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4 aprile 2008 0:00 - paola
lavoro in un Hospice come psicologa, non sono pertanto un medico, ma lavoro a fianco a fianco con palliativisti e malati terminali. La mia esperienza mi dice che definire la sedazione palliativa profonda "un grave stress per il paziente", piuttosto che "uno stato precomatoso doloroso" è quantomeno discutibile, è un po' come dire che soffriamo durante un'anestesia. La signora Sebire, che io sappia (ho seguito un animato dibattito in proposito sul forum dei palliativisti francesi), ha rifiutato una serie di cure palliative che ne avrebbero ridotto la sofferenza fisica e psichica perché ha preferito curarsi con l'omeopatia, scelta lecita (credo nell'autodeterminazione!) ma forse poco utile nelle fasi terminali di un male così devastante. Un'adeguata analgesia e sedazione l'avrebbero condotta, credo, a una morte dolce e accompagnata, come vedo accadere giornalmente nel reparto dove lavoro, anziché a un tragico suicidio con barbiturici protato avanti nell'angoscia e nella solitudine. E' importante condurre il dibattito in modo approfondito ma un po' meno ideologico, altrimenti avremo solo due posizioni integraliste - quella della Chiesa e quella dell'eutanasia "tout court" - che si scontrano sulla pelle dei songoli malati, storie soggettive che vanno ascoltate e comprese una per una.
20 marzo 2008 0:00 - Patrizia
Ho avuto fam.ri gravemente colpiti da tumore,nonostante interventi.....e'stata
una vera sofferenza per Loro e per noi!Mi auguro la morte nel sonno,ma SONO PIENAMENTE D'ACCORDO CON LA LEGGE BELGA,non piu'sofferenza e accanimento terapeutico...'LASCIATECI MORIRE DOLCEMENTE...QUANDO NON ESISTONO SPERANZE!
ALLONTANIAMO LA CHIESA DALLA MEDICINA
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