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6 maggio 2008 0:00 - Sergio
Le motivazioni del Garante confermano in pieno le mie valutazioni.

I redditi sono pubblici, ma non si possono diffondere in modo indiscriminato le banche dati creando le premesse per un uso illecito dei dati.

Il Garante evidenzia che chiunque manipoli, alteri, utilizzi in modo improprio, sottoponga a trattamento i files acquisiti dal sito dell'Agenzia delle Entrate commette un illecito.

Si tratta di conclusioni ovvie e incontestabili, desumibili dalle semplice lettura della vigente normativa.

Non c'entra nulla la questione sui dati sensibili e completamente fuori luogo la demagogia populista dell'onesto che non ha nulla da nascondere: aboliamo la privacy, allora.

Spiace che anche questa volta le Autorità Garanti dimostrano di non essere preparate e sensibili per contribuire a ristabilire in questo Paese il senso del diritto e della legalità.

Il Garante poteva, se solo non fosse stato colpevolmente distratto, agire sin dal 5 marzo poiché a questa data risale il decreto ministeriale che fissava le modalità di pubblicazione e diffusione. La notizia era stata ripresa da tutta la stampa.

Le Autorità Garanti servono se sono vigili e agiscono tempestivamente per evitare il danno, almeno quando ciò è possibile.
E in questo caso era possibile.

Signor Garante lei non è all'altezza dell'incarico che ricopre.
Le sue dimissioni sono un gesto dovuto.
O almeno lavori per un paio di anni gratis: perché anche al Garante bisognerebbe chiedere i danni.
5 maggio 2008 0:00 - Paolo 1
"Mah", se dicevi a me, ragiona un attimo: tu dici che se ho i dati per sospettare che qualcuno evade le imposte devo denunciarlo, gia', ma se i dati non li ho perche' me li tengono nascosti non posso ne' sospettare ne' denunciare. Altro che morbosa curiosita', qui c'e' gente che vuole coprire gli evasori.
E guarda caso, in tema di trasparenza, di solito tutti i Comunicati stampa dell'ADUC sono firmati da qualcuno, sia il Donvito o il Mastrantoni o altri, che poi si prende su le sue brave critiche, stavolta, in nome della privacy suppongo, il comunicato e' anonimo.
Concluderei con una nota su Beppe Grillo: ma cosa gli e' preso di sbraitare tanto, se ha pagato 1,8 milioni su un reddito di 4 probabilmente col fisco e' a posto, ma se pensa che ladri rapinatori e rapitori avessero bisogno di leggere quei dati su Internet per capire che e' ricco e non siano in grado di immaginarsi che gente di quel calibro di soldi ne guadagna a palate, deve avere la digestione pesante o risentire molto della primavera.
Paolo

5 maggio 2008 0:00 - APS
Sergio, come spesso accade il suo intervento è lucido preciso e documentato.
5 maggio 2008 0:00 - APS
Paolo, a prescindere da cosa dice espressamente la legge, (ritengo non facilmente compatibile la previsione originaria circa la possibilità di pubblicare le dichiarazioni dei redditi con l'emazione del pacchetto di norme sulla privacy degli ultimi anni) non capisco cosa voglia dire il suo intervento. Ora si tratta di capire una cosa: devo essere tutelato io che non voglio che i miei dati siano resi pubblici, o lei che non si vuole fare i cazzi propri? Capisco che ormai in Italia c'è la moda della delazione, ma ci sono delle autorità preposte ai controlli e se lei non indossa la divisa delle fiamme gialle io potrei desiderare che i miei affari non siano sbandierati in piazza. Se lei ritiene che ci sia un interesse pubblico maggiore del mio privato, allora rispondo che la privacy è stata istituita per limitare la sfera d'azione dell'interesse privato sul pubblico e pubblico sul privato, altrimenti tutti noi potremmo avere interesse che ai malati di Aids venisse appiccicato un bollino rosso sulla fronte in modo da poter verificare la malattia prima di andarci a letto, oppure potrebbe essere interessante sapere se un cittadino ha avuto precedenti penali semplicemente consultando internet e non chiedendo apposita documentazione ad uno sportello pubblico lasciando traccia della richiesta. E' meglio istituire il principio della privacy, che permettere a lei, caro Paolo di verificare la congruità della dichiarazione dei redditi dei suoi vicini di casa. Anche perchè tra redditi e disponibilità liquide c'è una bella differenza. Se io ho ricevuto una consistente eredità ma ho un reddito basso, cosa possibile, molto possibile, allora la sua curiosità potrebbe portarla a pensare che io sia un evasore senza esserlo. Allora lei vorrebbe poter sapere anche i lasciti ereditari, magari su un apposita pagina di un sito dell'anagrafe, e non si finirebbe più. Paolo, si faccia gli affari suoi...
5 maggio 2008 0:00 - qualcuno
Il fatto che non si tratti di dato sensibile non vuol dire che, in quanto dato personale, non sia meritevole di tutela.
Infatti le norme sulla privacy riguardano tutti i "dati personali", e non solo i dati sensibili.
5 maggio 2008 0:00 - mah
Certo che i curiosoni ficcanaso, mentalità tipicamente paesana, ci sono ovunque.... ma dico io, che cazzo te ne frega di andare a curiosare quanto guadagna il vicino? hai i dati per pensare che evada? denuncialo!!!! oppure è solo morbosa curiosità?
5 maggio 2008 0:00 - Paolo 1
Mi sembra che la popolazione sia molto divisa sulla questione e le citazioni di leggi varie sono inquietanti, perche' dentro c'e' di tutto tranne che certezza del diritto.
abc riporta una informativa sulla privacy relativa al modello di versamento F24, che ne tutelerebbe la privacy; io non uso quel metodo di pagamento, e ho a casa una informativa diversa, dove la agenzia delle entrate scrive si' che non diffondera' i dati arbitrariamente, ma anche che li fornira' ad altri enti pubblici e persino a dei privati se la legge lo prevede.
Personalmente sono per il massimo di trasparenza, la democrazia deve essere una casa di vetro, vedo questa privacy come una reazione a quel periodo storico in cui l'ideale era appunto la casa di vetro. Non approvo le modifiche al regolamento delle anagrafi comunali per cui dal 1988 i registri anagrafici non sono piu' pubblici, posso capire che un mafioso "pentito" viva sotto copertura, ma tutti gli altri non dovrebbero avere motivo di nascondere il proprio indirizzo. Da qualche anno si puo' ottenere gratis online visura degli immobili posseduti da chiunque, ma con grosse limitazioni (bisogna specificare il comune in cui si trovano, e non e' detto lo si sappia, ed altre baggianate del genere, la cosa pazzesca e' che pero' si puo' avere solo la visura, non la planimetria (che viene rilasciata solo al proprietario, nemmeno a un inquilino, sebbene enti pubblici, infischiandosene della legge che proibisce a un ente pubblico di chiedere al cittadino informazioni e certificati in possesso di altri enti pubblici, molti inquilini hanno avuto problemi nel pagamento della TARSU, perche' si chiedevano loro certificati e planimetrie che per legge non potevano ottenere dal Catasto!): non mi risulta che nessun ladro si sia mai trovato in difficolta' perche' gli mancava la planimetria! Non si capisce proprio a cosa serva questa privacy. Se ne fanno scudo i criminali, e il Garante non muove un dito quando una banca o altri estorce l'autorizzazione a inviare pubblicita' o altre porcherie altrimenti si rifiuta di svolgere la sua funzione istituzionale.
A Parma gia' l'anno scorso avevo chiesto all'Agenzia delle entrate di consultare gli imponibili etc dei contribuenti, e mi risposero che da anni non ricevevano piu' i "libroni" con quei dati, ma nessuno, nemmeno ADUC o Codacons, si mossero per tale violazione di legge. Oggi ho chiesto di nuovo, e stavolta non mi hanno detto piu' di non avere quei dati, ma che occorre fare una domanda scritta specificando un motivo valido, ma un elenco dei motivi che considerano validi non me l'hanno fornito, solo un esempio, l'essere in causa con un contribuente e avere bisogno di conoscerne il reddito, insomma non sembrano molto ben disposti a fornire quei dati che per anni e anni a partire dal 1958, come ricorda l'ex garante della privacy Stefano Rodota', erano pubblici e pubblicati sui giornali.
Pur prendendo atto che le dichiarazioni dei redditi non forniscono un'immagine completa di ogni contribuente (manca per lo meno tutto cio' che non si e' tenuti a dichiarare, come gli interessi sui titoli di stato che sono soggetti a imposta sostitutiva alla fonte, o i redditi di impresa che figurano nelle dichiarazioni delle imprese e non delle persone fisiche, etc etc), ritengo che quei dati dovrebbero essere resi pubblici senza restrizioni, sapere chi lavora e chi no, quanto guadagnino e quanto paghino di imposte non e' solo un loro fatto privato, ma riguarda tutti i membri della societa', come in un condominio tutti i condomini hanno il diritto di sapere quanto avrebbero dovuto pagare gli altri di spese condominiali e se lo abbiano fatto o meno, anche perche' altrimenti tocchera' loro pagare anche per i morosi.
Paolo
5 maggio 2008 0:00 - APS
Benissimo. Tenetemi informato. Se avete bisogno di volontari promotori della causa ci sono. Cittadini, non sudditi.
All'ebete che scrive poco sotto, spero si faccia sodomizzare da Visco una sera si ed una anche, altrimenti quello che dice non ha senso. Il complesso di norme che ha istituito la Privacy supera le preesistenti tanto è vero che ti fanno firmare dei moduli che nel 1972 non firmavi. Visco lo ha fatto perchè è promotore della cultura della delazione e del sospetto.
5 maggio 2008 0:00 - Sergio
La materia è complessa. Necessario considerare alcune distinzioni operate dalla nostra normativa in materia di trattamento dei dati personali (vedasi al riguardo il Decreto Legislativo del 30 giugno 2003, n. 196).

Necessario anche distinguere tra “pubblicità” di un dato e “diffusione del dato”.

“Chiunque ha diritto alla protezione dei dati personali che lo riguardano” (art. 1 del citato Decreto 196/2003).
In forza di specifiche norme di legge posono essere resi pubblici determinati dati personali: è questo il caso relativo alla capacità reddituale dei contribuenti.

I dati reddituali, quindi, sono pubblici, come tanti altri dati; ma poterli consultare (per un anno) presso il comune di residenza o diffonderli non sono concetti equivalenti; diffonderli con un mezzo “planetario” come Internet è altra cosa ancora.

Diffonderli in modo organico e organizzato, elettronico, riutilizzabile a piacimento e a tempo indeterminato è altra cosa ancora.
Insomma, un conto è la consultabilità di un dato, altra storia poter disporre a piacimento di files con i dati di tutti i contribuenti di ciascun comune.
Ricordo che il Ministero ha diffuso con files di testo i dati identificativi e reddituali di tutti i contribuenti di ogni comune italiano; chiunque può quindi acquisire questi files e gestirli abusivamente.
L'acquisizione di questi files, il loro utilizzo elettronico con trattamenti non autorizzati e in violazione delle norme sulla sicurezza dei dati personali è un illecito amministrativo e in talune fattispecie penale.

La legge punisce il possesso e il trattamento abusivo dei dati personali.

Chi detiene sul proprio computer un files scaricato dal sito del Minsitero delle Entrate sta commetttendo un reato ed è passibile di sanzione.

Quando entrò in vigore la legge sulla privacy, le aziende che operavano nel settore delle vendite per corrispondenza dovettero riorganizzare l’attività: il semplice possesso di un indirizzario formato da soli dati identificativi (nome cognome indirizzo) diveniva un trattamento di dati personali e come tale soggetto a delle regole.

Un commerciante (o un professionista) può gestire sul computer i dati dei clienti esclusivamente per evadere gli ordini (cioè adempiere un contratto) e adempiere gli obblighi fiscali; ma per chiamare il cliente e comunicargli che c’è un nuovo prodotto interessante ha bisogno della sua autorizzazione al trattamento dei dati per fini commerciali. Se quello stesso commerciante mantiene sul computer “uno storico” degli acquisti di ciascun cliente, sottopone i dati a valutazioni statistiche o altro trattamento di qualsiasi genere, commette un illecito se viola le normative sul trattamento dei dati personali: non solo deve comunicare al cliente che i suoi dati sono trattati con finalità che esulano la pura evasione dell’ordine ma deve assumere una serie di provvedimenti per garantire la “sicurezza” del trattamento contro eventuali usi illeciti. Se la banca dati di cui dispone consente valutazioni sulla solvibilità economica e sulla situazione patrimoniale è necessaia la preventiva notificazione del trattamento al Garante.

I files diffusi dal Ministero sono tecnicamente una banca dati e già solo questo è un illecito poiché non si possono diffondere banche dati, se non ottemperando a una serie di regole a tutela degli interessati. Mi sembra ovvia la differenza tra la possibilità di consultare una banca dati e disporre dell’intera banca dati, con possibilità di manipolazioni, diffusioni arbitrarie, trattamenti illeciti, compresa la possibilità di importare i dati in un data base, incrociando i dati acquisiti con quelli in proprio possesso.

La diffusione di dati pubblici in formato elettronico è in palese violazione della normativa sul trattamento dei dati personali. E poco importa che non si tratti di dati personali sensibili perché la legge tutela anche i dati “identificativi” e ogni “dato personale” da ogni trattamento che non sia espressamente autorizzato dall’interessato e, in determinati casi, con obbligo di notificazione del trattamento all’autorità preposta.

L’Agenzia delle Entrate può gestire i dati personali con trattamento elettronico degli stessi esclusivamente per le funzioni amministrative che le competono. Per la normativa del 1973 i dati reddituali sono pubblici, ma ciò non significa che possono essere diffusi in modo indiscriminato e in modalità elettronica tale da poter favorire un uso illecito in violazione evidente della normativa vigente.
Chiunque detenga sul proprio computer i files prelevati dal sito ministeriale sta commettendo un illecito; e a provocare questo illecito è il Ministero: questa si chiama istigazione a delinquere.
Per comprenderci, un conto è poter consultare il reddito del signor XY, altra storia scaricare il file con tutti i contribuenti di un comune e, per il modo stesso in cui questi dati sono forniti, aprire la strada al formarsi di banche dati “private”, in Italia e nel mondo, che possono in modo incontrollato essere utilizzate abusivamente.

Ancora una volta il problema non risiede nelle leggi, che pur ci sono, ma nella incapacità di farle rispettare e di rispettarle da parte della autorità preposte. Autorità che si esibiscono in autentici comportamenti criminogeni.
A poco vale l’intervento, tardivo, del Garante: dal 5 marzo era noto che questi dati sarebbero stati diffusi: il Garante avrebbe potuto – e a mio avviso dovuto – disporne il blocco d’ufficio ai sensi dell’art. 143 del DL 196/2003, acquisire preventivamente tutte le necessarie informazioni sulle modalità che il Ministero intendeva adottare per la diffusione dei dati e solo dopo eventualmente dare l’autorizzazione, imponendo eventuali prescrizioni.
Comunque vada a finire questa storia, sono le Istituzioni che ne escono a pezzi e con meritato discredito.
5 maggio 2008 0:00 - APS
Visto che se io sbaglio una riga nella dichiarazione dei redditi mi arriva una multa, vorrei sapere se qualcuno sta promuovendo una causa legale nei confronti di quei manigoldi lestofanti e mafiosi che hanno pubblicato su internet le dichiarazioni dei redditi. Sono disposto anche a pagare pur di vedere come si difendono questi bugiardi imbroglioni rubasoldi. E che mi controllino pure il mio IP. Sono un lavoratore dipendente che paga tutto per cui non ho niente da temere. E' solo un'azione promossa da chi non vuole essere suddito ma cittadino.
5 maggio 2008 0:00 - er metico
...secondo me, quando uno è pulito non ha bisogno di coprirsi la faccia. L'ADUC che ne pensa?
Saluti.
5 maggio 2008 0:00 - mario
rispondo a nessuno

anche la votazione degli esami universitari non sono dati sensibili,

anche quelli che detiene una libreria per chiamerti e dirti che il tuo libro è arrivato non sono dati sensibili,

anche quelli scritti sull'agenda di un commercialista non lo sono

ma se la libreria diffonde con un elenco il tuo nome in cui compare che tipo di libro hai acquistato, che so :"vivere come un gay" oppure "100 rimedi per gli impotenti" a te darebbe fastidio o no vedere l'elenco pubblicato ?
5 maggio 2008 0:00 - APS
Caro Giorgio, sono davvero triste a sapere che i miei figli potrebbero averla come insegnante. La pubblicazione dei dati delle dichiarazioni dei redditi rappresenta una enorme violazione della privacy. Ma come, ci incazziamo perchè gli americani spiano le transazioni bancarie e poi diamo loro servite su un piatto d'argento le dichiarazioni dei redditi di ogni singolo cittadino? Io sono lavoratore dipendente come lei, per cui non mi rivolga facili illazioni ed allusioni. L'azione di Visco dimostra ancora una volta quanto il Visco sia demente.
5 maggio 2008 0:00 - che cazzo dite
E' DAL 1972 CHE LE DICHIARAZIONI DEI REDDITI SONO PUBBLICHE E ACCESSIBILI A TUTTI.

SOLO GLI EVASORI DI MERDA POSSONO ROMPERE IL CAZZO PERCHE' FINALMENTE E' POSSIBILE LEGGERE I REDDITI ON-LINE INVECE DI DOVER ANDARE IN COMUNE.

TUTTI A CHIEDERE EFFICIENZA ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, E POI GIU' A PIANGERE...

LEGGETE QUI SOTTO, BASTARDI!

Dpr 600 del 1973
Articolo 69
Pubblicazione degli elenchi dei contribuenti.

1. Il Ministro delle finanze dispone annualmente la pubblicazione degli elenchi dei contribuenti il cui reddito imponibile è stato accertato dagli uffici delle imposte dirette e di quelli sottoposti a controlli globali a sorteggio a norma delle vigenti disposizioni nell'ambito dell'attività di programmazione svolta dagli uffici nell'anno precedente.

2. Negli elenchi deve essere specificato se gli accertamenti sono definitivi o in contestazione e devono essere indicati, in caso di rettifica, anche gli imponibili dichiarati dai contribuenti.

3. Negli elenchi sono compresi tutti i contribuenti che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi, nonché i contribuenti nei cui confronti sia stato accertato un maggior reddito imponibile superiore a euro 5.164,57 e al 20 per cento del reddito dichiarato, o in ogni caso un maggior reddito imponibile superiore a euro 25.822,84.

4. Il centro informativo delle imposte dirette, entro il 31 dicembre dell'anno successivo a quello di presentazione delle dichiarazioni dei redditi, forma, per ciascun comune, i seguenti elenchi nominativi da distribuire agli uffici delle imposte territorialmente competenti:
a) elenco nominativo dei contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi;
b) elenco nominativo dei soggetti che esercitano imprese commerciali, arti e professioni.

5. Con apposito decreto del Ministro delle finanze sono annualmente stabiliti i termini e le modalità per la formazione degli elenchi di cui al comma 4.

6. Gli elenchi sono depositati per la durata di un anno, ai fini della consultazione da parte di chiunque, sia presso lo stesso ufficio delle imposte sia presso i comuni interessati. Per la consultazione non sono dovuti i tributi speciali di cui al D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 648.

7. Ai comuni che dispongono di apparecchiature informatiche, i dati potranno essere trasmessi su supporto magnetico ovvero mediante sistemi telematici.

Dpr 633 del 1972
Articolo 66 Bis
Pubblicazione degli elenchi di contribuenti.

Il Ministro delle finanze dispone annualmente la pubblicazione di elenchi di contribuenti nei cui confronti l'ufficio dell'imposta sul valore aggiunto ha proceduto a rettifica o ad accertamento ai sensi degli articoli 54 e 55. Sono ricompresi nell'elenco solo quei contribuenti che non hanno presentato la dichiarazione annuale e quelli dalla cui dichiarazione risulta un'imposta inferiore di oltre un decimo a quella dovuta ovvero un'eccedenza detraibile o rimborsabile superiore di oltre un decimo a quella spettante. Negli elenchi deve essere specificato se gli accertamenti sono definitivi o in contestazione e deve essere indicato, in caso di rettifica, anche il volume di affari dichiarato dai contribuenti.

Gli uffici dell'imposta sul valore aggiunto formano e pubblicano annualmente per ciascuna provincia compresa nella propria circoscrizione un elenco nominativo dei contribuenti che hanno presentato la dichiarazione annuale ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, con la specificazione, per ognuno, del volume di affari. Gli elenchi sono in ogni caso depositati per la durata di un anno, ai fini della consultazione da parte di chiunque, sia presso l'ufficio che ha proceduto alla loro formazione, sia presso i comuni interessati. Per la consultazione non sono dovuti i tributi speciali di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 648.

Gli stessi uffici pubblicano, inoltre, un elenco cronologico contenente i nominativi dei contribuenti che hanno richiesto i rimborsi dell'imposta sul valore aggiunto e di quelli che li hanno ottenuti.
5 maggio 2008 0:00 - nessuno
Il reddito non è un dato sensibile. Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196:
Art. 4
(Definizioni)


d) “dati sensibili”, i dati personali idonei a rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, nonche’ i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale;

http://www.parlamento.it/leggi/deleghe/03196dl.htm

4 maggio 2008 0:00 - al-pi

il mio parere coincide con quello di una persona ke stimo; qui c'è il suo intervento:
http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_i d=19883

per qualcuno non ha tempo o voglia di scaricare il video, dico ke sono favorevole alla pubblicazione dei dati.
l'intervento è di stefano rodotà.
4 maggio 2008 0:00 - Carlo
Io mi meraviglio di quanto successo ma non basta che quando acquisti qualcosa ti chiedono il codice fiscale,devi assumere farmaci per malattie anche croniche devi avere il tesserino ed ora pure pubblicare i redditi di tutti gli italiani questo fa traboccare il vaso.
Questa non è democrazia perchè sei controllato ad ogni mossa mi sembra come vivere in un regime dittatoriale
3 maggio 2008 0:00 - Pierino
I redditi dei lavoratori autonomi non sono netti, perchè manca il versamento inps e irap e inail, c'è solo l'irpef!!
3 maggio 2008 0:00 - comunista per sempre
bravo giorgio
3 maggio 2008 0:00 - giorgio
Mi dispiace essere in disaccordo, ma la pubblicazione on-line dei redditi IRPEF mi ha veramente riempito di gioia. Sarà forse perchè io sono un insegnante e le mie tasse le pago già sullo stipendio (..e che lauto stipendio!!!).
A parer mio sono pretestuose le voci che vorrebbero impedire che la gente sapesse quanti commercianti o liberi professionisti non dichiarano quasi nulla (o pensate che la criminalità abbia bisogno di sapere quanto uno ha dichiarato per estorcere o rapinare??)
Meglio tardi che mai è il mio parere...o vogliamo che le tasse continuino a pagarle sempre gli stessi?
3 maggio 2008 0:00 - Ballarin Pierluigi
Mi ero scordato di dire che ho fatto una constatazione: guardando il programma "striscia la notizia" non viene più permesso agli inviati di intervistare i responsabili di sprechi e altre spese, che danneggiano economicamente i cittadini, per motivi di privacy. Allora con quale diritto al signor visco è stato dato il permesso di difondere delle cose che nessuno ha il diritto di difondere? (tanto meno lui che a noi italiani ne ha combinate di tutti i colori.
3 maggio 2008 0:00 - Ballarin Pierluigi
Ho sentito dire in una trasmissione radiofonica che c'è la possibilità di denunciare il signor Visco o l'Agenzia delle Entrate per la pubblicazione su internet dei redditi di noi italiani. Come posso fare? Premetto che lo farei con molta soddisfazione dal momento che il signor Visco si è sempre comportato in una maniera alquanto arrogante in ogni sua apparizione. Sembrerebbe la figura di un burocrate. Nell'attesa di una vostra risposta vi ringrazio anticipatamente.
3 maggio 2008 0:00 - abc
Spett. sig. Longo,

ho visto il suo intervento alla trasmissione di RAI 3 del 2 maggio.

La divulgazione ai quattro venti dell’elenco della dichiarazione dei redditi non è giustificato da nulla. Come faccio a stabilire se ciò che dichiara Valentino Rossi è o meno veritiero ? Come posso dedurre che il tenore di vita di tizio che dichiara 10.000 € all’anno non sia completato dalla rendita di un lascito di 500.000 € investiti in titoli di stato che non figurano nella dichiarazione dei redditi ? Caio, soprattutto in meridione, che percepisce e dichiara veramente un reddito basso potrebbe essere imbarazzato a fare la figura del “morto di fame”.

I redditi dei professionisti vengono denunciati per cassa e non per competenza. Questo significa che se un avvocato che ha nel 2005 aveva in corso 15 pratiche piccole da 1.000 € ciascuna pagate nel 2005 e 2 grosse (es fallimenti) da 50.000 € cadauna che sono state pagate nel 2006 avrà dichiarato 15.000 € nel 2005 e i 100.000 € sono di competenza del 2006. Quindi vedere dichiarati 15.000 € non vuole nulla! Dovrei vedere le dichiarazioni di almeno 4 o 5 anni continui per poter esprimere un vago giudizio…Questo lo sanno al terzo anno di ragioneria…

Una volta soddisfatta la mia morbosa curiosità sulla dichiarazione di Longo poi cosa me ne faccio (per inciso i suoi oltre 53.000 € mi sembrano veramente troppi, forse la donazione del 5x1000 dovrebbero farla ad una associazione il cui presidente percepisce una retribuzione inferiore).

Se lei invoca un atto di trasparenza a me interesserebbe di più conoscere come la pubblica amministrazione spende o spreca il denaro pubblico, forse la pubblicazione dei costi delle siringhe nelle varie unità sanitarie dell’Italia renderebbe la cosa interessante come ha sottolineato una trasmissione di report. Forse l’elenco del casellario degli italiani sarebbe più opportuno, non crede che conoscere la pericolosità o meno di chi abita nel mio quartiere sia un atto di trasparenza sociale più utile ?

Forse qualche pastore sardo analfabeta non utilizza internet per le sue estorsioni, ma pensare che tutta la criminalità sia fatta da persone con la cultura di un pastore sardo è veramente incredibile (come riconosco incredibile la sua retribuzione).

Il punto è che la trasparenza che lei invocata e da tanti avvocati (?!) presenti è che nel 1973 non c'era la legge sulla privacy e quindi si poteva anche divulgare previo documento di chi voleva sapere i redditi degli altri. Oggi invece questa legge dello stato esiste ed è stata violata.

Comunque staranno le decisioni del garante della privacy se il contribuente ha firmato sulla dichiarazione dei redditi l'AUTORIZZAZIONE AL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI AI SENSI DELLA LEGGE 675/96, la quale dice che i dati riportati devono essere trattati solo per tale scopo e quindi non divulgati alle persone estranee all'AGENZIA dell'ENTRATE, a ciò ci si deve attenere.


“Informativa sul trattamento dei dati personali ex art. 13 D. Lgs. 196/2003.

Gentile contribuente, l’Agenzia delle Entrate La informa che i dati del conto corrente bancario o postale conferiti facoltativamente tramite questo modello, sono raccolti esclusivamente per l’espletamento del servizio "F24 online", che permette il pagamento online delle imposte.

Le informazioni vengono raccolte dagli intermediari abilitati al servizio Entratel, aderenti alla
convenzione “F24 cumulativo on line” mediante la presente delega e vengono trasmesse per via telematica
all’Agenzia delle Entrate, la quale li invierà alla banca o a Poste Italiane S.p.A., depositarie del conto, per
richiedere l'addebito delle somme dovute relative ai modelli F24 inviati telematicamente ed autorizzarne il
prelievo. L’Agenzia delle Entrate, gli intermediari, la banca e Poste Italiane S.p.A. gestiranno le informazioni
acquisite, ciascuno per la propria sfera di competenza, in qualità di titolari del trattamento, prevalentemente
con l’ausilio di mezzi elettronici o comunque automatizzati, attuando idonee misure di sicurezza per
garantire che i Suoi dati personali siano accurati, completi ed aggiornati per le finalità per cui vengono
gestiti, ed impiegando misure amministrative, tecniche e fisiche per tutelare le informazioni dall’alterazione,
la distruzione, la perdita, il furto, o l’utilizzo improprio o illegittimo.

Le informazioni contenute nella delega di pagamento sono trasmesse dall’Agenzia delle Entrate alla
banca o a Poste Italiane S.p.A., con sistemi di “cifratura”, tali cioè da renderne impossibile la lettura a
soggetti esterni non coinvolti nell’erogazione del servizio.

Per conoscere in modo più approfondito le politiche di tutela e salvaguardia delle informazioni che
Lei ci fornisce, e l’indirizzo cui rivolgersi per l’esercizio dei diritti riconosciuti dall’art. 7 del D. Lgs.
196/2003, La invitiamo a visitare il sito www.agenziaentrate.gov.it”

Esiste poi una normativa il D.L. 30 giugno 2003 nr. 196 consolidato con la Legge del 26 febbraio 2004 nr. 45 che delinea il quadro delle misure di sicurezza, organizzative, fisiche e logiche che molti devono attuare per evitare la diffusione a terzi dei dati. Se un commercialista non ottempera a tali disposizioni incorre in ingenti sanzioni. Ma che senso può avere sanzionare un commercialista che non protegge dai terzi i dati dei suoi clienti se poi questi vengono divulgati ai terzi dalla agenzia delle entrate ?

Cordialmente

3 maggio 2008 0:00 - comunista per sempre
o ragazzi e' solo la dichiarazione dei redditi che in altri paesi del mondo viene resa pubblica compreso gli USA, ammazza quanti evasori.....
3 maggio 2008 0:00 - stefano menichetti
Ho considerato la cosa altrettanto grave e mi ha fatto dispiacere vedere anche stasera nella trasmissione di mi manda rai tre persone favorevoli alla mossa di Visco in virtù della trasparenza.

A me, non so perchè, ha ricordato subito le tristi vicende delle denunce anche tra familiari raccontate nei paesi ex-comunisti ...

2 maggio 2008 0:00 - Monica
Egregi Signori, ad oggi, 2 maggio 2008, su emule si possono ancora scaricare dei file con i dati delle denunce dei redditi del 2005. Il garante non è riuscito ancora ad eliminare tutti i file esistenti. Per curiosità ... ne ho trovato uno della mia città ... all'interno c'erano i miei dati, di mia madre (deceduta), di mio padre, di mio fratello e di un numero considerevole di personaggi a me noti per oltre 320.000 righe di nomi. Come è possibile tutto ciò? A chi si possono chiedere i danni morali? Si può fare qualcosa?
Grazie per la collaborazione, e buon lavoro.
Monica Monaldi
2 maggio 2008 0:00 - Alberto
sarei lieto di partecipare ad una class action contro visco perché ritengo che la diffusione dei dati dei redditi possa solo generare equivoci e invidie soprattutto in ambito lavorativo e familiare. pubblicate qualsiasi iniziativa in materia!
2 maggio 2008 0:00 - abc
Se una cosa non crea nulla di utile, ma solo danni di diversa natura allora è meglio non farla (questo me l’ha detto mia figlia di 8 anni sig. ex vice ministro)


Trovato su un forum http://www.albertofalossi.com/post/Dichiarazione-redditi-ita liani.aspx
che giro.

“Che bello, finalmente PRODI mi ha fatto risparmiare.

Ho potuto verificare con un paio di click che 2 delle tre persone che hanno richesto di lavorare nella mia ditta guadagnavano (nella ditta a noi concorrente) molto meno di quanto dichiarato. Quindi ho ritoccato la nostra offerta con un risparmi di oltre 1000 euro al mese per i prossimi 3 anni!!!

Grazie Prodi!!! Spero escano anche le API del sistema così da poter semplificare ulterirormente e magari lanciare un sistema automatico per facilitare l'head hunting (lista nomi dei candidati, target di stipendio che offre il cliente dell'agenzia, eta' media richiesta = nomi selezionati con un risparmi enorme sulla valutazione del potenziale stipendio per il candidato) e/o decidere quanto offrire come stipendio a chi invia il proprio curriculum.”
2 maggio 2008 0:00 - Ercole
Dopo tanti sforzi dedicati a "istruire" gli internauti a tenere blindati i propri dati personali per evitare furti di identità, un visco qualsiasi pubblica nome, cognome, codice fiscale, indirizzo... complimenti e bingo per la prossima ondata di truffe in rete! i delinquenti informatici ringraziano, assicurando il viceministro che NON pagheranno tasse! a proposito, perchè visco non ha iniziato mettendo in rete i dati dei parlamentari (quelli sì obbligatoriamente pubblici)? doveva proprio rompere i cittadini normali (evasori sì, arrabattandosi per risparmiare un euro qui e un euro là su spesa e lavori, se no la fine mese arriva con il digiuno settimanale, altro che ramadan) Complimenti!
2 maggio 2008 0:00 - cittadino
Le dichiarazioni dei redditi sono riapparse sulle reti peer to peer, eMule in testa.

Numerosi sono infatti gli italiani che ieri, una volta avuto accesso a quei preziosi file, ne hanno salvata una copia sul proprio Pc. E a migliaia li stanno condividendo in queste ore.

I file più condivisi riguardano i dati dei contribuenti delle maggiori città: Roma, Milano, Torino in testa. Ma anche Bergamo, Trento, Napoli, Pavia, Reggio Calabria, Como, Genova, in file più o meno completi: per alcune città si trovano solo i dati dei contribuenti i cui cognomi vanno dalla F alla L, o dalla S alla Z.



Sono molto condivisi anche i dati relativi a numerosi centri minori, anche di pochi centinaia di abitanti. Qui la "copertura" è ancora più a macchia di leopardo: i file sono stati probabilmente salvati e poi messi in rete da qualche abitante del luogo, o da chi per qualche motivo ieri ha sentito la necessità di consultare proprio quei dati.
Di moltissimi altri comuni invece non c'è traccia, anche perché con il diminuire del numero di abitanti cala drasticamente anche la probabilità che qualcuno abbia salvato i dati relativi a quel comune. Ma se vivete a Bascapè (provincia di Pavia, 1500 abitanti), Buttigliera (provincia di Asti, 2300 abitanti), Dignano (provincia di Udine, 2300 abitanti), Vallebona (provincia di Imperia, 1200 abitanti) o Valentano (provincia di Viterbo, 3000 abitanti), sentitevi come se aveste vinto alla lotteria: siete stati "estratti" e le vostre dichiarazioni dei redditi del 2005 sono di nuovo online.
Così in rete è facilissimo scaricare oggi questi dati, basta cercare con un client eMule il nome del comune interessato, o ancora fare una ricerca generica per "redditi", "dichiarazioni", "entrate" e simili. C'è anche chi ha proposto di catalogare i file secondo un formato ben preciso, lo stesso utilizzato dall'Agenzia delle Entrate. Così basta cercare "p-2005" per trovare anche quei piccoli comuni che mai sareste andati a cercare.
Non tutti gli italiani sono d'accordo con la decisione del Garante della Privacy di rimuovere i dati dal sito dell'Agenzia delle Entrate. Così la decisione di salvare il salvabile, o meglio quanto "salvato" dal proprio Pc, magari nella cache del browser, e di metterlo a disposizione della comunità.

C'è anche chi ha organizzato i dati di tutta la città di Milano in un gigantesco foglio Excel, un file di 24 Mbyte. Ma quando lo scarichi scopri che in ogni casella del documento c'è una sola scritta: "Fatti i c... tuoi!". Evidentemente questo file-beffa è stato messo in rete da qualcuno che ritiene che i dati fiscali degli italiani non vadano divulgati.



C'è un'altra considerazione da fare. Se l'intero archivio non dovesse tornare online, come è probabile, ci sarà una discriminazione tra chi vive in una grande città (o magari uno dei paesi di cui accennavamo sopra), il cui reddito è ormai di dominio pubblico, e chi invece vive altrove e i suoi dati non sono più disponibili nemmeno sulle reti peer to peer.
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