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1 febbraio 2012 13:40 - savpg8801
E si, maria2545, solo alcuni egoisti, tronfi di se stessi a cui tutto è dovuto. Una riga di doveri e cento pagine di diritti tipo lo statuto dei lavoratori. Così ci siamo inventati il mondo moderno delle assolute libertà per tutti di dire, di fare, di parlare, di aver ragione, come l' IO GALLO di discussioni Lorenz-Popperiane. L' IOGALLO ne è convinto.
Ho riportato nei miei post precedenti alcune osservazioni che tu hai mutuate.
L'essere commerciante, ed io ne so qualcosa anche per ragioni di discendenza, è un mestiere a cui oggi molti tendono, chi non sa che non tutto è facile, però, lo aspira perchè è bello stare dietro a un bancone al calduccio o al frescuccio a far provare pantaloni griffati o a vendere profumi.
Ma chissà perchè e vedansi molti supermercati o discount alla ricerca folle di commessi, certi settori non trovano lavoratori. Perchè lì ce da lavorare sodo, personale all'osso, passare dalla cassa alla fornitura di scaffali e non ci sono sempre solo piumini da spostare e l'impegno spesso è total-time.
Ma ci può essere anche qualcuno che dice: avete voluto fare i commercianti? zitti quando va bene (come i contadini) e continuamente lamentosi quando gli affari vanno meno bene, le scorte restano sul gozzo, le banche non ti finanziano....e perchè mai? Colpa delle banche che vi vedono in situazioni di sofferenza con rischio di insolvenza, o dicono......ma siete in troppi e volete vendere tutti le stesse cose....vestiario, giocattoli, scarpe, e neppure più telefonini....eppoi ci sono i grandi stores, le catene.... insomma fare anche più ore per rimetterci....
Mio padre aveva un negozio; si trovò ad avere più lavoro (sembra meglio, no?) di quanto lui e la moglie potessero sostenere. La decisione di prendere un commesso fu scartata perchè costui si sarebbe mangiato tutto il guadagno e allora fine della trasmissione. Io davo una mano oltre al mio lavoro, ma purtroppo si dovette chiudere perchè l'espansione sarebbe stata peggiore.
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Liberalizzare, come chiesto da molti ed attuato dal governo, non aggiungerà benessere e maggiori servizi, ma solo spese maggiori.
Infatti le decisioni a tavolino cozzano con la realtà.
Nessuno comprerà di più di quanto possa servirgli, a meno che non provi soddisfazione nel buttarlo, poi, via.
E per favorire qualche passeggiatore delle ore piccole o da vip, proprio una tal generalizzazione non si doveva fare. Almeno se si fosse parlato di ottimizzazioni categoria per categoria!
1 febbraio 2012 11:12 - maria2545
noooo, ma non mi dite, che versione bucolica delle liberalizzazioni! gente che passeggia amabilmente alle 10 di sera e che compra frutta, o si fa consigliare il vino da abbinare al formaggio...ma dove vivete? su Marte? Io vedo gente che passeggia (nei centri commerciali e non in città) trascinando i piedi e guardando le vetrine dei negozi rigorosamente di abbigliamento, senza entrarci, nè comprare nulla. Nel centro città sfido chiunque a trovare un fruttivendolo, al massimo ci sono negozi di scarpe. Certo che ci sono altre categorie che fanno orari più dilatati, ma si parla di servizi essenziali alla persona (come potrebbe essere un ospedale, o la nettezza urbana) o al massimo si parla di ristoranti, che ovviamente devono essere aperti all'ora di cena. Tutto il resto è superfluo, inutile. Veramente vi viene in mente alle 10 di sera che può servire della frutta a casa? Ma siete messi così male? La verità è che i piccoli commercianti faranno come già fanno, cioè chiuderanno prima degli altri perchè non possono permettersi, a fronte di guadagni inesistenti, di assumere altro personale. I dipendenti già assunti faranno più turni e i negozi rimarranno con al max una persona a servire le folle oceaniche di "consumatori" (che brutta parola).Io lavoro nel commercio e certo alle 10 di sera dopo altre 8 ore di lavoro non sarò in vena di disquisire amabilmente con un cliente che si è svegliato due ore prima e ha bisogno di essere intrattenuto finchè ne ha voglia. Per quelle persone esistono altre figure professionali: gli psicologi. Poi ci vediamo tutti a ferragosto, a fare la conta di quanti negozianti in centro città saranno aperti, a fronte di tutti i centri commerciali limitrofi. Non capisco come possiate difendere questa legge.
29 gennaio 2012 22:29 - savpg8801
.....Savpg, colga il lato positivo delle proposte, non difenda sempre a oltranza lo status quo, che stiamo verificando essere migliorabile....
Lo status quo è frutto di infinite limature nel tempo, padroni di crederci o meno.
Che spiragli di miglioramento ci siano, nessuno lo mette in dubbio, ma le evidenti ritrosie di molta parte della popolazione "operativa" parlano chiaro. E non si intenda solo "lobbistica" la parte operativa interessata.
Lo scoop va bene per salvare l'Italia in pochi giorni e qualche colpo di mano di voti eclatante e per ridare fiducia agli sfiduciati che svendono i nostri titoli di stato ingrassando la speculazione che si frega le mani, ma vedrete che questo genere di proposte non porteranno a niente, salvo a conflitti sociali e niente miglioramenti di crescita.
29 gennaio 2012 14:46 - Cepu
Secondo me, liberalizzare gli orari dei negozi significa solo .... liberalizzare gli orari !!

Ovvero, sarà il commerciante a stabilire l'orario più consono per le proprie attività commerciali, tenuto conto degli ovvi limiti relativi alla quiete pubblica.

Non dovrà certo aprire a turni per coprire 24ore, non è certo un pronto soccorso. Non dovrà certo garantire l'apertura a qualsiasi costo !!

Certo, sarebbe stato bene accostare questa flessibilità con altrettanta disponibilità da parte di sindacati e lavoratori di liberalizzare l'orario nei contratti di lavoro, per agevolare i commercianti nella decisione. CI arriveremo a breve, penso.

Savpg, colga il lato positivo delle proposte, non difenda sempre a oltranza lo status quo, che stiamo verificando essere migliorabile.
26 gennaio 2012 18:21 - savpg8801
Lei parla spesso in prima persona. Io se ne ho voglia, io dovrei poter fare...ecc.
Ma la corrente elettrica-risorsa energetica da risparmiare il più possibile per molti indiscussi motivi, la paga Lei ? Quella che dobbiamo produrre con fonti energetiche a costi altissimi e dall'estero?
Lei vuol fare salotto dal salumiere il quale, dopo otto-dieci ore di duro lavoro di commercio dovrebbe, per le sue esaltanti pretese del "voglio tutto, sempre e dovunque" perchè ne ho diritto e mi piace, stare aperto a creparci per le troppe ore o a pagar caro un aiuto in più che gli farà solo spendere in salari e contributi, gestione e ferie, malattie e problemi di assenze, dedizione, resa di lavoro ecc.?
La sua requisitoria è sicuramente cieca e sostenitrice di motivi futili e non è caratteristica di conoscenza di economia. Leggere le etichette non le migliorerà senz'altro la salute, a parte un danno agli occhi e al dubbio sempre presente delle innumerevoli frodi. Il chilo di pesche le comprerà come facciamo noi tutti quando si può e senza pretese di griffe deambulante.
L'aspetto economico di queste manovre, come già ampiamente detto in queste sezioni di ADUC ed in altre, circa tante specie di liberalizzazioni, porterà solo a friggere l'aria. La gente che frequenta anche per moda e passatempo i centri commerciali, non andrà alle dieci di sera a comprar stivaletti al negozietto sotto casa. Primo perchè non c'è mai assortimento come oggi richiesto, e si spende di più rispetto alla grossa distribuzione, secondo perchè la smania modaiola di passeggiare per i corsi con la busta marcata non fa più "trend" salvo fra pochi nostalgici di esibizionismo provincialotto.
Le valorizzazioni volute da molte amministrazioni di loro entri storici, sono spesso state flop.
Il ritorno economico, poi, è a saldo negativo.
Per la maggior parte delle derrate, non si acquista di più del necessario o della voglina da patiti dell'ormai fuori moda "shopping", o solo per favorire un disgraziato commerciante costretto a dormirci nel negozio che non deve più abbandonare.
E dove il negozio va avanti solo a personale, si faranno conti per non spendere di più in quanto il probabile venduto non compenserebbe certo le maggiori assunzioni.
Tipo le farmacie che potranno moltiplicarsi. A meno che non si vada in giro a seminar malattie, la gente non compra più di quanto, purtroppo gli serve.
Al massimo comprerà un tubo di cremina in più, ma-se non la butta- ne comprerà un
a in meno la prossima volta.
Con ciò si creano solo possibilità sociali, ma null'altro, anzi.
Eppoi le ritrosie di chi ci lavora e paga la dicono ben giusta. Basta avere orecchie sane e oneste e non farsi prendere da smanie personali ed egoistiche.
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Non so di che regione parli, ma facciamo pure un unico fascio; qui le do ragione: ....E la Regione che ha concesso e concede una valanga di metri quadrati di licenze commerciali per la grande distribuzione – senza pari in Europa – dovrebbe vergognarsi......
Ma per molteplici altre ragioni oltre a quelle ormai insostenibili dei negozietti di città irraggiungibili dai patiti dell'auto.
Inoltre, non so se il saldo occupazione, in primo tempo favorevole e di impatto per le grandi assunzioni, poi non rilevi il lato sfavorevole delle stillicidianti chiusure.
E gli iper non sono più a buon mercato come in primo tempo si ventilava.
Qui la concorrenza invocata, è stata disattesa.
E quando fra pochi anni, come da studi internazionali del settore si osserverà ulteriore crescita dei grandi stores, ci sarà un collasso generalizzato. Economicamente non potranno più reggersi.
Ci faccia un ulteriore pensierino sulle sue propugnazioni circa le liberalizzazioni, naturalmente di quelle di suo argomento.
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