiche e' pesante e si situa a vari livelli, sia
nel commissionare certi tipi di studi piuttosto che altri,
oppure nel riportare certi studi e non altri
all'attenzione del mondo medico scientifico, sia nel
favorire economicamente con contributi in denaro,
commissioni, convegni, ecc. ovviamente chi segue una
"linea ritenuta più favorevole" all'azienda
stessa.
Diversi importanti accademici in una
lettera collettiva a Lancet (Reed Elsevier and the
interational arms trade; Lancet 2005; 366:868) rivelano che:
"Oggi la stessa Lancet si trova connessa con i profitti
del commercio mondiale di armi " ("Today The
Lancet finds itself connected to the profits of the global
arms trade") "Dal 2003, il proprietario e la
casa editrice di Lancet ,Reed Elsevier, ha organizzato una
delle maggiori fiere commerciali di armi" ("Since
2003, The Lancet's owner and publisher, Reed Elsevier,
has organized some of the world's largest arms
fair")
Dal 13 al 16 di Settembre si terrà a
Londra una fiera commerciale di armi di terra, mare ed aria.
(Defence System and Equipment International- DSEI). In
questa fiera verranno liberamente vendute e trattate armi
micidiali come le "cluster bombs". Diversi
acquirenti militari provenienti da regimi dittatoriali sono
stati invitati a questa fiera. ("Military buyers from
some of the world's most serious human-rights- abusing
regimes....were invited to the last DSEi fair") La
lettera si conclude con la richiesta a Reed Elsevier di
"terminare la promozione internazionale del commercio
delle armi. Ciò è incompatibile con i principi guida di
Lancet"
RISPOSTA di LANCET Nello stesso
numero, l'advisory board e l'international
advisorory board commentano nell'editoriale questa
lettera ed affermano: "Lancet è una pubblicazione
interamente indipendente, editorialmente e
finanziarmente" Sempre però nella risposta si
ammette: "per i lettori della rivista sarà
incomprensibile il fatto che i nostri proprietari sono
coinvolti in un business che in modo così chiaro non solo
mina i principi della salute pubblica..."
L'editoriale afferma di non essere a conoscenza del
coinvolgimento di Reed Elsevier nel Defence System and
Equipment International "fino a qualche settimana
fa"; L'editoriale termina chiedendo, a nome
dei lettori di Lancet, a Reed Elsevier di interrompere
queste sue attività. Lancet inoltre pubblica anche la
risposta da parte della Reed Elsevier PER il TESTO
COMPLETO delle LETTERE e DELL'EDITORIALE, vedi LANCET
www.thelancet.com nella sezione Correspondence Fonte:
Simo - 13 settembre 2005
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L'INDUSTRIA FARMACEUTICA IMPARTISCE ORDINI alle RIVISTE
MEDICHE ?
Il denaro parla, ed i dollari
dell'industria farmaceutica parlano chiaro e forte
attraverso le pagine delle riviste mediche. Questa è la
conclusione fratta da Peter Genzsche e dal suo team del
Nordic Cochrane Centre dì Copenhagen, Danimarca, i quali
hanno messo a confronto revisioni di studi farmacologici
finanziate da aziende farmaceutiche con revisioni analoghe
prive del sostegno finanziario dell'industria del
settore.
Gli studi condotti senza i finanziamenti
dell'industria hanno raggiunto conclusioni simili a
quelle delle revisioni sistematiche contenute nel database
online del Cochranc, riconosciuto come lo standard aureo per
le analisi dì questo genere. Ad ogni modo, gli studi
appoggiati dalle aziende farmaceutiche tendenzialmente
raccomandavano senza riserve i farmaci sperimentali, anche
se l'effetto stimato del trattamento era mediamente
simile a quello riportalo nelle revisioni del Cochrane.
Genzsche afferma che alcune delle revisioni finanziate
dall'industria erano anche falsate nel metodo, in quanto
prendevano in considerazione unicamente studi contenuti nel
data base dell'azienda stessa. Fonte: New
Scientist, 14 ottobre 2006
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"In un aureo libretto, "Attenti alle Bufale",
Il Pensiero Scientifico Editore, ottobre 2005, l'
autore, Tom Jefferson, studioso dell'italiano Istituto
Superiore della Sanità (I.S.S.), scrive: "Da un
po' di tempo, chi lavora alla sintesi delle prove
scientifiche si è reso conto, fatti alla mano, che la
stragrande maggioranza di ciò che si legge e si dice nella
scienza biomedica è di dubbia qualità".
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La
serieta' delle riviste "scientifiche"
Richard Smith, ex curatore del British Medical Journal
ed ora direttore generale di UnitedHealth Europe:
"Fortunatamente per le compagnie farmaceutiche che
hanno finanziato questi studi, ma non altrettanto per la
credibilità delle riviste che li pubblicano, i trial
raramente producono risultati sfavorevoli per i prodotti
della compagnia stessa". Citando esempi da 86
diversi studi, Smith dimostra che i risultati dei trial sono
influenzati da chi li finanzia. Tratto da:
http://pesanervi.diodati.org/pn/?a=63
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Industrie farmaceutiche nel mirino di uno studio
pubblicato sul "Proceedings of the National Academy of
Sciences”
Questa volta le aziende sono
accusate di “gestione fantasma” della letteratura
medica: in pratica, secondo il filosofo della scienza Sergio
Sismondo della Queen's University di Kingston, in
Canada, oltre a controllare, e spesso a “manipolare” il
lavoro di ricerca e le analisi sui medicinali, le
multinazionali del farmaco sono colpevoli di influenzare con
vari mezzi il lavoro di comunicazione e diffusione delle
informazioni che segue la conclusione dei trial clinici.
Sismondo e' convinto che gli articoli pubblicati
sulle riviste scientifiche vengano “invisibilmente”
manipolati, in modo da trasmettere prima di tutto un senso
di indipendenza e credibilità al testo: i nomi degli
“insospettabili” autori delle ricerche, ad esempio,
vengono astutamente riportati in cima agli articoli.
Inoltre, secondo l'esperto le industrie spesso assoldano
agenzie di comunicazione specializzate per studiare quale
sia il miglior messaggio e come farlo arrivare ai lettori.
Sismondo è giunto a queste conclusioni passando in
rassegna studi sui farmaci antidepressivi a base di
sertralina pubblicati fra il 1998 ed il 2000, rilevando che
il 18-40% di essi era “manovrato” dalle aziende
produttrici. Questo “comportamento”, sottolinea
l’esperto, hai il risultato di influenzare l’opinione
pubblica ed in particolare i pazienti. Il sospetto e’
che i ricercatori stessi, “motore” delle sperimentazioni
sui farmaci e loro malgrado coinvolti in questo sistema, non
abbiano una reale idea di come i loro lavori vengano
utilizzati a fini non onesti. By B. Di Chiara
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RIVISTE di MEDICINA SOTTO ACCUSA
"Le riviste
di medicina costituiscono un estensione del braccio del
marketing delle compagnie farmaceutiche": Lo
sostiene Richard Smith, ex curatore del British Medical
Journal e ora direttore generale di UnitedHealth Europe, in
un provocatorio editoriale pubblicato sulla rivista
"PLoS Medicine". L'esempio più evidente
della dipendenza delle riviste mediche dall'industria
farmaceutica è la quantità di denaro che ricevono dalle
pubblicità di farmaci, ma secondo Smith si tratterebbe
della "forma meno corrotta di dipendenza", in
quanto le inserzioni "possono essere viste e criticate
da tutti". Il problema maggiore, invece, è quello
della pubblicazione di trail clinici finanziati
dall'industria. "Per una compagnia
farmaceutica - spiega - uno studio favorevole vale più di
migliaia di pagine di inserzioni pubblicitarie. Ecco perché
le aziende spendono a volte milioni di dollari per
ristampare e diffondere in tutto il mondo i risultati delle
ricerche". A differenza delle pubblicità,
l'affidabilità degli studi viene percepita dai lettori
in maniera più positiva. "Fortunatamente per le
compagnie farmaceutiche che hanno finanziato questi studi,
ma non altrettanto per la credibilità delle riviste che li
pubblicano, i trial raramente producono risultati
sfavorevoli per i prodotti della compagnia stessa".
Citando esempi da 86 diversi studi, Smith dimostra che i
risultati dei trial sono influenzati da chi li finanzia.
Fonte: www.lescienze.it.
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Le
riviste mediche sono un'estensione del braccio
commerciale delle compagnie farmaceutiche.
Le
riviste si sono abbassate a svolgere operazioni di
riciclaggio delle informazioni per conto dell'industria
farmaceutica, ha scritto Richard Horton, redattore di
Lancet, nel marzo 2004. Nello stesso anno, Marcia
Angell, in precedenza giornalista del New England Journal of
Medicine, ha accusato senza mezzi termini l'industria di
essere ormai prima di tutto una macchina commerciale e di
cooptare qualsiasi istituzione che potrebbe frapporsi sulla
sua strada. Le riviste mediche erano evidentemente
assenti dalla sua lista di istituzioni cooptate, ma lei ed
Horton non sono i soli giornalisti a sentirsi sempre più
nauseati dal potere e dall'influenza dell'industria
farmaceutica. Jerry Kassirer, un altro che aveva
scritto in precedenza per il New England Journal of
Medicine, ritiene che l'industria farmaceutica abbia
fatto perdere la bussola della moralità a molti medici, ed
i giornalisti di PLoS Medicine hanno dichiarato che essi non
diventeranno parte del ciclo della dipendenza ... tra
riviste e industria farmaceutica. By Richard Smith
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Il business dietro le ricerche medico-scientiche - di
George Monbiot (Guardian) Quante "informazioni
scientifiche" sono state pubblicate da giornali
accademici caratterizzati da interessi occultati ?
Un mesetto fa, rovistando tra le mie cose, mi sono
imbattuto in uno dei più straordinari documenti che abbia
mai letto: si riferiva a un’organizzazione chiamata Arise
(Associates for Research into the Science of Enjoyment),
oggi un’associazione completamente dimenticata, negli anni
novanta uno dei gruppi operanti nel settore della salute
pubblica più influenti al mondo. Comincerò col spiegare il
contenuto del documento.
Arise è stata fondata
nel 1988 e sembra abbia continuato a operare fino al 2004.
Si descrive come “un’associazione mondiale di
ragguardevoli scienziati che agiscono come commentatori
indipendenti”. Il suo scopo, secondo quanto riportato da
tali scienziati, era quello di mostrare quanto “i piaceri
di ogni giorno come la cioccolata, il fumo, tè, caffè e
alcol, contribuiscono alla qualità della vita”.
Il gruppo sosteneva che c’erano sufficienti buone ragioni
per far scivolare via le nostre inibizioni e cominciare ad
appagarci. “Gli studi scientifici mostrano che godersi i
semplici piaceri della vita, senza sentirsi colpevoli, può
ridurre lo stress e aumentare la resistenza alle malattie.
Al contrario, la colpevolezza può incrementare lo stress e
minare il sistema immunitario… Questo può portare, per
esempio, smemoratezza, disturbi alimentari, problemi di
cuore o danni cerebrali”. La “salute forzata”, come
veniva chiamato da Arise questo nostro senso di controllo,
potrebbe così causare più danni che vantaggi.
L’associazione ricevette una sorprendente copertura
mediatica: per esempio, tra il settembre del 1993 e il marzo
del 1994, aveva generato 195 tra articoli di giornale e
interviste su circuiti radiotelevisivi e quotidiani come The
Wall Street Journal, The International Herald Tribune, The
Independent, The Evening Standard, El Paìs, La Repubblica,
e TV quali la Rai e la BBC. Il tutto come risultato di un
sondaggio Mori chiamato ‘Cattivo ma Buono’ che Arise
aveva dichiarato di aver commissionato per conoscere quei
colpevoli piaceri che le persone amano di più.
Eccone un tipico esempio (da Reuters): "Secondo quanto
afferma un gruppo di accademici, 'quei puritani che si
occupano di salute e che decidono se la gente può fumare o
bere alcol e caffè, stanno cercando di rovinare la qualità
della vita', e David Warburton, docente di Farmacologia
all’Università inglese di Reading, sostiene: 'Molti
dei sostenitori di Arise credono che godere di questi
piaceri sia diritto di ogni uomo', e continua poi
dichiarando che 'molta della promozione sulla salute è
basata su informazioni sbagliate. È politicamente
guidata'".
I programmi di oggi hanno
visto apparire il docente di Reading in uno dei primi spot
della mattina, alle 8:20, impegnato in un' indiscutibile
intervista. Warburton ha esaltato le proprietà calmanti
delle sigarette e ha trattato in modo sprezzante i messaggi
sulla salute pubblica. Arise è comparsa anche otto
volte su The Guardian. Promozioni di questo tipo sono
continuate fino all'ottobre del 2004, quando The Times
riportò di nuovo le affermazioni di Arise, le quali
sostenevano che dovremmo “smettere di preoccuparci di
quelle paure spesso infondate” e “iniziare a ascoltare
il nostro corpo, che in modo naturale cerca di proteggerci
dalle malattie, facendo le cose che ci piacciono”. In
centinaia di articoli e trascrizioni riguardanti le
affermazioni del gruppo, in un solo caso ho trovato una
giornalista – Madeleine Bunting (The Guardian) – che
mettesse in discussione sia gli studi di Arise che le
motivazioni illustrate dai propri scienziati.
Warburton, che ha affermato di dirigere l’associazione, è
preside di Psicofarmacologia all’Università di Reading.
Quando era ancora docente, pubblicò almeno una dozzina di
articoli nella stampa accademica sulla nicotina. Nel 1989,
in The Psychologist, sfidò le conclusioni a cui giunse la
US Surgeon Service, ovvero che la nicotina crea dipendenza.
La maggior parte dei suoi articoli, sostenenti che la
nicotina migliorava sia l’attenzione che la memoria, erano
stati pubblicati nel giornale Psychopharmacology, del quale
era editore senior. Io ho letti sette di questi articoli e
in nessuno di loro sono riuscito a trovare qualche
dichiarazione riguardo ad evenuali interessi finanziari,
eccetto che per un caso di due sovvenzioni dal Wellcome
Trust.
Nel 1998, come parte del regolamento di
un’azione legale contro le multinazionali del tabacco
statunitensi, le imprese furono costrette a porre i loro
documenti internazionali in un archivio pubblico. Tra gli
altri, c’era anche quello in cui mi sono imbattuto il mese
scorso. Ci sono scritti gli appunti di un dirigente del
dipartimento dei servizi aziendali della Philip Morris, la
più grande azienda di settore al mondo, per uno dei suoi
colleghi; il titolo è “Attività e Finanziamenti Arise
1994-95”. “Avevo un appuntamento”, inizia, “con
Charles Hay e Jacqui Smithson (Rothmans) per accordarci sul
piano di attività 1994-95 per Arise e per discutere i
finanziamenti necessari. Trovate inclusa una copia della
nostra presentazione”.
Questo mostra che
nell’anno finanziario precedente, Arise aveva ricevuto
373.400 dollari: 2000 dalla Coca Cola Company, 900 da altre
aziende e il resto, più del 99%, dalla Philip Morris, dalla
British American Tabacco, dalla RJ Reynolds e dalla
Rothmans. Nel 1994-95 il suo budget sarebbe stato di 773.750
dollari; Rothmans e RJ Reynolds si impegnarono entrambe di
fornire 200.000 dollari, e BAT “aveva anche parlato
d’interessi”, in quanto sostenne che la Philip Morris
aveva alzato la cifra a 300.000 dollari. Di seguito gli
appunti sono diventati sempre più interessanti.
"Il sondaggio Mori ‘Cattivo ma Buono’ ha provato
tutta la sua efficienza nell’ottenere pubblicità dai
media; così l'operazione verrà ripetuta anche
quest’anno riguardo al tema ‘Stress sul posto di
lavoro'... Una prima stesura del questionario è
stata sottoposta per eventuali commenti a Tony Andrade,
avvocato senior della Philip Morris, e a Matt Winokur,
dirigente degli affari regolatori": "Abbiamo
deciso di far parte della prossima conferenza di Arise in
Europa, data la positiva ricezione dei media europei”.
La Philip Morris aveva designato un’agenzia di
pubbliche relazioni londinese per dirigere le media
relations, fondare il segretariato di Arise e contribuire
alla ricerca di nuovi membri. "La maggior
autorizzazione e l'approvazione di ulteriori pagamenti
sarà gestita da un’informale Commissione di budget che
includerebbe PM, Rothmans e possibilmente RJR e
BAT".
Gli appunti sostenevano che Arise era
guidata non da noti scienziati ma da note aziende di
tabacco. Impressione rafforzata da un altro documento
trovato nell’archivio, riguardante le prime fasi di vita
dell’associazione. Nel 1988 la US Surgeon General affermò
che la nicotina creava dipendenza quanto eroina o cocaina.
L’industria del tabacco rispose che un gruppo di
specialisti si sarebbe riunito per revisionare la
composizione delle sostanze abusive e per separare la
nicotina dagli stupefacenti.
Ho spedito una lista
di domande a Warburton, mi rispose di non aver tempo per
rispondere; l’Università di Reading però replicò di
essere a conoscenza del fatto che il lavoro di Warburton era
sponsorizzato da multinazionali del tabacco. Infatti
l’università stessa aveva ricevuto più di 300.000
dollari da Arise, “ma dal suo punto di vista, la fonte dei
finanziamenti per Arise non era mai stata chiara”. “Il
Professor Warburton e l’Università di Reading avevano
ricevuto, tra il 1995 e il 2003, finanziamenti per la
ricerca di BAT”. Mai si era posta domande riguardo
questi finanziamenti, mai aveva richiesto a Warburton di
dichiarare i propri interessi nelle carte accademich.
Se si fosse fatto, si sarebbe addirittura cominciato a
parlare di “censura” e di “libertà accademica
ristretta”.
Psychopharmacology non sapeva che
Warburton stava prendendo soldi dalle aziende del tabacco.
“È responsabilità dell’autore svelare le fonti
di finanziamento e si sa da tempo che i giornali stessi non
proteggono questo tipo di dichiarazione”. Dopo una lunga
carriera imperturbata da domande riguardanti i suoi
interessi o la sua etica professionale, Warburton si ritirò
nel 2003; tuttora tiene lezione a Reading come professore
emerito.
Quante "informazioni
scientifiche" sono state pubblicate da giornali
accademici caratterizzati da interessi occultati come questi
? Quante campagne mediatiche contro
l’“overregulation”, la “cultura compensativa”
oppure “le paure pubbliche infondate”, sono state
segretamente finanziate e manovrate dalle corporation ?
Quanti personaggi riceveranno ancora denaro illecito
apparendo in TV per assicurare relazioni pubbliche gratuite
ai loro sponsor ?
Il caso in questione caso ci
mostra come accademici e mezzi d'informazione non siano
riusciti – o non abbiano voluto – ad essere
sufficientemente scettici. Senz'altro ora sappiamo
che esiste una domanda ovvia con la quale ogni giornalista
dovrebbe iniziare la propria intervista: “Chi ti sta
finanziando ?” Fonte:
http://www.guardian.co.uk/comment/story/0,,1703694,00.html Tradotto da Barbara Redditi per Nuovi Mondi Media
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Il
BUSINESS della MALATTIA MENTALE con il MANUALE DIAGNOSTICO
della PSICHIATRIA Il manuale di una pseudoscienza: la
"psichiatria" !
Sul numero di questo
mese della rivista Psychotherapy and Psychosomatics si
rivela lo stretto rapporto finanziario esistente tra
l’industria farmaceutica e la “bibbia” dell’American
Psychiatric Association’s (o APA) ovvero il Manuale
Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali o Diagnostic
and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM). Libro
nel quale sono elencati i disturbi della follia umana
secondo i suoi compilatori. Il Comitato dei Cittadini
per i Diritti Umani (CCDU), un gruppo di sorveglianza delle
attività psichiatriche, considera una conferma tale studio
poiché è da oltre un decennio che il CCDU chiede ai vari
organi governativi di abolire il DSM e dichiararlo materiale
senza alcun valore a fini assicurativi, legislativi e
giurisprudenziali. Bruce Wiseman, presidente
dell’ufficio nazionale del CCDU per gli Stati Uniti, ha
dichiarato: “Il DSM è un documento inaffidabile e
pseudoscientifico, capace tuttavia di recare enormi danni
alla vita della gente e usato per generare un fatturato da
76 miliardi di dollari l’anno nel ramo degli
psicofarmaci”.
Lo studio, condotto da Lisa
Cosgrove (psicologa della University of Massachusetts) e
Sheldon Krimsky (docente presso la Tuft University),
documenta i finanziamenti erogati dalle società produttrici
di farmaci per “disturbi mentali” agli psichiatri che
hanno definito i disturbi inclusi nel manuale. Il
100% degli “esperti” partecipanti ai pannelli che hanno
collaborato alla quarta edizione del DSM (o DSM-IV),
sovrintendendo tra l’altro alla formulazione dei
cosiddetti “disturbi dell’umore” – tra i quali
rientrano la “depressione” e i “disordini
schizofrenici/psicotici” – erano finanziariamente legati
a società farmaceutiche. I farmaci per i succitati
“disturbi” costituiscono la più grossa fetta del
mercato mondiale: solo nel 2004, gli antidepressivi hanno
realizzato un fatturato da 20,3 miliardi di dollari e gli
antipsicotici 14,4 miliardi.
La dott.ssa Tana
Dineen, autrice del libro Manufacturing Victims (Vittime
artificiali, un libro che mette a nudo l’infondatezza
fraudolenta del DSM), sostiene che al contrario di quanto
accade per le diagnosi mediche, l’esistenza dei disturbi
elencati del DSM viene decisa tramite “voto” dai membri
dell’APA. Non solo: i disturbi possono essere tolti
dal DSM se mantenerli in lista causa troppe noie. Per
esempio, nel 1973 l’APA decise tramite voto (5584
favorevoli, 3810 contrari) di non considerare più
l’omosessualità un disturbo mentale: ma l’unico motivo
fu il fatto che alcuni attivisti gay avevano picchettato il
convegno dell’Associazione. Il potere del DSM è
enorme a fronte della fraudolenza con cui viene stilato.
Come dice la dott.ssa Cosgrove, il DSM altro non è
che uno “strumento politico”.
Il manuale
viene infatti usato per sottrarre i figli alla custodia dei
genitori, per negare il diritto di voto in alcuni paesi, per
stabilire se un imputato è idoneo a dichiararsi
“colpevole” nel corso di un processo o se la sua
condotta criminale va scusata. È stato persino usato
per dichiarare nulle le volontà testamentarie, per
risolvere contratti perfettamente leciti e prevaricare la
volontà individuale in questioni riguardanti la gestione di
un’attività commerciale o di una proprietà. Gli
istituti scolastici e i servizi per l’infanzia possono
ricevere finanziamenti aggiuntivi se a un bambino viene
diagnosticato un disturbo presente nel DSM. Per
contro, vi sono genitori che sono stati obbligati a
somministrare ai propri figli farmaci noti per indurre
comportamenti violenti e suicidi. Se non bastasse, quegli
stessi genitori sono stati minacciati di intervento da parte
dell’autorità giudiziaria se non avessero acconsentito al
trattamento, e tutto ciò solo perché a loro figlio era
stato attribuito un “disturbo” elencato nel DSM. Lo
psichiatra newyorchese Ron Leifer sostiene che il metodo
diagnostico degli psichiatri è “fraudolento e
arrogante” e che “attribuire scientificità al DSM è
un’affermazione lesiva della cultura”.
Anche
la dott.ssa Cosgrove ha sollevato quesiti fondamentali
sull’inconsistenza scientifica del DSM, dichiarando che
“Non esiste alcun esame del sangue per sostenere
l’oggettiva esistenza dei disturbi elencati nel DSM, il
quale poggia su opinioni formulate da coloro che poi, nella
loro attività, si basano a loro volta su di esso”.
La Legge sull’assenso dei genitori, una proposta di
legge federale presentata l’anno scorso alla Camera dei
rappresentanti e sostenuta, a tutt’oggi, da 40 membri del
Congresso statunitense, ha per obiettivo il taglio dei
finanziamenti statali per lo screening mentale degli
studenti basato sul DSM, proprio perché esso non ha alcun
valore scientifico. Questa proposta di legge, la n.
181, afferma: “Gli stessi autori del… Manuale
Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali riconoscono
che i criteri diagnostici per la malattia mentale sono vaghi
e affermano che: ‘I criteri usati nella redazione del
DSM-IV rimangono basati sul consenso, senza fornire chiari
dati empirici a sostegno del numero di elementi richiesti
per la formulazione di una diagnosi. … Inoltre i tratti
comportamentali precisati nel DSM-IV rimangono, malgrado i
tentativi di standardizzarli, soggettivi…’”.
Il CCDU sottolinea la necessità di tutelare le
persone dai rischi e dalle violazioni dei diritti umani che
potrebbero scaturire dall’uso del DSM, una minaccia oggi
più che mai reale se si considera che nei processi di
definizione dei disturbi mentali sono coinvolti gli
interessi economici delle case farmaceutiche. Il CCDU,
fondato dalla Chiesa di Scientology, ha intervistato
centinaia di esperti sul DSM e sulla psichiatria; il
contenuto di questi documentari è a disposizione del
pubblico presso il museo “Psichiatria: industria della
morte” che si trova a Los Angeles. È possibile
visionare contenuti video di medici, psichiatri e psicologi
che collaborano con il CCDU per smascherare la frode delle
diagnosi psichiatriche, all’indirizzo
http://www.cchr.org
Se tuo figlio è stato
sottoposto a questionari psicologici o psichiatrici, test,
valutazioni o programmi psicologici senza il tuo consenso, o
conosci qualcuno che ha subito danni in seguito a diagnosi
e/o trattamenti psichiatrici contatta il:
Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus: e-mail:
[email protected]
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Scoperta un'altra clamorosa truffa, non solo
scientifica, che coinvolge, se non altro per omesso
controllo, la bibbia degli scientisti: "The
Lancet". Uno scienziato norvegese, tal Sudboe, ha
falsificato una ricerca che mostrava clamorosi risultati
nella lotta al cancro orale. Tutto inventato. Del
resto la stessa rivista Lancet, che in un numero precedente
dichiara (con sofismi e trucchi retorici) l'omeopatia
del tutto inefficace, in un suo numero del 1997 afferma il
contrario.
Che serieta'
"scientifica", queste riviste mediche.......sempre
al servizio di chi paga e/o delle multinazionali BIG
FARMA
La Repubblica, Gennaio 2006 -
L'autore è un ricercatore norvegese di fama
internazionale, era tutto falso, dai profili dei pazienti
alle conclusioni Cancro, quello studio su Lancet era
completamente inventato ! Ricerca pubblicata in ottobre
dalla prestigiosa rivista britannica.
L'ospedale Radium di Oslo
LONDRA - Un altro falso scuote il mondo della ricerca
scientifica. Uno studio sul cancro alla bocca
pubblicato nell'ottobre scorso sulla prestigiosa rivista
medica Lancet è risultato totalmente inventato. Il suo
autore, il dottor Jon Sudboe, ricercatore di fama
internazionale, si è persino preso la briga di creare ben
900 profili paziente: nome, età, genere, peso, patologie,
diagnosi, assunzione di medicinali. Tutto falso, comprese
naturalmente le conclusioni della ricerca. Lo riferisce oggi
il quotidiano britannico The Guardian.
Dopo la
truffa del ricercatore sudcoreano Hwang Woo Suk, che aveva
annunciato di essere riuscito a clonare cellule staminali
"su misura" per poi ammettere l'imbroglio, una
nuova frode scientifica e venuta a galla. Stavolta in
maniera del tutto casuale, grazie alla sorella del primo
ministro norvegese. Qualche tempo fa, Camilla
Stoltenberg si è ritrovata fra le mani la copia della
rivista sulla quale era pubblicato lo studio del dottor
Sudboe. Leggendo l'articolo, si è accorta che lo
scienziato citava come fonte un database nazionale
norvegese. Un piccolo particolare: quel database non è
ancora entrato in funzione.
Questa la leggerezza
dello scienziato dell'ospedale Radium di Oslo che ha
rivelato il clamoroso imbroglio: quei 900 pazienti non sono
mai esistiti. E di conseguenza sono falsi anche i risultati
della ricerca sulla relazione tra antinfiammatori e cancro
orale: non esiste alcuna dimostrazione scientifica che nei
soggetti che assumono medicinali come il paracetamolo
(farmaco analgesico e antipiretico) sia minore il rischio di
sviluppare quel tipo di tumore.
"Nello
studio non c'era un solo dato vero, si è inventato
tutto", afferma sconvolto Stein Vaaler, direttore
sanitario del Radium. "Era uno dei nostri migliori
scienziati, stentiamo a crederci". L'ospedale
intanto ha aperto un'inchiesta, e un'altra sarà
condotta dal Karolinska Institute di Stoccolma: dovranno
analizzare i 38 articoli che il dottor Sudboe (nel frattempo
sparito dalla circolazione senza rilasciare alcuna
dichiarazione) ha scritto dal 1997, e che avevano
contribuito a renderlo noto e stimato dalla comunità
scientifica internazionale. Tratto da:
http://www.repubblica.it
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Studi
scientifici: Usare con cautela - Più della metà delle
ricerche darebbe risultati FALSI By Raffaella Daghini
- Tempo Medico n. 799. 24 settembre 2005, Fonie: PLoS
Medicine 2005; 2: 69ù e 272
La verità
scientifica ? Meglio metterci una pietra sopra.
Almeno per quanto riguarda i risultati della maggior parte
degli studi scientifici, per i quali bisogna rassegnarsi
all'idea che "è più probabile che siano falsi
piuttosto che veri". Questa tesi, certamente
provocatoria e tutt'altro che incoraggiante, è stata
illustrala (e dimostrata, numeri alla mano) sulla rivista ad
accesso libero PLoS Medicine da John loannidis
dell'Università greca di loannina, che non è nuovo ad
affermazioni "forti" sulla validità o meno degli
studi scientifici. Nel luglio di quest'anno,
infatti, su JAMA era comparso uno studio dello stesso autore
che si proponeva di valutare con quale frequenta i risultati
di studi clinici che dimostravano l'efficacia di una
cura fossero stati smentiti o ridimensionati da ricerche
successive. Analizzando 45 studi, pubblicati sulle
riviste mediche più prestigiose tra il 1990 e il 20113.
loannidis aveva osservato che i dati di 7 erano stati
ribaltati e per altri 7 c'era stato un significativi!
ridimensionamento. Una smentita più o meno forte, quindi,
era arrivata per un terzo di questi studi. Forte di
questa premessa, loannidis ha inquadrato in un modello
matematico, quantificandoli, i parametri considerati
significativi per valutare la validità di uno studio e,
quindi, le possibili fonti di errore. Il più intuitivo di
questi parametri, ma anche il meno accurato, è la
significatività statistica. Uno studio è
considerato statisticamente significativo se la probabilità
che il risultato sia completamente dovuto al caso è una
contro venti: questo significa che, esaminando 211
differenti ipotesi scelte a caso, una di esse, in media,
potrà risultare statisticamente significativa .
Mentre dal punto di vista puramente matematico questo può
risultare un parametro affidabile per determinare la
validità di un metodo, se ci si cala nella realtà delle
ipotesi che sono analizzate nelle ricerche ci si rende conto
che la significatività statistica non può essere
l'unico elemento su cui basarsi per valutare uno studio.
Quando le possibili ipotesi da analizzare sono centinaia (è
il caso, per esempio, dell'influenza di un gene su una
malattia), questo standard può indurre in errore: infatti
alcune ipotesi di apparenza significative potrebbero essere,
per gli scherzi del caso, false. (> per converso, se si
prendono in considerazione, in modo del tutto casuale, 20
ipotesi false, una di esse potrebbe risultare vera.
Questo aspetto, per quanto importante, non è però
l'unico che loannidis considera nel suo modello.
Vari altri fattori possono indurre errori negli studi
scientifici. Le limitate dimensioni dei campioni
considerati, per esempio, o un disegno poco accurato dello
studio, che consente ai ricercatori di "pescare"
tra i propri dati quelli che provano la tesi iniziale.
C'è poi da tenere nel dovuto conto anche la
"parzialità" dei ricercatori, dovuta
all'attaccamento alla propria teoria o ad aspetti più
profani di interesse economico. Elaborando tutti
questi elementi secondo il proprio modello matematico,
loannidis arriva a concludere che uno studio disegnato
secondo buoni parametri può arrivare ad avere l'85 per
cento delle probabilità di dare risultati corretti; se i
parametri non sono rispettati o lo sono solo in parte questa
probabilità scende fino al 17 per cento. Quindi,
calcolatrice alla mano, in media più della metà degli
studi da risultati falsi con buona probabilità. Che
fare, allora ? "La verità scientifica è un bersaglio
in movimento" commentano gli editori di PLoS Medicine.
"La possibilità che la maggior parte delle
conclusioni sia falsa fa inevitabilmente parte
dell'impegno nella ricerca. Chiunque sia coinvolto nella
realizzazione e nella pubblicazione degli studi deve
necessariamente essere di mente aperta, rigoroso e onesto
nel progettare gli esperimenti, analizzare i risultati,
comunicare le conclusioni, revisionare i manoscritti,
commentare i lavori e accetlare che l'incertezza esiste
nel campo della ricerca". A questo punto, non
senza una punta di malignità, ci sarebbe da chiedersi, come
fa l'Economist: che probabilità c'è che lo studio
di loannidis sia falso.
Come individuare i
risultati falsi. Secondo loannidis alcuni clementi
aiutano a individuare i risultati che hanno maggiore
probabilità di essere falsi: - più sono piccole le
dimensioni degli studi, più bassa è la probabilità che
diano risultati validi - più limitato è
l'effetto misurato, più è probabile che i risultati
siano falsi: è più facile avere risultati validi quando
si indagano effetti di grande portata (per esempio la
relazione tra fumo e malattie cardiovascolari) piuttosto che
quelli supposti "piccoli" (per esempio i fattori
genetici di rischio di alcune malattie) - più alto
è il numero delle relazioni analizzale, più probabilmente
lo studio darà risultati falsi: gli studi disegnali per
confermare un'ipotesi (trial controllati e randomizzati
in fase III o metanalisi), per esempio, hanno maggiore
probabilità di dare risultati veri - più elevata
è la flessibilità nel disegno e nel metodo analitico dello
studio, maggiore è la probabilità di avere risultati
falsi: l'aderenza a modelli standard condivisi
aumenta la proporzione di risultati positivi - più
grandi sono gli interessi (economici e non) in gioco,
minore è la probabilità che lo studio dia risultati
validi.
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Il
costo proibitivo, per molti autori, delle pubblicazioni
scientifiche su Riviste straniere di rilievo mondiale, le
uniche accettate dai soliti "noti" maestri del
pensiero medico, che considerano, ovviamente, di ben poco
valore scientifico le riviste italiane del settore. I
fatti: mando un articolo a The Journal of International
Medical Research il 23 di novenbre 2005:
"Biophysical-Semeiotic Bedside Diagnosis of
Hyperparathyroidism. (by Sergio Stagnaro). La versione
italiana, Deo Gratia !, è già in rete nel mio sito
http://www.semeioticabiofisica.it Ecco la mia e-mail
che accompagnava l'articolo:
-----Original
Message----- From: Sergio Stagnaro
[mailto:[email protected]] Sent: 23
November 2005 21:40 To: CMP Mailbox Subject: An
article for the Journal Sirs, I'dd like to submitt
the attached paper, I hope you'll find it
interesting. Please visit my website
http://www.semeioticabiofisica.it in order to comprehend the
significance of my 50-year-old researches. Best
regards Sergio Stagnaro MD Founder of Biophysical
Semeiotics - Riva Trigoso (Genova) Italy
Dopo
appena 5 giorni, giudicato valido il lavoro e meritevole di
essere sottoposto ai Referenti esterni, secondo un noto
procedimento di tutte le Riviste qualificate, mi giunge la
seguente e-mail:
28 November 2005 h 15,36
Dear Dr Stagnaro
Thank you for submitting
your article to The Journal of International Medical
Research. Before I send it out for review, I would like to
make you aware of the journal's publication charge,
which for articles published in 2006 is £275 (sterling) per
printed page. I estimate your article to be 5 pages long
(£1,375.00 sterling). I stress this is only an estimate,
but it will give you an idea of costs involved. Please
can you confirm that you have a sponsor for your article and
if so, forward the attached Confirmation of Funds form onto
them to complete and return to me.
With kind
regards Elaine
Elaine Preece - Editorial
Administrator - Cambridge Medical Publications - Wicker
House - High Street, Worthing - West Sussex BN11 1DJ, UK -
Tel: +44 (0)1903 288247 - Fax: +44 (0)1903 288292 - E-mail:
[email protected]
Per riassumere,
l'Editorial Administarator Elaine Preece del The Journal
of International Medical Research mi comunica il probabile
prezzo che dovrei pagare per la possibile pubblicazione:
£1,375.00 sterling !!! Naturalmente rispondo che io, Medico
di Medicina Generale in pensione, per 44 aa. non dedito a
raggiungere il massimale dei pazienti, quanto piuttosto alla
Ricerca ed alla pubblicazione (200 articoli e 5 libri, resi
possibili da Case Farmaceutiche (!) dirette in modo
intelligente e dal mio Editore-amico Ivano Camponeschi di
Roma), non mi posso permettere una simile spesa per
"un" lavoro. Per tacere della mancanza, ora che
sono ricercatore a tempo pieno, di chi mi sponsorizza, come
una volta. Invito pertanto la Redazione di The Journal of
International Medical a cancellare il mio lavoro dandomene
conferma. (Risposta automatica: l'interessata
ritornerà giovedì - 29 novembre 2005 - e mi sarà data
ulteriore risposta) Il mio messaggio desidera - in
particolare - ma non solo: A) evidenziare la
difficoltà che incontra uno studioso, "idealista"
e, quindi, onesto intellettualmente, che non fornisce
strumenti nuovi a possibili industrie perché ne facciano
soldi alle spese dei poveracci, per di più malati; B)
rispondere agli amici che "benevolmente" mi
scrivono di stampare soltanto "Commenti" a
Editoriali sulle celebri riviste mediche straniere. Il
motivo è comprensibile a qualsiasi "anima bella":
non mi costano nulla e mi permettono di diffondere le mie
teorie; C) rispondere ai vari TUTTOLOGI medici,
inclusi i due ex-ministri della Salute e coloro che
chiedevano al Maestro (Prof. Luigi Di Bella, ndr,) di
nominare le celebri riviste straniere che avevano ospitato i
suoi articoli. Vergogna ! Affermo, con estrema
chiarezza, che da 50 aa., ad iniziare dalle mie prime
ricerche nella semeiotica fisica nella Clinica Medica
dell'Università di Genova (Direttore il mio Maestro
Prof. L. Antognetti), io sono perfettamente consapevole di
quanto deve necessariamente attendersi chi, senza egoismo,
agisce nell'interesse esclusivo dell'Umanità
sofferente, per cui detesto il vittimismo in qualsiasi
campo. Leggerò volentieri i commenti sinceri dei
frequentatori del Forum, anche privatamente. By Sergio
Stagnaro
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
LONDRA - Le più autorevoli riviste internazionali di
medicina di otto paesi (tra cui The Lancet, The Journal of
the American Medical Association, New England Journal of
Medicine, The Annals of Internal Medicine, British Medical
Journal), hanno deciso di imporre rigide regole a garanzia
dei ricercatori e dei lettori prima di pubblicare i
risultati degli studi.
Nel mirino sono le case
farmaceutiche che condizionerebbero i risultati delle
ricerche, quelle che, scrive in un editoriale The Journal of
the American Medical Association, "decidono i parametri
di partecipazione agli esperimenti, parametri che non sempre
sono stati scelti secondo l'interesse accademico, di
quanti partecipano allo studio o del progresso
scientifico". "Nessun problema per quelle
case farmaceutiche oneste che non manipolano
risultati", si è subito affrettata a chiarire
l'editor Catherine De Angelis. "Gli
studiosi", continua l'articolo, "a volte non
hanno accesso ai dati e hanno poco potere di
interpretazione. Inoltre, anche quando hanno maggiore
libertà, se i risultati non vanno a vantaggio del
finanziatore-sponsor, può accadere che essi vengano
nascosti". Ora, prima della pubblicazione, i
ricercatori dovranno firmare un documento che ne attesti la
responsabilità su risultati e dati raccolti. "Mai più
articoli su studi nei quali gli sponsor hanno il controllo
dei dati", affermano le riviste. "E` sempre
più diffusa la pubblicazione di risultati di ricerche
manipolate a favore del nuovo prodotto", ha affermato
Richard Horton, editor di Lancet, rivista che pubblica
sull'ultimo numero un commento dal titolo
"Sponsorizzazione, paternità, responsabilità" e
le regole del "Conflitto di interessi". Le
iniziative di studio pagate dalle case farmaceutiche sono in
crescita rispetto a quelle di università e organismi
pubblici: solo 10 anni fa le case farmaceutiche finanziavano
il 5 per cento delle ricerche pubblicate, oggi oltre un
terzo degli studi editi hanno lo sponsor.
Commento NdR: e dopo questi documenti confermativi, e'
certo che avere come riferimenti di verita' in medicina,
le riviste mediche specializzate, e' molto ma molto
difficile ! Quindi consigliamo a tutti i medici SERI,
di uscire da questo circolo vizioso: "se una tecnica
medica non e' pubblicata sui refères (riviste)
specializzati, non e' validata", ma di INIZIARE a
provare, a fare cio' che sentono ormai raccontare da
qualche decennio, dai pazienti guariti con altre tecniche
dette alternative !
Solo le dimostrazioni
pratiche sono utili in medicina, le teorie sono soltanto
mezzi per comprendere meglio i meccanismi che intervengono
nella pratica di soluzioni, anche alternative, che possono
guarire il malato, ovvero imparare ad utilizzare tutte le
tecniche sanitarie possibili.
G. Paolo vanoli -
www.mednat.org
16 dicembre 2007 0:00 - Christian Boiron
Primo atto - Il Lancet, noto per essere una rivista
scientifica, pubblica una serie di articoli non scientifici
nei quali denuncia "l'inefficacia"
dell'omeopatia. A sostegno di questa denigrazione
dell'efficacia dell'omeopatia presenta in modo del
tutto falso le conclusioni di cinque meta-analisi che
afferma essere del tutto negative; al contrario,
giungono tutte alla stessa conclusione: la positività
relativa, ma indubitabile, dell'omeopatia. Non si tratta
quindi di una nuova pubblicazione scientifica, come è
stato dichiarato sul Corriere della Sera, ma di una
distorsione vergognosa della verità. Questa incredibile
menzogna da parte di una rivista teoricamente
scientifica testimonia il partito preso della redazione del
Lancet per farsi leader della propaganda anti-omeopatica.
Questa attitudine calunniosa e menzognera il Lancet
l'ha già avuta due anni fa, quando ha intitolato in
modo polemico "La fine dell'omeopatia",
prendendo come pretesto uno studio scientifico che
presentava al contrario conclusioni essenzialmente
favorevoli. Secondo atto - Per evitare la diffusione
generale di queste menzogne, Boiron emette immediatamente un
comunicato (pubblicato su "Omeopatia33" del 29
novembre scorso, ndr) destinato a tutti i giornali per
attirare la loro attenzione sulla vicenda. Terzo atto -
Il Corriere, malgrado il comunicato di Boiron, rafforza le
menzogne del Lancet. Mette in prima pagina il titolo
"E' provato: l'omeopatia è inutile":
questo concetto di inutilità non è mai stato citato dal
Lancet, dove al contrario, l'omeopatia viene considerata
utile al di là della questione dell'efficacia.
Presenta l'articolo come una nuova pubblicazione
scientifica, mentre si tratta di un articolo polemico a
proposito di vecchie pubblicazioni. Insiste
sull'importanza scientifica della rivista non
tenendo in alcun modo in considerazione le informazioni
comunque chiare fornite da Boiron. Deforma completamente le
nostre parole, rendendole faziose e
incomprensibili. Epilogo - Cosa ne possiamo dedurre?
Che vi è collusione tra il Corriere della Sera e il Lancet,
i quali sfruttano la loro notorietà per sviluppare la loro
"omeofobia" incomprensibile, a meno che non
si consideri che sono manipolati da lobby dell'industria
farmaceutica, infastidite dal successo che l'omeopatia
ha presso medici e pazienti? In che altro modo
interpretare questa grave trasgressione dell'etica da
parte di due giornali che godono di fama e se ne
approfittano spudoratamente per schiacciare una terapia
che pure è così minoritaria? Dov'è finita la ricerca
della verità che è il fondamento della stampa?
16 dicembre 2007 0:00 - Reset
Occorre fare un pò di chiarezza. Cosa s'intende
per medicina omeopatica? Molte persone
risponderanno:"Medicina che tende di curare con rimedi
naturali". Bene. Quella NON è la Medicina
omeopatica: è medicina FITOTERAPICA o NATUROTERAPICA!!
E' diverso. La fitoterapia o la naturoterapia,
ovvero la terapia che si basa sui principi attivi
(farmacologicamente riconosciuti), contenuti in estratti di
piante, fiori, bacche, piante officinali, secreti di
animali, siero di animali precedentemente immunizzati,
dall'uso di molecole o di ormoni prodotti dall'uomo
stesso ecc.ecc. non è certo acqua fresca. Sarebbe
appena sufficiente notare come anche nella medicina
ufficiale si usino quotidianamente prodotti, molecole
farmacologiche derivate da principi naturali per poter
affermare questo: la digitale, alcuni sieri, l'insulina
(fino a pochi anni fa di estrazione animale, oggi di
estrazione umana), l'estratto della Botrops jararaca, la
melatonina, le gonadotropine ipofisarie estratte dalle urine
di donne in menopausa, gli estratti di alcune alghe,
l'atropina, i derivati della ruta, gli estratti delle
bacche rosse, del mirtillo, sono tutt'oggi impiegati
nella farmacopea ufficiale con buoni risultati, clinicamente
evidenti e supportati da evidenze scientifiche. La
medicina omeopatica è ancora un'altra cosa. Essa
pretende di curare la malattia seguendo gli stessi percorsi
fisiopatologici (perciò la radice OMEO nel proprio nome) di
quest'ultima, senza tentare (come invece fa la medicina
cosiddetta ufficiale) di riportare alla normalità
biochimica, biofisica e molecolare prima posseduta
dall'organismo (prima della malattia s'intende), lo
stato di cose alterato dal male. Credo che questo sia
il senso giusto dell'intervento su "The
Lancet". L'intervento, credo, vada nel senso
di QUESTA forma di medicina e non contro la medicina
fitoterapica e naturoterapica che hanno dimostrato di
rispondere ai criteri farmacologici che ogni molecola deve
possedere affinchè pssa essere utilizzata nell'ambito
dell'armamentario terapeutico del medico.
15 dicembre 2007 0:00 - DE pravato
Signora Luana, quanto è dolce, commovente, appassionato, il
suo intervento.
E quanto romanticamente delicato
il suo accostare bimbi, e mamme, e malati in auspicio di una
più fausta rinascita... Congratulazioni!... il molcire
l'anima certamente è di giovamento anche per il
corpo.
Ma mi perdoni l'ardire, Signora,
parlando di omeopatia e medicina (omeopatica o tradizionale
che sia), si intende dire "medicamento", cura,
intervento per la guarigione!... non è certo sufficiente (a
meno che non voglia essere ironica, la sua espressione!)
dire che "un bicchiere d'acqua non fa
male"! Perché vede, i detrattori
dell'omeopatia sostengono proprio quello!... che si
tratti di tanti bicchieri di buona acqua pochissimo
inquinata da principi innocui... e tanto effetto
placebo!
Molti ossequi a lei, ed infinite
affettuosità al suo bimbo.
Ed un sereno Natale a
tutti (Toppo compreso!)
15 dicembre 2007 0:00 - Armando
Da farmacista dico, ben venga la medicina omeopatica anche
in regime mutualistico, ma finquando non saranno condotti
degli studi imparziali che dimostrino l'efficacia
terapeutica ritengo ingiusto dover dividere le già sottili
risorse del SSN.
PS da tecnico anche una
polemica. Chi controlla la qualità dei prodotti omeopatici?
15 dicembre 2007 0:00 - Enrico
Il problema dell'accettazione delle cure omeopatiche è
quello di dover sottostare ai protocolli della medicina
allopatica. Si dimentica che l'efficacia della medicina
omeopatica risiede soprattutto nel prevenire i disturbi
anziché curare i sintomi. In ogni caso si ignorano gli
accurati lavori scientifici di Benveniste e di ricercatori
italiani che hanno chiaramente dimostrato che restano tracce
"memoria" nelle molecole d'acqua e quindi
rimangono gli effetti terapeutici. Scandaloso poi
l'attacco che venne portato al dr. Di Bella che aveva
solo il torto di sostenere che per guarire occorreva
stimolare le risorse del malato e non propinargli costosi
farmaci più dannosi dei rimedi. Visto che ci si
lamenta delle forti spese sanitarie, perché non viene
adottata una norma che consenta di utilizzare ufficialmente
le medicine alternative, con presumibile risparmio sulle
finanze pubbliche? Soprattutto bisogna insistere sulla
libertà di cura e non scaricarsi la coscienza con il
cosiddetto consenso informato.
15 dicembre 2007 0:00 - luana
ho conosciuto l'omeopatia quando è nato mio figlio ed
ho capito che siamo derubati di un diritto di scelta: i
bambini e le bambine crescono meglio, le mamme in attesa
hanno solo da guadagnarci, i malati terminali migliorano la
qualità della loro vita ecc...e a chi critica dico: "
si è mai visto qualcuno a cui ha fatto male un bicchiere di
acqua fresca? No, anzi ha comunque trovato
giovamento!". Nel mio piccolo continuo e continuerò a
parlare bene dell'omeopatia sperando che le mie parole
sia piccole macchie di olio che si allargano...oggi più che
mai, in questo sistema frenetico, c'è bisogno di una
medicina che curi anche l'anima.