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10 gennaio 2008 0:00 - Paolo 1
PMi sembra che l'esperto ADUC si riferisca alle norme del 1997 che prevedevano una ingiusta imposizione sui redditi da capitale, la porcata era duplice, da un lato in Italia, forse unico paese al mondo, simili imposte si pagano non sul "realizzato", cioe' su dei veri e propro redditi che in genere hanno luogo quando si incassano delle cedole di interessi o quando si vendono dei propri titoli, ma sul "maturato", cioe' fanno pagare imposte non su dei redditi, ma sull'aumento di valore di un capitale (Bertinotti gode, purtroppo il capitale in questione spesso non e' altro che il risparmio delle famiglie, tutelato dalla Costituzione), dall'altro mentre quando il valore delle azioni e' salito le imposte sul maturato si pagano in moneta sonante, anche se non si e' incassata una lira di guadagno, quando le azioni scendono, e il su e giu' in questo campo e' la regola, il fisco si guarda bene dal pagarci in contanti e sull'unghia le perdite o le imposte equivalenti alle perdite, no, si limita a riconoscere il diritto a mettere le perdite nella dichiarazione dei redditi come minusvalenze, ma solo per qualche anno, il che significa che se perdite e guadagni invece di alternanrsi ogni anno si hanno perdite per cinque o sei anni le minusvalenze vanno a farsi benedire, insomma il fisco intasca le imposte su redditi mai conseguiti, ma imbroglia facendo rapidamente sparire i propri debiti verso il contribuente. Ci sono poi altre fregature, ad esempio non si possono dedurre o detrarre piu' soldi di quanto sia l'imposta lorda, per cui se ci sono gia' deduzioni o detrazioni in quantita' quelle relative alle minusvalenze andrebbero a farsi benedire, altra truffa di Stato.
Quindi per prima cosa si dovrebbe mettere imposte sul realizzato e non sul maturato.
L'altro argomento importantissimo e' il timore che questo Governo di ladri e camorristi (il riferimento e ' a Napoli e alla sottrazione di denaro dai c/c di anni fa) voglia applicare un aumento delle imposte sui titoli di Stato in modo retroattivo, il che sarebbe illegale e contro i principi giuridici in materia. In altre parole il 12,5% sara' poco o molto, ma se quei titoli sono stati acquistati a un determinato prezzo e' perche' l'aliquota era quella, il 12,5%, se fosse stato il 2% il prezzo sarebbe stato maggiore, se invece l'imposta fosse stata del 25% il valore dei titoli e quindi il loro prezzo sarebbe stato molto minore, cambiare le carte in tavola dopo l'acquisto e' un furto o per lo meno una violazione di contratto, allora che restituiscano i titoli cioe' rimborsino i titoli di Stato subito e poi ciascuno li investira' dove vuole e alle nuove condizioni, e' chiaro che se l'imposta sale dal 12,5% al 20% il prezzo di vendita diminuira' in proporzione e quindi un possibile guiadagno di 10 miliardi di euro per lo Stato potrebbe valere solo una tantum, un furto realizzato applicando illegalmente in modo retroattivo le nuove norme. I titoli futuri, se l'aliquota sara' del 20%, avranno un prezzo piu' basso, e lo Stato perdera' sul prezzo quello che avra' guadagnato con la furbata retroattiva. Ci si aspetta quindi che l'ADUC e le altre associazioni si battano contro una possibile applicazione retroattiva.
Questo risponde anche a chi schernisce la possibilita' di investire all'estero: all'estero non ti portano via parte dei c/c di notte, le imposte le fanno pagare sui redditi e non su guadagni immaginari mai realizzati (ad esempio nel calcolo dell'ISEE si deve applicare al denaro che e' in conto corrente, quindi con interessi dello 0,00000x%, il coefficiente di rendimento (lordo!) dei titoli di Stato decennali, stabilito come gli fa comodo dal Ministro delle finanze, adesso e' sul 4%), e se le imposte sono alte i prezzi dei titoli di Stato sono proporzionalmente piu' bassi, insomma meglio avere a che fare con l'estero, sono piu' onesti.
Paolo
10 gennaio 2008 0:00 - FABRIZIO
Scusate, ma nella foga di scrivere cosa non va nella tassazione delle rendite da immobili, ho scordato di avanzare la mia proposta:

- cedolare secca del 20% sulla rendita da affitto.

- Calcolo della base imponibile prendendo l'affitto al netto di tutte le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, di condominio, ICI, bonifica, ecc. ecc.

Una volta detratte tutte queste tasse, balzelli e costi sopportati, su quel che resta, imposta secca del 20% appunto.

E per agevolare da un lato i contribuenti onesti, e dall'altro per sconsigliare i disonesti dal fare i furbi, lasciare l'obbligo di registrazione del contratto ma semplificandone l'attuale farragginosità:

Nessuna tassa di registro ad eccezione al limite di una marca da bollo da 14 euro;
facoltà di interrompere e/o riprendere contratti a tempo determinato (ad es. studenti o stagionali), senza tante stupide formalità.

L'italiano, non dimemntichiamolo, spesso, evade le tasse per 3 motivi precisi:

1) Sono troppo spropositate e "il rischio" vale la candela ! (Ci provo e se va bene ho risparmiato parecchio)

2) Sono troppo stupide, complesse e a rischio di errore anche per esperti commercialisti.

3) Insinuamo nel cittadino-suddito un sentimento di rivalsa contro lo strapotere dello stato-padrone.

Stato che sempre più spesso si dimostra forte con i deboli (e onesti) e debole coi forti (e furbi) !

Le tasse devono essere semplici e misurate.

Non sarà certo mai "bellissimo " pagarle (chi l'ha detto é pazzo !!) ma almeno non sarà così complicato ed ingiusto come molti di noi sostengono.
10 gennaio 2008 0:00 - V.F.C.
Ma quanto ci preoccupiamo per queste rendite da capitale!!!
Lor signori non le vogliono e minacciano di cambiare paese?!... E dove vanno, negli altri stati europei tasse e imposte si pagano - più alte che in Italia - e senza fiatare (pena multe salate e anche la galera), che si accomodino pure!.....
9 gennaio 2008 0:00 - massimo
- Il prezzo di un ETF non rispecchia mai l'effettivo valore dei titoli contenuti nel fondo (che prende il nome di NAV: net asset value). La differenza fra il NAV al momento della vendita e quello al momento dell'acquisto genera reddito da capitale. La differenza fra prezzo di vendita e prezzo di acquisto meno il NAV al momento della vendita ed NAV al momento dell'acquisto genera un "reddito diverso". Se si vende in perdita ma il NAV e' cresciuto, l'investitore paga un'imposta sul presunto "reddito di capitale". –



Teoricamente sarebbe così, ma ora, per favore Alessandro, una domanda importantissima ( se non ti va di rispondere qui te la riposto su “cara Aduc/Investire Informati):

Un ETF è fatto per seguire un sottostante, o meglio un asset (NAV), se non lo segue non assolve il suo compito e sarebbe quindi una truffa, un’evidente truffa.
Ma quelli che ho visto io hanno una discrepanza tra la variazione del valore delle quote dell’ETF e quello dell’asset, tracking error, veramente infima. Il market maker fornisce prezzi di negoziazione in acquisto e in vendita, e con buoni volumi, che non si discostano mai troppo dalle variazione del NAV. ( a parte quando il market maker sparisce... magari alle 15,30...)

Ora la domanda è: a parte la probabilità teorica di dover pagare tasse anche senza avere guadagnato, esiste PER LEGGE l’obbligo per ciascun ETF, quotato a Milano o in Europa, di avere uno o più market maker che PER LEGGE debbano sempre stare con le loro proposte di acquisto e vendita all’interno di una fascia di fascia di oscillazione rispetto alle variazioni del NAV? mi sembrava di sapere 2,5 %.... altrimenti sarebbero dei derivati e non dei fondi...

Mi dici per favore come è la legislazione al riguardo?

1) obbligo di market maker

2) fascia di oscillazioni per le proposte in denaro/lettera del mm rispetto al NAV

3) e quanto cazzo di tempo può il mm di un ETF sparire dal mercato

9 gennaio 2008 0:00 - FABRIZIO
Una volta tanto sono del tutto d'accordo con ADUC.

A quanto sotto aggiungerei che anche il mercato delle rendite e la tassazione sugli immobili deve essere riformato se vogliamo che emerga il nero degli affitti e se vogliamo fare giustizia fiscale:

Per un padre di famiglia che, oltre alla propria prima casa su cui paga (almeno sino ad oggi, poi si vedrà) una scandalosa tassa che si chiama ICI e che magari, a fior di sacrifici é riuscito a far su una seconda casa che darà al figlio quando si sposerà e che, in attesa che il grande giorno arrivi, la dà in affitto per racimolare almeno le spese di condominio, le tasse di bonifica, la manutenzione, le spese di condominio e la succitata famigerata ICI, ritrovarsi che, alla fine di tutto ciò, l'unico a guadagnarci é lo stato , mentre lui si ritroverà nella migliore delle ipotesi, al netto, un terzo di quanto incassato, lo spingerà ad affittare sempre in nero, in modo da risparmiare almeno un altro terzo, quello che lo stato pretende come IRPEF, nella migliore delle ipotesi.

In Italia, case e automobili sono sommerse da tasse (perché é facile risalirvi).
Fra un pò il petrolio finirà e l'auto sparirà (almeno quel concetto di auto che oggi conosciamo).
Per la casa invece, quando lo stato ci avrà espropriato surretiziamente le nostre, dovremo andare ad abitare tutti nelle case popolari ?
E chi le costruirà ?
Sempre lo stato ?
E con quali soldi se già oggi non riesce neppure a far fronte al fabbisogno attuale che, lo ricordo, é meno del 5% dell'intero parco immobiliare italiano e che gli italiani sono (per ora) al 89% padroni della casa in cui abitano ?
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