Gentile Emmanuela,
non ho idea dei motivi che la spingono a definire isteria
l'indignazione dei clienti e degli stessi appassionati di
tecnologia delle auto, ma non credo sia un buon servizio ai
consumatori definire "non comprovabile" il danno provocato
da volkswagen;
come "fdelbene" e, mi sembra di capire, "liborio3597" sono
uno dei truffati; sissignora, perché spero non ci sia da
discutere sul fatto che scrivere sul contratto d'acquisto
che l'auto abbia determinate caratteristiche (false) si
tratti di truffa; se lei ritene che ci sia bisogno di
provare l'effettivo danno derivato dalla truffa (che non mi
sembra il codice penale italiano preveda per la condanna),
oltre agli già validi argomenti che leggo nel commento dei
miei colleghi di sventura, aggiungo che un'auto con
caratteristiche illegali non poteva avere il valore di
mercato proposto da vw, anche e soprattutto in relazione
alle proposte della concorrenza;
quanto vale questo minusvalore? A parere di chi scrive
almeno il 20, 21 o 22% di IVA che il cliente privato perde
per il solo aver immatricolato l'auto; inoltre bisogna
paragonare il prezzo di listino con la media di mercato
delle auto nuove con caratteristiche simili di potenza e
consumi a quella acquistata e ponderare la qualità delle
finiture e degli accessori; sempre a parere (cauto) del
sottoscritto almeno un altro 10%, ma un 15% sarebbe più
equilibrato, visto che la qualità generale delle auto
(anche coreane e cinesi) è mediamente migliorata.
I clienti, sono sicuro, non odiano volkswagen, ma ne hanno
ricevuto danni economici (costo d'acquisto falsato,
probabili costi maggiori di gestione/prestazioni inferiori
future del mezzo), patrimoniali (valore dell'usato,
rivendibilità) e personali (fiducia nel marchio/mercato,
aspettative falsate)
15 ottobre 2015 20:28 - liborio3597
Quando nel tempo abbiamo comprato le auto, di volta in volta
si passava ad una caratteristica relativa a classi
antinquinamento tipo Euro 1, Euro 2, Euro 3 e così via. Al
momento dell'acquisto delle auto incriminate era in vigore
una classe antinquinamento che non è stata rispettata per
cui abbiamo comprato un auto, ad un prezzo, cui non
corrispondevano le suddette caratteristiche. Questo vuol
dire Truffare. Noi che abbiamo utilizzato nei nostri garage
lauto od abbiamo respirato gas di scappamento che pensavamo
più puliti, non siamo stati penalizzati di un danno fisico
e biologico.
9 ottobre 2015 23:26 - fly101
Un motore efficiente ha di base NOx più alti, questo non
toglie che la legge dice che i NOx devono essere tenuti
sotto controllo, quindi cosa vuole dire Sig. MGEng? E cosa
vuol dire con "siano stati volutamente irregolari"? Si, sono
stati volutamente irregolari, l'hanno ammesso.
Adesso i motori non sottoposti a richiamo per quanto posso
capirne io sono privi di omologazione in quanto questa è
stata ottenuta fraudolentemente, quindi rifiutarsi potrebbe
portare al sequestro della macchina o all'impossibilità di
venderla, almeno se l'aggiornamento viene messo a libretto
di circolazione.
Di class action in corso contra VW c'è già in corso quella
sulle discrepanze di consumi di Altroconsumo, dopo queste
ammissioni credo abbiano la vittoria in tasca, perché il
software truccato è una delle cause delle discrepanze,
quindi se il motore è uno di quelli per avere il
risarcimento bisogna solo attaccarsi a quella class action.
9 ottobre 2015 18:26 - PatrizioGraziosi
@Emmanuela Bertucci
Le chiedo se può essere possibile rifiutare il richiamo,
ossia non portare l'auto quando viene richiamata.
Infatti secondo le ultime notizie (riporto una testata in
italiano
http://www.automoto.it/news/vw-coinvolti-nel-richiamo-diesel
-anche-il-1-2-e-il-1-6-tdi-euro-5.html) le auto di
cilindrata 2.0 avranno una rimappatura della centralina (che
ne diminuirà la potenza) mentre la cilindrata 1.6 avrà
probabilmente anche la sostituzione di alcune parti del
motore.
Il risultato è un'auto meno performante e comunque DIVERSA,
cosa che alcuni, come me, potrebbero non gradire affatto.
E' possibile rifiutare il richiamo, ossia non portare l'auto
quando viene richiamata?
7 ottobre 2015 11:49 - fdelbene
Sono il possessore di un'auto coinvolta nello scandalo. Come
dite anche voi, molto probabilmente la modifica al software
comportera' un abbassamento delle prestazioni del motore per
farlo rientrare nei limiti, cosa che di per se' puo' essere
gia' valutata come un danno.
Un aspetto invece su cui non vi soffermate, conseguente a
questo danno e' quello della rivendibilita' dell'usato: di
quanto caleranno i prezzi di un auto "castrata"? Se
pre-scandalo potevo vendere la mia auto a una certa cifra e
riesco a vendere solo a molto meno, non sarebbe anche questo
un danno?
6 ottobre 2015 23:12 - federico6198
Scandalo Volkswagen: il mito di un rigore aziendale e
nazionale apparente
di Marcello COLASANTI
Lo scandalo legato ai motori diesel Volkswagen, dove un
software nella centralina del motore riconosce quando la
vettura è sottoposta a controllo e, solo in questa fase,
regola le emissioni secondo gli standard di legge – dato
che tali motorizzazioni appartengono a tecnologie non
recenti ma vendute come tali – getta nello sconcerto molte
persone, soprattutto quelli che vedono nel marchio e
nell’industria tedesca l’emblema della serietà e del
rigore.
In realtà, c’è ben poco da stupirsi: da sempre il Gruppo
Volkswagen, spesso in concorso con il governo tedesco e i
lander federali, sono venuti meno alla famosa “serietà”
teutonica.
Due casi sono piuttosto rilevanti.
Il più clamoroso è legato alla famosa “Legge
Volkswagen”. Per blindare l’azienda da possibili
scalate, soprattutto estere, una legge del 1960 disegnata
appositamente per Volkswagen, limitava il peso del voto di
ciascun azionista al 20%, anche se quest’ultimo deteneva
una quota maggiore; la Repubblica federale e il Land della
Bassa Sassonia, che detengono il 20% del capitale azionario,
avevano ciascuno due membri del consiglio di sorveglianza in
più; infine, una minoranza di blocco posta al 20% del
capitale (guarda caso la stessa detenuta dallo Stato
tedesco) per porre un veto alle decisioni rilevanti della
società, quando per tutte le altre aziende tedesche questo
è posto al 25%.
Per anni la commissione europea ha criticato aspramente
queste norme che, oltre a essere leggi “ad aziendam”, ne
minano le più basilari regole di libero mercato.
Le uniche modifiche che furono apportate riguardavano il
numero dei membri del consiglio di amministrazione e le
limitazioni di voto, mentre per il veto, la Germania fu
legittimata dalla Corte di Giustizia Europea a mantenere
intatta la “legge Volkswagen”, salvando così il diritto
di veto per la Bassa Sassonia, anche se questo è
formalmente contrario agli standard europei; abbiamo già
avuto modo di vedere il “peso e misura” differente
dell’Unione Europea nei confronti della Germania: in
questo caso, anche sulla Volkswagen.
Per comprendere la portata di questa legge, basti pensare
alla lunga battaglia tra Porsche e Volkswagen. La lotta fu
intestina alle aziende stesse, dato che molti ruoli chiave,
dagli azionisti maggioritari ai presidenti di consiglio,
erano rappresentati dai medesimi soggetti; parliamo di
Ferdinand Piech e Wolfang Porsche, nipoti di quel Ferdinand
Porsche che fondò il marchio di auto sportive omonimo e
contribuì in prima persona alla fondazione di
“quell’auto del popolo” voluta da Adolf Hitler,
progettando il Maggiolino nel 1938 (che sotto il nazismo non
divenne l’auto del popolo, ma fu convertita per uso
bellico, bisognerà attendere il dopoguerra perchè lo
diventi).
La Porsche da anni deteneva il 18,65% delle azioni di
Volkswagen, arrivando al diritto di veto nel 2006 con la
quota salita al 25,1%. Dopo l’ennesima condanna da parte
della Corte di Giustizia Europea per la suddetta legge, nel
2007 si aprirono spiragli maggiori per un effettivo cambio
di gestione. Così Porsche allargò il suo capitale
azionario al 35% nel 2008, fino alla maggioranza assoluta
con il 51% del 2009. Ormai l’azione era palese, ma la
stessa Porsche rivelò l’intenzione d’acquisto del 75%
della casa di Wolfsburg, consentendogli di portarla
all’interno del proprio gruppo. Ormai, con il 51% e
liquidità pronta per il balzo al 75%, l’impresa era
riuscita.
Dopo mesi di blocchi tramite veto, litigi e accuse tra gli
esponenti del Consiglio di sorveglianza e l’azionista
maggioritario di Porsche, proprio Ferdinand Piech
(paradossalmente membro anche del consiglio Volkswagen), che
minacciava più volte di rimettere tutto in mano alla Corte
europea; con un colpo di scena incredibile l’acquirente
veniva comprato e il venduto diveniva acquirente. Volkswagen
divenne l’azionista maggioritario di Porsche con il 49,9%,
acquistando il restando 50,1% nel 2012, formalizzando la
fusione nella galassia Volkswagen.
Seppur molti attribuiscono l’esito della trattativa agli
alti debiti contratti da Porsche per reperire liquidità, ne
uscì comunque vincitore Ferdinand Piech, rimanendo
l’azionista maggioritario di Volkswagen con all’interno
la sua Porsche, ma senza quella legge, senza
quell’ostracismo, con regole di mercato veramente libere,
il tutto avrebbe avuto un esito sicuramente più veloce e
differente, con le parti di acquirente e venditore
invertite, come da principio.
Sul livello tecnico, altro caso famosissimo da citare è
relativo al motore diesel “Iniettore-pompa”.
Negli anni novanta il motore Diesel subì un importante
rivoluzione con l’invenzione del motore Common Rail (dove
il carburante viene messo in pressione in un binario comune
a tutti gli iniettori), sviluppato da Fiat e
commercializzato la prima volta sull’Alfa Romeo 156 nel
1997.
Di contro, la Volkswagen progettò il sistema
“Pumpe–Düse-Einspritzung”, in Italia iniettore pompa
(dove la pressione viene generata direttamente all’interno
di ciascun iniettore, sfruttando il movimento dell’albero
a camme), che rispetto al sistema Fiat vantava una maggior
potenza a parità di cilindrata, ma risultava più rumoroso,
con consumi più alti e data l’impossibilità di
frazionare i tempi di iniezione, emissioni inquinanti
maggiori.
Ma il problema principale risiedeva nell’affidabilità del
sistema stesso: date le elevatissime pressioni che si
generavano negli iniettori, progettati insieme alla Siemens,
quest’ultimi avevano una durata che difficilmente riusciva
a superare i due anni di esercizio.
La fretta di rispondere alla tecnologia concorrente, spinse
la casa tedesca a commercializzarlo comunque nel 2000,
malgrado in fase di progettazione queste problematiche
fossero note, confermate dai primi anni di vendita in cui
l’affidabilità del sistema di iniezione palesò tutte le
problematiche.
La forte critica non è nell’aver sbagliato un progetto,
dato che si può comunque rimediare venendo incontro al
cliente nella fase post-vendita, ma dato che la rottura vera
e propria degli iniettori nella maggior parte delle vetture
si verificava dopo i due anni, a garanzia scaduta, il
problema non veniva riconosciuto come difetto di fabbrica:
molti clienti si ritrovarono a dover sborsare dai 2.500 ai
3.300 euro per la sostituzione dei suddetti, dato che nei
primi anni la procedura imposta alla rete di assistenza era
la sostituzione non dell’iniettore malfunzionante, ma di
tutto il gruppo iniettori.
Così, per oltre dieci anni, la Volkswagen ha venduto
deliberatamente un motore che sapeva, con dati certi alla
mano, che non avrebbe retto i due anni di vita, se non con
una ciclica sostituzione degli iniettori.
Dopo una lunga battaglia e class action degli acquirenti, la
casa ha riconosciuto il difetto provvedendo, nei casi di
malfunzionamento, alla sostituzione in garanzia; questo nel
2012, dopo dodici anni, accantonando la produzione
dell’iniettore pompa e convertendo la produzione al
sistema commor rail.
Ci sarebbero altri casi da citare, ma questi furono i più
rilevanti. In fondo, per correttezza dobbiamo dirlo, le
altre case automobilistiche, dalle europee, alle americane,
passando anche per le nipponiche, non sono senza macchia.
Il punto è l’aver sempre, volutamente, incarnato
l’emblema della rigidezza, della serietà, del “primo
della classe” che impartisce, come azienda e come
“tedesco”, la lezione agli “altri furbetti” di turno
quando da sempre, tecnicamente e legalmente, i furbetti li
facevano anche loro.
Ma la portata assume un carattere molto più grande, non
aziendale, ma in questo caso statale e governativo; qui va
imputata non solo l’azienda, ma anche quella Germania
paladina del “rigore” e “dell’austerità” che
traina l’Europa bacchettando (e comandando) le nazioni da
loro definite “scansa fatiche”.
Con i loro rappresentanti all’interno del Consiglio di
controllo, dove tutto si discute e decide, maggiorati di due
sia per la Repubblica federale che per il Land della Bassa
Sassonia, oggi, dire che a livello governativo lo stato
tedesco non sapesse nulla della vicenda, appare alquanto
disonesto.
Anzi, il governo sicuramente sapeva, calcolando che si
tratta non di una piccola inadempienza di un ingegnere, ma
della vendita di motori tecnologicamente arretrati ed
elettronicamente truccati, montanti su undici milioni di
vetture.
Altre azioni gravi ce lo dimostrarono, ma questa vicenda
mette in luce tutta la falsità di un sistema, quello
tedesco, che seppur lodevole per molti aspetti, nella
sostanza di chi governa e assume ruoli cardine è fatto di
bellissima e rigorosissima apparenza, utilizzando gli stessi
mezzucci che, dal loro pulpito, criticano e denunciano nei
confronti delle altre nazioni.
Dopo aver imposto massacranti “compiti a casa” (così li
definivano) ad altri paesi, vittime dei loro giochi
finanziari, che sia arrivato il momento per la Germania del
“recupero dei suoi debiti”, scolasticamente,
finanziariamente e storicamente parlando?
Non credo che la Germania imparerà da questa nuova lezione,
ma da una nazione che esige e non paga mai, appare ma nella
sostanza non è, finalmente, i pochi che ancora credono nel
mito teutonico (forti anche della questione greca), almeno
loro, avranno imparato?
5 ottobre 2015 10:12 - fabbricotti
Ci vuole poco a capire che durante l'acquisto abbiamo pagato
(con soldi veri e non tarocchi...) una autovettura con
caratteristiche "virtuali" in termine di emissioni...
quindi è certo che chi a "sbagliato" è giusto che paghi,
anche perché con questa politica che si è creata la
svalutazione è evidente,e la cosa non è di certo da
inputare hai clienti...
30 settembre 2015 14:59 - MGEng
Come ex direttore Tecnico di molte Aziende motociclistiche e
come Consulente Tecnico nel settore della motoristica posso
dire che nel caso specifico le inesattezze sono
sorprendenti.
Un motore con NOx (ossidi di azoto) alti, è un motore
efficiente dal punto di vista termodinamico; purtroppo una
buona combustione aumentando le temperature in camera di
scoppio aumenta gli NOx
Sfortunatamente, salvo sostenere che alla VW siano pazzi e
che siano stati volutamente irregolari, non è semplice
risolvere la situazione; si dovrebbe probabilmente portare
la prestazione a valori prossimi a quelli ottenibili con la
mappatura "falsificata" della centralina ma questo potrebbe
rendere la prestazione stessa, il consumo o la guidabilità
scadenti.
Per la prestazione (potenza e/o coppia) la verifica non
sarebbe molto difficile, un po' più complicato sarebbe il
caso del consumo e decisamente ostico il caso della
guidabilità.
Mi permetto di suggerire agli Organi di informazione di
utilizzare in generale Fonti più competenti rispetto a
quanto fino ad ora dimostrato
30 settembre 2015 13:25 - Bista
Isteria collettiva, brava.
La fantasia dell'utente-consumatore vola.
Poi qualche ignorante che quasi nulla ha capito e qualche
altro interessato che ha capito di più quello che gli
interessa lo pungolano ed il gioco è fatto.