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13 marzo 2012 19:38 - ennio4531
Per realizzare in fretta le liberalizzazioni e superare al meglio lo scoglio dei sindacati & formazioni ideologicamente assimilate, ocorrerebbe usare le stesse modalità di quando, decenni orsono, fu privatizzata la centrale comunale del latte di Genova.

Ai dipendenti della centrale fu offerta la possibilità di continuare il rapporto di lavoro con la nuova proprietà oppure di passare alle dipendenze del comune.

Vado a memoria dicendo che su circa 120 dipendenti il 95% scelse di passare alle dipendenze del comune di Genova.
13 marzo 2012 19:29 - ennio4531
I più acerrimi nemici delle liberallzzazioni o privatizzazioni sono, come da sempre e la cosa è comprensibilissima, i sindacati ovvero i dipendenti dei settori in argomento .

Se io fossi uno di loro, vedrei queste liberalizzazione come il diavolo in quanto da dipendente di fatto 'pubblico' passerei a dipendente 'privato' con tutti i rischi e i trattamenti che ne conseguono ( garanzia del posto di lavoro, cassa integrazione zero, controlli produttività ridotti all'osso ecc. ecc. ).

Ecco come una sindacalista di base Emidia Papi nel 1998 ne esponeva le motivazioni ripetute a tutt'oggi:

' Le privatizzazioni delle principali aziende pubbliche non riducono solo i posti di lavoro, ma provocano anche conseguenze rilevanti sulle condizioni salariali e lavorative dei dipendenti.

All’aumento dei carichi di lavoro corrisponde parallelamente il progetto di abbassare i salari anche ricorrendo a cambiamenti delle figure contrattuali.

Nel settore delle telecomunicazioni la questione è lampante. Il nuovo gruppo dirigente della Telecom privatizzata vuole cambiare il contratto dei suoi dipendenti passandolo da quello dei telefonici (migliore) a quello dei metalmeccanici (peggiore).

La questione non investe solo la Telecom ma anche i nuovi concessionari della telefonia mobile come l’Omnitel che già applica il contratto dei metalmeccanici e l’eventuale vincitore della gara tra Picienne e Wind per il terzo gestore.' .
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