Io reputo che non sia giusto lasciare dei bambini senza
cibo,uno per una questione di salute e secondo per una
questione di dignità nei confronti di un bimbo che non ha
nessuna colpa se i genitori non riescono a pagare la retta
della mensa, soprattutto in un momento di crisi che stiamo
passando in Italia. Però non trovo giusto neppure lasciare
passare la cosa perché nei confronti di chi paga,magari
anche con grossi sacrifici economici,non è giusto.
Alessandro
23 marzo 2010 18:19 - lucillafiaccola1796
Pare sia perfettamente "LEGALE" ed allora, prima di
lamentarvi... rivolgetevi a quelli che le fanno le leggi....
Ammirate tanto gli S.U. e poi frignate come par goletti se
non dànno la pastasciuttina ai vostri eredi perché non
ciavete una breccola...? E la "coerenza"....?
Ma che siete anti comunisti come i pezzenti s.u.tensi e poi
volete comunistare quando vi fa comodo?... Troppa Grazia..
Santantò...
23 marzo 2010 14:05 - Elisa Fontanelli
Egregio Sindaco,
sono una ragazza fiorentina di 33 anni che, quando ne aveva
6-7, più volte insieme ai suoi fratelli, ha vissuto la
stessa situazione capitata ai bambini della scuola della sua
città: vedersi rifiutare il pranzo alla mensa perchè i
nostri genitori erano in ritardo nel pagamento delle rette.
L'unica differenza è che, invece di essere una scuola
pubblica, ci trovavamo in un istituto privato di suore.
Ricordo ancora nettamente il senso di umiliazione e di
ingiustizia che allora provavo per colpe che non erano mie.
Punire in quel modo i figli per omissioni o ritardi dei
genitori è ingiusto oltre che dannoso, ed ora che sono
adulta lo so con certezza.
Vedersi negare il pasto è un gesto brutale per un bambino.
Il pasto, in fondo, è la prima cosa che la famiglia, la
parrocchia, i centri educativi di qualsiasi colore e
cultura, insegnano a donare e a condividere con altri.
Per i bambini il pasto è una delle poche occasioni in cui
le differenze si assottigliano. In quel momento non conta
chi ha il grembiule più pulito, l'astuccio più fornito, i
quaderni più alla moda, i voti più alti, le scarpe più
resistenti, la pelle più scura, i capelli più ordinati. In
quel momento tutti si mangia.
Sicuramente, se vi soffermate un attimo a ricordare la
vostra infanzia, saprete che il pasto con i compagni di
classe è un momento centrale di dialogo, di scherzo e
consolidamento di amicizie. Macchiare quel momento di
socialità con un gesto di forza, è, per chi lo subisce,
come vedersi imprimere un marchio, per liberarsi del quale
occorrono anni.
Riempite, dunque, i genitori di solleciti di pagamento,
attivate le vie legali, fate pure quello che la legge vi
consente di fare, ma non usate i figli, persone che non
hanno colpe, come tramite per costringere i genitori al
rispetto delle regole.
Avete fatto un grandissimo torto a questi bambini. Riparate
il prima possibile con un gesto altrettanto clamoroso e
visibile: chiedete loro pubblicamente scusa e regalate loro
una torta. Vedrete che la divideranno con i loro
compagni.
Elisa Fontanelli
23 marzo 2010 13:31 - angelo2475
Hanno voluto "colpire" i genitori su quello che hanno di
più caro... i figli.
E' chiaro che il guadagno che ne viene all'amministrazione
è comunque misero (differenza tra un primo/secondo e una
pagnotta), quindi è certamente una misura a colpire.
Una tecnica non difforme nei principi da quella di
organizzazioni ben più tristemente note.
E' questa la cultura che si sta diffondendo in Italia a
tutti i livelli?
23 marzo 2010 13:12 - Annapaola Laldi
Ci risono. Per dire che ho visitato il sito del Comune in
questione. Montecchio Maggiore (Vi) è retto da una sindaca,
Milena Cecchetto (classe 1972). Al suo indirizzo:
[email protected] ho inviato la
seguente mail (e per conoscenza all'ADUC):
"Signora,
Le scrivo per dirLe il mio sdegno per l'umiliazione e il
conseguente ingiusto dolore che l'Amministrazione da Lei
guidata ha voluto deliberatamente infliggere ai bambini, i
cui genitori non hanno pagato la quota relativa alla mensa.
Che abbiate dato loro un tozzo di pane raffermo o un panino
imbottito(come precisato alla stampa), il punto
intollerabile è il trattamento diverso che ha stabilito il
discrimine fra i "buoni" e i "cattivi". E' chiaro che i
bambini non c'entrano niente con le eventuali colpe e
responsabilità dei propri genitori. Se la Sua
amministrazione non riesce a rispettare l'infanzia e non sa
trovare qualcosa di più incisivo per far rispettare le
norme vigenti, sarà proprio bene che se ne vada a casa (o
ci sia mandata).
Senza alcuna stima.
Annapaola Laldi"
23 marzo 2010 12:43 - Annapaola Laldi
Il peggio è davvero un pozzo senza fondo. E proprio per
questo è necessario opporsi ad ogni istante a cose come
queste, ma anche a quelle meno gravi.