Secondo me dovrebbero mettere in busta il corrispettivo dei
buoni senza tassarlo........io non prendo i buoni pasto e
sapete perchèèèèèèèèèèèè ? LA MIA TITOLARE se li
tiene per sè e ci fa la spesaaaaaaaaaaaa alla faccia nostra
e del fisco! ! ! ! ! e li scarica pure dai costi
dell'azienda...BECCATI QUESTA !
e IO O MI PORTO IL TEGAMINO O VADO AL BAR A SPENDERE SOLDI
MIEI.
11 maggio 2011 14:07 - carlo3984
A proposito di buoni pasto..... qualcuno sa dirmi se è
lecito, legale, avere imposto, in luogo dei buoni pasto,
andare di consumare il pasto presso una mensa convenzionata
con l'Azienda datrice di lavoro ?? E' possibile, e secondo
quale norma, chiedere espressamente all'Azienda il rilascio
dei buoni pasto rifiutando quanto viene imposto ??
Grazie Carlo
5 maggio 2011 16:26 - Cepu
Confermo che Cepu è un allegro nickname. Però sono
dell'idea che per abbattere le commissioni di gestione è
necessario mettere in concorrenza le relative società:
sconfiggere anche qui l'abitudine italiana di fare cartello
e fissare prezzi artificialmente alti per servizi di grande
diffusione.
4 maggio 2011 20:46 - pfui!
Dare i buoni pasto, almeno per i dipendenti con CCNL
"Regioni e autonomie locali", è una decisione autonoma
dell'amministrazione, che può (non "deve") darlo ai
dipendenti con "orario spezzato" quando non esiste la mensa
aziendale.
Niente impedisce alle amministrazioni di stipulare un
contratto di servizio con uno o più bar/ristoranti/mense
private, tramite gara o affidamento diretto ove consentito,
per fornire il pasto ai dipendenti, senza bisogno di
alimentare il mercato dei ticket.
In ogni caso (ticket o soluzione alternativa) 1/3 del costo
deve essere a carico del dipendente.
Altre info: www.aranagenzia.it
4 maggio 2011 18:05 - Primo Mastrantoni
Notoriamente le norme si possono cambiare. Basta
volerlo.Come fatto osservare, i ticket si sono trasformati
in assegno al portatore, vale a dire che si puo' comprare la
carta igienica invece di pagare il pasto, il che non e'
corretto. Con le card si possono sostituire i ticket, il che
non risolve il problema posto, cioe' le commissioni, dunque,
non rimane che adottare la soluzione da noi prospettata.
Se non erro Cepu e' un nickname e non l'acronimo del noto
istituto di preparazione universitaria.
4 maggio 2011 17:30 - minotauro5801
Se e' esatto quello che scrive cepu e, con un nome cosi non
ne dubito, viene confermato che mastrogiovanni invece di
sparare minchia... dovrebbe documentarsi meglio.
4 maggio 2011 13:29 - Cepu
Invito a consultare la Risoluzione 17/05/05 N. 63/E ("Regime
fiscale applicabile alla somministrazione di alimenti e
bevande mediante un badge elettronico, denominato "Card").
Spiega bene che non si può dare una somma in busta, perchè
importo liberamente disponibile e non vincolato al pasto. I
ticket d'altra parte si sono trasformati in assegni al
portatore. Ed ecco emergere le card elettroniche, che non
permettono altro che il consumo del pasto giornaliero nel
rispetto della normativa.
4 maggio 2011 12:39 - PREVISIT
Sono una dipendente pubblica. Quando fu introdotto il
principio del diritto al buono pasto da parte di chi
effettuava un orario che prevedeva la pausa pranzo, negli
anni 90, il relativo corrispettivo veniva attribuito in
LIRE. A un certo punto l'amministrazione decise che non era
bene che ognuno disponesse dei propri "entroiti da buono
pasto" come meglio credeva, quindi venne introdotto il
TICKET, con grande nocumento di noi tutti, costretti, a quel
punto, ad andare solo nei locali dove il ticket veniva
accettato, che all'epoca erano veramente pochi, ma
d'altronde l'amministrazione voleva così.......!