PMi sembra che l'esperto ADUC si riferisca alle norme
del 1997 che prevedevano una ingiusta imposizione sui
redditi da capitale, la porcata era duplice, da un lato in
Italia, forse unico paese al mondo, simili imposte si pagano
non sul "realizzato", cioe' su dei veri e
propro redditi che in genere hanno luogo quando si incassano
delle cedole di interessi o quando si vendono dei propri
titoli, ma sul "maturato", cioe' fanno pagare
imposte non su dei redditi, ma sull'aumento di valore di
un capitale (Bertinotti gode, purtroppo il capitale in
questione spesso non e' altro che il risparmio delle
famiglie, tutelato dalla Costituzione), dall'altro
mentre quando il valore delle azioni e' salito le
imposte sul maturato si pagano in moneta sonante, anche se
non si e' incassata una lira di guadagno, quando le
azioni scendono, e il su e giu' in questo campo e'
la regola, il fisco si guarda bene dal pagarci in contanti e
sull'unghia le perdite o le imposte equivalenti alle
perdite, no, si limita a riconoscere il diritto a mettere le
perdite nella dichiarazione dei redditi come minusvalenze,
ma solo per qualche anno, il che significa che se perdite e
guadagni invece di alternanrsi ogni anno si hanno perdite
per cinque o sei anni le minusvalenze vanno a farsi
benedire, insomma il fisco intasca le imposte su redditi mai
conseguiti, ma imbroglia facendo rapidamente sparire i
propri debiti verso il contribuente. Ci sono poi altre
fregature, ad esempio non si possono dedurre o detrarre
piu' soldi di quanto sia l'imposta lorda, per cui se
ci sono gia' deduzioni o detrazioni in quantita'
quelle relative alle minusvalenze andrebbero a farsi
benedire, altra truffa di Stato. Quindi per prima cosa
si dovrebbe mettere imposte sul realizzato e non sul
maturato. L'altro argomento importantissimo e'
il timore che questo Governo di ladri e camorristi (il
riferimento e ' a Napoli e alla sottrazione di denaro
dai c/c di anni fa) voglia applicare un aumento delle
imposte sui titoli di Stato in modo retroattivo, il che
sarebbe illegale e contro i principi giuridici in materia.
In altre parole il 12,5% sara' poco o molto, ma se quei
titoli sono stati acquistati a un determinato prezzo e'
perche' l'aliquota era quella, il 12,5%, se fosse
stato il 2% il prezzo sarebbe stato maggiore, se invece
l'imposta fosse stata del 25% il valore dei titoli e
quindi il loro prezzo sarebbe stato molto minore, cambiare
le carte in tavola dopo l'acquisto e' un furto o per
lo meno una violazione di contratto, allora che
restituiscano i titoli cioe' rimborsino i titoli di
Stato subito e poi ciascuno li investira' dove vuole e
alle nuove condizioni, e' chiaro che se l'imposta
sale dal 12,5% al 20% il prezzo di vendita diminuira' in
proporzione e quindi un possibile guiadagno di 10 miliardi
di euro per lo Stato potrebbe valere solo una tantum, un
furto realizzato applicando illegalmente in modo retroattivo
le nuove norme. I titoli futuri, se l'aliquota sara'
del 20%, avranno un prezzo piu' basso, e lo Stato
perdera' sul prezzo quello che avra' guadagnato con
la furbata retroattiva. Ci si aspetta quindi che l'ADUC
e le altre associazioni si battano contro una possibile
applicazione retroattiva. Questo risponde anche a chi
schernisce la possibilita' di investire all'estero:
all'estero non ti portano via parte dei c/c di notte, le
imposte le fanno pagare sui redditi e non su guadagni
immaginari mai realizzati (ad esempio nel calcolo
dell'ISEE si deve applicare al denaro che e' in
conto corrente, quindi con interessi dello 0,00000x%, il
coefficiente di rendimento (lordo!) dei titoli di Stato
decennali, stabilito come gli fa comodo dal Ministro delle
finanze, adesso e' sul 4%), e se le imposte sono alte i
prezzi dei titoli di Stato sono proporzionalmente piu'
bassi, insomma meglio avere a che fare con l'estero,
sono piu' onesti. Paolo
10 gennaio 2008 0:00 - FABRIZIO
Scusate, ma nella foga di scrivere cosa non va nella
tassazione delle rendite da immobili, ho scordato di
avanzare la mia proposta:
- cedolare secca del
20% sulla rendita da affitto.
- Calcolo della
base imponibile prendendo l'affitto al netto di tutte le
spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, di
condominio, ICI, bonifica, ecc. ecc.
Una volta
detratte tutte queste tasse, balzelli e costi sopportati, su
quel che resta, imposta secca del 20% appunto.
E
per agevolare da un lato i contribuenti onesti, e
dall'altro per sconsigliare i disonesti dal fare i
furbi, lasciare l'obbligo di registrazione del contratto
ma semplificandone l'attuale farragginosità:
Nessuna tassa di registro ad eccezione al limite di una
marca da bollo da 14 euro; facoltà di interrompere e/o
riprendere contratti a tempo determinato (ad es. studenti o
stagionali), senza tante stupide formalità.
L'italiano, non dimemntichiamolo, spesso, evade le tasse
per 3 motivi precisi:
1) Sono troppo spropositate
e "il rischio" vale la candela ! (Ci provo e se va
bene ho risparmiato parecchio)
2) Sono troppo
stupide, complesse e a rischio di errore anche per esperti
commercialisti.
3) Insinuamo nel
cittadino-suddito un sentimento di rivalsa contro lo
strapotere dello stato-padrone.
Stato che sempre
più spesso si dimostra forte con i deboli (e onesti) e
debole coi forti (e furbi) !
Le tasse devono
essere semplici e misurate.
Non sarà certo mai
"bellissimo " pagarle (chi l'ha detto é pazzo
!!) ma almeno non sarà così complicato ed ingiusto come
molti di noi sostengono.
10 gennaio 2008 0:00 - V.F.C.
Ma quanto ci preoccupiamo per queste rendite da
capitale!!! Lor signori non le vogliono e minacciano di
cambiare paese?!... E dove vanno, negli altri stati europei
tasse e imposte si pagano - più alte che in Italia - e
senza fiatare (pena multe salate e anche la galera), che si
accomodino pure!.....
9 gennaio 2008 0:00 - massimo
- Il prezzo di un ETF non rispecchia mai l'effettivo
valore dei titoli contenuti nel fondo (che prende il nome di
NAV: net asset value). La differenza fra il NAV al momento
della vendita e quello al momento dell'acquisto genera
reddito da capitale. La differenza fra prezzo di vendita e
prezzo di acquisto meno il NAV al momento della vendita ed
NAV al momento dell'acquisto genera un "reddito
diverso". Se si vende in perdita ma il NAV e'
cresciuto, l'investitore paga un'imposta sul
presunto "reddito di capitale". –
Teoricamente sarebbe così, ma ora, per favore
Alessandro, una domanda importantissima ( se non ti va di
rispondere qui te la riposto su “cara Aduc/Investire
Informati):
Un ETF è fatto per seguire un
sottostante, o meglio un asset (NAV), se non lo segue non
assolve il suo compito e sarebbe quindi una truffa,
un’evidente truffa. Ma quelli che ho visto io hanno
una discrepanza tra la variazione del valore delle quote
dell’ETF e quello dell’asset, tracking error, veramente
infima. Il market maker fornisce prezzi di negoziazione in
acquisto e in vendita, e con buoni volumi, che non si
discostano mai troppo dalle variazione del NAV. ( a parte
quando il market maker sparisce... magari alle 15,30...)
Ora la domanda è: a parte la probabilità teorica di
dover pagare tasse anche senza avere guadagnato, esiste PER
LEGGE l’obbligo per ciascun ETF, quotato a Milano o in
Europa, di avere uno o più market maker che PER LEGGE
debbano sempre stare con le loro proposte di acquisto e
vendita all’interno di una fascia di fascia di
oscillazione rispetto alle variazioni del NAV? mi sembrava
di sapere 2,5 %.... altrimenti sarebbero dei derivati e non
dei fondi...
Mi dici per favore come è la
legislazione al riguardo?
1) obbligo di market
maker
2) fascia di oscillazioni per le proposte
in denaro/lettera del mm rispetto al NAV
3) e
quanto cazzo di tempo può il mm di un ETF sparire dal
mercato
9 gennaio 2008 0:00 - FABRIZIO
Una volta tanto sono del tutto d'accordo con ADUC.
A quanto sotto aggiungerei che anche il mercato delle
rendite e la tassazione sugli immobili deve essere riformato
se vogliamo che emerga il nero degli affitti e se vogliamo
fare giustizia fiscale:
Per un padre di famiglia
che, oltre alla propria prima casa su cui paga (almeno sino
ad oggi, poi si vedrà) una scandalosa tassa che si chiama
ICI e che magari, a fior di sacrifici é riuscito a far su
una seconda casa che darà al figlio quando si sposerà e
che, in attesa che il grande giorno arrivi, la dà in
affitto per racimolare almeno le spese di condominio, le
tasse di bonifica, la manutenzione, le spese di condominio e
la succitata famigerata ICI, ritrovarsi che, alla fine di
tutto ciò, l'unico a guadagnarci é lo stato , mentre
lui si ritroverà nella migliore delle ipotesi, al netto, un
terzo di quanto incassato, lo spingerà ad affittare sempre
in nero, in modo da risparmiare almeno un altro terzo,
quello che lo stato pretende come IRPEF, nella migliore
delle ipotesi.
In Italia, case e automobili sono
sommerse da tasse (perché é facile risalirvi). Fra un
pò il petrolio finirà e l'auto sparirà (almeno quel
concetto di auto che oggi conosciamo). Per la casa
invece, quando lo stato ci avrà espropriato surretiziamente
le nostre, dovremo andare ad abitare tutti nelle case
popolari ? E chi le costruirà ? Sempre lo stato
? E con quali soldi se già oggi non riesce neppure a
far fronte al fabbisogno attuale che, lo ricordo, é meno
del 5% dell'intero parco immobiliare italiano e che gli
italiani sono (per ora) al 89% padroni della casa in cui
abitano ?