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19 maggio 2013 0:43 - francomuzzifox
Ho letto questo interessante articolo che merita comunque il plauso per gli intenti e lo sforzo messo in atto al fine di "definire" un'annosa questione.

Vorrei suggerire all'autore - prendendo la scorciatoia più breve che si possa - quanto segue:

Fin quando la sua mente non si aprirà ANCHE all'impossibile, Lei, senza neppure saperlo, alimenterà un sistema che si basa soprattutto sul fare leva sul culto delle mente e del potere dato dal pragmatismo metodico e analitico. Un sistema che Lei senza rendersene conto (o almeno spero), DIFENDE a spada tratta, soprattutto la dove minimizza su certe teorie di complotto o teoremi di destabilizzazione atta al controllo del pianeta. Apra la sua mente a CREDERE (che mai andrebbe confuso con CONDIVIDERE) ...a CREDERE ad ogni più ASSURDA IPOTESI!... che le costa??? non le sto schiedendo di CONDIVIDERE ma solo di provare a ragionare come un ROTHSHILD con smania di conquista e soprattutto di CONTROLLO del pianeta.
Fin quando uomini come Lei non CAPIRANNO quello che DAVVERO STA ACCADENDO sul nostro pianeta... non ci sarà speranza di cambiamento!... Lei parla della politica come se davvero questa contasse qualcosa... lei è un pragmatico, la sua mente è metodica, analica, logica e razionale... e in quanto tale non riesce a capire che "LORO" hanno pianificato anche questo! ovvero che un giorno Lei potesse leggere questo commento e dedurre che a scriverlo sia l'ennesimo paranoico che vede omini verdi dappertutto!... io un paranoico... un uomo che quando ha smesso di fermarsi ai confini del possibile e "provabile"... ha iniziato a vedere CHI e COSA realmente ci sono dietro ogni cosa! politica, finanza, informazione e cultura in primis... ma senza dimenticare pure l'alimentazione...
In questi giorni in rete di parla di Paolo Ferraro... provi ad informarsi su cosa può accadere ad un uomo PRAGMATICO come il PM Paolo Ferraro se solo per un attimo sconfina dal pragmatismo e si apre all'impossibile! provi a verificare... e sia pronto anche lei a ritrovarsi un giorno a fare un'udienza in cui si dovrà decidere della sua capacità di intendere e volere... e magari si vedrà affibbiato una sorta di "tutore" che potrebbe serenamente decidere per lei, di farle assumere PSICOFARMACI e dio solo sa cos'altro!...
https://soundcloud.com/signor-aggio-signoraggio/processo_pao lo_ferraro#play
24 settembre 2012 18:31 - lucillafiaccola1796
naziosionusa stampa la sua moneta senza garanzie auree o di altro tipo, la fessa europa non lo fa perché D'Io Sam non vuole, anche se la sola italia ha vagonate d'oro [c'è rimasta solo la puzza] di proprietà dei contribuenti italiani a manhattan... Checco Joni
5 agosto 2012 18:54 - JOKER
L’incubo di Draghi: nascondere alla gente il segreto della moneta

Maurizio Blondet 30 Luglio 2012

È bastato che Draghi dicesse: «La BCE è pronta a fare tutto il necessario per salvare l’euro, e credetemi sarà abbastanza», perchè «i mercati» esultassero, le Borse salissero gioiose, lo spread calasse un po’ (mica tanto però). Perchè tutti hanno interpretato quelle mezze frasi sibilline come una promessa che la Banca Centrale farà, in un modo o nell’altro, quantitative easing.

S’intende che la monetizzazione del debito, sul piano intellettuale, è la sola cosa da fare per i debitori del Sud-Europa. Premessa: a debiti colossali si fa’ fronte storicamente in due modi: 1) smettendo di pagarli (default) oppure 2) «pagandoli» con moneta creata apposta in sovrappiù, monetizzandoli cioè. In un periodo come quello che attraversiamo – niente crescita, forte disoccupazione e in aumento, e con famiglie e imprese che stanno dis-indebitandosi, ossia riducendo i loro debiti – il potere pubblico deve creare moneta per evitare di entrare dalla recessione alla depressione – come sta già avvenendo. In Europa la monetizzazione è necessaria per evitare che la depressione si estenda, dalla Grecia alla Spagna e all’Italia (già fatto), e al di là al resto dei Paesi europei, a cominciare dalla Francia; e in questo contesto la monetizzazione non è nemmeno inflazionista, in quanto non farebbe che contrastare gli effetti di deflazione del dis-indebitamento degli attori economici privati.

Ora, però, i «mercati» aspettano di vedere: come farà, Draghi? Non solo perchè monetizzare è vietato dal regolamento della BCE, non solo per la netta contrarietà dei tedeschi, i padroni di fatto, ostinati ad esigere che i meridionali attuino i loro programmi di risanamento dei debiti, a forza di austerità. È anche che tutte le altre misure indirette tese più o meno a questo scopo – acquisto dei titoli dei Paesi indebitati sul mercato secondario, tagli del tasso primario, LTRO (il mega-prestito alle banche) – sono stati già tentate, senza effetto. Le banche riempite di denaro dalla BCE all’1% non hanno creato moneta-credito, se la sono tenuta (e in parte, i privati non l’hanno chiesta). Stavolta, la BCE dovrebbe – come facevano ai bei tempi le banche centrali, quando erano organi di Stati sovrani – monetizzare direttamente al Tesoro, ossia comprare i titoli di debito del Tesoro italiano, spagnolo eccetera non sul mercato secondario ma direttamente dallo Stato emettitore, con moneta creata a questo scopo, e magari al tasso dell’1% fatto alle banche. Il problema dello spread sarebbe eliminato all’istante, perchè Spagna e Italia non avrebbero più bisogno di offrire tassi alti ai mercati per farsi prestare da loro i soldi. Ma…. Orrore! Tabù! Non si fa’!

Soprattutto, questa cosa rischia di rivelare alla gente comune il segreto del denaro che deve ad ogni costo essere celato alle grandi masse: che il denaro di oggi, «fiat money», la banca centrale lo può «stampare» in qualunque quantità(1). E chi lavorerebbe più, sapendolo? Chi pagherebbe più le tasse, anzichè pretendere che i poteri pubblici si coprano le spese stampando moneta? Come convincere i popoli che le spese dello Stato vanno bilanciate con le entrate, che bisogna «risanare le finanze», e riportare il debito pubblico al 60% del Pil? Chi accetterebbe più accuse del tipo: «avete vissuto al disopra dei vostri mezzi, ora tirate la cinghia?». Chi accetterebbe le austerità e i «compiti a casa»?

Stampate, stampate, direbbero le masse magari attizzate dai demagoghi; i politici demagoghi griderebbero alla banca: stampate, stampate! (l’hanno già fatto).Tutti pretenderebbero di vivere con stipendioni, come quelli di cui godono solo le minoranze privilegiate, gli attuali parassiti pubblici collettivamente detti «La Casta», e i banchieri, finanzieri e speculatori (che sono al corrente del segreto). E sarebbe la rovina: della moneta, dell’economia e della morale stessa. Tutto finirebbe in anarchia, crollo della produzione, e un’inflazione tipo Weimar, o Zimbabwe (230 milioni per cento). Così, tutto ciò che stiamo passando – spread alle stelle, rincaro del costo del debito, austerità, tagli allo stato sociale, obbligo di pareggio del bilancio scritto in Costituzione – ha, in fondo, un grande scopo: far credere alla gente comune che denaro disponibile, per lei, non ce n’è.

Non ci credete? Posso citarvi un passo di Paul Samuelson – economista Nobel – che lo ammette. La credenza che il bilancio dev’essere equilibrato in permanenza, dice, è «una superstizione»; ma una superstizione utile, perchè se la gente smette di crederci, «si perde la difesa che ogni società deve avere contro la spesa fuori controllo». Samuelson la paragona ai miti con cui «la religione spaventava la gente per indurla a comportarsi come esige il mantenimento a lungo termine della civiltà». (Blaug Mark, John Maynard Keynes: Life, Ideas, Legacy, St. Martin’s Press, New York, 1990, 95 p., p. 63– 64)

Il segreto deve dunque essere mantenuto ad ogni costo. Riservato a pochi iniziati (che ne approfitteranno per arricchirsi smodatamente). È il motivo per cui i banchieri centrali si esprimono, come l’oracolo di Delfo, con frasi sibilline, ambigue e anfibole (a doppio senso); che si ammantano di maestà da Venerati Maestri, e sacralità da sacerdoti, coltivano il più assoluto riserbo, e compiono le loro operazioni impegnando tutti i presenti al silenzio dei mysteria antichi. Draghi si comporta appunto così.

Il guaio è che la secolarizzazione dilagante intacca anche questo tipo di sacrum.

In passato, i banchieri centrali facevano le loro manipolazioni e moltiplicazioni monetarie sotto il velame del tabù che i pochi media non osavano violare; l’economia monetaria era materia esoterica, che i giornali non spiegavano mai; ma oggi c’è internet e ci sono i blog alternativi, che spifferano e dissacrano, e riconoscono immediateamente, sotto i panni augusti del Venerato Maestro, il Solito Stronzo o il Ben Noto Marpione. Si aggiunga che proprio in tempi di emergenza come questi, i giocolieri devono fare operazioni dove il trucco rischia di vedersi. Tipico esempio, lo LTRO fatto da Mario Draghi.

Come abbiamo detto, tutti gli inghippi, i limiti legali e la «indipendenza» della Banca Centrale servono a far credere alla gente comune che di denaro, per lei, non ce n’è. Ma come farglielo credere, dopo che la gente ha visto Draghi dare1000 miliardi alle banche all’1%? Vero è che la BCE ha fatto finta di sborsare quei soldi facendosi dare dalle banche, in cambio, titoli posseduti da queste, titoli di credito; ma di tale bassa qualità, e così dubbia esigibilità, che un politico tedesco, Frank Schaeffler, ha sibilato rabbioso: «Se continua così, la BCE accetterà in garanzia anche vecchie biciclette».

Insomma, s’è visto che quella era creazione monetaria ex nihilo bella ed buona, fatta in quel modo indiretto per consentire un profitto alle banche private, che con quei soldi all’1 dovevano comprare i Bot al 5 o al 7%; in modo da «aiutare», prestando loro ad interesse, gli Stati che s’erano indebitati fino all’insolvenza per aiutare le loro banche, accollandosi (cioè accollandoli al contribuente) i buchi delle loro follie… La ragione fornita è che la Banca Centrale europea ha il divieto di prestare direttamente agli Stati. Banca d’Inghilterra e Federal Reserve hanno invece creato dal nulla fondi, in parte per comprare debiti sovrani dei loro Stati; ciò che va a profitto della collettività, perchè il debito costa meno caro ai contribuenti. La regola generale implicita dei divieti, dei miti e dei terrorismi («Austerità, o il default e l’uscita dall’euro!»), è quella: prima le banche. Per questo la promessa di Draghi di «fare tutto ciò che serve per salvare l’euro», può anche suonare: «Lotteremo finché sarete tutti morti».

Spagna e Italia devono chiedere soldi ai mercati, e pagare tassi del 7%. La Grecia, del 30%. Inevitabile, ci dicono, altrimenti non avranno i soldi per pagare gli stipendi, o – come minacciano i mascalzoni che sgovernano le provincie – «non potremo riaprire le scuole» (se ci provano, uno Stato normale li arresterebbe); oppure dovremo svendere i patrimoni nazionali, privatizzarli. Quello che non ci dicono, è che questa umiliante situazione è del tutto artificiale. Conseguenza della perdita di sovranità.

Una banca centrale che detiene la stampante dei soldi non può essere a corto di denaro. Per uno Stato che dispone del monopolio dell’emissione di moneta – e usa questo potere con la testa sul collo – , non c’è problema di solvibilità. Si finanzia con la propria moneta, creandola, senza bisogno di altre fonti di approvvigionamento. Tutto ciò che occorre è che accetti di essere pagato con la sua moneta, sostanzialmente la accetti in pagamento delle tasse.

Questa è infatti una funzione delle tasse, forse la prima: creare domanda per questa moneta. Se le imposte sono da pagare in questa moneta, diventa utile procurarsela, anche se è solo carta. In teoria, lo Stato non avrebbe bisogno di tassare i cittadini per procurarsi i soldi, visto che può stamparli. Ma – a parte il fatto che anche lo Stato sovrano deve far credere che, per i cittadini, il denaro è scarso e costa sudore – qui interviene l’altra funzione della torchia fiscale: regolare la massa monetaria presente nell’economia. Finchè ci sono da finanziare scambi supplementari, finchè c’è da finanziare risparmio, si può far girare la stampatrice, senza tassare. Ma quando ha fatto girare troppo la macchina stampa-soldi, nell’economia reale resta massa monetaria eccedente, che non trova utilizzo e di cui dunque l’economia si scarica facendo rincarare i beni. È l’inflazione. Per continuare ad offrire beni e servizi senza inflazione, bisogna dunque ritirare questa massa di moneta in eccesso tassandola.

Ma torniamo al discorso: uno Stato che ha il monopolio dell’emissione non ha problemi d’insolvenza. Chi dice che non è possibile, che presto o tardi quella moneta sarà deprezzata sui mercati mondiali o travolta dall’inflazione fino a fare di quello Stato un paria (come la Grecia?), sorvola sull’esempio del Giappone. Vent’anni fa, il Giappone entrò nella sua crisi ormai ventennale (da bolla finanziaria-immobiliare) con un debito pubblico pari al 50% del suo Pil. Oggi il debito è al 230%. In tutto questo periodo non solo non ha conosciuto alcuna iper-inflazione (anzi, è in leggera deflazione: i prezzi calano), ma lo yen non s’è deprezzato tragicamente. Non ha subito alcun attacco speculativo, mai ha dovuto pagare ai «mercati» interessi altissimi per convincerli a comprare i suoi titoli del debito pubblico; mai ha conosciuto, come noi, il problema dellospread. Anzi, il tasso d’interesse ha seguito molto da vicino il tasso direttore, quello sancito dalla sua Banca Centrale.

Il tasso del debito pubblico a lungo termine segue il tasso direttore della Banca del Giappone, cioè quello che la banca centrale fa’ pagare alle banche private; i tassi a breve sono addirittura avvinghiati al tasso primario. Ciò significa che è la banca centrale d’emissione, e non i «mercati», a decidere quanto pagare d’interesse sul suo debito pubblico. È lo Stato che ha in pugno le banche, e non il contrario. Non c’è speculazione, non c’è «austerità» obbligatoria perchè altrimenti «il Giappone fa’ fatica a finanziarsi» e dovrà indebitarsi a più caro prezzo, «per trovare risparmiatori (investitori) disposti a prestargli». Anzi. Gli investitori fanno a gara per procurarsi buoni del tesoro giapponesi, anche se rendono modestamente.

Ecco come funziona uno Stato che ha mantenuto il monopolio dell’emissione monetaria, governato da una dirigenza con la testa sul collo,che si sente responsabile verso il Paese.

Naturalmente, i difensori ideologici dell’euro e di «più Europa» ribattono che il Giappone può fare così, perchè è la seconda potenza industriale del mondo e vende i suoi Bot ai suoi cittadini, non sui mercati esteri (2). Sarà. Ma a parte il fatto che anche gli italiani hanno dei risparmi e sono sempre stati propensi a comprare i titoli di Stato, con un decente interesse, chiediamoci se «fanno fatica a finanziarsi», se «sono aggrediti dalla speculazione», Paesi come gli Usa, la Svizzera, l’Australia, la Danimarca, l’Africa del Sud, la Nuova Zelanda, la Svezia, il Brasile, il Regno Unito, Taiwan, il Canada, eccetera eccetera. Sono Stati grandi e piccoli, ben governati e mal governati, economicamente forti o deboli. Hanno una sola cosa in comune: hanno il monopolio della propria emissione monetaria. Se uno di questi Stati smette di pagare i creditori, lo fa’ per sua decisione arbitraria, ossia sovrana. Non c’è alcuna forza esterna che possa farlo andare in bancarotta come la Grecia, presto la Spagna e fra poco l’Italia. Non solo: la Francia, tra le due guerre, ha avuto un debito pubblico pari al 140% del Pil, e tuttavia stabilizzò il franco senza particolari difficoltà.

Perchè, quanto ai tassi d’interesse che deve versare sul debito pubblico, uno Stato sovrano li padroneggia, senza dover dipendere dai mercati: è propriamente il compito della sua Banca Centrale di regolare i tassi a cui si presta il denaro, attraverso il suo tasso primario.

A questo punto, gli euro-ideologi e i loro maggiordomi mediatici ricorrono al terrorismo. Tornare alla sovranità monetaria? Ma la lira si svaluterebbe tragicamente, i vostri risparmi sarebbero decurtati catastroficamente, perdereste potere d’acquisto; nessuno farà più credito al Paese; l’inflazione galopperà.

Nessuno afferma che il ritorno alla lira sarà una passeggiata. La correzione di un grande errore richiede grandi sforzi e sacrifici: sacrifici al fondo dei quali però c’è la sicura ripresa, al contrario dei sacrifici attuali dettatici da Monti e Merkel, senza fine e senza prospettive. Qui preme sfatare due dei concetti che ci vengono terroristicamente presentati per dissuaderci.

La moltiplicazione di moneta dal nulla per comprare i buoni del Tesoro gonfierà i bilanci delle banche e riverserà una valanga di crediti sull’economia reale, creando altra moneta (oggi sono le banche che la creano indebitando), e provocando iper-inflazione. Ma no. Non è così facile che il denaro arrivi nelle tasche dei consumatori. Perchè la valanga del credito si verifichi, occorre che sia chiesto e voluto dal settore privato, e che le banche giudichino affidabili quelli che lo chiedono. Come vediamo, i mille miliardi prestati da Draghi alle banche hanno clamorosamente mancato di riversarsi nell’economia reale provocando l’orgia del credito. E il Giappone, benchè ci abbia provato fino ad avere quel debito pubblico enorme, «non è riuscito» a produrre quel po’ d’inflazione che gli servirebbe per far uscire la sua economia dalla deflazione-depressione. L’inflazione comincia ad alzare la testa quando si raggiunge il pieno impiego e le imprese lavorano al 100% della loro capacità produttiva; non è certo questo, oggi, il caso (se oggi una certa c’è inflazione, è dovuta alle materia prime importate, e alla massa eccessiva di parassiti pubblici che in Italia consumano senza produrre).

Tanto più che la BCE, come qualunque Banca Centrale, ha cura di «neutralizzare» questi suoi interventi. Ma come lo fa, oggi? Tenetevi forte: facendosi imprestare dalla banche private il denaro che essa stessa ha creato, ossia pagando loro un interesse per ritirarlo (3). Questo è un obbligo scritto in lettere di bronzo sugli statuti. Forse non c’è prova più chiara del fatto che l’interesse delle banche è sempre in primo piano: ma è uno dei segreti che non si devono rivelare. C’è un modo gratuito di riassorbire il denaro in più? Certo. Uno Stato sovrano può lasciarlo semplicemente creare, e tassarlo in tempo utile.

L’altro mito terrorizzante da demistificare è il seguente: «Se torniamo alla liretta svalutata, magari dopo aver fatto default, i mercati ci puniranno, non ci faranno più credito». La realtà è che oggi i mercati tendono a non farci più credito, temendo il nostro default – a causa dell’euro. La Spagna già è in bilico: i suoi buoni non trovano compratori, e per questo deve chiedere i soccorsi europei, che glieli comprino al posto dei «mercati». Si può star certi che, appena avessimo svalutato, avremmo alla porta file di investitori pronti a prestarci denaro: e chi non farebbe credito a un’Italia (del Nord) che a quel punto avrebbe riacquistato tutta la sua competitività? Dove l’attività sarebbe in febbrile ripresa, le cui fabbriche sarebbero tornate a ronzare per soddisfare gli ordinativi, e a portar via le fette di mercato che la Germania ci ha defraudato? Ed anche i Bot e i BTP, una volta subita la svalutazione, tornerebbero appetibili proprio per questo.

Non è una speranza, è una certezza. Il ministro argentino dell’epoca della bancarotta, l’economista Roberto Lavagna, l’ha raccontato in varie interviste:a poche ore dal default, già una grossa banca d’affari internazionale gli telefonava proponendogli di ricominciare ad indebitare lo Stato, perchè a quel punto i bond argentini erano tornati convenienti. Fu Lavagna a rifiutare, per non ricominciare subito il giro dell’indebitamento.

I terroristi che ci vogliono tenere legati alla macina da mulino chiamata euro, altrimenti sarà l’inferno, hanno mancato di notare un recente studio di Merrill Lynch intitolato «Game theory and euro breakup risk premium». Uno studio molto originale, che usa la teoria dei giochi per stabilire quale Paese dell’eurozona abbia il maggior «incentivo» ad uscire , s’intende «ordinatamente», dalla moneta unica; analizzando tutti i pro e i contro, i guadagni e le perdite per ciascun Paese. Ovviamente tenendo conto del «Paesi con grandi bisogni di finanziamento (come il nostro) sarebbero più vulnerabili», e «avrebbero un accesso limitato per qualche tempo ai mercati di capitali e ai finanziamenti esteri», fatti negativi da bilanciare però con «l’impatto sulla crescita» che verrebbe dall’uscita. Non ve lo spiego perchè sarebbe complicato, chi vuole può andarselo a leggere qui: Game theory and euro breakup risk premium.

Vi dò solo le conclusioni. Secondo Merrill Lynch, a perderci di più sarebbe la Germania, che subirebbe un apprezzamento del nuovo marco del 14%, e un taglio del suo Pil del -7%. In Grecia, la neo-dracma si svaluterebbe del 12. Per l’Italia, la neo-lira (dopo magari oscillazioni drammatiche) si deprezzerebbe dell’11%, sicchè la differenza tra lira e marco sarebbe del 25%, abbastanza da danneggiare gravemente l’export tedesco.

Ma quali sono i Paesi in deficit che, tornando alla moneta nazionale, vedrebbero un clamoroso aumento dell’export? Al primo posto c’è l’Irlanda, che guadagnerebbe il 7% del Pil. Al secondo posto – sorpresa sorpresa – l’Italia, il cui Pil salirebbe del 3% del Pil. Seguita a ruota da Grecia e Spagna. I problemi del Club Med sarebbero in via di rapida soluzione. Dalla recessione alla ripresa e alla crescita.

La Germania non potrebbe più spacciare i titoli del suo debito pubblico a tassi zero o sotto-zero: il costo dell’indebitamento salirebbe, per Berlino, di quasi 1 punto (80 punti-base). La Repubblica federale perderebbe lo status di «rifugio» per i capitali in fuga. Per l’Italia, dato il suo enorme debito, il vantaggio su questo sarebbe modesto: -20 punti-base. Ma il Portogallo vedrebbe una diminuzione del costo per indebitarsi di quasi il 6%, l’Irlanda del 4%, e la Spagna quasi l’1% in meno. Persino la Grecia farebbe economia sul costo del debito (anche senza contare la possibilità recuperata di monetizzarlo), visto che lo vedrebbe calare di un 22%.

Ma è soprattutto l’uscita dell’Italia – più grossa dell’Irlanda e più industrializzata di tutti – che la Germania deve temere, valuta Merill Lynch. Tanto più che l’Italia è quella che dopo la piccola Irlanda, ha la maggior convenienza ad uscire. Al punto che lo studio si domanda: Can Germany bribe Italy to stay? Ossia: La Germania pagherà una bustarella all’Italia per farla restare nell’euro?

Possiamo rispondere tranquillamente di no. La Germania non ha bisogno di pagarci, perchè a farci restare nell’euro – e gratis – ci pensano Monti, Napolitano, Draghi . Tutti pronti a «fare tutto quel che serve per salvare l’euro», fino a che saremo tutti morti.

Post Scriptum: quel che abbiamo scritto sopra non vuole essere una giustificazione per non ridurre l’immane debito pubblico, nè una scusa offerta alla classe politico-parassitaria che ci pesa sul collo per non tagliare le enormi spese improduttive, provincie, comuni, Regioni, tangenti della Sanità, con cui ha alimentato le clientele, fino a distorcere la struttura stessa del sistema economico. È questa classe che ci ha portato al punto in cui siamo. Ciò che abbiamo detto sopra serve solo a dimostrare i tecnocrati e banchieri, che si sono impadroniti del potere sulla moneta con la scusa che i politici sono corrotti e inclini alla spesa pubblica senza freno, non hanno dato miglior prova. Nè di competenza, nè di onestà.

Come ho detto, il potere di monetizzare richiede una classe politica con la testa sul collo, capace di usarlo cum grano salis ed un forte senso di responsabilità e lealtà verso la comunità, anche quella futura. Restituire la sovranità monetaria allo Stato, finchè è governato da questi qua, sarebbe assurdo. Bisogna prima eliminarli.

1) Gli accorgimenti che probabilmente Draghi adotterà saranno altri acquisti sul mercato secondario (liberando le banche di titoli marci); si ventila l’idea di attribuire al Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM) lo status di banca, ciò che permetterebbe allo ESM di finanziarsi presso la BCE, ossia avere fondi senza limiti con cui poi comprare titoli spagnoli e italiani. Questi metodi indiretti e macchinosi (perchè non dare agli Stati , allora, lo statuto di banche, onde possano poppare alla mammella BCE senza intermediari?) servono essenzialmente a nascondere il gran segreto: che la moneta ex nihilo si crea a volontà.
2) Un altro argomento contro il modello giapponese, sostiene che nonostante la larghezza monetaria, il governo nipponico non ha avuto successo nel far uscire la sua economia dalla stagnazione. Rettifichiamo: il Giappone non ha avuto successo con il quantitative easing; ritorno alla «austerità» è stato un fallimento; però stava avendo successo con la monetizzazione del debito. Il ritorno alla normalità è stato rovinato dalla crisi finanziaria mondiale innescata dai subprime (americani) nel 2007. Poi c’è stato il tragico tsunami. Per chi vuole approfondire questo tema: Le point sur le Japon.
3) Da un sito francese traggo questo esempio: 1) Siete una banca che ha 1000 titoli spagnoli (o italiani) ed ha paura di perderci troppo. 2) Per calmare la vostra ansia di banchiere – non sia mai che ci perdiate del denaro – la BCE vi raccatta questi titoli, dandovi in cambio i soldi all’1%. 3) Si è dunque passati da una situazione: «banca privata 1000 obbligazioni discutibili/BCE 0», a «banca privata 1000 di liquidità utilizzabile/BCE 1000 di titoli discutibili». Se ci si ferma qui, si vede che la BCE ha creato moneta dal nulla, e questo può creare inflazione, ciò che è contrario agli statuti della BCE. 4) Allora la BCE, per neutralizzare l’emissione, chiede in prestito alle banche private il denaro che ha creato. 5) Situazione finale. Banca privata: credito di 1000 sulla BCE non utilizzabile/ BCE: 1000 obbligazioni marcescenti più 1000 di liquidità, menogli interessi versati alla banca privata. «Alla fine – commenta il sito – non c’è creazione monetaria, ma ‘solo’ la BCE che rimpie il suo bilancio di attivi marci, e in più paga degli interessi su questo… o detto in altro modo, la BCE ha tolto una spina dal piede della banca privata, e paga per questo. È bella la vita delle banche private! E beninteso, tutti i particolari sulle banche beneficate, sui titoli raccattati, sugli interessi versati, sono segreti».
5 agosto 2012 18:54 - JOKER
Non penso che nella sostanza ci siano errori...poi qualcuno può sempre rigirare la frittata a suo piacimento...di negazionisti a tutti i costi in grado di argomentare, ne ho visti molti...
2 agosto 2012 8:02 - matteo.lombardo
niente misteri: nel link che hai riportato c'è uno spazio nella parola "banca" e quindi non riconosce il link. Toglilo e vedrai che l'articolo con tutti i suoi errori è ancora lì.
1 agosto 2012 20:15 - JOKER
Toh! Adesso è sparita la "prova"...

Il link citato non porta più all'articolo...

Misteriiiiiiiiiiiiiiii...
31 luglio 2012 21:14 - RINNOVARSI
Per Francesco Deleo. Anche io tante volte mi faccio queste domande e trovo delle contraddizioni che o nascono da incapacita' o da interessi che ci tengono celati. E poi spesso dicono e si contraddicono,sono inaffidabili. Voglio proprio vedere se ce 'hanno il piano b, in caso di crollo improvviso dell'euro, di cui si parla sempre piu' spesso !
31 luglio 2012 18:30 - matteo.lombardo
Joker, mi sa che l’articolo non lo ha capito chi lo ha scritto…

1) la proprietà della Banca d’Italia non è segreta ed i documenti non riportano omissis: per trovare l’elenco non serve Wikipedia ma è disponibile nel sito della Banca d’Italia (www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/partecipanti). Ed anche l’elenco dei partecipanti al capitale della BCE è disponibile sul sito della stessa BCE.
2) Chi ha scritto l’articolo dovrebbe rifare il corso di Contabilità 1. Le banconote emesse ed in circolazione sono correttamente poste nello stato patrimoniale tra le passività: queste rappresentano infatti un “debito” della banca centrale e sono elencate con gli altri debiti (prestiti, rapporti con la BCE, …). Questo non vuol dire, come afferma l’autore dell’articolo, che produrre questa moneta è costato €146 miliardi (al 31.12.2011), e men che meno che questa cifra sia stata messa nelle spese: le spese vanno infatti nel conto economico, non nello stato patrimoniale.
3) Leggere il bilancio della Banca d’Italia non è così complicato, anzi è molto più “lineare e trasparente” del bilancio di una qualsiasi banca commerciale. Tra l’altro ha realizzato nel 2011 un significativo utile, ma se si guarda alla redditività per la Banca d’Italia è molto inferiore alle banche commerciali e d’investimento (ROE e ROA, rispettivamente 5% e 0,2% sono molto inferiori a quello che fanno anche le banche italiane). Se ne potrebbe dedurre che la Banca d’Italia non è gestita per ricavare il massimo profitto, ma queste sono opinioni e considerazioni personali.
29 luglio 2012 10:45 - JOKER
Leggete l'articolo e visionate l'immagine con la spiegazione, così semplice, che mi meraviglio che Pedone NON la capisca...

Ecco la prova di come la Banca d'Italia ci truffa! Leggasi: "signoraggio"...

http://www.nocensura.com/2012/07/ecco-la-prova-di-come-la-ba nca-ditalia.html
27 luglio 2012 12:26 - carlodv72
Sarebbe gradito che si spiegasse meglio in merito alla soluzione.
NON E' CHIARO QUANTO SEGUE:
La soluzione a questo problema è molto semplice è consiste nell'eliminare l'anomalia di una banca centrale che non può sostenere i debiti pubblici denominati nella propria moneta.
Qui non stiamo parlando di una delle tante soluzioni al problema che vengono proposte su questo o quel blog da questo o quell'economista. A livello internazionale c'è un consenso pressoché totale sul fatto che questa sia LA soluzione... ma che non si può fare perché i trattati internazionali non lo consentono.
24 luglio 2012 15:30 - l7cavalieri6821
Prima di tutto un preambolo:"Il sottoscritto dichiara solennemente di non capirci un fico secco in economia e tanto meno in macroeconomia!". D'altra ho letto sulla carta stampata e su internet diversi articoli su questa "crisi" e alla fine sono arrivato alla conclusione che ci sono due tipi di "esperti": quelli - a mio giudizio, i più bravi - che non ci capiscono nulla e che - in modo ovviamente implicito - te lo dicono e quelli che sotuttoio. Quando senti parlare questi sotuttoio ti accorgi che non ce ne è uno che dica la stessa cosa di un altro. E allora? A che gioco giochiamo? Personalmente li manderei tutti a raccogliere patate!
24 luglio 2012 9:43 - francescodeleo
@JOKER

Già, non ha firmato nessuna convenzione, anche se - se non mi ricordo male - riguarda tutti color che possiedono conti in svizzera. Chissà perchè.

Tanto i capitali detenuti illegalkmente all'estero non saranno mai sequestrati.
23 luglio 2012 21:55 - JOKER
@ massimo1062

Se Pedone si fosse solo sbagliato a negare il Signoraggio Bancario, ovvero il profitto che le Banche Centrali (e quindi delle banche commerciali che ne detengono la proprietà) ottengono all'atto dell'emisisone della moneta ceduta allo Stato (differenza tra costo per produrla e valore di cessione omesso in contabilità), probabilmente e con qualche volo pindarico, avrebbe trovato il modo di rettificare...

Ma visto che invece etichetta come complottisti sfasati tutti coloro (esperti giuristi ed economisti compresi) che denunciano questo ignobile crimine con tanto di argomenti solidissimi, difendendo in questo preciso frangente e a spada tratta l'intero sistema bancario, può solo significare che "egli fa parte dell'ingranaggio".

@ francescodeleo

Ma se il Governo Monti, a dispetto delle altre nazioni europee, non ha ancora accettato la convenzione Svizzera/Italia sulla tassazione dei capitali scudati, rinunciando a ben 50 MLD di euro (chissà perchè???)...dove, come e quando sequestrerà i capitali detenuti illegalmente all'estero?
23 luglio 2012 19:41 - francescodeleo
Incominciamo a far pagare tutti per ciò che devono, innanzitutto.
C'è poi la possibilità di sequestrare PER SEMPRE i capitali detenuti illegalmente all'estero.
Poi vediamo che cos'altro rimane da fare.
23 luglio 2012 15:44 - massimo1062
la fregatura del signoraggio esiste ,e non e' certo che perche'pedone dice che non esiste che non esiste .anche lui ,come tutti qualche volta sbaglia.come quelle volte che pretendeva di dimostrare che il problema dell'italia era berlusconi,oggi 23 luglio siamo di nuovo profondamente nella merda nonostante il berlusca sia stato mandato a casa.riguardo il futuro degli italiani (perche' e' quello che mi interessa)provo a fare delle previsioni vediamo chi e' in accordo con me.
1) patrimoniale del 5% sui patrimoni personali compresi gli immobili.
2)ulteriore revisione del sistema pensionistico, in negativo naturalmente.
3)innalzamento delle imposte sulle rendite finanziarie e forse anche di quelle da locazione.
4)vendita di parti del patrimonio dello stato.
5)vendita a privati delle municipalizzate con aumenti delle tariffe
Questo alla faccia di chi ha lavorato risparmiato e creato questa ricchezza.ormai siamo in un paese che espropia i propri sudditi .non cittadini ma sudditi.questo e' un paese comunista a tutti gli effetti.chi non vuole subire l'esproprio dovra' andarsene.
21 luglio 2012 10:37 - francescodeleo
Io credo che bisogna verificare a quanto ammontano questi fondi, per il momento trattasi di una stima, calcolata in non si sa in che modo.
21 luglio 2012 10:19 - francescodeleo
Potresti postare il link? Grazie.
20 luglio 2012 22:23 - JOKER
Incredibile Soros "Gli stati europei hanno perso 3000 miliardi di Euro di Signoraggio"!

L'articolo originale è apparso sul Financial Times. Ho trovato la traduzione su Investire Oggi.

Soros dice:

"Le regole di bilancio dell’UE impongono agli Stati membri di ridurre il loro debito pubblico ogni anno di un ventesimo della somma che supera il 60 per cento del prodotto interno lordo. Propongo che gli Stati membri congiuntamente premino l’acquisizione di tale obbligo. Essi hanno trasferito alla BCE i propri diritti di signoraggio, per un valore che, secondo Willem Buiter di Citibank e la Huw Pill di Goldman Sachs, ammonta a circa 2000-3000 miliardi di euro."

Come come come??? Diritti di signoraggio degli Stati trasferiti alla BCE? Lo dice Soros? 2000-3000 MLD di euro secondi dati di Citibank e Goldman Sachs?
Ma come...ma allora il signoraggio esiste se gli Stati NON indebitandosi con nessuno si creava autonomamente il denaro occorrente e si tratteneva tale diritto a benefico del popolo; allora il signoraggio NON è solo l'interesse sul debito pubblico...
Oddio, Pedone si troverà in difficoltà a smontare le affermazioni di Soros, Citibank e Goldman Sachs...
15 luglio 2012 18:46 - francescodeleo
Mi sono scordato di scrivere nell'ultima parte del discorso che i problemi italiani si sono aggravati inquesti ultimi anni.
15 luglio 2012 18:40 - francescodeleo
@Sharman*

Sono d'accordo con raffaele7165, ma ogni tanto fà bene ridere...

Comunque ciò che hai scritto lo hai scritto, e non credo che tu stessi scherzando. A parte tutte le cazzate che hai scritto (a meno che tu non ti decida di riscrivere il tutto in maniera più sensata, supponendo che si possa fare), vedo che sei pieno di retorica. Dici: "D'altra parte l'esperienza storica del contenitore Italia dovrebbe farci riflettere, in fondo non sta capitando niente di schematicamente differente di quello che già non sia capitato unendo colpevolmente il Settentrione e il Meridione di Italia. L'Italia non ha mai potuto ben sopportare una moneta unica, la lira, e difatti è potuta andare avanti solo con enormi trasferimenti parassitosi di soldi dal Nord al Sud, e con una enorme immigrazione dal Sud verso il Nord, cosa che non ha mai fatto del bene né al Nord né al Sud.". Ma che significa? Tu sei ancora un convinto asserotre delle tesi della lega (poverina, dopo tanto professare alcuni - o molti? - suoi militanti si sono fatti trovare con le mani nella marmellata. O era merda?), ovvero della diversità biologica, anzi genetica tra gli abitanti del nord e quelli del sud. Io ritengo che siano solo discorsi opportunistici, di mera propaganda politica, fatti solo per acchiappare voti per dirla in parole povere, le uniche che ci rimangono ora... non so se mi spiego. Con ciò non voglio dire che non ci sono delle zone meno virtuose di altre, ma non posso nemmeno afermare che il nord sia l'ideale, anche lì ci sono gli sprechi. E' stoira di questi ultimi due giorni che la guardia di finanza sta effettuando controlli fiscali nella città di milano, con i risultati che ti sarà facile trovare navigando un po' il web. E' noto che l'evasione è più elevata al nord, con le punte più alte nel nord-est. Riguardando la storia delle opere pubbliche, poichè i lavori per queste opere venivano effettuati da imprese del nord, è abbastanza agevole concludere che gli sprechi sono stati creati per favorire il nord - imprenditori, politici, ecc. - trasferendo ricchezza dal nord al nord via sud. Poi ti scordi che l'emigrazione ha riguardato in un passato più lonatno ma non troppo anche le regioni del nord verso altre regioni del nord e verso altri stati, senza considerare che gli stati uniti ricordano spesso che gli emigranti, anche italiani, hanno dato un grande contributo alla creazione di quella nazione così come la conosciamo oggi. E quale sarrebbe quella scarpa che non possiamo usare diciamo... entrambi? Quali sarebbero le direzioni che dovremmo prendere? Ma di cosa stai parlando? Quelli come te pensano solo a dividere. Ora si parla del nord e del sud. Poi si parlerà del nord-est e del nord-ovet. Poi ancora si parlerà dell'est del nord, del'ovest del nord, della lombardia e del sud del nord.
Mi stavo scordando un po' di storia, quella vera: al momento dell'unificazione dei vari territori italici, la ricchezza del sud venne impiegata per coprire gli ingenti debiti del nord, e la riserva aurea è ciò che ne rimane. Quindi, se ci sarà una separazione, ricordatevi che ci dovete tutta la riserva aurea e i capitali che avete sequestrato allora al sud, rivalutazione ed interessi.Il debito pubblico attuale italiano invece è tutto e soltanto vostro, del nord. Siete voi che lo avete gestito.

C'è anche l'argomento della integrazione degli stati europei. E' evidente che questo tipo di integrazione non è abbastanza, o semplicemente perchè siamo ancora troppo giovani, e i mercati ci stanno colpendo perchè siamo deboli. E non è una novità, che l'italia avesse dei problemi destiinati a scoppiare prima o poi lo si sapeva già dagli anni '90, quando venne coniato il termine PIGS (è l'ennesima volta che lo ripeto e credo che non sarà l'ultima), dalle prime lettere delle parole portogallo, italia, grecia e spagna, parola inglese che significa MAIALI, parola dispregiativa con cui ci hanno ammonito dei problemi economici e finanziari di questi stati del sud europa. Certo l'italia è un paese molto più progredito di tantissimi altri del mondo, ma non è abbastanza per cullarci di ciò.
15 luglio 2012 15:44 - raffaele7165
cerco di avere rispetto per le opinioni di tutti, ma certi post mi spingono verso il proibizionismo...
14 luglio 2012 22:56 - Sharman*
errata corrige:

ho postato due link identici, uno invece dovrebbe essere

http://it.global-rates.com/statistiche-economiche/inflazione /indice-dei-prezzi-al-consumo/cpi/italia.aspx
14 luglio 2012 20:13 - Sharman*
Non potendo trattare l'argomento estesamente mi limito a commentare puntualmente alcune delle affermazioni del bell'articolo del Pedone


Alcuni assunti

"La prosecuzione dell'esperienza dell'Euro è senza alcun dubbio conveniente per tutte le nazioni che fanno parte della moneta unica a partire dalla Germania"

E' l'affermazione apodittica su cui si è sembre basata la costruzione, o meglio l'imposizione dell'euro. Negli anni '90 eravamo in pochi ad opporci all'euro, ed eravamo in pochi a prevederne le conseguenze che si sono puntualmente verificate ( e che non sono ancora finite...). Eppure nonostante ciò ancora prevale l'ipnosi dell "tutti insieme, all together, alè battiamo le mani..."

Per esempio guardate una cosa che succede oggi. Mille euri hanno un potere di acquisto maggiore in Germania (o in Svizzera) che in Italia: le inefficienze si pagano. A Berlino gli immobili costano meno che a Milano, costa meno la benzina, gli ultimi dati sui prezzi al consumo e alla produzione in Germania sono addirittura negativi e in ogni caso l' "inflazione" è stata più bassa che in Italia.

http://it.global-rates.com/statistiche-economiche/inflazione /indice-dei-prezzi-al-consumo/cpi/germania.aspx

http://it.global-rates.com/statistiche-economiche/inflazione /indice-dei-prezzi-al-consumo/cpi/germania.aspx

Un tempo il mercato avrebbe almeno parzialmente prezzato la differenza richiedendo per esempio 1300 euri italiani per 1000 euri germanici. Oggi non lo si può più fare e la moneta, l'euro, perde una delle sue principali caratteristiche, quella di misurazione di valore.
Oggi il mercato del cambio intraeuropeo è stato rimpiazzato dallo "spread" sui bond. E' ovvio che non siano logicamente la stessa cosa, ma lo sono psicologicamente, e la psicologia è fondamentale. In pratica è come se ci fosse venuto meno un parametro che almeno inconsciamente riteniamo valido e di cui almeno inconsciamente sappiamo non potere fare a meno, quello della misurazione dell'inefficienza tra i varii stati, e quindi lo abbiamo rimpiazzato con lo "spread" sui bond. Psicologicamente è successo questo, e dovrebbe insegnarci qualcosa.

L'ipotesi di moneta unica è una ipotesi affascinante, ma è ideale. La realtà è molto differente e non può essere tralasciata, altrimenti succede sempre immancabilmente lo stesso processo: se adottiamo soluzioni troppo ideali ci pensano poi la Natura e la Storia a fare il loro corso e a riportarci con i piedi per terra. E' quello che sta succedendo.

D'altra parte l'esperienza storica del contenitore Italia dovrebbe farci riflettere, in fondo non sta capitando niente di schematicamente differente di quello che già non sia capitato unendo colpevolmente il Settentrione e il Meridione di Italia. L'Italia non ha mai potuto ben sopportare una moneta unica, la lira, e difatti è potuta andare avanti solo con enormi trasferimenti parassitosi di soldi dal Nord al Sud, e con una enorme immigrazione dal Sud verso il Nord, cosa che non ha mai fatto del bene né al Nord né al Sud.

Quindi si dovrebbero ben capire i vantaggi e gli svantaggi delle "monete uniche" applicate a zone estremamente differenti.
La moneta è una scarpa: non possiamo portare tutti lo stesso numero della stessa scarpa se non abbiamo lo stesso piede e non andiamo per la stessa strada.

"la crisi della zona Euro è stata originata dall'inadeguatezza della risposta politica data dall'Europa alla crisi della Grecia"

Non sono d'accordo, la crisi greca è solamente l'epifenomeno di un processo che si è dispiegato per più di un decennio, le condizioni economiche generali almeno nei paesi periferici europei sono peggiorate per almeno un decennio, non lo possiamo negare, poi certamente avvengono i momenti di soglia che sono quelli che attirano l'attenzione.

Chi ha decretato l'euro dall'alto sapeva e sa benissimo dove vuole andare a parare.. vi ricordate le magnifiche e progressivi sorti della moneta unica, della Fortress Europe, del vantaggio che avrebbe avuto l'Italia nel ripagare il debito è pubblico... (ahahahah, sì, sì, spacciavano proprio questo..) tutto miseramente fallito. Che invece portasse impoverimento e maggiore divisione tra le economie europee eravamo in pochi a dirlo, ed ora? .....Ah, ma senza l'euro sarebbe stato peggio... così rispondono, con retorica senza senso, buona solo per far dire uno slogan, per dare l'impressione di avere una risposta...

L'origine della crisi non è certamente nel disastro greco tant'è che avevo più volte avvertito già anni fa sul forum di quello che sarebbe successo. Avevo anche aspramente criticato i consigli Aduc di mettersi 50% in eurostoxx50 e 50% in obbligazioni indicizzate... che fine ha mai fatto quel portafoglio?

Investo in oro da metà 2004 quando ballava intorno i $400 l'oncia, mi ricordo distintamente che oltre ad interventi sparsi aprii un forum apposta nei primi giorni del 2008 per consigliare l'accquisto dell'oro come protezione dalla crisi. Avevo la sfera di cristallo, o forse delle semplici analisi? vi lascio nel dubbio....
(comunque che abbia la balla di cristallo o che faccia analisi per inciso dico che l'oro non ha davanti molto tempo per poi ripartire, adesso è un po' sotto i $1600, se andasse verso i $1400 sarei compratore istantaneo, ma forse una possibilità così non me la daranno mai.... vediamo... 1430?)

La "Crisi" è voluta ed implementata dalle elite usando a loro vantaggio delle tendenze storiche già in atto, governandole e distorcendole a loro favore, e coinvolge tutto il mondo cosiddetto occidentale, Usa e Europa, l'euro non è che uno degli strumenti.
Altri strumenti sono l'immigrazione, l'apertura indiscriminata dei mercati, cinque guerre combattute in venti anni (due iraq, serbia, afghanistan, libia) e forse una sesta in vista, come da agenda, con la Siria - tra l'altro una volta chi vinceva la guerra ci guadagnava qualcosa, adesso invece si ammazzano solo innocenti e ci si perde pure del gran denaro - il falso ecologismo, l'11 sttembre 2001...

Ah poi guardiamo per esempio che cosa è successo con l'immigrazione che ha veramente del pazzesco. Da un lato si è esportato il lavoro tramite le delocalizzazioni produttive e l'acquisto di merce extracomunitaria e dall'altro si sono fatti entrare milioni di immigrati, un palese controsenso economico.

Ma la cosa più ridicola dal lato della propaganda pro euro è stato che cercarono di far credere che l'unione europea e la moneta unica avrebbero favorito la fusione pacifica tra gli europei. Invece non si sono visti milioni di italiani, tedeschi o francesi che si mischiassero tra loro vivendo tranquillamente oltre i confini tradizionali, non ci siamo mischiati tra di noi, ci siamo mischiati con popolazioni extra europee! A chi come me già fine anni '80 diceva che avevano in programma di fare entrare milioni e milioni di immigrati per deteriorare la società si rideva dietro... risus abundat

Qualcuno vuole fose negare che la "globalizzazione" e l' "immigrazione" siano motivi fondamentali della crisi?


Ma tiriamo avanti, scusate se metto giù le cose un po' alla rinfusa e senza ponderazione di importanza, ma il meglio è appunto nemico del bene...


"Perché siamo nei problemi?"

"i debiti pubblici non sono progettati per essere ripagati, bensì per essere rinnovati. Ripagare i debiti pubblici sarebbe semplicemente impossibile."

Sono contento che siamo finalmente arrivati a capire questo, che poi è il motivo psicologico per cui scrivo queste righe, altrimenti sarebbe inutile. Forse non tutto è perduto, possiamo almeno, pochi di noi, salvare l'onore. Non era così fino a un anno fa, Alessandro, quando scrivevi il 26 luglio:

"Affermare con certezza granitica che "Tutti i debiti dei principali paesi occidentali NON saranno mai ripagati." è come dire che nel 2012 ci sarà la fine del mondo.
Che dire, la frase è talmente priva di senso che posso solo rispondere come diceva Troisi nel famoso film "Non ci resta che piangere": "vabbene, mo, me lo segno".

http://avvertenze.aduc.it/articolo/prospettive+debito+pubbli co+italiano_19356.php


In realtà il debito pubblico esiste per questi motivi:

-corrompere il popolo comprandone i voti senza aumentare le tasse, rimandandone a governi e generazioni future l'onere

- permettere ai Signori di avere rendite certe pagate dalla tassazione, in pratica tramite la detenzione di titoli di debito pubblico si è traslato l’antico diritto delle aristocrazie di tassare il popolo. Vedete che è esattamente ciò che sta accadendo: si mette in discussione tutto tranne la possibilità che il debito venga cancellato: le moderne aristocrazie pretendono di essere pagate "a prescindere", sembra che sia un loro diritto intascarsi parte delle tasse pagate

- di mantenere la funzione di ricatto e condizionamento politico che queste enorme masse debitorie hanno sopra gli Stati là dove il debito pubblico sia detenuto largamente da soggetti esteri, che è esattamente ciò che sta accadendo

Ma se siamo d'accordo che i debiti pubblici non saranno mai pagati, quindi sono crediti inesigibili, perchè non cancellarli? Ne conseguirebbe per logica, no? Ma è la psico-logica che ci frega...


"Quale la soluzione?
La soluzione a questo problema è molto semplice è consiste nell'eliminare l'anomalia di una banca centrale che non può sostenere i debiti pubblici denominati nella propria moneta."

Non ho capito perchè debba essere una anomalia. Per esempio in Italia si poté monetizzare il debito pubblico fino a fine '70, inizi '80, ai tempi della grande inflazione a due cifre, si arrivò fino a più del 20% annuo! Poi tra le misure per combattere l'inflazione si vietò appunto di potere stampare denaro per finanziare lo Stato, fu una legge credo di Andreatta. Quindi per venti anni non fu considerata una anomalia, adesso dopo dieci anni di euro diventa una anomalia?.... Ma l'inflazione ve la ricordate?

Che la monetizzazione del debito pubblico non sia da demonizzare, e in qualche forma e tempo possa anche essere positiva, è cosa accettabile. Ma a questo punto una domanda sorge spontanea: perchè allora lo Stato non stampa direttamente moneta senza passare dal gioco del prestito ad interesse?

La funzione dell'interesse che lo Stato paga per emettere debito dovrebbe essere in via teorica quella di deterrenza contro l'eccessivo indebitamento. Abbiamo però visto in innumerevoli casi storici, tra cui l'attuale, che non è esattamente così.
In ogni caso se all'emissione di una moneta, un euro, non corrisponde una adeguata creazione di un bene o di un servizio questa emissione genera inflazione.
L'inflazione è una tassa occulta che paghiamo tutti noi tramite la perdita di potere di acquisto.
Quindi se lo Stato emettesse moneta potrebbe fare a meno parzialmente di riscuotere le imposte, non che queste diminuirebbero, sarebbero solo pagate parzialmente tramite l'inflazione. Ma lasciamo pure perdere questo discorso, che non è nell'agenda del potere, e restiamo in tema, che invece è nell'agenda.
Se monetizziamo il debito, e lo faremo, non ti preoccupare di tutte le scenette che fanno vedere, creiamo inflazione. Ed è quello che vogliono. (ora il discorso sarebbe troppo lungo perchè in effetti in questo momento la distruzione di valore in corso - pensiamo agli immobili, al deleveraging - è maggiore della creazione di moneta.... ma è complesso, ne parliamo in un altro momento).

Tu dici che tertium non datur tra monetizazione e mutualizzazione, e il cancellamento del debito? Perchè non viene considerato?

Cancelliamo il debito e costituzionalizziamo il divieto di farne dell'altro, non sarebbe risolutivo così come non sarebbe neanche risolutiva la monetizzazione; la crisi ha radici più profonde e strutturali e richiede soluzioni più radicali, ma sarebbe un gran passo in avanti.

La mutualizzazione del debito non farebbe altro che creare una situazione tipo "Italia 2 La Vendetta", dove cìè un Nord avanzato e produttivo e un Sud arretrato e parassitario, sarebbe la stessa cosa su un campo più ampio.

La monetizzazione e conseguente inflazione non farebbe altro che consegnare più potere economico nelle mani delle banche e soprattutto degli Stati, che sono quelli che maggiormente hanno creato la crisi, e toglierebbe potere ai singoli cittadini.

La cancellazione del debito e il divieto di emetterne dell'altro avrebbe l'effetto opposto, lascerebbe soldi nelle mani dei cittadini e dei produttori, l'Italia non ha passivi di bilancio al netto degli interessi sul debito: non pagandoli potrebbe abbassare le tasse.

Ma il Potere, come tutti i poteri, è naturale, vuole sempre una cosa: la centralizzazione.

(Adesso posto sta spataffiata sebbene vi siano molte cose che ho sulla punta delle dita, alcune relative al resto dellarticolo, magari con calma ne parliamo ancora. Sarebbe interessante perchè in settembre/ottobre assisteremo ad un altro crackettino economico, poi quello che succederà a partire da agosto 2013 ve lo lascio solo sognare di notte nei vostri peggiori incubi
12 luglio 2012 23:05 - JOKER
Quando ho visto che l'articolo era di Pedone...e così lungo da farmi venire la pendulite, non l'ho nemmeno letto...

Poi però ho fatto scorrere troppo la pagine ed ho visto il matteo.lombardo con cui non mi pare di aver mai interloquito che mi ha simpaticamente citato...insieme al Pedone che ha fatto un'aggiunta di proposito per citarmi ancora...

Ma vi manco così tanto che quando non ci sono mi chiamate? :-D


p.s. Pedone, spero che i tuoi "datori di lavoro" ti paghino profumatamente per distorcere le informazioni o minimizzare crimini contro l'umanità di cui se ne sono ormai accorte tutte le persone intelligenti...a meno che tu non rientri tra queste...allora vabbè, vorrà dire che finora ti ho sopravvalutato...
12 luglio 2012 19:12 - francescodeleo
Sì, lo so, ma nulla gli ostacolerebbe a modificare tale norma.
12 luglio 2012 18:44 - raffaele7165
francescodeleo
la BCE non può acquistare direttamente e in sede di prima emissione titoli dei debiti sovrani area euro
12 luglio 2012 18:23 - francescodeleo
Io credo che la possibilità che è stata data alla bce di acquistare i debiti sovrani sia già una buona soluzione. E non capisco perchè il nostro governo, dopo essersi adoperato affinchè la nostra proposta passasse in ambito europeo, dichiari di non volerne fare uso. Spiegatemelo voi. Gli interessi sul debito sono di svariate decine di miliardi con i tassi attuali e troverei inconcepibile che la bce acquisti i nostri titoli per intascarsi gli interessi. Posso ipotizzare anche una una ristrutturazione del nostro debito a tasso zero, il che ci consentirebbe di avere a disposizione del denaro che in questo momento stiamo urgentemente ricercando. I risultati non sarebbero visibili subito, ma almeno io non ho impegni per i prossimi dieci anni.
Un'altra questione riguarda l'entità dei tassi che paghiamo. Io vedo rassegnazione: è il mercato, non ci possiamo fare niente, dicono. Un corno. I titoli pubblici sono strumenti di risparmio e non di speculazione. La speculazione è un affare tra privati e non deve toccare gli interessi dell'emittente, si arricchiscono solo alcuni. A livello di governace europeo si dovrebbe decidere di introdurre un nuovo reato, quello di attentato contro la sovranità nazionale per terrorismo finanziario (va be', non so se rendo l'idea ma è sempre meglio di niente). Tanto a che serve la speculazione? chi trae vantaggio da essa? esiste in essa una funzione sociale?
Beh, volendo si potrebbe fare... qualcosa.
12 luglio 2012 17:12 - raffaele7165
è vero, le crisi non sono inevitabili, ma non in una economia capitalistica, che per definizione è un universo di soggetti economici totalmente indipendenti e scoordinati, e che sarebbe velleitario tentare di orientare manipolando alcune variabili economiche, magari solo monetarie...e, tanto per essere chiari, neppure nelle economie a totale capitalismo di stato, c.d. dirigistiche, le crisi sono evitabili (vedi ex urss e satelliti)…ma il discorso, appunto, si farebbe lungo…

per quanto riguarda la Germania, ho premesso che in un post non si possono sviscerare le questioni in modo puntuale…in ogni caso, credo si stia equivocando su cosa significa perseguire “una direttrice di politica estera”…non è una questione di fascinazione intellettuale o di teorie complottarde secondo cui un gruppo di panciuti borghesotti nibelunghi ogni sera si riunisce in qualche castello sassone a spostare popoli e stati di un ipotetico scacchiere europeo…è fisiologico che uno Stato situato nel cuore dell’Europa, con 80 milioni di abitanti e un rilevante peso industriale, abbia un naturale interesse a proiettarsi sul vicino estero con modalità che la storia ha dimostrato molteplici…certo i tedeschi non sono interessati allo SriLanka o al Ghana, per il momento…che gli stati, poi, se ne hanno le possibilità, impugnino le crisi - di qualsisi tipo esse siano - per perseguire i loro fini, è regola aurea nelle relazioni internazionali, da sempre…se qualcun altro pensa che il problema centrale sia l’assetto costituzionale, o i sondaggi sui voti per la CDU nel land della Sassonia-Coburgo (vedi interesse di bottega), bè, siamo proprio fuori strada…
12 luglio 2012 15:15 - Alessandro Pedone
@raffaele7165
Grazie del suo post. Un commento sulle due questioni:
1) Non c'è dubbio che risolvere l'anomalia degli spread non significa aver eliminato le crisi economiche. Fra l'altro la zona Euro ha un problema importante di squilibri interni (sebbene invece la bilancia commerciale con l'esterno sia buona).
Non condivido l'idea che le crisi economiche siano inevitabili, ma qui il discorso si farebbe molto lungo.
Certamente, se togliamo ai paesi del sud europa il fardello di tre/quattro punti in più di tasso d'interesse in più del normale, diamo una grande boccata d'ossigeno anche all'economia. Non è certo tutto risolto, ma un bel po' di piombo nelle ali è tolto.

2) L'idea che la Germania stia usando la crisi per perseguire un fine di politica estera che dura da quasi un secolo mi sembra molto affascinante intellettualmente, ma non mi convince per niente. Da un certo punto di vista... magari avessero la vista così lunga! Sono più portato a ritenere che prevalgano gli interessi di bottega di breve termine.
12 luglio 2012 14:40 - raffaele7165
“Perché non si prendono le decisioni giuste?” chiede Pedone.
In effetti la domanda è pertinente.
Se la soluzione della crisi finanziaria in Europa è a portata di mano, e non da ora, perché non la si adotta rapidamente?
Condivido molte delle considerazioni di Pedone, comprese le conclusioni, e cioè che “il nodo è politico” e che l’”Europa continuerà, con estrema lentezza ed inadeguatezza, verso un’unione bancaria, economica e politica”.
Non essendo un post lo strumento adeguato per argomentare in modo puntuale, ritengo, tuttavia, che vadano rilevati due questioni fondamentali:
1)anche risolvendo miracolosamente in un paio di giorni la crisi dei debiti sovrani europei ciò non significa necessariamente uscire dalla recessione. Certo, le banche potrebbero erogare più credito alle imprese, ma se guardiamo agli Stati Uniti, dove la FED ha poteri che forse la BCE non avrà mai, la disoccupazione viaggia sul 10% e le prospettive di crescita per i prossimi anni, ammesso che sia possibile una previsione del genere, non sono esattamente esaltanti. In realtà, come tutte le crisi, anche questa nasce da un eccesso di capacità produttiva e connessa sovrapproduzione di beni; è un fatto ciclico, aggravato dalla presenza di un player industriale del peso della Cina: ci attendono lunghi e dolorosi processi di ristrutturazione.
2)la crisi finanziaria in Europa non è stata voluta dai tedeschi, ma certamente loro la stanno impugnando per raggiungere l’obiettivo politico di sempre: spingere gli europei a cedere sempre più sovranità alle istituzioni europee, nelle quali la Germania ha notoriamente un peso egemonico. Peso e ruolo che la Germania nasconde politicamente dietro l’asse franco-tedesco, ma è del tutto evidente l’asimmetria a sua favore di tale rapporto. La direttrice storica della politica estera tedesca degli ultimi cento anni è sempre stata l’unificazione europea, e per ben due volte nel ‘900 ci hanno provato militarmente, con risultati disastrosi; oggi l’UE, pur tra mille contraddizioni, rientra in quel progetto, seppure su tempi più lunghi, e al di là di chi transitoriamente comanda a Berlino. Lasciamo perdere quello che avrebbe detto la Merkel sugli Eurobond, si tratta di affermazioni ad uso e consumo del proprio elettorato, lo stesso Wolfgang Schaeuble, suo ministro delle finanze, e di pari peso politico all’interno della CDU, ritiene che gli Eurobond saranno inevitabili al termine di un processo politico che porti una più stretta integrazione tra i paesi dell’area euro. Quindi, se l’obiettivo è di questa portata, è chiaro che sei disponibile a pagare un costo, e il costo, in questo caso, è il trascinarsi di una crisi economica nell’UE che prima poi avrà effetti recessivi anche in Germania. Pertanto, imprevedibili choc a parte, i tempi della crisi finanziaria saranno dettati dalla capacità di tenuta tedesca; fino a che questa non sarà intaccata in modo significativo, state pur sicuri che i tedeschi terranno il punto, e vertice dopo vertice eroderanno pezzettini di sovranità ai recalcitranti alleati europei.
Raffaele
Padova
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