Caro Mastrantoni,
apprezzo il suo intervento relativo ad un argomento da molti
maneggiato con troppa disinvoltura (per ignoranza o
tornaconto di categoria).
Alcune osservazioni:
- "Se un prodotto viene dall'estero, non e' detto che sia
necessariamente cattivo, dipende dalla qualita' e dalle
tecniche di coltivazione. Rimane il problema dei
controlli..."
In effetti è proprio così e a nulla serve colpevolizzare,
per principio, le materie prime "non italiane".
Il punto, come lei giustamente osserva, è nei controlli ed
è appena il caso di ricordare che la loro responsabilità
ricade sugli importatori/trasformatori italiani: loro,
quindi, sono i responsabili ultimi della qualità ed è
colpa loro (e non dei "cinesi"...) se il prodotto finito è
scadente.
- "Il problema e' dovuto al fatto che questi prodotti
vengono spacciati come made in Italy..."
Anche su questo punto c'è molta confusione.
La possibilità di qualificare un prodotto come "made in
Italy" NON dipende dall'origine delle materie prime, che
possono, indifferentemente essere o meno italiane.
Questo non lo dico io, ma la legge (si veda, da ultimo, il
mio articolo ""Prodotti a marchio IGP" ufficialmente
difendono il MADE IN ITALY.....ma in pratica non è vero!
http://www.newsfood.com/q/6e9469ae/prodotti-a-marchio-igp-uf
ficialmente-difendono-il-made-in-italyma-in-pratica-non-e-ve
ro/). Anche in questo caso, come detto, la disinformazione
(più o meno in buona fede) regna sovrana ed è sin troppo
chiaro a chi giova l'estenuante campagna relativa
all'indicazione obbligatoria in etichetta dell'origine delle
materie prime.
Certo non al consumatore finale ( a meno che questi sia
anche coltivatore/allevatore).
Ma questo, come vado ripetendo, è un'altra storia.
si lamentano sempre dei cinesi... ma chi ha delocalizzato in
cina? a me risulta che la prima è stata oviesse coin upim
... parto rite da vittorio coin veneziano nel 1916... eh
nordest... la cina è fucina...! I limoni oh dovremmo essere
pieni in sicilia, calbria... da dove vengono? dal cile...!
dal sud africa...! Su e giù a suo0n di camion per far
lievitare il prezzo ed affollare le strade...! 1 kg di
zozzi
fradici limoni a 5000 lire il chilo... oh...! vogliamo stare
ancora zitti?
12 agosto 2010 9:08 - SEVERA
ogni settimana da buona casalinga o massaia come diceva la
buonanima di Mike Buongiorno, mi trovo a fare la spesa e ne
vedo di tutti i colori. una cosa però ho potuto appurare
rispondendo al commento sopra: che non vale più la pena di
cercare la qualità leggendo le etichette. sono un vero
ginepraio di falsità, di solito il prodotto che attira il
consumatore è sempre l'etichetta più appariscente,
difficilmente quello che c'è nel barattolo. comunque a
parità di qualità, perchè di quella si tratta, io faccio
abitualmente la spesa nei supermercati dei poveri, dove con
un minimo di pazienza ho imparato a spendere molto meno e a
scegliere anche tra prodotti di buona qualità, anche
italiani per davvero.
11 agosto 2010 11:58 - savpg8801
Sono super contento di queste frodi alimentari. Infatti le
associazioni varie (comprese quelle di consumatori) hanno
promosso il business delle ETICHETTE. Senza etichette non si
può andare avanti, non si possono rintracciare le
provenienze, il consumatore non è "consapevole" informato e
-dico io-fregato.
Da anni sostengo, anche in questo forum, la mia contrarietà
alle etichette - non perchè, anche se illeggibili o perchè
sono troppo ricche di dati inutili o perchè scritte troppo
in piccolo o ignorate per il troppo tempo, ammesso di avere
sempre gli occhiali con se, per leggerle facendo finta di
essere tutti specialisti in scienze merceologiche o
nutrizionistiche- per il fatto che sono oggetto spesso di
truffa, di incompletezza, e il consumatore, qualora le legga
(stranieri poveretti esclusi) aumenta i propri dubbi.
Peraltro si sortisce l'effetto contrario alla propaganda che
il made in Italy è migliore di tutti gli altri; solenne
baggianata; o il resto del mondo è stupido, o siamo solo
noi 50milioni i soliti migliori!! Già che non si capisce
nulla in queste famigerate etichette, sarà vero o sarà
falso ciò che ti comunicano?
Insisto col dire che i rimedi per la moda del consumatore
consapevole, siano quelli dei controlli fittissimi, delle
pene drastiche, del ritiro delle licenze.
L'ingenuità di affidare all'utente del prodotto da
consumare, e la cui famosa etichetta viene ovviamente
buttata nei rifiuti, una supervisione e un controllo "fai
da te" decidendo in proprio se e come la derrata sia buona,
italiana, sana, e in regola, non paga.
Lo stesso dicasi per il biologico(inflazionato) e per i
prodotti a cosiddetto kmzero, che assolutamente sono
attribuzioni di qualità e miglior(?) prezzo, ma per
allocchi.