.... il post precedente é di un ladro parassita che si é
appropriato del mio nick per raccontarci quanto siano
efficaci le cure di .... 173 anni fa valide ?? su di una
neonata.
Molte ricerche recenti mettono in guarda dall'uso ludico
dell'erba magica.
Ad esempio .....
University of Texas. 2014
"Fumare marijuana in giovane eta' puo' avere conseguenze di
lungo termine sul cervello, e persino ridurre il quoziente
intellettivo: lo rivela uno studio dei ricercatori della
University of Texas. "
Lo studio mostra come ci siano differenze cerebrali tra i
fumatori abituali di marijuana e le altre persone. ..
Prima si inizia a fare uso di marijuana, piu' pronunciate
sono le differenze", ha spiegato ai media statunitensi la
dottoressa Francesca Filbey, autrice principale dello studio
e professore alla School of Behavioral and Brain Sciences
dell'University of Texas.
15 settembre 2016 21:00 - ennius4531
L’olio di Cannabis ha trattato l’epilessia già 173 anni
fa
Ogni giorno leggo articoli di scoperte scientifiche sulle
proprietà mediche della Cannabis, questa mattina ho letto
un articolo su come il CBD è “una medicina miracolosa per
l’epilessia pediatrica”.
Amylea Nunez, due mesi, è stata la paziente più giovane
cui è stato prescritto l’olio di Cannabis. Tuttavia, lei
non è stata la paziente più giovane a essere stata
trattata con l’olio di Cannabis per l’epilessia
pediatrica, questa non è una nuova scoperta, si tratta
semplicemente di una riscoperta.
È possibile leggere la storia straordinaria della piccola
Amylea: la neonata supera le crisi convulsive dopo essere
diventata la più giovane paziente ad assumere l’olio di
Cannabis.
William_Brooke_O’Shaughnessy_1Dr WB O’Shaughnessy (link
al documento originale)
Nel 1840, medici dell’epoca vittoriana trattavano i
pazienti con estratti di Cannabis per molte malattie, tra
cui tinture per il trattamento di bambini affetti da
epilessia.
Uno dei miei preferiti era il pioniere dr. William Brooke
O’Shaughnessy MD (Medicinae Doctor), un medico irlandese,
chirurgo, professore di chimica, scienziato e innovatore, è
stato un pioniere della ‘terapia endovenosa’ lui era
stato accreditato per l’introduzione della Cannabis nella
medicina occidentale.
O’Shaughnessy si laureò nel 1829 con un dottorato in
medicina presso l’Università di Edimburgo. Nel 1831, alla
giovane età di 22 anni, aveva studiato il colera e il suo
lavoro anticipatore ha portato allo sviluppo di fluidi da
somministrare per via endovenosa e alla terapia di
sostitutiva degli elettroliti.
Nel 1833, O’Shaughnessy si trasferisce a Calcutta, in
India a lavorare per la British East India Company
(Compagnia Britannica delle Indie Orientali), durante la sua
permanenza nella città indiana sviluppato nuove tecniche di
estrazione dei cannabinoidi, che ha approntato e usato per
il trattamento di pazienti affetti da, colera, tetano, come
analgesico, per i reumatismi e nell’epilessia dei
neonati.
In India, ha studiato inizialmente la farmacologia botanica
e chimica, pubblicando il suo primo articolo sulla Cannabis
medica nel 1839.
Nel suo articolo “Sui preparativi della Canapa Indiana, o
Gunjah”, pubblicato sul Provincial Medical Journal
(l’attuale British Medical Journal, una delle prime
riviste di medicina generale al mondo) a Londra il 4
febbraio 1843, O’Shaughnessey riporta il caso di un
bambino, poco più di un mese, cui ha somministrato una
tintura a base di etanolo (alcool ) di Cannabis.
Ricordate per favore che questo è stato scritto 173 anni
fa.
15 settembre 2016 20:37 - ennius4531
.... il post precedente é di un furbastro parassita che si
é appropriato del mio nick per raccontarci quanto siano
efficaci le cure di .... 173 anni fa valide ?? su di una
neonata.
Molte ricerche recenti mettono in guarda dall'uso ludico
dell'erba magica.
Ad esempio .....
University of Texas. 2014
"Fumare marijuana in giovane eta' puo' avere conseguenze di
lungo termine sul cervello, e persino ridurre il quoziente
intellettivo: lo rivela uno studio dei ricercatori della
University of Texas. "
Lo studio mostra come ci siano differenze cerebrali tra i
fumatori abituali di marijuana e le altre persone. ..
Prima si inizia a fare uso di marijuana, piu' pronunciate
sono le differenze", ha spiegato ai media statunitensi la
dottoressa Francesca Filbey, autrice principale dello studio
e professore alla School of Behavioral and Brain Sciences
dell'University of Texas. "
15 settembre 2016 18:29 - ennius4531
L’olio di Cannabis ha trattato l’epilessia già 173 anni
fa
Ogni giorno leggo articoli di scoperte scientifiche sulle
proprietà mediche della Cannabis, questa mattina ho letto
un articolo su come il CBD è “una medicina miracolosa per
l’epilessia pediatrica”.
Amylea Nunez, due mesi, è stata la paziente più giovane
cui è stato prescritto l’olio di Cannabis. Tuttavia, lei
non è stata la paziente più giovane a essere stata
trattata con l’olio di Cannabis per l’epilessia
pediatrica, questa non è una nuova scoperta, si tratta
semplicemente di una riscoperta.
È possibile leggere la storia straordinaria della piccola
Amylea: la neonata supera le crisi convulsive dopo essere
diventata la più giovane paziente ad assumere l’olio di
Cannabis.
William_Brooke_O’Shaughnessy_1Dr WB O’Shaughnessy (link
al documento originale)
Nel 1840, medici dell’epoca vittoriana trattavano i
pazienti con estratti di Cannabis per molte malattie, tra
cui tinture per il trattamento di bambini affetti da
epilessia.
Uno dei miei preferiti era il pioniere dr. William Brooke
O’Shaughnessy MD (Medicinae Doctor), un medico irlandese,
chirurgo, professore di chimica, scienziato e innovatore, è
stato un pioniere della ‘terapia endovenosa’ lui era
stato accreditato per l’introduzione della Cannabis nella
medicina occidentale.
O’Shaughnessy si laureò nel 1829 con un dottorato in
medicina presso l’Università di Edimburgo. Nel 1831, alla
giovane età di 22 anni, aveva studiato il colera e il suo
lavoro anticipatore ha portato allo sviluppo di fluidi da
somministrare per via endovenosa e alla terapia di
sostitutiva degli elettroliti.
Nel 1833, O’Shaughnessy si trasferisce a Calcutta, in
India a lavorare per la British East India Company
(Compagnia Britannica delle Indie Orientali), durante la sua
permanenza nella città indiana sviluppato nuove tecniche di
estrazione dei cannabinoidi, che ha approntato e usato per
il trattamento di pazienti affetti da, colera, tetano, come
analgesico, per i reumatismi e nell’epilessia dei
neonati.
In India, ha studiato inizialmente la farmacologia botanica
e chimica, pubblicando il suo primo articolo sulla Cannabis
medica nel 1839.
Nel suo articolo “Sui preparativi della Canapa Indiana, o
Gunjah”, pubblicato sul Provincial Medical Journal
(l’attuale British Medical Journal, una delle prime
riviste di medicina generale al mondo) a Londra il 4
febbraio 1843, O’Shaughnessey riporta il caso di un
bambino, poco più di un mese, cui ha somministrato una
tintura a base di etanolo (alcool ) di Cannabis.
Ricordate per favore che questo è stato scritto 173 anni
fa.
15 settembre 2016 18:21 - ennius4531
.... é un furbastro parassita che si camuffa dietro il
nick di altri per raccontarci quanto siano efficaci le cure
di .... 173 anni fa valide ?? su di una neonata.
Molte ricerche recenti mettono in guarda dall'uso ludico
dell'erba magica.
Ad esempio .....
University of Texas. 2014
"Fumare marijuana in giovane eta' puo' avere conseguenze di
lungo termine sul cervello, e persino ridurre il quoziente
intellettivo: lo rivela uno studio dei ricercatori della
University of Texas. "
Lo studio mostra come ci siano differenze cerebrali tra i
fumatori abituali di marijuana e le altre persone. ..
Prima si inizia a fare uso di marijuana, piu' pronunciate
sono le differenze", ha spiegato ai media statunitensi la
dottoressa Francesca Filbey, autrice principale dello studio
e professore alla School of Behavioral and Brain Sciences
dell'University of Texas. "
14 settembre 2016 21:29 - ennius 4531
L’olio di Cannabis ha trattato l’epilessia già 173 anni
fa
Ogni giorno leggo articoli di scoperte scientifiche sulle
proprietà mediche della Cannabis, questa mattina ho letto
un articolo su come il CBD è “una medicina miracolosa per
l’epilessia pediatrica”.
Amylea Nunez, due mesi, è stata la paziente più giovane
cui è stato prescritto l’olio di Cannabis. Tuttavia, lei
non è stata la paziente più giovane a essere stata
trattata con l’olio di Cannabis per l’epilessia
pediatrica, questa non è una nuova scoperta, si tratta
semplicemente di una riscoperta.
È possibile leggere la storia straordinaria della piccola
Amylea: la neonata supera le crisi convulsive dopo essere
diventata la più giovane paziente ad assumere l’olio di
Cannabis.
William_Brooke_O’Shaughnessy_1Dr WB O’Shaughnessy (link
al documento originale)
Nel 1840, medici dell’epoca vittoriana trattavano i
pazienti con estratti di Cannabis per molte malattie, tra
cui tinture per il trattamento di bambini affetti da
epilessia.
Uno dei miei preferiti era il pioniere dr. William Brooke
O’Shaughnessy MD (Medicinae Doctor), un medico irlandese,
chirurgo, professore di chimica, scienziato e innovatore, è
stato un pioniere della ‘terapia endovenosa’ lui era
stato accreditato per l’introduzione della Cannabis nella
medicina occidentale.
O’Shaughnessy si laureò nel 1829 con un dottorato in
medicina presso l’Università di Edimburgo. Nel 1831, alla
giovane età di 22 anni, aveva studiato il colera e il suo
lavoro anticipatore ha portato allo sviluppo di fluidi da
somministrare per via endovenosa e alla terapia di
sostitutiva degli elettroliti.
Nel 1833, O’Shaughnessy si trasferisce a Calcutta, in
India a lavorare per la British East India Company
(Compagnia Britannica delle Indie Orientali), durante la sua
permanenza nella città indiana sviluppato nuove tecniche di
estrazione dei cannabinoidi, che ha approntato e usato per
il trattamento di pazienti affetti da, colera, tetano, come
analgesico, per i reumatismi e nell’epilessia dei
neonati.
In India, ha studiato inizialmente la farmacologia botanica
e chimica, pubblicando il suo primo articolo sulla Cannabis
medica nel 1839.
Nel suo articolo “Sui preparativi della Canapa Indiana, o
Gunjah”, pubblicato sul Provincial Medical Journal
(l’attuale British Medical Journal, una delle prime
riviste di medicina generale al mondo) a Londra il 4
febbraio 1843, O’Shaughnessey riporta il caso di un
bambino, poco più di un mese, cui ha somministrato una
tintura a base di etanolo (alcool ) di Cannabis.
Ricordate per favore che questo è stato scritto 173 anni
fa.
14 settembre 2016 8:07 - ennius4531
..... ennius4531 é solo uno furbastro parassita che si
impossessa dei nickname degli altri ( differenziandosi solo
per uno spazio bianco all'inizio del nick ) approfittando,
se ne deduce, del carente controllo da parte di Aduc
nell'accettazione dei nuovi nick.
Una delle tante ricerche specialistiche ci dice che ...
Da Aduc ..
Notizia 10 settembre 2014
Chi usa regolarmente cannabis prima dei 17 anni ha una
probabilità di oltre il 60% maggiore di abbandonare gli
studi secondari ed è a rischio significativamente più alto
di non completare quelli universitari, di usare altre droghe
e di tentare il suicidio, rispetto a chi non l'ha mai
fumata.
Uno studio australiano del Centro Nazionale di Ricerca su
Droghe e Alcool dell'Università del Nuovo Galles del Sud
conclude inoltre che non vi è un livello 'sicuro' di uso da
parte di adolescenti, e che i risultati educativi più
scarsi e i rischi accresciuti si verificano anche fra chi
usa la droga meno di una volta al mese.
Gli studiosi hanno elaborato i dati di 3765 partecipanti che
hanno usato cannabis, da tre ampi studi di lunga durata
sulla frequenza e sugli effetti del suo uso. Secondo gli
autori della ricerca, pubblicata su The Lancet Psychiatry,
si tratta della dimostrazione più fondata dei danni della
marijuana negli anni dell'adolescenza.
I ricercatori hanno esaminato una serie di aspetti dello
sviluppo fino all'età di 30 anni: completamento degli studi
secondari, conseguimento di una laurea, dipendenza dalla
cannabis, uso di altre droghe illegali, tentativi di
suicidio, e depressione. Gli adolescenti sotto i 17 anni che
assumevano cannabis quotidianamente avevano una probabilità
di oltre il 60% minore di completare la scuola superiore o
l'università, sette volte più alta di tentare il suicidio,
18 volte maggiore di sviluppare dipendenza dalla cannabis e
otto volte maggiore di usare altre droghe illegali più
tardi nella vita.
"I risultati sono particolarmente tempestivi, dato che
diversi Stati Usa e paesi dell'America Latina si muovono
verso la depenalizzazione o legalizzazione della cannabis,
che la renderebbero più accessibile ai più giovani",
scrive il principale autore dello studio, Edmund Silins.
"Le autorità devono essere consapevoli che un suo uso in
adolescenza è associato a una serie di esiti negativi sulla
salute, sul benessere e sull'affermazione personale",
aggiunge.
13 settembre 2016 21:28 - ennius4531
..... ennius4531 é solo uno furbastro parassita che si
impossessa dei nickname degli altri ( differenziandosi solo
per uno spazio bianco all'inizio del nick ) approfittando,
se ne deduce, del carente controllo da parte di Aduc
nell'accettazione dei nuovi nick.
Una delle tante ricerche specialistiche ci dice che ...
Da Aduc
Notizia 11 ottobre 2013 18:54
"Dire "si'" alla marijuana aumenta le probabilita' di
concedere un "si'" anche ad altre tipologie di stupefacenti
piu' pericolose, secondo un nuovo studio statunitense che ha
coinvolto un campione di 29054 studenti delle scuole
superiori.
Dai dati e' emerso che fumare marijuana rende piu'
possibilisti e meno giudicanti relativamente all'uso di
altre droghe piu' pesanti, come cocaina, crack, LSD, eroina,
anfetamine ed ecstasy. In pratica, l'assunzione di una droga
rende meno critici rispetto all'assunzione di altre
droghe.
Chi fuma marijuana tende ad essere meno giudicante in
particolare verso l'utilizzo delle cosiddette droghe
"socialmente accettabili" come LSD, anfetamine ed ecstasy.
Gli studenti dal background socio-economico piu' elevato
sono apparsi piu' tolleranti verso gli stupefacenti socially
acceptable mentre le donne in generale sono risultate piu'
inclini a dire "no" a droghe come cocaina, crack, LSD e
ecstasy.
Lo studio e' stato condotto da Joseph Palamar della New York
University e pubblicato su Prevention Science."
12 settembre 2016 20:42 - ennius4531
... ennius4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri impossessandosene
approfittando del carente controllo da parte di Aduc al
riguardo.
Che lo Stato accetti di immettere ulteriore pattume ludico
sul mercato legale rappresenta una ulteriore violazione
delle norme costituzionali che impongono allo Stato in base
all'art.32 di ...
'La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto
dell'individuo e interesse della collettività..' .
L'interesse della collettività va tutelato inoltre da chi,
scambiando per diritti i propri capricci, può rappresentare
un pericolo per gli altri come le ricerche specialistiche
hanno evidenziato alla faccia delle maggioranze o minoranze
anche sindacali.
Da Aduc
Notizia 11 ottobre 2013 18:54
"Dire "si'" alla marijuana aumenta le probabilita' di
concedere un "si'" anche ad altre tipologie di stupefacenti
piu' pericolose, secondo un nuovo studio statunitense che ha
coinvolto un campione di 29054 studenti delle scuole
superiori.
Dai dati e' emerso che fumare marijuana rende piu'
possibilisti e meno giudicanti relativamente all'uso di
altre droghe piu' pesanti, come cocaina, crack, LSD, eroina,
anfetamine ed ecstasy. In pratica, l'assunzione di una droga
rende meno critici rispetto all'assunzione di altre
droghe.
Chi fuma marijuana tende ad essere meno giudicante in
particolare verso l'utilizzo delle cosiddette droghe
"socialmente accettabili" come LSD, anfetamine ed ecstasy.
Gli studenti dal background socio-economico piu' elevato
sono apparsi piu' tolleranti verso gli stupefacenti socially
acceptable mentre le donne in generale sono risultate piu'
inclini a dire "no" a droghe come cocaina, crack, LSD e
ecstasy.
Lo studio e' stato condotto da Joseph Palamar della New York
University e pubblicato su Prevention Science."
6 settembre 2016 14:25 - ennius4531
... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del carente controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick.
Che lo Stato accetti di immettere ulteriore pattume ludico
sul mercato legale rappresenta una ulteriore violazione
delle norme costituzionali che impongono allo Stato in base
all'art.32 di ...
'La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto
dell'individuo e interesse della collettività..' .
L'interesse della collettività va tutelato inoltre da chi,
scambiando per diritti i propri capricci, può rappresentare
un pericolo per gli altri come le ricerche specialistiche
hanno evidenziato alla faccia delle maggioranze o minoranze
anche sindacali.
Da Aduc
Notizia 11 ottobre 2013 18:54
"Dire "si'" alla marijuana aumenta le probabilita' di
concedere un "si'" anche ad altre tipologie di stupefacenti
piu' pericolose, secondo un nuovo studio statunitense che ha
coinvolto un campione di 29054 studenti delle scuole
superiori.
Dai dati e' emerso che fumare marijuana rende piu'
possibilisti e meno giudicanti relativamente all'uso di
altre droghe piu' pesanti, come cocaina, crack, LSD, eroina,
anfetamine ed ecstasy. In pratica, l'assunzione di una droga
rende meno critici rispetto all'assunzione di altre
droghe.
Chi fuma marijuana tende ad essere meno giudicante in
particolare verso l'utilizzo delle cosiddette droghe
"socialmente accettabili" come LSD, anfetamine ed ecstasy.
Gli studenti dal background socio-economico piu' elevato
sono apparsi piu' tolleranti verso gli stupefacenti socially
acceptable mentre le donne in generale sono risultate piu'
inclini a dire "no" a droghe come cocaina, crack, LSD e
ecstasy.
Lo studio e' stato condotto da Joseph Palamar della New York
University e pubblicato su Prevention Science."
29 agosto 2016 20:41 - ennio4531
IL MAGGIOR SINDACATO DI POLIZA ITALIANA SI SCHIERA :
LEGALIZZARE LA CANNABIS E' UNA BUONA IDEA
Dopo la Direzione nazionale antimafia e il presidente
dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone anche il
maggior sindacato di polizia, il Siulp, prende posizione
aprendo alla possibilità di una legalizzazione della
cannabis. Il segretario generale del sindacato, Felice
Romani, ha affermato: «Se la cannabis fosse somministrata
attraverso un circuito legale sarebbe meno pericolosa e non
conterrebbe quegli additivi chimici e inquinanti che fanno
più danni dello stesso principio attivo. Oggi la
microcriminalità, o criminalità diffusa, è alimentata
soprattutto dai giovani che proprio per procurarsi queste
sostanze si rivolgono al mercato nero e commettono reati
come furti, scippi e rapine, i più odiosi nel sentire
comune».
Siamo ancora lontani da ciò che accade negli Usa, dove i
poliziotti contro il proibizionismo hanno fondato
un’associazione che finanzia campagne per la
legalizzazione e per spiegare come essa sia fondamentale per
permettere alle forze dell’ordine di liberare risorse
economiche ed umane per perseguire i reati più gravi, ma la
presa di posizione del Siulp, che con oltre 25mila iscritti
è il più rappresentativo tra i sindacati di polizia,
rappresenta sicuramente una notizia rilevante che era
tutt’altro che scontata nel panorama italiano: a quanto
pare non tutti i poliziotti italiani trovano intelligente
continuare a impegnare buona parte delle pattuglie per
inseguire ragazzini con due grammi di erba in tasca.
Altri sindacati di polizia si sono invece espressi
contrariamente ad ogni ipotesi di legalizzazione. Tra questi
il Sindacato Autonomo di Polizia (Sap) che in un comunicato
ha affermato che «vietare l’uso delle droghe di qualsiasi
tipo e’ la concretizzazione di una scelta etico-morale che
mira a ridimensionare la cultura dello sballo e la
promozione dei falsi valori e degli stili di vita decadenti
e degenerativi». Per la cronaca il Sap è lo stesso
sindacato al cui congresso venne riservata un’ovazione ai
poliziotti condannati per l’uccisione di Federico
Aldovrandi.
29 agosto 2016 15:43 - ennius4531
... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del carente controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick.
Intanto la ricerca specialistica , alla faccia delle
maggioranze o minoranze e sindacati, questo ci dice .
Alcuni studi ....
(Abstract ).
Harvard Medical School 16/04/2014
' Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le
persone che avevano usato cannabis una o due volte la
settimana anche per pochi mesi, sono state trovate avere
cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le
emozioni, la motivazione e la dipendenza
I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate
scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che
avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti
e li hanno confrontati con quelle di studenti che non
avevano mai consumato la droga.
Due sezioni principali del cervello sono risultate essere
colpite. Ovviamente, più alto il consumo di cannabis dei
soggetti dello studio, maggiori le anomalie cerebrali su
migliaia di soggetti .
L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter,
professore di psichiatria e scienze comportamentali alla
Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha
dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte
all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia
associato a conseguenze negative. ...."
Mark Winstanley , chief executive del centro per malati
mentali Rethink , ha detto: “Per troppo tempo la cannabis
è stata vista come sicura, ma come suggerisce questo
studio, può avere davvero un grave impatto sulla vostra
salute mentale . La ricerca mostra anche che quando la gente
fuma cannabis prima dei 15 anni, si quadruplica la
probabilità di sviluppare psicosi. Ma poche persone sono
consapevoli dei rischi.”
University of Texas. 2014
"Fumare marijuana in giovane eta' puo' avere conseguenze di
lungo termine sul cervello, e persino ridurre il quoziente
intellettivo: lo rivela uno studio dei ricercatori della
University of Texas. "
Lo studio mostra come ci siano differenze cerebrali tra i
fumatori abituali di marijuana e le altre persone. ..
Prima si inizia a fare uso di marijuana, piu' pronunciate
sono le differenze", ha spiegato ai media statunitensi la
dottoressa Francesca Filbey, autrice principale dello studio
e professore alla School of Behavioral and Brain Sciences
dell'University of Texas. " .
STUDIO, CANNABIS CAUSA L’INSORGERE DI PSICOSI:
SCHIZOFRENIA E DISTURBO BIPOLARE
GENNAIO 10, 2014
Nel nuovo studio, pubblicato in Schizophrenia Bulletin, i
ricercatori si sono concentrati sui modelli di consumo di
cannabis, il sesso e le relazioni tra tali fattori e
un’insorgenza precoce del primo episodio psicotico .
Lo studio svolto da ricercatori britannici su adulti che
hanno vissuto episodi di psicosi, l’assunzione di
marijuana è stata collegata all’insorgere della
malattia.
Il legame tra l’uso della cannabis e le malattie psichiche
è ormai noto, soprattutto nei casi di schizofrenia.
In questo caso, come riferisce Marta Di Forti , che ha
guidato la ricerca presso l’Istituto di Psichiatria al
Kings College, lo studio associa l’uso quotidiano di
cannabis all’insorgere della psicosi.
“Vorrei cercare di capire perché le persone usano
cannabis, cosa ricevono da questo utilizzo e poi
coinvolgerli spiegando loro come questo può causare danni
al cervello e aumentare il rischio di psicosi “, ha detto
la ricercatrice Marta Di Forti.
Australia ....Centro Nazionale di Ricerca su Droghe e Alcool
dell'Università del Nuovo Galles del Sud ...
Gli studiosi hanno elaborato i dati di 3765 partecipanti che
hanno usato cannabis, da tre ampi studi di lunga durata
sulla frequenza e sugli effetti del suo uso. Secondo gli
autori della ricerca, pubblicata su The Lancet Psychiatry,
si tratta della dimostrazione più fondata dei danni della
marijuana negli anni dell'adolescenza. .." .
Schizophrenia in users and nonusers of cannabis
A longitudinal study in Stockholm County
Stanley Zammit, MRC clinical research fellow,a Peter
Allebeck, professor of social medicine,b Sven Andreasson,
associate professor of social medicine,c Ingvar Lundberg,
professor of occupational epidemiology,c and Glyn Lewis,
professor of psychiatric epidemiologyd.
Participants
50 087 subjects: data were available on self reported use of
cannabis and other drugs, and on several social and
psychological characteristics.
Conclusions
Cannabis use is associated with an increased risk of
developing schizophrenia, consistent with a causal relation.
This association is not explained by use of other
psychoactive drugs or personality traits relating to social
integration.
28 agosto 2016 15:27 - ennio4531
IL MAGGIOR SINDACATO DI POLIZA ITALIANA SI SCHIERA :
LEGALIZZARE LA CANNABIS E' UNA BUONA IDEA
Dopo la Direzione nazionale antimafia e il presidente
dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone anche il
maggior sindacato di polizia, il Siulp, prende posizione
aprendo alla possibilità di una legalizzazione della
cannabis. Il segretario generale del sindacato, Felice
Romani, ha affermato: «Se la cannabis fosse somministrata
attraverso un circuito legale sarebbe meno pericolosa e non
conterrebbe quegli additivi chimici e inquinanti che fanno
più danni dello stesso principio attivo. Oggi la
microcriminalità, o criminalità diffusa, è alimentata
soprattutto dai giovani che proprio per procurarsi queste
sostanze si rivolgono al mercato nero e commettono reati
come furti, scippi e rapine, i più odiosi nel sentire
comune».
Siamo ancora lontani da ciò che accade negli Usa, dove i
poliziotti contro il proibizionismo hanno fondato
un’associazione che finanzia campagne per la
legalizzazione e per spiegare come essa sia fondamentale per
permettere alle forze dell’ordine di liberare risorse
economiche ed umane per perseguire i reati più gravi, ma la
presa di posizione del Siulp, che con oltre 25mila iscritti
è il più rappresentativo tra i sindacati di polizia,
rappresenta sicuramente una notizia rilevante che era
tutt’altro che scontata nel panorama italiano: a quanto
pare non tutti i poliziotti italiani trovano intelligente
continuare a impegnare buona parte delle pattuglie per
inseguire ragazzini con due grammi di erba in tasca.
Altri sindacati di polizia si sono invece espressi
contrariamente ad ogni ipotesi di legalizzazione. Tra questi
il Sindacato Autonomo di Polizia (Sap) che in un comunicato
ha affermato che «vietare l’uso delle droghe di qualsiasi
tipo e’ la concretizzazione di una scelta etico-morale che
mira a ridimensionare la cultura dello sballo e la
promozione dei falsi valori e degli stili di vita decadenti
e degenerativi». Per la cronaca il Sap è lo stesso
sindacato al cui congresso venne riservata un’ovazione ai
poliziotti condannati per l’uccisione di Federico
Aldovrandi.
27 agosto 2016 10:34 - ennio4531
CANNABIS LEGALE L'ITALIA COMINCIA A CREDERCI
Vent’anni fa solo un quarto della popolazione era
favorevole alla legalizzazione. La quota, in crescita dal
2007, oggi è al 46%. Un terzo degli italiani resta
totalmente contrario
Legalizzare o non legalizzare la cannabis? Il dibattito ha
una lunga storia che origina dagli ultimi decenni del secolo
scorso. Dal 1997 a oggi l’accordo o il disaccordo sulla
legalizzazione delle droghe leggere ha subito una
significativa evoluzione. Quattro lustri fa solo un quarto
della popolazione era favorevole a tale ipotesi. Una
posizione minoritaria che è rimasta tale fino a metà del
primo decennio del XXI secolo. A partire dal 2007 (anno
successivo alla legge Fini-Giovanardi e agli inasprimenti
punitivi da essa introdotti) si registra una costante salita
dei favorevoli, che arrivano a un terzo dell’opinione
pubblica nel 2010, per salire al 43% nel 2014 (anno in cui
la Consulta boccia la Fini-Giovanardi) e al 46% di
quest’anno. Nell’arco di venti anni è avvenuto un
deciso mutamento di opinione, con il raddoppio della spinta
aperturista, mentre il fronte avverso ha vissuto un
progressivo prosciugamento.
Il tema presenta differenti sfaccettature. Le droghe leggere
– ha affermato recentemente Roberto Saviano – sono merce
di scambio tra terroristi e organizzazioni criminali. Per
questo la legalizzazione indebolirà le mafie.
argomento che convince buona parte dell’opinione pubblica
(50%) e che va analizzato con attenzione. I favorevoli alla
legalizzazione per colpire le mafie sono maggiormente
presenti tra gli elettori del Pd e dei Cinquestelle, ma ne
troviamo una buona quantità anche tra le fila degli
elettori di Forza Italia e della LegaNord. Complessivamente,
i contrari “senza se e senza ma” alla legalizzazione
sono un terzo degli italiani, mentre un quinto resta in
bilico tra le due posizioni.
Se è vero che nel Paese sull’argomento incontriamo delle
maggioranze politicamente identificabili, è altrettanto
vero che esso taglia tangenzialmente tutti i partiti. Gli
elettori della LegaNord, ad esempio, appaiono divisi in due
nette fazioni di peso equipollente, mentre quelli di Forza
Italia risultano leggermente più schierati per il no (anche
se di soli 4 punti). Nel Paese esiste, allo stato attuale,
una maggioranza relativa (e non assoluta) a favore della
legalizzazione, mentre le posizioni di netta contrarietà,
nel corso del tempo, hanno perso parte della spinta
propulsiva
Cambiando punto di osservazione e passando dalla politica
alla dimensione generazionale, possiamo osservare che la
faglia di separazione sulla legalizzazione scorre lungo
l’asse dell’età. Tra gli under 34 anni, infatti, la
maggioranza dei favorevoli è assoluta (56%), mente tra gli
over 55 le posizioni avverse a ipotesi liberazioniste
restano, di sei punti, superiori a quelle aperturiste. Anche
in questo caso possiamo parlare di un’evoluzione nel tempo
degli atteggiamenti, determinata dal permanere su posizioni
di apertura da parte dei giovani e dell’accedere alle
classi di età maggiori di quanti, negli scorsi venti anni,
avevano già espresso posizioni favorevoli alla
liberalizzazione.
In piena coerenza con questa evoluzione troviamo il favore,
da parte dell’opinione pubblica, dell’ipotesi della
produzione e della vendita della cannabis sotto il controllo
del Monopolio di Stato (sempre con il chiaro obiettivo di
tagliare l’erba sotto i piedi alla criminalità
organizzata).
Per completare il quadro è utile ricordare il favore, quasi
unanime, per l’uso terapeutico della cannabis. In questi
anni, quindi, è avvenuto un triplice processo di mutamento
tra gli italiani. Si è infragilito il senso di
pericolosità di questa sostanza e il suo essere anticamera
all’uso delle droghe pesanti; si è via via
de-ideologizzato il confronto, relegando le posizioni
oltranziste alle parti minoritarie di entrambi gli
schieramenti; si è insediato un senso d’inefficacia delle
misure repressive, con l’insediarsi di un atteggiamento
più pragmatico, volto ad affrontare il tema in modo
razionale e con l’aspirazione a colpire e destabilizzare
le fonti di reddito e gli spazi di manovra della
criminalità.
26 agosto 2016 19:50 - ennius4531
... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick...
La ricerca specialistica ci dice che.....
Da Aduc ..
Notizia 10 settembre 2014
Chi usa regolarmente cannabis prima dei 17 anni ha una
probabilità di oltre il 60% maggiore di abbandonare gli
studi secondari ed è a rischio significativamente più alto
di non completare quelli universitari, di usare altre droghe
e di tentare il suicidio, rispetto a chi non l'ha mai
fumata.
Uno studio australiano del Centro Nazionale di Ricerca su
Droghe e Alcool dell'Università del Nuovo Galles del Sud
conclude inoltre che non vi è un livello 'sicuro' di uso da
parte di adolescenti, e che i risultati educativi più
scarsi e i rischi accresciuti si verificano anche fra chi
usa la droga meno di una volta al mese.
Gli studiosi hanno elaborato i dati di 3765 partecipanti che
hanno usato cannabis, da tre ampi studi di lunga durata
sulla frequenza e sugli effetti del suo uso. Secondo gli
autori della ricerca, pubblicata su The Lancet Psychiatry,
si tratta della dimostrazione più fondata dei danni della
marijuana negli anni dell'adolescenza.
I ricercatori hanno esaminato una serie di aspetti dello
sviluppo fino all'età di 30 anni: completamento degli studi
secondari, conseguimento di una laurea, dipendenza dalla
cannabis, uso di altre droghe illegali, tentativi di
suicidio, e depressione. Gli adolescenti sotto i 17 anni che
assumevano cannabis quotidianamente avevano una probabilità
di oltre il 60% minore di completare la scuola superiore o
l'università, sette volte più alta di tentare il suicidio,
18 volte maggiore di sviluppare dipendenza dalla cannabis e
otto volte maggiore di usare altre droghe illegali più
tardi nella vita.
"I risultati sono particolarmente tempestivi, dato che
diversi Stati Usa e paesi dell'America Latina si muovono
verso la depenalizzazione o legalizzazione della cannabis,
che la renderebbero più accessibile ai più giovani",
scrive il principale autore dello studio, Edmund Silins.
"Le autorità devono essere consapevoli che un suo uso in
adolescenza è associato a una serie di esiti negativi sulla
salute, sul benessere e sull'affermazione personale",
aggiunge.
4 agosto 2016 11:15 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
2 agosto 2016 23:44 - ennius4531
... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick...
Schizophrenia in users and nonusers of cannabis
A longitudinal study in Stockholm County
Stanley Zammit, MRC clinical research fellow,a Peter
Allebeck, professor of social medicine,b Sven Andreasson,
associate professor of social medicine,c Ingvar Lundberg,
professor of occupational epidemiology,c and Glyn Lewis,
professor of psychiatric epidemiologyd
An association between use of cannabis in adolescence and
subsequent risk of schizophrenia was previously reported in
a follow up of Swedish conscripts. Arguments were raised
that this association may be due to use of drugs other than
cannabis and that personality traits may have confounded
results. We performed a further analysis of this cohort to
address these uncertainties while extending the follow up
period to identify additional cases.
Setting 1969-70 survey of Swedish conscripts (97% of the
country's male population aged 18-20).
Participants
50 087 subjects: data were available on self reported use of
cannabis and other drugs, and on several social and
psychological characteristics.
Results
Cannabis was associated with an increased risk of developing
schizophrenia in a dose dependent fashion both for subjects
who had ever used cannabis (adjusted odds ratio for linear
trend of increasing frequency 1.2, 95% confidence interval
1.1 to 1.4, P50 times was 6.7 (2.1 to 21.7) in the cannabis
only group. Similar results were obtained when analysis was
restricted to subjects developing schizophrenia after five
years after conscription, to exclude prodromal cases.
2 agosto 2016 22:37 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
2 agosto 2016 16:19 - ennius4531
.... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick...
Intanto la ricerca specialistica ci dice che...
HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE,
DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato
che anche il suo uso casuale è alla base di danni
permanenti al cervello....
Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le
persone che avevano usato cannabis una o due volte la
settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere
cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le
emozioni, la motivazione e la dipendenza.
I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate
scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che
avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti
e li hanno confrontati con quelle di studenti che non
avevano mai consumato la droga.....
L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter,
professore di psichiatria e scienze comportamentali alla
Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha
dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte
all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia
associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano
marijuana una o due volte la settimana...
1 agosto 2016 22:19 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
1 agosto 2016 8:16 - ennius4531
Altro studio specialistico sugli effetti dell'erba magica
....
Da Aduc
Notizia 11 ottobre 2013 18:54
"Dire "si'" alla marijuana aumenta le probabilita' di
concedere un "si'" anche ad altre tipologie di stupefacenti
piu' pericolose, secondo un nuovo studio statunitense che ha
coinvolto un campione di 29054 studenti delle scuole
superiori.
Dai dati e' emerso che fumare marijuana rende piu'
possibilisti e meno giudicanti relativamente all'uso di
altre droghe piu' pesanti, come cocaina, crack, LSD, eroina,
anfetamine ed ecstasy. In pratica, l'assunzione di una droga
rende meno critici rispetto all'assunzione di altre
droghe.
Chi fuma marijuana tende ad essere meno giudicante in
particolare verso l'utilizzo delle cosiddette droghe
"socialmente accettabili" come LSD, anfetamine ed ecstasy.
Gli studenti dal background socio-economico piu' elevato
sono apparsi piu' tolleranti verso gli stupefacenti socially
acceptable mentre le donne in generale sono risultate piu'
inclini a dire "no" a droghe come cocaina, crack, LSD e
ecstasy.
Lo studio e' stato condotto da Joseph Palamar della New York
University e pubblicato su Prevention Science."
31 luglio 2016 23:04 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
31 luglio 2016 18:29 - ennius4531
Altro studio specialistico sugli effetti dell'erba magica
....
Da Aduc
Notizia 11 ottobre 2013 18:54
"Dire "si'" alla marijuana aumenta le probabilita' di
concedere un "si'" anche ad altre tipologie di stupefacenti
piu' pericolose, secondo un nuovo studio statunitense che ha
coinvolto un campione di 29054 studenti delle scuole
superiori.
Dai dati e' emerso che fumare marijuana rende piu'
possibilisti e meno giudicanti relativamente all'uso di
altre droghe piu' pesanti, come cocaina, crack, LSD, eroina,
anfetamine ed ecstasy. In pratica, l'assunzione di una droga
rende meno critici rispetto all'assunzione di altre
droghe.
Chi fuma marijuana tende ad essere meno giudicante in
particolare verso l'utilizzo delle cosiddette droghe
"socialmente accettabili" come LSD, anfetamine ed ecstasy.
Gli studenti dal background socio-economico piu' elevato
sono apparsi piu' tolleranti verso gli stupefacenti socially
acceptable mentre le donne in generale sono risultate piu'
inclini a dire "no" a droghe come cocaina, crack, LSD e
ecstasy.
Lo studio e' stato condotto da Joseph Palamar della New York
University e pubblicato su Prevention Science."
31 luglio 2016 15:11 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
31 luglio 2016 11:53 - ennius4531
.... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick...
Intanto la ricerca specialistica ci dice che...
HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE,
DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato
che anche il suo uso casuale è alla base di danni
permanenti al cervello....
Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le
persone che avevano usato cannabis una o due volte la
settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere
cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le
emozioni, la motivazione e la dipendenza.
I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate
scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che
avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti
e li hanno confrontati con quelle di studenti che non
avevano mai consumato la droga.....
L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter,
professore di psichiatria e scienze comportamentali alla
Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha
dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte
all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia
associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano
marijuana una o due volte la settimana...
31 luglio 2016 3:25 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
30 luglio 2016 23:52 - ennius4531
...ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick...
Intanto la ricerca specialistica ci dice che...
HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE,
DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato
che anche il suo uso casuale è alla base di danni
permanenti al cervello....
Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le
persone che avevano usato cannabis una o due volte la
settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere
cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le
emozioni, la motivazione e la dipendenza.
I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate
scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che
avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti
e li hanno confrontati con quelle di studenti che non
avevano mai consumato la droga.....
L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter,
professore di psichiatria e scienze comportamentali alla
Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha
dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte
all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia
associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano
marijuana una o due volte la settimana...
30 luglio 2016 23:45 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.
30 luglio 2016 17:36 - ennius4531
...ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da
parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli
approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei
nuovi nick...
Intanto la ricerca specialistica ci dice che...
HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE,
DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato
che anche il suo uso casuale è alla base di danni
permanenti al cervello....
Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le
persone che avevano usato cannabis una o due volte la
settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere
cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le
emozioni, la motivazione e la dipendenza.
I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate
scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che
avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti
e li hanno confrontati con quelle di studenti che non
avevano mai consumato la droga.....
L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter,
professore di psichiatria e scienze comportamentali alla
Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha
dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte
all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia
associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano
marijuana una o due volte la settimana...
30 luglio 2016 1:08 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del
farmaco
Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e
medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è
nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso
storico che da sempre oppone le medicine naturali alle
multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata
la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio,
relegate nel recinto delle “cure alternative”:
definizione che in buona sostanza equivale ad essere
classificati come medicine “di serie b”, sulla quale
poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i
risultati.
Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema,
riferendovi di come la Fda (l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei
farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende
produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei
principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare
i propri prodotti.
Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università
della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a
fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di
tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo
quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la
progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a
base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite
economiche per le grandi aziende farmaceutiche.
Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la
cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base
annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i
pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore,
depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis
medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e
talvolta meno efficaci.
Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università
della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani
approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi
per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica
ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si
potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari
l’anno.
Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte
risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici,
ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi
riceve, cioè le case farmaceutiche.