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30 agosto 2011 18:23 - francescodeleo
Ritornando sul minnesota, alcuni hanno parlano di shutdown ovvero di volontaria chiusura di alcuni o molti (mettetevi d'accordo) servizi pubblici. Nella realtà il discorso non cambia per chè si è arrivati ad un punto tale da non poter far fronte ai propri impegni ovvero al fallimento senza una dichiarazione ufficiale, ma temporaneo fortunatamente per loro. Sembra che il problema sia sorto perchè non si sono messi d'accordo su alcune voci del bilancio, con la conclusione che che si è stabilito l'emissione di titoli per 500 milioni di dollari, tagli vari e si è deciso di ricorrere all'aiuto dell'amministrazione centrale, la quale durante il periodo di bush - repubblicano - ha visto raddoppiare il debito pubblico che è attualmente di una cifra astronomicamente astronomica.

minnesota, popolazione di circa 5 milioni di abitanti e dipendenti pubblici n. 24 mila; sicilia, popolazione di circa 5 milioni di abitanti e dipendenti pubblici n. 350 mila (fonte quotidiano di sicilia), media di uno ogni 14 abitanti, media italiana uno ogni 18 abitanti; la sicilia è una regione a statuto speciale ma non capisco quale è la specialità e forse sarebbe ora di toglierla dalle mani della mafia e di farla rientrare in italia; lombardia, popolazione di circa 10 milioni di abitanti e dipendenti pubblici n. 420 mila; nord-est (veneto - 5 milioni di abitanti - con il 7%, friuli - 1,230 milioni di abitanti - e trentino - 1 milione e rotti di abitanti - il resto) conta il 10% di tutti i dipendenti pubblici d'italia; italia dipendenti pubblici oltre 3,2 milioni. Sto cercando di dire che voglio o che bisogna licenziare i dipendenti pubblici? No! Però due stati con un funzionamento globalmente differente che hanno e continuano ad adottare una politica simile si trovano nelle stesse condizioni dal punto di vista dei conti pubblici.
14 luglio 2011 18:51 - lucillafiaccola1796
oggi 14 luglio! Eh quando ci credevo! ora la canterò spernacchiando in dis-honore del n'ano di carlà!
14 luglio 2011 16:15 - francescodeleo
Gli stati non falliscono? Non Direi. Oggi ho letto del fallimento del Minnesota, uno dei tanti stati che costituiscono gli stati uniti d'america. Per venti anni il paese è stato guidato dai repubblicani che hanno adottato una politica di tagli alle tasse ai più ricchi e tagli al welfare: la conseguenza è stata l'impoverimento delle casse statali e l'impossibilità di pagare anche i dipendenti pubblici che resteranno a casa, che forse in parte verranno licenziati.
14 luglio 2011 6:23 - Alessandro_Pedone
Premetto che, come ho detto altre volte, le risposte che gli autori forniscono ai commenti sui propri articoli non servono per instaurare un dibattito sul contenuto degli stessi (che ognuno è libero di commentare, giudicare, criticare, ecc. come crede) bensì per chiarire eventuali aspetti e/o per correggere eventuali errori (sempre possibili).
Premesso questo:

@ francescodeleo
Per "riforme a costo zero" mi riferivo a tutte quelle modifiche regolamentare che non incidono nel bilancio, ma che avrebbero la capacità di rivitalizzare l'economia. L'Italia cresce poco per tante ragioni, fra queste vi è un problema di "lacci e lacciuli" che non costerebbe nulla abolire in termini di bilancio, costa invece molto in termini di consenso politico e per questo non si sono mai fatte.

@captainharlock
Tralascio ovviamente i punti dove esprime opinioni diverse e rispondo solo dove afferma che ciò che ho scritto non è vero oppure che dove chide precisazioni.

Punto 4). Scrive "Non è vero che nessuna nazione può reggere ad un attacco ai propri titoli di stato". La mia affermazione è un fatto tecnico. Tutte le principali nazioni che ho citato nell'articolo, oggi, fanno affidamento sul rifinanziamento del debito per andare avanti, compresi gli USA. Se una nazione subisce una vendita incontrollata di titoli per giorni o settimane non troverà copertura per il rifinanziamento. E' un fatto tecnico, non un'opinione. Se poi lei vuole dire che se non ci sono sentori di difficoltà le vendite allo scoperto non ci sarebbero, questo è indubbio. Io non sono certo di quelli che credono agli speculatori "brutti e cattivi". Quanto ai titoli americani... mi sembrerebbe questa un'ottima opportunità per chi volesse vendere pesantemente i titoli americani. Se i grossi investitori non lo fanno, a mio avviso, è perché sanno che si troverebbero quasi certamente a fare i conti con la FED che acquisterebbe titoli a mani basse (come ha già fatto).

5) Non ho scritto che dovrebbe acquistare i titoli tedeschi o francesi. Ho scritto che dovrebbe comunicare di sostenere i titoli dei paesi che hanno dimostrato e dimostrano di tenere i conti in ordine ma che nonostante questo sono venduti pesantemente sul mercato.

Per il resto, mi sembra che il suo lungo ed apprezzato intervento esprima semplicemente opinioni diverse.
Mi permetta di precisare che per "debito ben gestito" intendevo esclusivamente dal punto di vista tecnico. Non di scelte di politica economica. E' ovvio che far crescere il debito a questi livelli sia stato folle. Le scelte politiche sono state scellerate, la gestione tecnica del debito (cioè di coloro che devono solo decidere come gestire i flussi, non quanti flussi gestire) negli ultimi anni è stata ottima.
Che il rapporto debito/PIL sia un indicatore che da solo non è completo è evidente, ma usare il rapporto entrate/interessi mi sembra che sia soggetto agli stessi problemi dal momento che il rapporto entrate/PIL è simile nei principali paesi europei. Se abbiamo un debito pari al 120 del PIL è ovvio che paghiamo molti più interessi di chi ha l'80% del PIL. Forse voleva dire il "servizio per il debito"?
Gli indicatori per giudicare la sostenibilità di un debito pubblico, comunque, sono anche di natura diversa. L'avanzo primario, ad esempio, il tasso di crescita dell'economica, ecc.
Queste - comunque - sono essenzialmente opinioni e non voglio instaurare un dibattito.
Grazie dei commenti.
13 luglio 2011 18:06 - francescodeleo
Per quanto riguarda il ministro dello sviluppo economico, cambia poco chi sia veramente e a che partito appartenga. Counque è vero che non appartiene alla lega nord.

Qualche hanno fa hanno provveduto ad attribuire alla stessa sia le funzioni del ministro dell'economia che le funzioni del ministro delle finanze. Entrambi i ministri, riuniti nella stessa persona, giocano a monopoli.
13 luglio 2011 17:49 - captainharlock
@francescodeleo

Il ministro dello sviluppo economico è Romani, non un leghista ma uno dei tanti maggiordomi di Berlusconi. Il ministero delle finanze non esiste da un bel po’, c’è solo quello dell’economia e delle finanze, impropriamente detto Tesoro (il tesoro è un dipartimento del ministero dell’economia, così come è un dipartimento le finanze). Quindi i due ministri che giocano col monopoli e si preoccupano del pareggio di bilancio sono lo stesso o due persone diverse?

@Alessandro Pedone

Se mi posso permettere, dissento su alcuni dei punti discussi nell’articolo:
1) chi sarebbero i politici “miopi e ignavi che comandano in europa, a cominciare dalla Merkel”? la posizione della Germania è stata chiara fin dall’inizio, anche se non ha mai potuto dichiararla in maniera esplicita per ragioni di “real politik”: ok ad aiuti di stato e banca centrale, ma il fardello del salvataggio della Grecia (e degli altri paesi, eventualmente) deve essere condiviso anche dai privati, ovvero da chi ha acquistato questi beni – posizione a mio avviso da condividere assolutamente.
2) Che il debito italiano sia elevato è noto a tutti, che sia ben gestito non mi sembra proprio: è vero che negli ultimi anni è stata allungata la scadenza media dei titoli (e quindi non ci sono urgenti problemi di rimborso, come invece è il caso di Grecia e Spagna), ma l’aver convissuto con un debito elevato per anni non vuol dire averlo gestito bene.
3) Inoltre il rapporto debito/PIL, anche se molto usato, è un indicatore imperfetto della solvibilità di un paese (per vari motivi): molto più corretto sarebbe paragonare il debito alle entrate fiscali, perché queste sono le risorse usate per ripagarlo. Da questo punto di vista l’Italia è di nuovo tra le peggiori in Europa, dietro Grecia ed Irlanda, meglio di noi anche il Portogallo. Oppure rapportare le spese per interessi alle entrate fiscali: per noi questo rapporto è del 10,1%, la Grecia è al 14,5%, il Portogallo al 7,5% e la media della eurozona all’8,5%.
4) Non è vero che nessuna nazione può reggere ad un attacco ai propri titoli per giorni o settimane. Questa sembra la spiegazione che davano le banche nel 2008 per giustificare i loro problemi (è colpa degli short-sellers!), piuttosto che alle schifezze che avevano in portafoglio. Se ci sono speculatori che vogliono vendere allo scoperto i titoli americani, tedeschi o francesi, che ci provino e vediamo cosa riescono a combinare (vendere una posizione non rientra in questo contesto, perché per ognuno che vende c’è uno che compra e quindi si assume quel rischio). Il problema italiano (e greco in precedenza) è che quando questo accade tutti (politici, banchieri, confindustria, associazioni consumatori, …) cominciano a starnazzare a caso come oche impazzite (gli anglofoni direbbero headless chickens), invece di fermarsi a ragionare.
5) Non ho capito come funzionerebbe la sua soluzione al punto a): se la BCE compra i titoli degli stati virtuosi (e già questo potrebbe essere una violazione dei suoi vincoli istituzionali) lo spread di quelli periferici si allarga, non si stabilizza.
6) Senza offesa, ma dire che queste due proposte bloccherebbero immediatamente la crisi finanziaria è semplicistico: le cause della crisi attuale (chiamiamola crisi dell’euro se preferiamo) sono ben più complesse della presunta miopia della germania…
13 luglio 2011 17:30 - francescodeleo
Data la sezione non mi meraviglio, ma anche il Pedone tratta la questione del debito pubblico e la questione italia come un problema prettamente finanziario, ponendo in secondo ordine quello diciamo economico, alla tremonti per intenderci. Si parla della priorità del pareggio come condizione necessaria per evitare situazioni più o meno spiacevoli come anche di riforme a costo zero. Ma quali sarebbero queste riforme a costo zero? Ma a costo zero di cosa? Non esiste sviluppo a costo zero, ma potrebbe essere una mia mancanza di fantasia. Per lo sviluppo servono risorse che devono essere trovate. Finora le risorse sono state trovate per ridurre la tasse ai pochi più ricchi mentre si è fatto leva sulla rimanente popolazione per pareggiare il bilancio. Sempre alla tremonti, il Pedone parla di situazioni più o meno analoghe in cui versano diciamo tutti gli stati più sviluppati, dimenticandosi che però loro crescono più di noi. Sempre alla tremonti, quando si parla di crisi dell'italia si parla sempre di scrisi che colpirebbe l'intera zona euro. Ma questa italia serve all'europa? Io credo di no, sopravviverebbe anche senza di noi, ma è una mia opinione. Sempre alla tremonti, si parla di emettere bond europei. Dal nostro ministro dell'economia, e se mi sbaglio correggetemi, non ho mai sentito dire che l'europa dovrebbe emettere bond al posto dei bond emessi dai singoli stati: ciò potrebbe essere anche vantaggioso se i tassi risultano essere più bassi, ma non sono d'accordo nell'inquinare le finanze europee con uleriori debiti e sperare che la germania se ne faccia carico.
Sono d'accordo quando parla di (mancanza di) volontà politica: in italia abbiamo un ministro dello sviluppo eonomico della lega nord che non può sviluppare niente sia per mancanze di risorse e sia perchè la priorità dello sviluppo ce l'ha il sud; un ministro delle finanze che si allena durante il fine settimana col monopoli e un ministro dell'economia inesistente in quanto occupato interamente a preoccuparsi del pareggio "contabile" del bilancio dello stato.

Ovviamente, non ce l'ho col Pedone, ma del resto è lui che ha scritto questo articolo.
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