Sostenere che lo strumento del referendum debba avere un
ruolo più ampio tra gli strumenti della nostra democrazia
è certamente assolutamente legittimo - e, ovviamente,
assolutamente opinabile.
Viceversa, additare in presunti complotti e congiure le
ragioni per cui ai referendum non conseguano gli esiti
auspicati da chi ha deliberatamente scelto di valutarne i
risultati non in relazione al contesto - lettera e forma -
specifico dei quesiti sottoposti al vaglio dei cittadini, ma
in base alla libera e arbitraria interpretazione del
"significato" da attribuire a quei risultati da parte di
comitati referendari, capipopolo o soloni vari, è una vera
e propria manipolazione dell'informazione che nessuna
"nobiltà" dei fini può giustificare o riscattare. Direi,
anzi, che inevitabilmente finisce per compromettere quella
"nobiltà". Si abbia il coraggio di promuovere le proprie
idee apertamente, partendo dalla realtà di fatti e regole
vigenti: il referendum abrogativo accolto nella nostra
Costituzione ha istituzionalmente limiti e portata
ristretti. Non esiste, è una pura panzana propagandistica,
che attraverso i referendum abrogativi si potesse chiamare
l'elettorato a pronunciarsi - e, per di più, una volta per
tutte e per sempre - su categorie generali titpo la
"privatizzazione", i "beni pubblici", e via inventando.