Stamattina ascoltando una radio che parlava di PIL, ho
capito perché l'Europa ha “ordinato” all'italia, a sua
volta obbligata dai loro e nostri pla-droni, gli U$en$i, ad
inserire nel PIL italiano ed europeo i “proventi” da
prostituzione, droga, malaffare, mafia, camorra,
ndrangheta!!!!!!!!!!! Gli u$en$i, infatti ci obbligheranno a
dar loro il 2% del nostro PIL per “contribuire”
all'armamento NATO!!!!!! Più grande è il PIL, più
”pizzo” incassano. Cosa Nostra è Cosa Loro. Lo
sapevamo fin dalla II guerra mondiale. Non avevamo fatto il
collegamento. Ora l'abbiamo fatto! Meglio tardi che mai.
Meditiamo ed agiamo!
2 settembre 2014 14:00 - ignorante
tassare la cannabis con 3/4 del suo prezzo è una cavolata
colossale.L' eventuale profitto sulla produzione sarebbe
esclusivo appannaggio dell imprese con grandi economie di
scala, ovvero le multinazionali del tabacco già tristemente
note per la loro assenza di scrupoli nell' utilizzo di
sostanze cancerogene.
inoltre, la cannabis di Stato non hai mai funzionato nè in
Olanda, nè in Canada e prossimamente fallirà anche in
Uruguay.
ps - inoltre, in Canada, c'è già stata una prima sentenza
che dichiara incostituzionale obbligare la gente a comprare
cannabis ad un prezzo superiore a quello di mercato
(illegale), secondo la nuova normativa canadese (PPRM).
1 settembre 2014 23:55 - danytana
Quello 0,1% in meno nel rapporto deficit/Pil che deriverà
dai nuovi criteri Eurostat nel calcolo della ricchezza
prodotta annualmente, comprensiva dei proventi di alcune
attività illecite, beneficerà l’Italia meno della media
Ue. Saranno compresi solo scambi illeciti fondati su
transazioni volontarie, come nel caso della droga e della
prostituzione, e non sulla coercizione, come l’estorsione.
Questo ci ricorda che il consumo di cannabis è un pezzo
della nostra economia. Si tratta di un mercato particolare,
in cui l’economia legale (i redditi consumati in marijuana
sono di norma dichiarati e tassati) trasferisce risorse a
quella illegale. Immagino le critiche e specifico: nessun
giudizio positivo sul consumo di cannabis.
Il punto è questo: per altri consumi nocivi come alcol e
tabacco si è intrapreso da tempo un percorso diverso,
quello dell’informazione, della dissuasione e della
tassazione. Alcol e tabacco fanno bene? No. Provocano danni
sociali e sanitari? Sì. Eppure nessuno propone di
consegnarne al mercato illegale la produzione e il
commercio; cosa che avrebbe anche l’effetto di accrescere
il prezzo e di privare l’erario di entrate ingenti.
La domanda: ha ancora senso lasciare che sia la criminalità
organizzata a rifornire i quattro milioni e mezzo di
italiani consumatori di spinelli? Recentemente l’Uruguay e
gli Stati del Colorado e di Washington negli Usa hanno
legalizzato la produzione e la vendita della marijuana per
uso ricreativo oltre che terapeutico. Si è aperta una prima
breccia nell’ordine proibizionista ed è possibile
iniziare a misurare gli effetti.
In Colorado a giugno 2014, dopo 6 mesi dalla legalizzazione
della vendita al dettaglio e 18 mesi dalla
decriminalizzazione, gli incidenti d’auto non sono
aumentati e i reati sono persino diminuiti, secondo la
polizia di Denver (non è stata necessariamente la
legalizzazione a ridurre il crimine, ma di certo non ne ha
prodotto un aumento).
L’eliminazione delle pene detentive per i piccoli reati
connessi alla marijuana fa risparmiare al Colorado tra i 12
e i 40 milioni di dollari all’anno, mentre il gettito
fiscale della legalizzazione nei primi 6 mesi del 2014 è
stato superiore ai 30 milioni di dollari (comprendendo la
marijuana per uso medico). Per volontà referendaria, le
entrate fiscali saranno destinate al sistema scolastico e
alla sensibilizzazione contro l’abuso di stupefacenti.
Per il piccolo Colorado (5 milioni di abitanti) la
legalizzazione della marijuana ha rappresentato un business
di quasi 1 miliardo di dollari sottratto all’economia
criminale, con un potenziale di nuovi occupati di circa
10.000 unità (2000 dei quali già realizzatisi, secondo il
Marijuana Industry Group statunitense).
Per l’Italia, grande dodici volte il Centennial State,
parleremmo di numeri molto maggiori, significativamente
positivi per i conti pubblici. Il libro bianco «Il mercato
delle droghe: dimensione, protagonisti, politiche», a cura
Guido M. Rey, Carla Rossi, Alberto Zuliani ha stimato il
fatturato nel 2010 del narcotraffico in Italia in circa 24
miliardi di euro. Le analisi più recenti sul mercato dei
soli derivati della cannabis portano a una stima di oltre 7
miliardi di euro annui.
Oggi è possibile, più o meno approssimativamente, stimare
il costo del proibizionismo sulla cannabis, dato dalla somma
della spesa pubblica destinata alle attività di repressione
e del mancato introito fiscale sulla produzione e sulla
vendita.
Legalizzando questo mercato che è il più vasto in termini
di consumatori e il meno problematico in termini sociali e
sanitari - e imponendo una tassazione sufficientemente alta
da non promuovere il consumo, ma non troppo da incentivare
il ricorso al mercato illegale (in ipotesi, la stessa
tassazione dei tabacchi: circa i tre quarti del prezzo di
vendita) lo stato risparmierebbe sul fronte della
repressione e riscuoterebbe entrate oggi interamente
assorbite dai profitti criminali. Si tratterebbe di
grandezze molto importanti dal punto di vista economico e
fiscale.
È ovvio che questa «ricchezza» non verrebbe creata dal
nulla - dal prossimo mese la troveremo contabilizzata nel
Pil - ma sarebbe strappata alla criminalità e ricondotta a
un regime legale, più compatibile e gestibile in termini
politici e sociali.
Tanto più che la repressione proibizionista - comunque la
si voglia considerare in termini morali o di principio - non
dà risultati positivi né sul lato dell’offerta, né su
quello della domanda delle sostanze proibite. E non
impedisce, ma favorisce l’inquinamento criminale
dell’economia legale, attraverso l’utilizzo dei profitti
illeciti e dell’enorme potere di controllo
politico-territoriale delle narcomafie. La mia opinione è
che di questo non solo si possa, ma si debba discutere senza
pregiudizi.
(da “La Stampa”)
31 agosto 2014 18:18 - lucillafiaccola1796
Evviva! Non solo Noi Italiani siamo psicopatici, lo sono
anche tutti gli altri europei! Ma che rivoluzione
culturale...dove risiederebbe la cultura? Negli intimi
pertugi? Ma siamo dignitosi e seri....Non c'entra niente la
chiesa questa e quella, né la cultura. E' mercato! c'è
domanda di mignotte e loro si presentano, in proprio o in
"lavoro subordinato" e ledono la MIA DIGNITA' di FEMMINA. Se
non si procurasse infelicità negli altri, non ci sarebbe
bisogno di droga. E quindi senza domanda, niente offerta.
E Noi accettiamo le psicopatiche elucubrazioni di
chicche$$ia che nessuno ha eletto....!