Le motivazioni del Garante confermano in pieno le mie
valutazioni.
I redditi sono pubblici, ma non si
possono diffondere in modo indiscriminato le banche dati
creando le premesse per un uso illecito dei dati.
Il Garante evidenzia che chiunque manipoli, alteri, utilizzi
in modo improprio, sottoponga a trattamento i files
acquisiti dal sito dell'Agenzia delle Entrate commette
un illecito.
Si tratta di conclusioni ovvie e
incontestabili, desumibili dalle semplice lettura della
vigente normativa.
Non c'entra nulla la
questione sui dati sensibili e completamente fuori luogo la
demagogia populista dell'onesto che non ha nulla da
nascondere: aboliamo la privacy, allora.
Spiace
che anche questa volta le Autorità Garanti dimostrano di
non essere preparate e sensibili per contribuire a
ristabilire in questo Paese il senso del diritto e della
legalità.
Il Garante poteva, se solo non fosse
stato colpevolmente distratto, agire sin dal 5 marzo poiché
a questa data risale il decreto ministeriale che fissava le
modalità di pubblicazione e diffusione. La notizia era
stata ripresa da tutta la stampa.
Le Autorità
Garanti servono se sono vigili e agiscono tempestivamente
per evitare il danno, almeno quando ciò è possibile.
E in questo caso era possibile.
Signor Garante
lei non è all'altezza dell'incarico che
ricopre. Le sue dimissioni sono un gesto dovuto. O
almeno lavori per un paio di anni gratis: perché anche al
Garante bisognerebbe chiedere i danni.
5 maggio 2008 0:00 - Paolo 1
"Mah", se dicevi a me, ragiona un attimo: tu dici
che se ho i dati per sospettare che qualcuno evade le
imposte devo denunciarlo, gia', ma se i dati non li ho
perche' me li tengono nascosti non posso ne'
sospettare ne' denunciare. Altro che morbosa
curiosita', qui c'e' gente che vuole coprire gli
evasori. E guarda caso, in tema di trasparenza, di
solito tutti i Comunicati stampa dell'ADUC sono firmati
da qualcuno, sia il Donvito o il Mastrantoni o altri, che
poi si prende su le sue brave critiche, stavolta, in nome
della privacy suppongo, il comunicato e' anonimo.
Concluderei con una nota su Beppe Grillo: ma cosa gli e'
preso di sbraitare tanto, se ha pagato 1,8 milioni su un
reddito di 4 probabilmente col fisco e' a posto, ma se
pensa che ladri rapinatori e rapitori avessero bisogno di
leggere quei dati su Internet per capire che e' ricco e
non siano in grado di immaginarsi che gente di quel calibro
di soldi ne guadagna a palate, deve avere la digestione
pesante o risentire molto della primavera. Paolo
5 maggio 2008 0:00 - APS
Sergio, come spesso accade il suo intervento è lucido
preciso e documentato.
5 maggio 2008 0:00 - APS
Paolo, a prescindere da cosa dice espressamente la legge,
(ritengo non facilmente compatibile la previsione originaria
circa la possibilità di pubblicare le dichiarazioni dei
redditi con l'emazione del pacchetto di norme sulla
privacy degli ultimi anni) non capisco cosa voglia dire il
suo intervento. Ora si tratta di capire una cosa: devo
essere tutelato io che non voglio che i miei dati siano resi
pubblici, o lei che non si vuole fare i cazzi propri?
Capisco che ormai in Italia c'è la moda della
delazione, ma ci sono delle autorità preposte ai controlli
e se lei non indossa la divisa delle fiamme gialle io potrei
desiderare che i miei affari non siano sbandierati in
piazza. Se lei ritiene che ci sia un interesse pubblico
maggiore del mio privato, allora rispondo che la privacy è
stata istituita per limitare la sfera d'azione
dell'interesse privato sul pubblico e pubblico sul
privato, altrimenti tutti noi potremmo avere interesse che
ai malati di Aids venisse appiccicato un bollino rosso sulla
fronte in modo da poter verificare la malattia prima di
andarci a letto, oppure potrebbe essere interessante sapere
se un cittadino ha avuto precedenti penali semplicemente
consultando internet e non chiedendo apposita documentazione
ad uno sportello pubblico lasciando traccia della richiesta.
E' meglio istituire il principio della privacy, che
permettere a lei, caro Paolo di verificare la congruità
della dichiarazione dei redditi dei suoi vicini di casa.
Anche perchè tra redditi e disponibilità liquide c'è
una bella differenza. Se io ho ricevuto una consistente
eredità ma ho un reddito basso, cosa possibile, molto
possibile, allora la sua curiosità potrebbe portarla a
pensare che io sia un evasore senza esserlo. Allora lei
vorrebbe poter sapere anche i lasciti ereditari, magari su
un apposita pagina di un sito dell'anagrafe, e non si
finirebbe più. Paolo, si faccia gli affari suoi...
5 maggio 2008 0:00 - qualcuno
Il fatto che non si tratti di dato sensibile non vuol dire
che, in quanto dato personale, non sia meritevole di
tutela. Infatti le norme sulla privacy riguardano tutti
i "dati personali", e non solo i dati sensibili.
5 maggio 2008 0:00 - mah
Certo che i curiosoni ficcanaso, mentalità tipicamente
paesana, ci sono ovunque.... ma dico io, che cazzo te ne
frega di andare a curiosare quanto guadagna il vicino? hai i
dati per pensare che evada? denuncialo!!!! oppure è solo
morbosa curiosità?
5 maggio 2008 0:00 - Paolo 1
Mi sembra che la popolazione sia molto divisa sulla
questione e le citazioni di leggi varie sono inquietanti,
perche' dentro c'e' di tutto tranne che certezza
del diritto. abc riporta una informativa sulla privacy
relativa al modello di versamento F24, che ne tutelerebbe la
privacy; io non uso quel metodo di pagamento, e ho a casa
una informativa diversa, dove la agenzia delle entrate
scrive si' che non diffondera' i dati
arbitrariamente, ma anche che li fornira' ad altri enti
pubblici e persino a dei privati se la legge lo prevede.
Personalmente sono per il massimo di trasparenza, la
democrazia deve essere una casa di vetro, vedo questa
privacy come una reazione a quel periodo storico in cui
l'ideale era appunto la casa di vetro. Non approvo le
modifiche al regolamento delle anagrafi comunali per cui dal
1988 i registri anagrafici non sono piu' pubblici, posso
capire che un mafioso "pentito" viva sotto
copertura, ma tutti gli altri non dovrebbero avere motivo di
nascondere il proprio indirizzo. Da qualche anno si puo'
ottenere gratis online visura degli immobili posseduti da
chiunque, ma con grosse limitazioni (bisogna specificare il
comune in cui si trovano, e non e' detto lo si sappia,
ed altre baggianate del genere, la cosa pazzesca e' che
pero' si puo' avere solo la visura, non la
planimetria (che viene rilasciata solo al proprietario,
nemmeno a un inquilino, sebbene enti pubblici,
infischiandosene della legge che proibisce a un ente
pubblico di chiedere al cittadino informazioni e certificati
in possesso di altri enti pubblici, molti inquilini hanno
avuto problemi nel pagamento della TARSU, perche' si
chiedevano loro certificati e planimetrie che per legge non
potevano ottenere dal Catasto!): non mi risulta che nessun
ladro si sia mai trovato in difficolta' perche' gli
mancava la planimetria! Non si capisce proprio a cosa serva
questa privacy. Se ne fanno scudo i criminali, e il Garante
non muove un dito quando una banca o altri estorce
l'autorizzazione a inviare pubblicita' o altre
porcherie altrimenti si rifiuta di svolgere la sua funzione
istituzionale. A Parma gia' l'anno scorso avevo
chiesto all'Agenzia delle entrate di consultare gli
imponibili etc dei contribuenti, e mi risposero che da anni
non ricevevano piu' i "libroni" con quei dati,
ma nessuno, nemmeno ADUC o Codacons, si mossero per tale
violazione di legge. Oggi ho chiesto di nuovo, e stavolta
non mi hanno detto piu' di non avere quei dati, ma che
occorre fare una domanda scritta specificando un motivo
valido, ma un elenco dei motivi che considerano validi non
me l'hanno fornito, solo un esempio, l'essere in
causa con un contribuente e avere bisogno di conoscerne il
reddito, insomma non sembrano molto ben disposti a fornire
quei dati che per anni e anni a partire dal 1958, come
ricorda l'ex garante della privacy Stefano Rodota',
erano pubblici e pubblicati sui giornali. Pur prendendo
atto che le dichiarazioni dei redditi non forniscono
un'immagine completa di ogni contribuente (manca per lo
meno tutto cio' che non si e' tenuti a dichiarare,
come gli interessi sui titoli di stato che sono soggetti a
imposta sostitutiva alla fonte, o i redditi di impresa che
figurano nelle dichiarazioni delle imprese e non delle
persone fisiche, etc etc), ritengo che quei dati dovrebbero
essere resi pubblici senza restrizioni, sapere chi lavora e
chi no, quanto guadagnino e quanto paghino di imposte non
e' solo un loro fatto privato, ma riguarda tutti i
membri della societa', come in un condominio tutti i
condomini hanno il diritto di sapere quanto avrebbero dovuto
pagare gli altri di spese condominiali e se lo abbiano fatto
o meno, anche perche' altrimenti tocchera' loro
pagare anche per i morosi. Paolo
5 maggio 2008 0:00 - APS
Benissimo. Tenetemi informato. Se avete bisogno di volontari
promotori della causa ci sono. Cittadini, non sudditi.
All'ebete che scrive poco sotto, spero si faccia
sodomizzare da Visco una sera si ed una anche, altrimenti
quello che dice non ha senso. Il complesso di norme che ha
istituito la Privacy supera le preesistenti tanto è vero
che ti fanno firmare dei moduli che nel 1972 non firmavi.
Visco lo ha fatto perchè è promotore della cultura della
delazione e del sospetto.
5 maggio 2008 0:00 - Sergio
La materia è complessa. Necessario considerare alcune
distinzioni operate dalla nostra normativa in materia di
trattamento dei dati personali (vedasi al riguardo il
Decreto Legislativo del 30 giugno 2003, n. 196).
Necessario anche distinguere tra “pubblicità” di un
dato e “diffusione del dato”.
“Chiunque ha
diritto alla protezione dei dati personali che lo
riguardano” (art. 1 del citato Decreto 196/2003). In
forza di specifiche norme di legge posono essere resi
pubblici determinati dati personali: è questo il caso
relativo alla capacità reddituale dei contribuenti.
I dati reddituali, quindi, sono pubblici, come tanti
altri dati; ma poterli consultare (per un anno) presso il
comune di residenza o diffonderli non sono concetti
equivalenti; diffonderli con un mezzo “planetario” come
Internet è altra cosa ancora.
Diffonderli in
modo organico e organizzato, elettronico, riutilizzabile a
piacimento e a tempo indeterminato è altra cosa ancora.
Insomma, un conto è la consultabilità di un dato,
altra storia poter disporre a piacimento di files con i dati
di tutti i contribuenti di ciascun comune. Ricordo che
il Ministero ha diffuso con files di testo i dati
identificativi e reddituali di tutti i contribuenti di ogni
comune italiano; chiunque può quindi acquisire questi files
e gestirli abusivamente. L'acquisizione di questi
files, il loro utilizzo elettronico con trattamenti non
autorizzati e in violazione delle norme sulla sicurezza dei
dati personali è un illecito amministrativo e in talune
fattispecie penale.
La legge punisce il possesso
e il trattamento abusivo dei dati personali.
Chi
detiene sul proprio computer un files scaricato dal sito del
Minsitero delle Entrate sta commetttendo un reato ed è
passibile di sanzione.
Quando entrò in vigore la
legge sulla privacy, le aziende che operavano nel settore
delle vendite per corrispondenza dovettero riorganizzare
l’attività: il semplice possesso di un indirizzario
formato da soli dati identificativi (nome cognome indirizzo)
diveniva un trattamento di dati personali e come tale
soggetto a delle regole.
Un commerciante (o un
professionista) può gestire sul computer i dati dei clienti
esclusivamente per evadere gli ordini (cioè adempiere un
contratto) e adempiere gli obblighi fiscali; ma per chiamare
il cliente e comunicargli che c’è un nuovo prodotto
interessante ha bisogno della sua autorizzazione al
trattamento dei dati per fini commerciali. Se quello stesso
commerciante mantiene sul computer “uno storico” degli
acquisti di ciascun cliente, sottopone i dati a valutazioni
statistiche o altro trattamento di qualsiasi genere,
commette un illecito se viola le normative sul trattamento
dei dati personali: non solo deve comunicare al cliente che
i suoi dati sono trattati con finalità che esulano la pura
evasione dell’ordine ma deve assumere una serie di
provvedimenti per garantire la “sicurezza” del
trattamento contro eventuali usi illeciti. Se la banca dati
di cui dispone consente valutazioni sulla solvibilità
economica e sulla situazione patrimoniale è necessaia la
preventiva notificazione del trattamento al Garante.
I files diffusi dal Ministero sono tecnicamente una
banca dati e già solo questo è un illecito poiché non si
possono diffondere banche dati, se non ottemperando a una
serie di regole a tutela degli interessati. Mi sembra ovvia
la differenza tra la possibilità di consultare una banca
dati e disporre dell’intera banca dati, con possibilità
di manipolazioni, diffusioni arbitrarie, trattamenti
illeciti, compresa la possibilità di importare i dati in un
data base, incrociando i dati acquisiti con quelli in
proprio possesso.
La diffusione di dati pubblici
in formato elettronico è in palese violazione della
normativa sul trattamento dei dati personali. E poco importa
che non si tratti di dati personali sensibili perché la
legge tutela anche i dati “identificativi” e ogni
“dato personale” da ogni trattamento che non sia
espressamente autorizzato dall’interessato e, in
determinati casi, con obbligo di notificazione del
trattamento all’autorità preposta.
L’Agenzia
delle Entrate può gestire i dati personali con trattamento
elettronico degli stessi esclusivamente per le funzioni
amministrative che le competono. Per la normativa del 1973 i
dati reddituali sono pubblici, ma ciò non significa che
possono essere diffusi in modo indiscriminato e in modalità
elettronica tale da poter favorire un uso illecito in
violazione evidente della normativa vigente. Chiunque
detenga sul proprio computer i files prelevati dal sito
ministeriale sta commettendo un illecito; e a provocare
questo illecito è il Ministero: questa si chiama
istigazione a delinquere. Per comprenderci, un conto
è poter consultare il reddito del signor XY, altra storia
scaricare il file con tutti i contribuenti di un comune e,
per il modo stesso in cui questi dati sono forniti, aprire
la strada al formarsi di banche dati “private”, in
Italia e nel mondo, che possono in modo incontrollato essere
utilizzate abusivamente.
Ancora una volta il
problema non risiede nelle leggi, che pur ci sono, ma nella
incapacità di farle rispettare e di rispettarle da parte
della autorità preposte. Autorità che si esibiscono in
autentici comportamenti criminogeni. A poco vale
l’intervento, tardivo, del Garante: dal 5 marzo era noto
che questi dati sarebbero stati diffusi: il Garante avrebbe
potuto – e a mio avviso dovuto – disporne il blocco
d’ufficio ai sensi dell’art. 143 del DL 196/2003,
acquisire preventivamente tutte le necessarie informazioni
sulle modalità che il Ministero intendeva adottare per la
diffusione dei dati e solo dopo eventualmente dare
l’autorizzazione, imponendo eventuali prescrizioni.
Comunque vada a finire questa storia, sono le Istituzioni
che ne escono a pezzi e con meritato discredito.
5 maggio 2008 0:00 - APS
Visto che se io sbaglio una riga nella dichiarazione dei
redditi mi arriva una multa, vorrei sapere se qualcuno sta
promuovendo una causa legale nei confronti di quei manigoldi
lestofanti e mafiosi che hanno pubblicato su internet le
dichiarazioni dei redditi. Sono disposto anche a pagare pur
di vedere come si difendono questi bugiardi imbroglioni
rubasoldi. E che mi controllino pure il mio IP. Sono un
lavoratore dipendente che paga tutto per cui non ho niente
da temere. E' solo un'azione promossa da chi non
vuole essere suddito ma cittadino.
5 maggio 2008 0:00 - er metico
...secondo me, quando uno è pulito non ha bisogno di
coprirsi la faccia. L'ADUC che ne pensa? Saluti.
5 maggio 2008 0:00 - mario
rispondo a nessuno
anche la votazione degli esami
universitari non sono dati sensibili,
anche
quelli che detiene una libreria per chiamerti e dirti che il
tuo libro è arrivato non sono dati sensibili,
anche quelli scritti sull'agenda di un commercialista
non lo sono
ma se la libreria diffonde con un
elenco il tuo nome in cui compare che tipo di libro hai
acquistato, che so :"vivere come un gay" oppure
"100 rimedi per gli impotenti" a te darebbe
fastidio o no vedere l'elenco pubblicato ?
5 maggio 2008 0:00 - APS
Caro Giorgio, sono davvero triste a sapere che i miei figli
potrebbero averla come insegnante. La pubblicazione dei dati
delle dichiarazioni dei redditi rappresenta una enorme
violazione della privacy. Ma come, ci incazziamo perchè gli
americani spiano le transazioni bancarie e poi diamo loro
servite su un piatto d'argento le dichiarazioni dei
redditi di ogni singolo cittadino? Io sono lavoratore
dipendente come lei, per cui non mi rivolga facili illazioni
ed allusioni. L'azione di Visco dimostra ancora una
volta quanto il Visco sia demente.
5 maggio 2008 0:00 - che cazzo dite
E' DAL 1972 CHE LE DICHIARAZIONI DEI REDDITI SONO
PUBBLICHE E ACCESSIBILI A TUTTI.
SOLO GLI EVASORI
DI MERDA POSSONO ROMPERE IL CAZZO PERCHE' FINALMENTE
E' POSSIBILE LEGGERE I REDDITI ON-LINE INVECE DI DOVER
ANDARE IN COMUNE.
TUTTI A CHIEDERE EFFICIENZA
ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, E POI GIU' A
PIANGERE...
LEGGETE QUI SOTTO, BASTARDI!
Dpr 600 del 1973 Articolo 69 Pubblicazione
degli elenchi dei contribuenti.
1. Il Ministro
delle finanze dispone annualmente la pubblicazione degli
elenchi dei contribuenti il cui reddito imponibile è stato
accertato dagli uffici delle imposte dirette e di quelli
sottoposti a controlli globali a sorteggio a norma delle
vigenti disposizioni nell'ambito dell'attività di
programmazione svolta dagli uffici nell'anno
precedente.
2. Negli elenchi deve essere
specificato se gli accertamenti sono definitivi o in
contestazione e devono essere indicati, in caso di
rettifica, anche gli imponibili dichiarati dai
contribuenti.
3. Negli elenchi sono compresi
tutti i contribuenti che non hanno presentato la
dichiarazione dei redditi, nonché i contribuenti nei cui
confronti sia stato accertato un maggior reddito imponibile
superiore a euro 5.164,57 e al 20 per cento del reddito
dichiarato, o in ogni caso un maggior reddito imponibile
superiore a euro 25.822,84.
4. Il centro
informativo delle imposte dirette, entro il 31 dicembre
dell'anno successivo a quello di presentazione delle
dichiarazioni dei redditi, forma, per ciascun comune, i
seguenti elenchi nominativi da distribuire agli uffici delle
imposte territorialmente competenti: a) elenco
nominativo dei contribuenti che hanno presentato la
dichiarazione dei redditi; b) elenco nominativo dei
soggetti che esercitano imprese commerciali, arti e
professioni.
5. Con apposito decreto del Ministro
delle finanze sono annualmente stabiliti i termini e le
modalità per la formazione degli elenchi di cui al comma
4.
6. Gli elenchi sono depositati per la durata
di un anno, ai fini della consultazione da parte di
chiunque, sia presso lo stesso ufficio delle imposte sia
presso i comuni interessati. Per la consultazione non sono
dovuti i tributi speciali di cui al D.P.R. 26 ottobre 1972,
n. 648.
7. Ai comuni che dispongono di
apparecchiature informatiche, i dati potranno essere
trasmessi su supporto magnetico ovvero mediante sistemi
telematici.
Dpr 633 del 1972 Articolo 66
Bis Pubblicazione degli elenchi di contribuenti.
Il Ministro delle finanze dispone annualmente la
pubblicazione di elenchi di contribuenti nei cui confronti
l'ufficio dell'imposta sul valore aggiunto ha
proceduto a rettifica o ad accertamento ai sensi degli
articoli 54 e 55. Sono ricompresi nell'elenco solo quei
contribuenti che non hanno presentato la dichiarazione
annuale e quelli dalla cui dichiarazione risulta
un'imposta inferiore di oltre un decimo a quella dovuta
ovvero un'eccedenza detraibile o rimborsabile superiore
di oltre un decimo a quella spettante. Negli elenchi deve
essere specificato se gli accertamenti sono definitivi o in
contestazione e deve essere indicato, in caso di rettifica,
anche il volume di affari dichiarato dai contribuenti.
Gli uffici dell'imposta sul valore aggiunto
formano e pubblicano annualmente per ciascuna provincia
compresa nella propria circoscrizione un elenco nominativo
dei contribuenti che hanno presentato la dichiarazione
annuale ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, con la
specificazione, per ognuno, del volume di affari. Gli
elenchi sono in ogni caso depositati per la durata di un
anno, ai fini della consultazione da parte di chiunque, sia
presso l'ufficio che ha proceduto alla loro formazione,
sia presso i comuni interessati. Per la consultazione non
sono dovuti i tributi speciali di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 648.
Gli stessi uffici pubblicano, inoltre, un elenco
cronologico contenente i nominativi dei contribuenti che
hanno richiesto i rimborsi dell'imposta sul valore
aggiunto e di quelli che li hanno ottenuti.
5 maggio 2008 0:00 - nessuno
Il reddito non è un dato sensibile. Decreto Legislativo 30
giugno 2003, n. 196: Art. 4 (Definizioni)
d) “dati sensibili”, i dati personali idonei
a rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni
religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni
politiche, l’adesione a partiti, sindacati, associazioni
od organizzazioni a carattere religioso, filosofico,
politico o sindacale, nonche’ i dati personali idonei a
rivelare lo stato di salute e la vita sessuale;
il mio parere coincide con quello di una persona ke
stimo; qui c'è il suo intervento:
http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_i
d=19883
per qualcuno non ha tempo o voglia di
scaricare il video, dico ke sono favorevole alla
pubblicazione dei dati. l'intervento è di stefano
rodotà.
4 maggio 2008 0:00 - Carlo
Io mi meraviglio di quanto successo ma non basta che quando
acquisti qualcosa ti chiedono il codice fiscale,devi
assumere farmaci per malattie anche croniche devi avere il
tesserino ed ora pure pubblicare i redditi di tutti gli
italiani questo fa traboccare il vaso. Questa non è
democrazia perchè sei controllato ad ogni mossa mi sembra
come vivere in un regime dittatoriale
3 maggio 2008 0:00 - Pierino
I redditi dei lavoratori autonomi non sono netti, perchè
manca il versamento inps e irap e inail, c'è solo
l'irpef!!
3 maggio 2008 0:00 - comunista per sempre
bravo giorgio
3 maggio 2008 0:00 - giorgio
Mi dispiace essere in disaccordo, ma la pubblicazione
on-line dei redditi IRPEF mi ha veramente riempito di gioia.
Sarà forse perchè io sono un insegnante e le mie tasse le
pago già sullo stipendio (..e che lauto stipendio!!!).
A parer mio sono pretestuose le voci che vorrebbero impedire
che la gente sapesse quanti commercianti o liberi
professionisti non dichiarano quasi nulla (o pensate che la
criminalità abbia bisogno di sapere quanto uno ha
dichiarato per estorcere o rapinare??) Meglio tardi che
mai è il mio parere...o vogliamo che le tasse continuino a
pagarle sempre gli stessi?
3 maggio 2008 0:00 - Ballarin Pierluigi
Mi ero scordato di dire che ho fatto una constatazione:
guardando il programma "striscia la notizia" non
viene più permesso agli inviati di intervistare i
responsabili di sprechi e altre spese, che danneggiano
economicamente i cittadini, per motivi di privacy. Allora
con quale diritto al signor visco è stato dato il permesso
di difondere delle cose che nessuno ha il diritto di
difondere? (tanto meno lui che a noi italiani ne ha
combinate di tutti i colori.
3 maggio 2008 0:00 - Ballarin Pierluigi
Ho sentito dire in una trasmissione radiofonica che c'è
la possibilità di denunciare il signor Visco o
l'Agenzia delle Entrate per la pubblicazione su internet
dei redditi di noi italiani. Come posso fare? Premetto che
lo farei con molta soddisfazione dal momento che il signor
Visco si è sempre comportato in una maniera alquanto
arrogante in ogni sua apparizione. Sembrerebbe la figura di
un burocrate. Nell'attesa di una vostra risposta vi
ringrazio anticipatamente.
3 maggio 2008 0:00 - abc
Spett. sig. Longo,
ho visto il suo intervento
alla trasmissione di RAI 3 del 2 maggio.
La
divulgazione ai quattro venti dell’elenco della
dichiarazione dei redditi non è giustificato da nulla. Come
faccio a stabilire se ciò che dichiara Valentino Rossi è o
meno veritiero ? Come posso dedurre che il tenore di vita di
tizio che dichiara 10.000 € all’anno non sia completato
dalla rendita di un lascito di 500.000 € investiti in
titoli di stato che non figurano nella dichiarazione dei
redditi ? Caio, soprattutto in meridione, che percepisce e
dichiara veramente un reddito basso potrebbe essere
imbarazzato a fare la figura del “morto di fame”.
I redditi dei professionisti vengono denunciati per
cassa e non per competenza. Questo significa che se un
avvocato che ha nel 2005 aveva in corso 15 pratiche piccole
da 1.000 € ciascuna pagate nel 2005 e 2 grosse (es
fallimenti) da 50.000 € cadauna che sono state pagate nel
2006 avrà dichiarato 15.000 € nel 2005 e i 100.000 €
sono di competenza del 2006. Quindi vedere dichiarati 15.000
€ non vuole nulla! Dovrei vedere le dichiarazioni di
almeno 4 o 5 anni continui per poter esprimere un vago
giudizio…Questo lo sanno al terzo anno di ragioneria…
Una volta soddisfatta la mia morbosa curiosità
sulla dichiarazione di Longo poi cosa me ne faccio (per
inciso i suoi oltre 53.000 € mi sembrano veramente troppi,
forse la donazione del 5x1000 dovrebbero farla ad una
associazione il cui presidente percepisce una retribuzione
inferiore).
Se lei invoca un atto di trasparenza
a me interesserebbe di più conoscere come la pubblica
amministrazione spende o spreca il denaro pubblico, forse la
pubblicazione dei costi delle siringhe nelle varie unità
sanitarie dell’Italia renderebbe la cosa interessante come
ha sottolineato una trasmissione di report. Forse l’elenco
del casellario degli italiani sarebbe più opportuno, non
crede che conoscere la pericolosità o meno di chi abita nel
mio quartiere sia un atto di trasparenza sociale più utile
?
Forse qualche pastore sardo analfabeta non
utilizza internet per le sue estorsioni, ma pensare che
tutta la criminalità sia fatta da persone con la cultura di
un pastore sardo è veramente incredibile (come riconosco
incredibile la sua retribuzione).
Il punto è
che la trasparenza che lei invocata e da tanti avvocati (?!)
presenti è che nel 1973 non c'era la legge sulla
privacy e quindi si poteva anche divulgare previo documento
di chi voleva sapere i redditi degli altri. Oggi invece
questa legge dello stato esiste ed è stata violata.
Comunque staranno le decisioni del garante della
privacy se il contribuente ha firmato sulla dichiarazione
dei redditi l'AUTORIZZAZIONE AL TRATTAMENTO DEI DATI
PERSONALI AI SENSI DELLA LEGGE 675/96, la quale dice che i
dati riportati devono essere trattati solo per tale scopo e
quindi non divulgati alle persone estranee all'AGENZIA
dell'ENTRATE, a ciò ci si deve attenere.
“Informativa sul trattamento dei dati personali ex
art. 13 D. Lgs. 196/2003.
Gentile contribuente,
l’Agenzia delle Entrate La informa che i dati del conto
corrente bancario o postale conferiti facoltativamente
tramite questo modello, sono raccolti esclusivamente per
l’espletamento del servizio "F24 online", che
permette il pagamento online delle imposte.
Le
informazioni vengono raccolte dagli intermediari abilitati
al servizio Entratel, aderenti alla convenzione “F24
cumulativo on line” mediante la presente delega e vengono
trasmesse per via telematica all’Agenzia delle
Entrate, la quale li invierà alla banca o a Poste Italiane
S.p.A., depositarie del conto, per richiedere
l'addebito delle somme dovute relative ai modelli F24
inviati telematicamente ed autorizzarne il prelievo.
L’Agenzia delle Entrate, gli intermediari, la banca e
Poste Italiane S.p.A. gestiranno le informazioni
acquisite, ciascuno per la propria sfera di competenza, in
qualità di titolari del trattamento, prevalentemente
con l’ausilio di mezzi elettronici o comunque
automatizzati, attuando idonee misure di sicurezza per
garantire che i Suoi dati personali siano accurati, completi
ed aggiornati per le finalità per cui vengono gestiti,
ed impiegando misure amministrative, tecniche e fisiche per
tutelare le informazioni dall’alterazione, la
distruzione, la perdita, il furto, o l’utilizzo improprio
o illegittimo.
Le informazioni contenute nella
delega di pagamento sono trasmesse dall’Agenzia delle
Entrate alla banca o a Poste Italiane S.p.A., con
sistemi di “cifratura”, tali cioè da renderne
impossibile la lettura a soggetti esterni non coinvolti
nell’erogazione del servizio.
Per conoscere in
modo più approfondito le politiche di tutela e salvaguardia
delle informazioni che Lei ci fornisce, e l’indirizzo
cui rivolgersi per l’esercizio dei diritti riconosciuti
dall’art. 7 del D. Lgs. 196/2003, La invitiamo a
visitare il sito www.agenziaentrate.gov.it”
Esiste poi una normativa il D.L. 30 giugno 2003 nr. 196
consolidato con la Legge del 26 febbraio 2004 nr. 45 che
delinea il quadro delle misure di sicurezza, organizzative,
fisiche e logiche che molti devono attuare per evitare la
diffusione a terzi dei dati. Se un commercialista non
ottempera a tali disposizioni incorre in ingenti sanzioni.
Ma che senso può avere sanzionare un commercialista che non
protegge dai terzi i dati dei suoi clienti se poi questi
vengono divulgati ai terzi dalla agenzia delle entrate ?
Cordialmente
3 maggio 2008 0:00 - comunista per sempre
o ragazzi e' solo la dichiarazione dei redditi che in
altri paesi del mondo viene resa pubblica compreso gli USA,
ammazza quanti evasori.....
3 maggio 2008 0:00 - stefano menichetti
Ho considerato la cosa altrettanto grave e mi ha fatto
dispiacere vedere anche stasera nella trasmissione di mi
manda rai tre persone favorevoli alla mossa di Visco in
virtù della trasparenza.
A me, non so perchè,
ha ricordato subito le tristi vicende delle denunce anche
tra familiari raccontate nei paesi ex-comunisti ...
2 maggio 2008 0:00 - Monica
Egregi Signori, ad oggi, 2 maggio 2008, su emule si possono
ancora scaricare dei file con i dati delle denunce dei
redditi del 2005. Il garante non è riuscito ancora ad
eliminare tutti i file esistenti. Per curiosità ... ne ho
trovato uno della mia città ... all'interno c'erano
i miei dati, di mia madre (deceduta), di mio padre, di mio
fratello e di un numero considerevole di personaggi a me
noti per oltre 320.000 righe di nomi. Come è possibile
tutto ciò? A chi si possono chiedere i danni morali? Si
può fare qualcosa? Grazie per la collaborazione, e
buon lavoro. Monica Monaldi
2 maggio 2008 0:00 - Alberto
sarei lieto di partecipare ad una class action contro visco
perché ritengo che la diffusione dei dati dei redditi possa
solo generare equivoci e invidie soprattutto in ambito
lavorativo e familiare. pubblicate qualsiasi iniziativa in
materia!
2 maggio 2008 0:00 - abc
Se una cosa non crea nulla di utile, ma solo danni di
diversa natura allora è meglio non farla (questo me l’ha
detto mia figlia di 8 anni sig. ex vice ministro)
Trovato su un forum
http://www.albertofalossi.com/post/Dichiarazione-redditi-ita
liani.aspx che giro.
“Che bello,
finalmente PRODI mi ha fatto risparmiare.
Ho
potuto verificare con un paio di click che 2 delle tre
persone che hanno richesto di lavorare nella mia ditta
guadagnavano (nella ditta a noi concorrente) molto meno di
quanto dichiarato. Quindi ho ritoccato la nostra offerta con
un risparmi di oltre 1000 euro al mese per i prossimi 3
anni!!!
Grazie Prodi!!! Spero escano anche le
API del sistema così da poter semplificare ulterirormente e
magari lanciare un sistema automatico per facilitare
l'head hunting (lista nomi dei candidati, target di
stipendio che offre il cliente dell'agenzia, eta'
media richiesta = nomi selezionati con un risparmi enorme
sulla valutazione del potenziale stipendio per il candidato)
e/o decidere quanto offrire come stipendio a chi invia il
proprio curriculum.”
2 maggio 2008 0:00 - Ercole
Dopo tanti sforzi dedicati a "istruire" gli
internauti a tenere blindati i propri dati personali per
evitare furti di identità, un visco qualsiasi pubblica
nome, cognome, codice fiscale, indirizzo... complimenti e
bingo per la prossima ondata di truffe in rete! i
delinquenti informatici ringraziano, assicurando il
viceministro che NON pagheranno tasse! a proposito, perchè
visco non ha iniziato mettendo in rete i dati dei
parlamentari (quelli sì obbligatoriamente pubblici)? doveva
proprio rompere i cittadini normali (evasori sì,
arrabattandosi per risparmiare un euro qui e un euro là su
spesa e lavori, se no la fine mese arriva con il digiuno
settimanale, altro che ramadan) Complimenti!
2 maggio 2008 0:00 - cittadino
Le dichiarazioni dei redditi sono riapparse sulle reti peer
to peer, eMule in testa.
Numerosi sono infatti
gli italiani che ieri, una volta avuto accesso a quei
preziosi file, ne hanno salvata una copia sul proprio Pc. E
a migliaia li stanno condividendo in queste ore.
I file più condivisi riguardano i dati dei contribuenti
delle maggiori città: Roma, Milano, Torino in testa. Ma
anche Bergamo, Trento, Napoli, Pavia, Reggio Calabria, Como,
Genova, in file più o meno completi: per alcune città si
trovano solo i dati dei contribuenti i cui cognomi vanno
dalla F alla L, o dalla S alla Z.
Sono
molto condivisi anche i dati relativi a numerosi centri
minori, anche di pochi centinaia di abitanti. Qui la
"copertura" è ancora più a macchia di leopardo:
i file sono stati probabilmente salvati e poi messi in rete
da qualche abitante del luogo, o da chi per qualche motivo
ieri ha sentito la necessità di consultare proprio quei
dati. Di moltissimi altri comuni invece non c'è
traccia, anche perché con il diminuire del numero di
abitanti cala drasticamente anche la probabilità che
qualcuno abbia salvato i dati relativi a quel comune. Ma se
vivete a Bascapè (provincia di Pavia, 1500 abitanti),
Buttigliera (provincia di Asti, 2300 abitanti), Dignano
(provincia di Udine, 2300 abitanti), Vallebona (provincia di
Imperia, 1200 abitanti) o Valentano (provincia di Viterbo,
3000 abitanti), sentitevi come se aveste vinto alla
lotteria: siete stati "estratti" e le vostre
dichiarazioni dei redditi del 2005 sono di nuovo online.
Così in rete è facilissimo scaricare oggi questi
dati, basta cercare con un client eMule il nome del comune
interessato, o ancora fare una ricerca generica per
"redditi", "dichiarazioni",
"entrate" e simili. C'è anche chi ha proposto
di catalogare i file secondo un formato ben preciso, lo
stesso utilizzato dall'Agenzia delle Entrate. Così
basta cercare "p-2005" per trovare anche quei
piccoli comuni che mai sareste andati a cercare. Non
tutti gli italiani sono d'accordo con la decisione del
Garante della Privacy di rimuovere i dati dal sito
dell'Agenzia delle Entrate. Così la decisione di
salvare il salvabile, o meglio quanto "salvato"
dal proprio Pc, magari nella cache del browser, e di
metterlo a disposizione della comunità.
C'è anche chi ha organizzato i dati di tutta la città
di Milano in un gigantesco foglio Excel, un file di 24
Mbyte. Ma quando lo scarichi scopri che in ogni casella del
documento c'è una sola scritta: "Fatti i c...
tuoi!". Evidentemente questo file-beffa è stato messo
in rete da qualcuno che ritiene che i dati fiscali degli
italiani non vadano divulgati.
C'è
un'altra considerazione da fare. Se l'intero
archivio non dovesse tornare online, come è probabile, ci
sarà una discriminazione tra chi vive in una grande città
(o magari uno dei paesi di cui accennavamo sopra), il cui
reddito è ormai di dominio pubblico, e chi invece vive
altrove e i suoi dati non sono più disponibili nemmeno
sulle reti peer to peer.