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3 settembre 2013 15:54 - Alessandro Pedone
@massimo1062
La ringrazio molto per le gentili parole ("meraviglioso intelligente visionario") ma sono decisamente non appropriate al sottoscritto. Sono semplicemente un modesto cultore della materia che ama documentarsi il più possibile sui fondamenti dei temi economici. Il concetto di "scarsità indotta" non è mio.
Il fatto che non se ne parli sui giornali non significa che non sia piuttosto dibattuto a livello teorico. Nei miei articoli ho più volte citato libri e autori ai quali è giusto ricondurre i concetti che esprimo. Di mio c'è assolutamente poco. Spero, casomai, di riuscire ad esporre i concetti in maniera abbastanza comprensibile. Quando ci riesco, mi ritengo già soddisfatto.
La diatriba fra i sostenitori della moneta come unità di conto o moneta come merce va avanti da tantissimi anni. Diciamo che, a mio modesto avviso, più gli anni passato e maggiori sono le evidenze empiriche che il concetto di moneta come merce e fioriero di danni enormi.
Per quanto riguarda la sua osservazione sugli interessi pesanti a mantenere l'attuale sistema non posso che darle ragione. Il punto è che questi interessi posso prosperare solo per l'ignoranza delle persone. Come diceva Keynes, nel lungo periodo sono le idee buone che cambiano le cose, non gli interessi precostituiti.
Per questo continuo a pubblicare articoli su questi concetti, pur beccandomi i vari strali.
21 agosto 2013 6:49 - massimo1062
Dott.Pedone lei è un meraviglioso intelligente visionario,il concetto di scarsità indotta e' bellissimo, in qualche modo ci sta dicendo che il problema fondamentale e' il pasticcio giuridico sulla proprietà del denaro depositato nelle banche,cose già esplicitate dal Francesco Carbone che lei conoscerà .ma veda che se chi dovrà cambiare questo stato di cose e' chi percepisce favolosi stipendi statali o bancacentrali allora io penso che a meno di rivoluzioni sanguinose non cambi proprio niente,e dato che non vedo molto probabile ciò penso che ci dovremo tenere il truffone ancora per molti anni purtroppo.
7 agosto 2013 20:06 - lucillafiaccola1796
radio 24
si capisce che le quotazioni di borsa vengono fatte ai dadi
un giorno va su x
il giorno dopo va giù x

e la carta straccia che hai nel cassetto... o in deposito titoli in panca... balla tutti i giorni... sai come si diverte... capitale soldi veri fermi a far giocare i pappOnes alla roulette russa sulla vostra capo ccia!!!!
2 agosto 2013 15:43 - francescodeleo
@Alessandro Pedone

Credo che la risposta c'è già. Lei continua a definire prestito il deposito di moneta su un conto bancario, così come dice la legge. Quindi per lei prestito che significa? Può essere la moneta prestata alla stessa stregua di una penna o di una bicicletta? Posso dare in prestito un libro ad un'altra persona, ma presumibilmente vorrei che mi restuisse lo stesso libro ricevuto. Certo, c'è un trasferimento di proprietà delle banconote e delle monete metalliche perchè sono la parte usabile della moneta, che altrimenti non sarebbe spendibile, secondo il punto di vista di quel legislatore.
2 agosto 2013 9:14 - Alessandro Pedone
@francescodeleo
La sua risposta mi fa comprendere che non sono riuscito a spiegami. Sicuramente sarà un mio limite.
E' proprio l'art. 1782 (deposito irregolare, come avevo già scritto nella prima risposta al suo commento) che conferma quanto ho cercato di dire nell'articolo. Si parla di deposito, ma in realtà abbiamo un trasferimento di proprietà. Tanto è vero che si applicano le norme del mutuo.
Non so come scriverlo in maniera più comprensibile rispetto a come l'ho scritto sotto nella mia prima risposta.
Il problema è che parliamo di DEPOSITO quando in realtà dovremmo parlare di PRESTITO.
Lei mi continua a fare riferimenti normativi i quali consento e confermano questa confusione. Io non ho scritto che questo sia illegittimo. Io ho scritto che questa è un pasticcio giuridico perché gli effetti sono quelli di creare una confusione fra ciò che si dice e ciò che in effetti viene svolto. E' più chiaro così? Sono riuscito a spiegarmi?
1 agosto 2013 17:02 - francescodeleo
@Alessandro Pedone

Ma lei successivamente cita l'art. 1770, ma si scorda della legge bancaria del '32. In non sono un giurista, ma credo che occorre fare riferimento anche ad altre norme, come l'art. 1782.
Dubito che lei non lo sappia.
1 agosto 2013 16:05 - Alessandro Pedone
@francescodeleo
E ci mancherebbe anche che chi presta il denaro non sia poi titolare del credito!
Il concetto che ho cercato di esporre è che giuridicamente si parla di deposito per una fattispecie che invece ha tutte le caratteristiche di un prestito.
In dottrina si parla di "deposito irregolare".
Per questa ragione non ho riportato il seguito dell'articolo, semplicemente perché non aggiungeva e non toglieva assolutamente nulla all'argomentazione esposta.
L'equivoco giuridico che ho voluto evidenziare è quello di definire DEPOSITO ciò che è un PRESTITO il quale astrattamente è redimibile in ogni momento, ma che sostanzialmente ciò può avvenire solo in condizioni di normale funzionamento dell'istituto bancario. Una cosa del genere è intrinsecamente instabile e dovrebbe essere superata.
La definizione di DEPOSITO per ciò che è un PRESTITO può apparire una questione di lana caprina. In realtà le parole hanno una forza molto grande.
Ovviamente più importante ancora è il fatto sostanziale e cioè che viviamo in un contesto nel quale abbiamo un diritto che è esercitabile solo fino al momento in cui un limitato numero di persone lo esercita. Nel momento in cui un numero più elevato della norma (ma sempre largamente minoritario) reclama il suo diritto questo cessa di essere possibile. Un sistema del genere non può che portare a periodiche crisi.
1 agosto 2013 14:19 - francescodeleo
A voler essere un po' più precisi, l'art. 1834 continua dicendo che la banca è obbligata a restituirla (la somma di denaro) nella stessa specie monetaria. In questo articolo introduttivo il legislatore riconosce al depositante il diritto di rimanere proprietario del credito astraendolo dalla semplice parte materica rappresentata dalla carta e dal metallo. Quindi mi sembra che il legislatore difende il credito-valore del depositante e non il credito-banconota.
A dire la verità, non so se a quell'epoca chi stilò l'articolo era cosciente fino in fondo di questa differenza. Io ho dei dubbi.
1 agosto 2013 10:39 - piero3258
Il problema è squisitamente politico. Se l'élite dominante trae vantaggio da concetti, dogmi, finte verità e leggi che contraddicono la ragione e il buonsenso, continuerà ad usare i mezzi d'informazione in suo possesso per difenderne il valore e per screditare tutte le posizioni critiche. Purtroppo potere economico, politico e mediatico si puntellano a vicenda.
Perciò occorre una presa di coscienza collettiva molto ampia perché qualcosa cambi.
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