lavoro in un Hospice come psicologa, non sono pertanto un
medico, ma lavoro a fianco a fianco con palliativisti e
malati terminali. La mia esperienza mi dice che definire la
sedazione palliativa profonda "un grave stress per il
paziente", piuttosto che "uno stato precomatoso
doloroso" è quantomeno discutibile, è un po' come
dire che soffriamo durante un'anestesia. La signora
Sebire, che io sappia (ho seguito un animato dibattito in
proposito sul forum dei palliativisti francesi), ha
rifiutato una serie di cure palliative che ne avrebbero
ridotto la sofferenza fisica e psichica perché ha preferito
curarsi con l'omeopatia, scelta lecita (credo
nell'autodeterminazione!) ma forse poco utile nelle fasi
terminali di un male così devastante. Un'adeguata
analgesia e sedazione l'avrebbero condotta, credo, a una
morte dolce e accompagnata, come vedo accadere giornalmente
nel reparto dove lavoro, anziché a un tragico suicidio con
barbiturici protato avanti nell'angoscia e nella
solitudine. E' importante condurre il dibattito in modo
approfondito ma un po' meno ideologico, altrimenti
avremo solo due posizioni integraliste - quella della Chiesa
e quella dell'eutanasia "tout court" - che si
scontrano sulla pelle dei songoli malati, storie soggettive
che vanno ascoltate e comprese una per una.
20 marzo 2008 0:00 - Patrizia
Ho avuto fam.ri gravemente colpiti da tumore,nonostante
interventi.....e'stata una vera sofferenza per Loro
e per noi!Mi auguro la morte nel sonno,ma SONO PIENAMENTE
D'ACCORDO CON LA LEGGE BELGA,non piu'sofferenza e
accanimento terapeutico...'LASCIATECI MORIRE
DOLCEMENTE...QUANDO NON ESISTONO SPERANZE! ALLONTANIAMO
LA CHIESA DALLA MEDICINA