Gent.mo Sig. Falconieri, sarebbe bello poterci
incontrare a qualche convegno o a qualche tavola rotonda,
ammetto che mi piace molto il confronto intelligente, sono
le migliori occasioni per crescere ed imparare. Prurtroppo,
tralasciandone tutti i vantaggi, il limite dei forum è
proprio quello di far perdere le sfumature e le gradazionei
di grigio, che una conversazione permette. Dovremo
accontentarci. Il problema è che partiamo da due
presupposti diversi. Lei, giustamente, giudica affidandosi
al gusto che ognuno di noi costruisce in maniera
indipendente, pertanto il suo giudizio personale diventa,
ovviamente, incontestabile, io parto da un presupposto
diverso, che il gusto non esista e cerco di andare oltre con
un'analisi ultrapersonale o se preeferisce a/personale,
quindi esistono tanti concetti di "Gusto" e non
sono classificabili con una rigida gerarchia. Potremmo
continuare all'infinito. Mi permetto di segnalare uno
dei Maestri dell'estetica italiana, che lei sicuramente
già conoscerà, il decano Gillo Dorfles, classe 1910. Che
ha trattato in moltissime pubblicazioni proprio i temi che
stiamo affrontando noi, nel nostro piccolo. Cordialmente
Matteo Mazzato
3 aprile 2009 0:00 - Domenico Falconieri
Egregio signor Mazzato, la ringrazio del tempo che ha voluto
dedicare a rispondermi e, per amore di precisazione e non di
polemica, mi permetta di replicare. Pur non vantando i
titoli da lei raggiunti in campo sociale, ritengo di poter
affermare, sulla base della mia educazione culturale, ciò
che ritenga essere di buon gusto, senza adoperare sofismi
storici che possano apparire una forzatura, quando non un
tentativo di scalata di pareti ripide e scivolose.
Difatti, ciò che lungamente afferma, ricalca esattamente il
gusto attuale, a mio avviso non sempre così
"raffinato". Operando come fossi un avvocato,
provo, comunque, a cambiare la mia affermazione,
domandandole: era proprio NECESSARIO usare una frase del
genere, che potesse laciar adito ad interpretazioni a doppio
senso? Perché non applicarne una più diretta ed aderente
al prodotto in vendita od offerta? Provo, inoltre, a
rispondere ai vari punti da lei posti: A) certo che si
possa fare indossare una montatura ad una donna, ma non è
questo l'oggetto del contendere; B) lei ritiene che
non si ponga alcun dubbio nell'indovinare, da parte del
lettore, di cosa si stia parlando, ma chi o cosa le fa
pensare questo con la certezza che manifesta? Sarò
malizioso, ma io e, ne convenga, tantissimi altri,
penseremmo subito a qualcosa d'altro. Certo che dopo
pochi istanti (millesimi di secondo? nemmeno Superman!) il
mio sguardo andrà a cercare l'argomento suggerito dalla
domanda, ma DOPO; C) mi sembra una vera forzatura
l'affermare che qualcuno possa pensare, tramite tale
pubblicità, che vendiate corpi femminili; io non l'ho
di certo fatto; D) un'unica decodifica, certo, ma
ripeto DOPO che il pensiero si sia inizialmente rivolto ad
altro; l'esempio da lei proposto "vado a
Sanremo" è poco calzante, in quanto, pur lasciando
spazio a varie possibilità, non ha una malizia di fondo che
la frase adoperata, invece, presenta; E) ribadisco che
non l'immagine od altre frasi, possano indurre ad una
diversa interpretazione, ma, mi conforti, "te la
do" lascia spazio quantomeno a due pensieri e non
necessariamente per primo quello da lei ritenuto (la
montatura); F) no, lo spazio da lei dedicato alla
proposta commerciale è sicuramente sufficiente, ma rimane
l'evidenza dell'approccio iniziale. Torno,
quindi, ad esprimere il concetto che mi ha fatto partecipare
a questa simpatica discussione: ritengo che non di un tabù
(penso che nemmeno all'uscita le parole della canzone di
Carosone lo fossero) ma di un uso malizioso, diciamo così,
di una frase che lascia spazio ad interpretazioni si sia
trattato, rientrando ciò in quello che normalmente,
perlomeno da parte di molti, viene ritenuto un gusto non
certo raffinato. La saluto cordialmente. Domenico
Falconieri
31 marzo 2009 0:00 - Matteo Mazzato
Rispondo al Sig. Domenico Falconieri, lo faccio molto
volentieri come persona e non come Responsabile
Marketing.
La campagna l’ho ideata io e
pertanto ne conosco perfettamente tutti i risvolti, è stata
proposta all’Amministratore al Consiglio di
Amministrazione, mostrata a molte colleghe donne (una di
esse lavora con me all’uff. marketing) e a molte altre
donne; è piaciuta ed è stata attivata. A livello di
formazione sono uno Storico dell’Arte che ha raggiunto la
laurea col massimo dei voti e la lode, dispensato dal
servizio militare dalla Presidenza del Consiglio dei
Ministri per meriti culturali ed artistici nazionali ed
internazionali. Pertanto non ne farei una questione
culturale, ciò che è buon gusto per lei potrebbe apparire
di cattivo gusto per me. Come si dice nell’arte, il
gusto non esiste perché è un’effimera variabile della
storia.
Rispetto alla pubblicità, il primo
obiettivo è che la comunicazione arrivi alla potenziale
utenza, che rimanga nella mente del consumatore, che la
proposta piaccia e che il fatturato aumenti.
Le
posso garantire, a campagna praticamente chiusa, che tutti
gli obiettivi sono stati raggiunti. Poi…se devo
ammettere che non mi aspettavo una risonanza di questo tipo
è vero.
Non ho assolutamente cercato la
polemica, non era nelle mie intenzioni. A oltre
cinquantacinque anni dal lancio della canzone “La
Pansè” cantata da Renato Carosone, mi pareva che il
doppio senso “me la dai” “te la do” non fosse più
da ritenersi un tabù. Evidentemente ho commesso un
errore di valutazione.
La versione maschile non
ha prodotto alcuna lamentela le donne hanno riso come gli
uomini e viceversa.
Pare invece che il problema
si sia posto sulla versione femminile dove gli uomini e la
maggioranza delle donne hanno riso, una parte delle donne
non ha gradito, ne prendo assolutamente atto e sarà
un’indicazione preziosa per le prossime campagne.
Ritengo che le donne che non hanno gradito abbiano
fatto molto bene a manifestare il loro pensiero, anche se in
alcuni casi ho ritenuto eccessivi i termini utilizzati.
Da qui a filosofeggiare su uno slogan, il passo è
troppo corto e la strada troppo lunga, e come si è visto si
rischia di cadere.
A livello tecnico ritengo che
la pubblicità non sia assolutamente offensiva per la
dignità di alcuno per i motivi che in seguito descrivo.
A) Non riteniamo assolutamente che l'abbinamento
tra l’immagine proposta e l’headline sia gratuito.
Facciamo infatti notare che la modella indossa la montatura
che è a tutti gli effetti oggetto della promozione.
Possiamo fare indossare una montatura ad una donna?
B)Si afferma che l'headline non lascia spazio
all'immaginazione. Al contrario, quando dico “te
la do gratis”, anche se non aggiungo altro, non sono
spinto per forza a pensare ad una sola cosa, qualunque essa
sia, ma si lascia spazio all’immaginazione e
all’interrogazione. Che cosa? Ed il che cosa, è presto
svelato: “la montatura”. Scritto a caratteri più
piccoli, ma assolutamente leggibili dopo pochi millesimi di
secondo. proprio per attirare l’attenzione del
consumatore, soffermarlo sul testo e verificare: “Che
cosa?”. Questo lo ammettiamo era il nostro scopo. E
pare che sia stato raggiunto.
C) Si afferma che
"La struttura dei messaggi è tale da ridurre la donna
a mero oggetto di desiderio e di profferta." Sfidiamo
chiunque a pensare realmente che vendiamo donne anziché
montature! Persino il marchio SpacciOcchiali indica da
subito che cosa vendiamo.
D) Si afferma che il
messaggio porta il pubblico ad un'unica decodifica, e su
questo siamo d’accordo. L’unica decodifica è che
vendiamo occhiali!. Alla fine della lettura
dell’headline e dell’abbinamento con l’immagine il
messaggio è INEQUIVOCABILE. Se si dice “Vado a
Sanremo” non significa che io vada al Festival di Sanremo,
potrei andare “in vacanza”, “a cantare” “a
presentare” “a ballare”. L’affermazione lascia
spazio a qualsiasi interpretazione, anche “a fare
l’amore” o a “giocare a calcio”.
E) I
termini scurrili, volgari, offensivi della dignità della
persona o della religione o della moralità, quali sono?
Fidati? Te la do? Gratis? Montatura? SpacciOcchiali?
Nell’immagine vi sono parti del corpo femminile che
potrebbero indurre ad altri pensieri? Abbiamo scelto
un’immagine nella quale fosse coperta persino la spalla.
Di tre quarti per non mettere in evidenza neppure il seno.
F) Non vi è sostituibilità tra la donna e la
montatura, perché è scritto a caratteri cubitali anche
cosa offriamo. Ricordo che nelle affissioni “la
montatura” arriva precisamente a 120 cm di larghezza pari
a esattamente 1/5 di tutto lo spazio lineare della
comunicazione. E’ Poco?
Matteo Mazzato
30 marzo 2009 0:00 - Domenico Falconieri
Pur comprendendo e condividendo lo spirito di fondo che
anima il signor Donvito - guai a censurare, come ben ricorda
il signor Furiesi - e ritenendo sbagliato nel merito il
comportamento del comune fiorentino, ritengo che nel nostro
periodo storico e, soprattutto, sociale la mancanza di
cultura, nel senso di qualità della vita e l'ignoranza
crassa generalizzata, la facciano da padroni, permettendo
quello che forse trent'anni fa non sarebbe apparso come
normale. Parlo, quantomeno, di buon gusto. E' vero che
il potere "censorio" sia poi in mano ai cittadini,
attraverso il premio o meno di quel prodotto ma, ritengo,
in una società distratta come la nostra, presa molto
dall'effimero e dal superficiale, messaggi che
potrebbero essere discriminatori nei confronti della donna
sarebbero, anche per semplice assuefazione, del tutto o
grandemente "invisibili". Mi permetto di
ricordare, in special modo alla signora Annapaola, che il
godere, anche lei, di determinate "conquiste" (che
tali non dovrebbero essere in quanto dovrebbero esistere in
modo assolutamente naturale sia la pari dignità tra uomo e
donna, sia l'avere gli stessi diritti) sia in buonaparte
dovuto a chi si è battuto, negli anni, anche contro
stereotipi che ancora non riescono a venir sradicati. Al
signor Mazzato, responsabile del marketing della società
che ha commissionato la pubblicità, chiedo: ma non spetta a
lei od a qualcuno all'interno dell'azienda,
commissionare la pubblicità e, soprattutto, controllarne la
validità PRIMA che sia immesssa nel circuito pubblico?
Quindi, constatarne l'efficacia ed in particolare la
bellezza ed il gusto? Forse si potrebbero evitare la
"censura" ed un possibile flop commerciale. O,
maliziosamente, devo pensare che, in fondo, l'azione del
comune vi abbia giovato?
28 marzo 2009 0:00 - Annapaola
Ma basta! Chi sei per dire "mettiti nei panni DELLE
donne"?
Che mi dici della signora che ha
prestato la propria immagine per la pubblicità censurata?
"Censuriamo" anche il suo operato? Forse non fa
parte a pieno titolo "DELLE donne"?
Anch'io ho fatto pubblicità, e anche più maliziose di
questa. E non penso che il mio lavoro faccia mancare
"rispetto, diritti, dignità" alle donne.
Forse "LE" donne sono solo quelle che
condividono il tuo pensiero? Dicci, allora, chi siamo noi:
forse due "ingenue vittime del capitalismo che prestano
il loro corpo alla mercificazione"?
Ma
finiamola, una volta per tutte: ho la sensazione che tutte
queste Commissioni siano solo carrozzoni per signore ben
piazzate politicamente. Vedi l'ultima uscita delle donne
del PD: "la violenza è la prima causa di morte per le
giovani donne, lo dice l'ISTAT". Peccato che
l'ISTAT dica esattamente il contrario, e quella tragica
statistica che loro citano riguarda le donne nel mondo. In
Italia, fortunatamente, la nostra dignità e rispetto ce la
siamo conquistata da tempo.
Senti un po', te
parli di pari opportunità: mio marito si alza tutte le
mattine alle 5,30 e fino alle 7 di sera non è a casa.
Lavora a Firenze come manovale di cantiere, da 12 anni mai
in regola, quando va bene è mezzo al nero e mezzo no,
prende uno stipendio che non ti dico, ogni giorno rischia la
pelle, la violenza l'ha subita di tutti i tipi (ricatti,
minacce, e a volte anche fisica), tra i suoi commmittenti
c'è stata pure la Questura (che non ha mai fatto il
mazzo ai costrutturi). Lo sai quanti uomini ci sono in
Italia in queste condizioni? E tu mi parli di "pari
dignità"? Ma stai nel tuo bell'ufficio, vai, e
ringrazia di essere nata donna!
28 marzo 2009 0:00 - Piero Furiesi
No, signora Rosanna, proprio non ci siamo.
Le
Commissioni Pari Opportunità possono fare campagne di
sensibilizzazione ed esprimere pareri anche "in
direzione ostinata e contraria", e mi auguro che
continuino a farlo ed abbiano sempre spazi e mezzi adeguati
per le loro attività.
Ma la censura non è
ammessa: io mi batto, e sempre mi batterò, per il rispetto
di tutte le opinioni, anche quelle scomode e
"politically uncorrect"; sì, anche per quelle
mostruose (e che non condivido assolutamente) dei
negazionisti, figuriamoci!
Sostenere che un
organo statale o locale può decidere (magari perché
"legittimato dalla maggioranza dei cittadini")
cosa è pubblicabile e cosa non lo è, mi rimanda la memoria
a tempi molto bui.
Cordialmente.
Piero
Furiesi
27 marzo 2009 0:00 - rosanna pilotti
Mi fa piacere apprendere che la campagna non proseguirà; se
questi interventi definiti "di censura" possono
servire per far discutere e per prevenire l'affissione
futura di altre pubblicità offensive per la dignità della
persona (non solo delle donne, come più volte affermato
dall'Unione Europea e dallo stesso IAP) non posso che
essere contenta. Concordo che certe espressioni volgari
facciano parte della quotidianità di molte persone.
Per questo deve esserne sottolineata la volgarità quando
diventano un messaggio pubblicitario. Sono consapevole che
la pubblicità non inventa niente, ma si limita a registrare
gli eventi della vita.Il mio percorso è "in direzione
ostinata e contraria", come diceva De Andrè.
Occorre un cambiamento culturale, più "pubblicità
progresso" e meno battute scontate possono far
diventare l'Italia un paese moderno. Rosanna
Pilotti
27 marzo 2009 0:00 - vdonvito
cara Rosanna, grazie per il tuo intervento e, per
meglio far comprendere a chi ci legge di cosa tu stia
parlando nello specifico, metto il link al tuo comunicato di
ieri: http://ufficiostampaonline.comune.fi.it/
cgi-bin/uscomu.cgi?tipo=5&id=38977 Non intendo
eccepire nella legittimita' del tuo intervento rispetto
alla pronuncia del Giuri' di autodisciplina, ma nel
metodo che -anche se non ti piace ammetterlo- e'
censorio. Per te quella pubblicita' e' offensiva,
quindi la censuri. A me non interessa se sia offensiva o
meno, lo lascio giudicare ai singoli che la leggeranno e,
soprattutto a coloro che, consumatori, decideranno di
conseguenza se acquistare o meno quel prodotto. Se
qualcuno ne parla male o bene, io gli do' anche spazio,
perche' e' auspicabile che ognuno dica la propria su
cio' che gli sta piu' a cuore... o forse le
espressioni come quelle del nostro manifesto pubblicitario
non fanno parte della quotidianita' per cui e'
meglio oscurarle invece di ragionarci sopra sul pro e
contro? Grazie per l'occasione Vincenzo Donvito
27 marzo 2009 0:00 - Matteo Mazzato
Gentile Sig.ra Rossanna Pilotti, in qualità di
Responsabile Marketing dell'azienda SpacciOcchiali, mi
sono subito mobilitato per collaborare con L'Iap, capire
se abbiamo fatto errori di valutazione, e risolvere la
questione. La campagna non proseguirà anche perchè
l'offerta termina il 7 aprile ed i tempi ed il
sacrificio economico della montatura, non pemettono
ulteriori proroghe. Senza entrare nel merito
dell'interpretabilità della comunicazione, voglio solo
sottolineare che avrei preferito una telefonata o una mail
diretta, sono presenti sul nostro sito, per risolvere
amichevolmente la questione, senza dobver subire
un'azione di forza. Infatti l'azienda che è
occupata delle affissioni è stata contattata a nostra
insaputa e la richiesta di oscuramento e censura è stata
fatta, dall'amministrazione, escludensdo totalmente
qualsiasi nostra possibilità di replica. il ruolo che
ricopre Lei e gli altri Amministratori del Comune di
Firenze, prevede la capacità di Dialogo e di Pubbliche
Relazioni prive di pregiudizi anche con un'azinda come
la nostra. Siamo qui per collaborare e per risolvere una
situazione di crisi generale, che prevede lo scambio
culturale e professionale tra: cittadini, Amministrazioni
lavoratori e aziende. Mi complimento con Il Presidente
Vincenzo Donvito per aver saputo esprimersi senza toccare la
positività o negatività (sceglieranno le persone che
l'hanno vista) espressa dalla nostra pubblicità.
Cordiali Saluti Matteo Mazzato
27 marzo 2009 0:00 - rosanna pilotti
Caro Vincenzo, mettiti nei panni delle donne e prova a
ricordare quanti anni sono passati da quando abbiamo
cominciato a chiedere più rispetto, pari diritti, uguale
dignità.E non sono mai stata femminista! Se la Commissione
Pari Opportunità che presiedo è intervenuta due volte sul
tema delle pubblicità offensive non è perchè animata da
spirito talebano o volontà censorie. Collegati al sito del
Comune e leggi il comunicato stampa con la nostra
raccomandazione al Piano per gli impianti publbicitari. Lì
troverai motivazioni non superficiali, ma in linea con
quanto tutti gli Stati europei sono stati invitati a fare
per contrastare gli steretipi nei media e nella
pubblicità. Rosanna Pilotti