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14 giugno 2012 12:52 - catedea
Io lavoro nel ramo e devo dire che, oltre ai doganali la cui casta detta legge quanto e forse più di quella dei portuali (a volte sono stata protagonista, mio malgrado, di scenari veramente sbalorditivi... in senso negativo), c'è il fatto che le tratte ferroviarie mercantili della Pianura Padana e del Veneto, in quanto di competenza delle FS, e non delle compagnie marittime in sé, sono oggetto di disservizi veramente notevoli, per quanto riguarda il trasporto solo Padova/Genova, ad es.
In altre parole: i porti saranno anche disorganizzati e logisticamente arretrati, ma anche nel caso in cui fossero all'avanguardia, penso che i problemi ci sarebbero comunque, con strutture "interne" che non sanno far fronte al tipo di servizio richiesto.
8 giugno 2012 16:09 - Cepu
D. Cazzaniga Francesetti, 2005b, Italian versus Northern Range port competitiveness: a
transportation cost analysis in Chinese trade, in: European Transport/ Trasporti Europei n.
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8 giugno 2012 16:02 - Cepu
Purtroppo la manodopera non basta più, le considerazioni sono altre.

in Italia l’occupazione dei terminals più importanti è in mano alla tedesca Eurogate che, appunto come gli altri, ha perseguito una politica di occupazione nell’ottica precisa di:

- considerare il profitto globale della società da qualsiasi porto provenga;
- privilegiare volta a volta il singolo porto commerciale che offre la massima convenienza rimanendo indifferente agli altri, ma esigendo per tutti le migliori infrastrutture;
- occupare tutti i porti e terminal possibili per non vedervi instaurati dei concorrenti;
- ottenere le massime economie di scala nei porti che decidono di scalare, siano i porti facenti parte di un sistema hub and spokes che direct call o ‘route’ e purchè abbiano connessioni inland efficienti.

Ma accanto ad una pur legittima politica di colonizzazione dei porti italiani secondo quanto avviene a livello mondiale, in Italia non si sono verificate diverse altre condizioni determinanti per divenire i porti privilegiati del Mediterraneo. Non solo è rimasta la supremazia dei porti del nord Europa, ma sta profilandosi da una parte lo sviluppo di Porto Said come porto hub contro quello di Gioia Tauro o Taranto e dall’ altra lo sviluppo di una linea multiport incentrata sui porti spagnoli e solo in secondo ordine su Marsiglia e Genova.

La fondamentale debolezza è costituita dal fatto che i porti italiani ed in particolare quelli del nord Italia non hanno accesso ai containers di oltrealpe e dunque non hanno mercati comparabili ai mercati alle spalle dei porti del
nord Europa che riuniscono 350milioni di persone, grandi industrie, linee
frequenti, buona rete logistica, canali di navigazione a basso prezzo .....
8 giugno 2012 15:06 - minotauro5801
E chi si accosterebbe all'italia per utilizzarne i porti, dopo che i sindacati hanno distrutto tutto, dove i portuali sono una categoria che fa e disfa' a proprio piacere, dove c'e' uno sciopero alla settimana.......ma fatemi il piacere.......
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