L’incubo di Draghi: nascondere alla gente il segreto della
moneta
Maurizio Blondet 30 Luglio 2012
È bastato che Draghi dicesse: «La BCE è pronta a fare
tutto il necessario per salvare l’euro, e credetemi sarà
abbastanza», perchè «i mercati» esultassero, le Borse
salissero gioiose, lo spread calasse un po’ (mica tanto
però). Perchè tutti hanno interpretato quelle mezze frasi
sibilline come una promessa che la Banca Centrale farà, in
un modo o nell’altro, quantitative easing.
S’intende che la monetizzazione del debito, sul piano
intellettuale, è la sola cosa da fare per i debitori del
Sud-Europa. Premessa: a debiti colossali si fa’ fronte
storicamente in due modi: 1) smettendo di pagarli (default)
oppure 2) «pagandoli» con moneta creata apposta in
sovrappiù, monetizzandoli cioè. In un periodo come quello
che attraversiamo – niente crescita, forte disoccupazione
e in aumento, e con famiglie e imprese che stanno
dis-indebitandosi, ossia riducendo i loro debiti – il
potere pubblico deve creare moneta per evitare di entrare
dalla recessione alla depressione – come sta già
avvenendo. In Europa la monetizzazione è necessaria per
evitare che la depressione si estenda, dalla Grecia alla
Spagna e all’Italia (già fatto), e al di là al resto dei
Paesi europei, a cominciare dalla Francia; e in questo
contesto la monetizzazione non è nemmeno inflazionista, in
quanto non farebbe che contrastare gli effetti di deflazione
del dis-indebitamento degli attori economici privati.
Ora, però, i «mercati» aspettano di vedere: come farà,
Draghi? Non solo perchè monetizzare è vietato dal
regolamento della BCE, non solo per la netta contrarietà
dei tedeschi, i padroni di fatto, ostinati ad esigere che i
meridionali attuino i loro programmi di risanamento dei
debiti, a forza di austerità. È anche che tutte le altre
misure indirette tese più o meno a questo scopo –
acquisto dei titoli dei Paesi indebitati sul mercato
secondario, tagli del tasso primario, LTRO (il mega-prestito
alle banche) – sono stati già tentate, senza effetto. Le
banche riempite di denaro dalla BCE all’1% non hanno
creato moneta-credito, se la sono tenuta (e in parte, i
privati non l’hanno chiesta). Stavolta, la BCE dovrebbe
– come facevano ai bei tempi le banche centrali, quando
erano organi di Stati sovrani – monetizzare direttamente
al Tesoro, ossia comprare i titoli di debito del Tesoro
italiano, spagnolo eccetera non sul mercato secondario ma
direttamente dallo Stato emettitore, con moneta creata a
questo scopo, e magari al tasso dell’1% fatto alle banche.
Il problema dello spread sarebbe eliminato all’istante,
perchè Spagna e Italia non avrebbero più bisogno di
offrire tassi alti ai mercati per farsi prestare da loro i
soldi. Ma…. Orrore! Tabù! Non si fa’!
Soprattutto, questa cosa rischia di rivelare alla gente
comune il segreto del denaro che deve ad ogni costo essere
celato alle grandi masse: che il denaro di oggi, «fiat
money», la banca centrale lo può «stampare» in qualunque
quantità(1). E chi lavorerebbe più, sapendolo? Chi
pagherebbe più le tasse, anzichè pretendere che i poteri
pubblici si coprano le spese stampando moneta? Come
convincere i popoli che le spese dello Stato vanno
bilanciate con le entrate, che bisogna «risanare le
finanze», e riportare il debito pubblico al 60% del Pil?
Chi accetterebbe più accuse del tipo: «avete vissuto al
disopra dei vostri mezzi, ora tirate la cinghia?». Chi
accetterebbe le austerità e i «compiti a casa»?
Stampate, stampate, direbbero le masse magari attizzate dai
demagoghi; i politici demagoghi griderebbero alla banca:
stampate, stampate! (l’hanno già fatto).Tutti
pretenderebbero di vivere con stipendioni, come quelli di
cui godono solo le minoranze privilegiate, gli attuali
parassiti pubblici collettivamente detti «La Casta», e i
banchieri, finanzieri e speculatori (che sono al corrente
del segreto). E sarebbe la rovina: della moneta,
dell’economia e della morale stessa. Tutto finirebbe in
anarchia, crollo della produzione, e un’inflazione tipo
Weimar, o Zimbabwe (230 milioni per cento). Così, tutto
ciò che stiamo passando – spread alle stelle, rincaro del
costo del debito, austerità, tagli allo stato sociale,
obbligo di pareggio del bilancio scritto in Costituzione –
ha, in fondo, un grande scopo: far credere alla gente comune
che denaro disponibile, per lei, non ce n’è.
Non ci credete? Posso citarvi un passo di Paul Samuelson –
economista Nobel – che lo ammette. La credenza che il
bilancio dev’essere equilibrato in permanenza, dice, è
«una superstizione»; ma una superstizione utile, perchè
se la gente smette di crederci, «si perde la difesa che
ogni società deve avere contro la spesa fuori controllo».
Samuelson la paragona ai miti con cui «la religione
spaventava la gente per indurla a comportarsi come esige il
mantenimento a lungo termine della civiltà». (Blaug Mark,
John Maynard Keynes: Life, Ideas, Legacy, St. Martin’s
Press, New York, 1990, 95 p., p. 63– 64)
Il segreto deve dunque essere mantenuto ad ogni costo.
Riservato a pochi iniziati (che ne approfitteranno per
arricchirsi smodatamente). È il motivo per cui i banchieri
centrali si esprimono, come l’oracolo di Delfo, con frasi
sibilline, ambigue e anfibole (a doppio senso); che si
ammantano di maestà da Venerati Maestri, e sacralità da
sacerdoti, coltivano il più assoluto riserbo, e compiono le
loro operazioni impegnando tutti i presenti al silenzio dei
mysteria antichi. Draghi si comporta appunto così.
Il guaio è che la secolarizzazione dilagante intacca anche
questo tipo di sacrum.
In passato, i banchieri centrali facevano le loro
manipolazioni e moltiplicazioni monetarie sotto il velame
del tabù che i pochi media non osavano violare;
l’economia monetaria era materia esoterica, che i giornali
non spiegavano mai; ma oggi c’è internet e ci sono i blog
alternativi, che spifferano e dissacrano, e riconoscono
immediateamente, sotto i panni augusti del Venerato Maestro,
il Solito Stronzo o il Ben Noto Marpione. Si aggiunga che
proprio in tempi di emergenza come questi, i giocolieri
devono fare operazioni dove il trucco rischia di vedersi.
Tipico esempio, lo LTRO fatto da Mario Draghi.
Come abbiamo detto, tutti gli inghippi, i limiti legali e la
«indipendenza» della Banca Centrale servono a far credere
alla gente comune che di denaro, per lei, non ce n’è. Ma
come farglielo credere, dopo che la gente ha visto Draghi
dare1000 miliardi alle banche all’1%? Vero è che la BCE
ha fatto finta di sborsare quei soldi facendosi dare dalle
banche, in cambio, titoli posseduti da queste, titoli di
credito; ma di tale bassa qualità, e così dubbia
esigibilità, che un politico tedesco, Frank Schaeffler, ha
sibilato rabbioso: «Se continua così, la BCE accetterà in
garanzia anche vecchie biciclette».
Insomma, s’è visto che quella era creazione monetaria ex
nihilo bella ed buona, fatta in quel modo indiretto per
consentire un profitto alle banche private, che con quei
soldi all’1 dovevano comprare i Bot al 5 o al 7%; in modo
da «aiutare», prestando loro ad interesse, gli Stati che
s’erano indebitati fino all’insolvenza per aiutare le
loro banche, accollandosi (cioè accollandoli al
contribuente) i buchi delle loro follie… La ragione
fornita è che la Banca Centrale europea ha il divieto di
prestare direttamente agli Stati. Banca d’Inghilterra e
Federal Reserve hanno invece creato dal nulla fondi, in
parte per comprare debiti sovrani dei loro Stati; ciò che
va a profitto della collettività, perchè il debito costa
meno caro ai contribuenti. La regola generale implicita dei
divieti, dei miti e dei terrorismi («Austerità, o il
default e l’uscita dall’euro!»), è quella: prima le
banche. Per questo la promessa di Draghi di «fare tutto
ciò che serve per salvare l’euro», può anche suonare:
«Lotteremo finché sarete tutti morti».
Spagna e Italia devono chiedere soldi ai mercati, e pagare
tassi del 7%. La Grecia, del 30%. Inevitabile, ci dicono,
altrimenti non avranno i soldi per pagare gli stipendi, o
– come minacciano i mascalzoni che sgovernano le provincie
– «non potremo riaprire le scuole» (se ci provano, uno
Stato normale li arresterebbe); oppure dovremo svendere i
patrimoni nazionali, privatizzarli. Quello che non ci
dicono, è che questa umiliante situazione è del tutto
artificiale. Conseguenza della perdita di sovranità.
Una banca centrale che detiene la stampante dei soldi non
può essere a corto di denaro. Per uno Stato che dispone del
monopolio dell’emissione di moneta – e usa questo potere
con la testa sul collo – , non c’è problema di
solvibilità. Si finanzia con la propria moneta, creandola,
senza bisogno di altre fonti di approvvigionamento. Tutto
ciò che occorre è che accetti di essere pagato con la sua
moneta, sostanzialmente la accetti in pagamento delle
tasse.
Questa è infatti una funzione delle tasse, forse la prima:
creare domanda per questa moneta. Se le imposte sono da
pagare in questa moneta, diventa utile procurarsela, anche
se è solo carta. In teoria, lo Stato non avrebbe bisogno di
tassare i cittadini per procurarsi i soldi, visto che può
stamparli. Ma – a parte il fatto che anche lo Stato
sovrano deve far credere che, per i cittadini, il denaro è
scarso e costa sudore – qui interviene l’altra funzione
della torchia fiscale: regolare la massa monetaria presente
nell’economia. Finchè ci sono da finanziare scambi
supplementari, finchè c’è da finanziare risparmio, si
può far girare la stampatrice, senza tassare. Ma quando ha
fatto girare troppo la macchina stampa-soldi,
nell’economia reale resta massa monetaria eccedente, che
non trova utilizzo e di cui dunque l’economia si scarica
facendo rincarare i beni. È l’inflazione. Per continuare
ad offrire beni e servizi senza inflazione, bisogna dunque
ritirare questa massa di moneta in eccesso tassandola.
Ma torniamo al discorso: uno Stato che ha il monopolio
dell’emissione non ha problemi d’insolvenza. Chi dice
che non è possibile, che presto o tardi quella moneta sarà
deprezzata sui mercati mondiali o travolta dall’inflazione
fino a fare di quello Stato un paria (come la Grecia?),
sorvola sull’esempio del Giappone. Vent’anni fa, il
Giappone entrò nella sua crisi ormai ventennale (da bolla
finanziaria-immobiliare) con un debito pubblico pari al 50%
del suo Pil. Oggi il debito è al 230%. In tutto questo
periodo non solo non ha conosciuto alcuna iper-inflazione
(anzi, è in leggera deflazione: i prezzi calano), ma lo yen
non s’è deprezzato tragicamente. Non ha subito alcun
attacco speculativo, mai ha dovuto pagare ai «mercati»
interessi altissimi per convincerli a comprare i suoi titoli
del debito pubblico; mai ha conosciuto, come noi, il
problema dellospread. Anzi, il tasso d’interesse ha
seguito molto da vicino il tasso direttore, quello sancito
dalla sua Banca Centrale.
Il tasso del debito pubblico a lungo termine segue il tasso
direttore della Banca del Giappone, cioè quello che la
banca centrale fa’ pagare alle banche private; i tassi a
breve sono addirittura avvinghiati al tasso primario. Ciò
significa che è la banca centrale d’emissione, e non i
«mercati», a decidere quanto pagare d’interesse sul suo
debito pubblico. È lo Stato che ha in pugno le banche, e
non il contrario. Non c’è speculazione, non c’è
«austerità» obbligatoria perchè altrimenti «il Giappone
fa’ fatica a finanziarsi» e dovrà indebitarsi a più
caro prezzo, «per trovare risparmiatori (investitori)
disposti a prestargli». Anzi. Gli investitori fanno a gara
per procurarsi buoni del tesoro giapponesi, anche se rendono
modestamente.
Ecco come funziona uno Stato che ha mantenuto il monopolio
dell’emissione monetaria, governato da una dirigenza con
la testa sul collo,che si sente responsabile verso il
Paese.
Naturalmente, i difensori ideologici dell’euro e di «più
Europa» ribattono che il Giappone può fare così, perchè
è la seconda potenza industriale del mondo e vende i suoi
Bot ai suoi cittadini, non sui mercati esteri (2). Sarà. Ma
a parte il fatto che anche gli italiani hanno dei risparmi e
sono sempre stati propensi a comprare i titoli di Stato, con
un decente interesse, chiediamoci se «fanno fatica a
finanziarsi», se «sono aggrediti dalla speculazione»,
Paesi come gli Usa, la Svizzera, l’Australia, la
Danimarca, l’Africa del Sud, la Nuova Zelanda, la Svezia,
il Brasile, il Regno Unito, Taiwan, il Canada, eccetera
eccetera. Sono Stati grandi e piccoli, ben governati e mal
governati, economicamente forti o deboli. Hanno una sola
cosa in comune: hanno il monopolio della propria emissione
monetaria. Se uno di questi Stati smette di pagare i
creditori, lo fa’ per sua decisione arbitraria, ossia
sovrana. Non c’è alcuna forza esterna che possa farlo
andare in bancarotta come la Grecia, presto la Spagna e fra
poco l’Italia. Non solo: la Francia, tra le due guerre, ha
avuto un debito pubblico pari al 140% del Pil, e tuttavia
stabilizzò il franco senza particolari difficoltà.
Perchè, quanto ai tassi d’interesse che deve versare sul
debito pubblico, uno Stato sovrano li padroneggia, senza
dover dipendere dai mercati: è propriamente il compito
della sua Banca Centrale di regolare i tassi a cui si presta
il denaro, attraverso il suo tasso primario.
A questo punto, gli euro-ideologi e i loro maggiordomi
mediatici ricorrono al terrorismo. Tornare alla sovranità
monetaria? Ma la lira si svaluterebbe tragicamente, i vostri
risparmi sarebbero decurtati catastroficamente, perdereste
potere d’acquisto; nessuno farà più credito al Paese;
l’inflazione galopperà.
Nessuno afferma che il ritorno alla lira sarà una
passeggiata. La correzione di un grande errore richiede
grandi sforzi e sacrifici: sacrifici al fondo dei quali
però c’è la sicura ripresa, al contrario dei sacrifici
attuali dettatici da Monti e Merkel, senza fine e senza
prospettive. Qui preme sfatare due dei concetti che ci
vengono terroristicamente presentati per dissuaderci.
La moltiplicazione di moneta dal nulla per comprare i buoni
del Tesoro gonfierà i bilanci delle banche e riverserà una
valanga di crediti sull’economia reale, creando altra
moneta (oggi sono le banche che la creano indebitando), e
provocando iper-inflazione. Ma no. Non è così facile che
il denaro arrivi nelle tasche dei consumatori. Perchè la
valanga del credito si verifichi, occorre che sia chiesto e
voluto dal settore privato, e che le banche giudichino
affidabili quelli che lo chiedono. Come vediamo, i mille
miliardi prestati da Draghi alle banche hanno clamorosamente
mancato di riversarsi nell’economia reale provocando
l’orgia del credito. E il Giappone, benchè ci abbia
provato fino ad avere quel debito pubblico enorme, «non è
riuscito» a produrre quel po’ d’inflazione che gli
servirebbe per far uscire la sua economia dalla
deflazione-depressione. L’inflazione comincia ad alzare la
testa quando si raggiunge il pieno impiego e le imprese
lavorano al 100% della loro capacità produttiva; non è
certo questo, oggi, il caso (se oggi una certa c’è
inflazione, è dovuta alle materia prime importate, e alla
massa eccessiva di parassiti pubblici che in Italia
consumano senza produrre).
Tanto più che la BCE, come qualunque Banca Centrale, ha
cura di «neutralizzare» questi suoi interventi. Ma come lo
fa, oggi? Tenetevi forte: facendosi imprestare dalla banche
private il denaro che essa stessa ha creato, ossia pagando
loro un interesse per ritirarlo (3). Questo è un obbligo
scritto in lettere di bronzo sugli statuti. Forse non c’è
prova più chiara del fatto che l’interesse delle banche
è sempre in primo piano: ma è uno dei segreti che non si
devono rivelare. C’è un modo gratuito di riassorbire il
denaro in più? Certo. Uno Stato sovrano può lasciarlo
semplicemente creare, e tassarlo in tempo utile.
L’altro mito terrorizzante da demistificare è il
seguente: «Se torniamo alla liretta svalutata, magari dopo
aver fatto default, i mercati ci puniranno, non ci faranno
più credito». La realtà è che oggi i mercati tendono a
non farci più credito, temendo il nostro default – a
causa dell’euro. La Spagna già è in bilico: i suoi buoni
non trovano compratori, e per questo deve chiedere i
soccorsi europei, che glieli comprino al posto dei
«mercati». Si può star certi che, appena avessimo
svalutato, avremmo alla porta file di investitori pronti a
prestarci denaro: e chi non farebbe credito a un’Italia
(del Nord) che a quel punto avrebbe riacquistato tutta la
sua competitività? Dove l’attività sarebbe in febbrile
ripresa, le cui fabbriche sarebbero tornate a ronzare per
soddisfare gli ordinativi, e a portar via le fette di
mercato che la Germania ci ha defraudato? Ed anche i Bot e i
BTP, una volta subita la svalutazione, tornerebbero
appetibili proprio per questo.
Non è una speranza, è una certezza. Il ministro argentino
dell’epoca della bancarotta, l’economista Roberto
Lavagna, l’ha raccontato in varie interviste:a poche ore
dal default, già una grossa banca d’affari internazionale
gli telefonava proponendogli di ricominciare ad indebitare
lo Stato, perchè a quel punto i bond argentini erano
tornati convenienti. Fu Lavagna a rifiutare, per non
ricominciare subito il giro dell’indebitamento.
I terroristi che ci vogliono tenere legati alla macina da
mulino chiamata euro, altrimenti sarà l’inferno, hanno
mancato di notare un recente studio di Merrill Lynch
intitolato «Game theory and euro breakup risk premium».
Uno studio molto originale, che usa la teoria dei giochi per
stabilire quale Paese dell’eurozona abbia il maggior
«incentivo» ad uscire , s’intende «ordinatamente»,
dalla moneta unica; analizzando tutti i pro e i contro, i
guadagni e le perdite per ciascun Paese. Ovviamente tenendo
conto del «Paesi con grandi bisogni di finanziamento (come
il nostro) sarebbero più vulnerabili», e «avrebbero un
accesso limitato per qualche tempo ai mercati di capitali e
ai finanziamenti esteri», fatti negativi da bilanciare
però con «l’impatto sulla crescita» che verrebbe
dall’uscita. Non ve lo spiego perchè sarebbe complicato,
chi vuole può andarselo a leggere qui: Game theory and euro
breakup risk premium.
Vi dò solo le conclusioni. Secondo Merrill Lynch, a
perderci di più sarebbe la Germania, che subirebbe un
apprezzamento del nuovo marco del 14%, e un taglio del suo
Pil del -7%. In Grecia, la neo-dracma si svaluterebbe del
12. Per l’Italia, la neo-lira (dopo magari oscillazioni
drammatiche) si deprezzerebbe dell’11%, sicchè la
differenza tra lira e marco sarebbe del 25%, abbastanza da
danneggiare gravemente l’export tedesco.
Ma quali sono i Paesi in deficit che, tornando alla moneta
nazionale, vedrebbero un clamoroso aumento dell’export? Al
primo posto c’è l’Irlanda, che guadagnerebbe il 7% del
Pil. Al secondo posto – sorpresa sorpresa – l’Italia,
il cui Pil salirebbe del 3% del Pil. Seguita a ruota da
Grecia e Spagna. I problemi del Club Med sarebbero in via di
rapida soluzione. Dalla recessione alla ripresa e alla
crescita.
La Germania non potrebbe più spacciare i titoli del suo
debito pubblico a tassi zero o sotto-zero: il costo
dell’indebitamento salirebbe, per Berlino, di quasi 1
punto (80 punti-base). La Repubblica federale perderebbe lo
status di «rifugio» per i capitali in fuga. Per
l’Italia, dato il suo enorme debito, il vantaggio su
questo sarebbe modesto: -20 punti-base. Ma il Portogallo
vedrebbe una diminuzione del costo per indebitarsi di quasi
il 6%, l’Irlanda del 4%, e la Spagna quasi l’1% in meno.
Persino la Grecia farebbe economia sul costo del debito
(anche senza contare la possibilità recuperata di
monetizzarlo), visto che lo vedrebbe calare di un 22%.
Ma è soprattutto l’uscita dell’Italia – più grossa
dell’Irlanda e più industrializzata di tutti – che la
Germania deve temere, valuta Merill Lynch. Tanto più che
l’Italia è quella che dopo la piccola Irlanda, ha la
maggior convenienza ad uscire. Al punto che lo studio si
domanda: Can Germany bribe Italy to stay? Ossia: La Germania
pagherà una bustarella all’Italia per farla restare
nell’euro?
Possiamo rispondere tranquillamente di no. La Germania non
ha bisogno di pagarci, perchè a farci restare nell’euro
– e gratis – ci pensano Monti, Napolitano, Draghi .
Tutti pronti a «fare tutto quel che serve per salvare
l’euro», fino a che saremo tutti morti.
Post Scriptum: quel che abbiamo scritto sopra non vuole
essere una giustificazione per non ridurre l’immane debito
pubblico, nè una scusa offerta alla classe
politico-parassitaria che ci pesa sul collo per non tagliare
le enormi spese improduttive, provincie, comuni, Regioni,
tangenti della Sanità, con cui ha alimentato le clientele,
fino a distorcere la struttura stessa del sistema economico.
È questa classe che ci ha portato al punto in cui siamo.
Ciò che abbiamo detto sopra serve solo a dimostrare i
tecnocrati e banchieri, che si sono impadroniti del potere
sulla moneta con la scusa che i politici sono corrotti e
inclini alla spesa pubblica senza freno, non hanno dato
miglior prova. Nè di competenza, nè di onestà.
Come ho detto, il potere di monetizzare richiede una classe
politica con la testa sul collo, capace di usarlo cum grano
salis ed un forte senso di responsabilità e lealtà verso
la comunità, anche quella futura. Restituire la sovranità
monetaria allo Stato, finchè è governato da questi qua,
sarebbe assurdo. Bisogna prima eliminarli.
1) Gli accorgimenti che probabilmente Draghi adotterà
saranno altri acquisti sul mercato secondario (liberando le
banche di titoli marci); si ventila l’idea di attribuire
al Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM) lo status di
banca, ciò che permetterebbe allo ESM di finanziarsi presso
la BCE, ossia avere fondi senza limiti con cui poi comprare
titoli spagnoli e italiani. Questi metodi indiretti e
macchinosi (perchè non dare agli Stati , allora, lo statuto
di banche, onde possano poppare alla mammella BCE senza
intermediari?) servono essenzialmente a nascondere il gran
segreto: che la moneta ex nihilo si crea a volontà.
2) Un altro argomento contro il modello giapponese, sostiene
che nonostante la larghezza monetaria, il governo nipponico
non ha avuto successo nel far uscire la sua economia dalla
stagnazione. Rettifichiamo: il Giappone non ha avuto
successo con il quantitative easing; ritorno alla
«austerità» è stato un fallimento; però stava avendo
successo con la monetizzazione del debito. Il ritorno alla
normalità è stato rovinato dalla crisi finanziaria
mondiale innescata dai subprime (americani) nel 2007. Poi
c’è stato il tragico tsunami. Per chi vuole approfondire
questo tema: Le point sur le Japon.
3) Da un sito francese traggo questo esempio: 1) Siete una
banca che ha 1000 titoli spagnoli (o italiani) ed ha paura
di perderci troppo. 2) Per calmare la vostra ansia di
banchiere – non sia mai che ci perdiate del denaro – la
BCE vi raccatta questi titoli, dandovi in cambio i soldi
all’1%. 3) Si è dunque passati da una situazione: «banca
privata 1000 obbligazioni discutibili/BCE 0», a «banca
privata 1000 di liquidità utilizzabile/BCE 1000 di titoli
discutibili». Se ci si ferma qui, si vede che la BCE ha
creato moneta dal nulla, e questo può creare inflazione,
ciò che è contrario agli statuti della BCE. 4) Allora la
BCE, per neutralizzare l’emissione, chiede in prestito
alle banche private il denaro che ha creato. 5) Situazione
finale. Banca privata: credito di 1000 sulla BCE non
utilizzabile/ BCE: 1000 obbligazioni marcescenti più 1000
di liquidità, menogli interessi versati alla banca privata.
«Alla fine – commenta il sito – non c’è creazione
monetaria, ma ‘solo’ la BCE che rimpie il suo bilancio
di attivi marci, e in più paga degli interessi su questo…
o detto in altro modo, la BCE ha tolto una spina dal piede
della banca privata, e paga per questo. È bella la vita
delle banche private! E beninteso, tutti i particolari sulle
banche beneficate, sui titoli raccattati, sugli interessi
versati, sono segreti».
5 agosto 2012 9:55 - raffaele7165
Nessuno vuole la fine dell’euro, neppure gli USA o la
Cina; ovviamente, eventi finanziari catastrofici, tali da
far saltare il banco, sono sempre possibili, ma allo stato
non prevedibili.
E’ del tutto evidente l’uso che sta facendo la Germania
della frusta dei mercati per disciplinare le allegre
economie levantine dal bel sole ma dalla spesa pubblica
fuori controllo (la recente vicenda Lombardo è del tutto
indicativa, per non parlare della Catalogna).
Naturalmente è un gioco pericoloso, ma le parti (mercati e
tedeschi) hanno, al momento, una convergenza di interessi, e
giocano di sponda, senza concordare le mosse, ovviamente,
cosa che peraltro sarebbe impossibile.
In ogni caso, a passetti, si va avanti con il processo di
cessione di sovranità all’UE, e appena la Spagna, ma
soprattutto l’Italia, chiederanno aiuto, ed è probabile
lo facciano, la Germania mollerà qualcosa, e lo
“spread” sbollirà.
Solo qualche sprovveduto poteva pensare che sostituendo un
forte consumatore di medicinali per disfunzioni erettili con
un monaco trappista il mondo ci avrebbe regalato fiducia e
quattrini.
C’è poi la difficoltà dell’economia reale,
parzialmente connessa con lo “spread”, ma si tratta di
un altro capitolo con dinamiche differenti.
3 agosto 2012 18:52 - federico6198
Da quello che si è capito da questa crisi c'è un grosso
spostamento di capitali,di cui la bce è speculatore di
prima istanza,basta vedere quando vengono collocati i titoli
di stato italiani lo spread sale per poi ridiscendere a
collocamento avvenuto,non sono di certo le negoziazioni del
signor Rossi che fanno oscillare di tanti punti questo
benedetto spread,saranno gli investitori istituzionali
lordisti che tra l'altro non pagano le tasse sulle grosse
transazioni che fanno!!!!!
adesso arriva il fondo salva paesi potenziato ma.....
2 agosto 2012 21:14 - massimo1062
Comunque avevo ragione al riguardo che stanno giocando con
la pelle delle persone,come avevo anticipato draghi non ha
fatto nulla di concreto ,oggi su e domani giù.
2 agosto 2012 21:12 - massimo1062
Aldo1926, tutto sommato sono in accordo con lei. la rabbia
che traspare c'è perché pur accettando quello che succede
senza effettivamente poter far nulla per cambiare ci si
rende conto sempre più dell'ingiustizia e degli enormi
squilibri che questa società pur ancora così opulenta ci
propina.io penso di far parte del sistema come tutti d'altra
parte anzi il fatto che partecipo a queste discussioni la
dice lunga riguardo la mia enorme e datata passione per la
finanza.non volevo accusare pedone ,me ne guarderei bene ,ma
prendevo atto che anche lui fa parte del gioco.quello che
volevo dire alla fine pero e' che non si può starne fuori
neanche volendo ormai grazie a legi leggine e regolamenti
vari emanati a favore della partecipazione alla
finanza.mentre il buon senso propenderebbe per il
contrario.via dalla finanza del debito e avanti con
patrimoni reali ,ma e'possibile?
2 agosto 2012 16:46 - bobush
Draghi non ha detto nulla.. e allora prendiamoci le
conseguenze: uno spread nuovamente impazzito e un crollo
delle Borse! Non finirà mai
Caro Massimo, ma perché invece di farsi sovrastare dalla
rabbia non prova a staccarsi un attimo dalle emozioni e
sentimenti che impediscono di avere una visione più nitida
delle cose.
Il post di Pedone non parla di quanto sia giusto o ingiusto
che le conseguenze della crisi sui mercati finanziari
ricadano sulle fasce più deboli della società, il suo è
un discorso tecnico su quanto possa ancora durare
l’attacco che è in atto contro il debito sovrano di
alcuni paesi dell’area dell’Euro.
E da questo punto di vista le formulazioni di Pedone mi
sembrano ben costruite e mi hanno fatto capire delle cose
che prima non mi erano chiare.
Lei deve pensare che a seguito di un’indagine svolta da un
professore universitario del nostro paese è emerso che non
so più quale lunedì piuttosto che martedì piuttosto che
giovedì nero della borsa è stato causato da un solo trader
che avvalendosi di strumentazione informatica nemmeno
eccessivamente complessa ha movimentato (venduto) nel giro
di quattro minuti circa 75.000 contratti futures per un
controvalore di miliardi di dollari/euro e che questa secca
oscillazione ha causato la reazione a catena di vendite e
conseguente perdita di valore.
A parte osservare come il mercato finanziario informatizzato
abbia portato al parossismo tutti i rischi conseguenti alla
fondamentale “legge del mercato” della domanda e
dell’offerta, bisogna poi invece considerare come il
principale fattore che determina come vanno le cose sui
mercati finanziari mondiali sia la massa e la leva
finanziaria disponibile nell’unità di tempo: i grandi
finanzieri sono in grado di movimentare in pochi minuti una
massa finanziaria pari a diversi multipli di quanto io (non
so Lei) posso guadagnare in una intera vita di lavoro.
“La potenza di fuoco” è appunto questo e ciò che
leggiamo sui giornali, ma che io non riesco a capire, e che
la potenza di fuoco della Bce sia teoricamente infinita e
che la Bce, se viene lasciata libera di operare dalla
Bundesbank, riduce a ragione gli speculatori, causando loro
perdite consistenti, in un lasso di tempo più breve di
quello che ci impiegherebbe il mercato a rassicurarsi sulle
sue esposizioni verso i debiti sovrani di Grecia, Italia,
Spagna e forse Portogallo (quest’ultimo non ho capito se e
come sia uscito dalla morsa).
Quello che non capisco è che la Bce dovrebbe avere - da
quello che so un - vincolo antinflattivo che limita la sua
potenza di fuoco.
Se poi Lei caro Massimo sostiene che non è giusto che il
costo di questa crisi del debito la paghino i pensionati e i
lavoratori a basso reddito dice una cosa giusta. Mi trovi il
blocco sociale disposto a istituire l’imposta
patrimoniale, tassare le transazioni finanziarie, recuperare
l’evasione fiscale, imporre dei tassi fissi di
remunerazione dei titoli del debito pubblico, non accumulare
ulteriore debito e allora potremmo forse risolvere il
problema.
Non entro nel merito invece del problema di chi si sia
cibato in questi 30 anni alla greppia alimentata dal debito
pubblico perché non è più un discorso tecnico.
Lei rimprovera il signor Pedone di “far parte del
sistema”. Perché Lei pensa di esserne fuori?
1 agosto 2012 14:10 - massimo1062
Quello che sta accadendo e descritto in vari libri in modo
chiaro .e quindi non e' che ci si stia inventando molto.se
tutto e' stato ampiamente previsto c....zo perché aspettare
lo sfacelo totale.per fare parlare i pettegoli dell'economia
o i professori di turno .ma qui siamo veramente impazziti.
1 agosto 2012 14:06 - massimo1062
Se fosse vero quello che lei dice,e penso che e' vero
,allora ha ragione che queste crisi sono indotte dalla
finanza che ne trae profitto.immenso profitto.alla faccia
della restante parte della popolazione.allora come può
essere accettabile una crisi indotta da giochetti fra
politici e banchieri in cui pero' la gente rimane senza
lavoro e senza soldi per vivere.
1 agosto 2012 14:01 - massimo1062
Dott.pedone lei e'troppo ottimista.nei mercati finanziari si
guadagna con le oscillazioni che vengono indotte abbastanza
facilmente da dichiarazioni di chicchessia uomo politico o
banchiere per cui questo giochetto non finirà' mai e si
andrà avanti così .oggi su domani giù.la verità e
un'altra e sta nella non necessita di finanzia rizzare tutta
la nostra esistenza e metterla al servizio di questi matti
parassiti e ingordi .che siano maledetti loro e le loro
istituzioni finte ed ipocrite.mi dispiace doverle dire che
in quanto consulente finanziario anche lei alla fine fa
parte del circo.soluzioni non ce ne sono .si può soltanto
sopravvivere cercando di guadagnare quando e' possibile per
aiutarsi a pagare le ingiuste enormi tasse che lo stato
,controllato dalla finanza ,ci impone.il resto sono solo
chiacchiere da bar.