Ma quale giustizia ! Se uno investe rischia... e spesso sa
di rischiare.
6 gennaio 2016 4:19 - danilo2072
Ma che giustizia agli investitori ! L'investitore rischia in
proprio .... e quando guadagna ??? Tutti sono capaci di
investire SENZA rischio.
Pensiamo che solo un migliaio potevano non sapere altri 12
mila lo stesso ma su 130.000. Quando uno investe deve stare
più attento . Ora perchè io devo pagare contribuente o
cliente di altra banca devo pagare ? Se oggi un investitore
viene rimborsato allora quando guadagna deve LUI rimborsare.
Chi non è capace di investire cambi mestiere .
18 dicembre 2015 10:12 - why123not
I risparmiatori, già raggirati, possono "stare sereni":
ancora una volta, "compare" Matteo, è riuscito a
raggirarli, piazzando uno dei suoi alfieri (Cantone, persona
degnissima) a fare da oracolo (visto che non poteva più
designare nessuno della famiglia Boschi ...). Peccato, visto
che aveva svolto un apprezzabile lavoro sull'anticorruzione,
non l'abbia messso a sindacare su "a chi" e sul "perchè" le
4 banche hanno erogato affidamenti, divenuti dopo pochissimo
inesigibili. Ancora una volta, oltre il danno, la beffa!
17 dicembre 2015 9:03 - why123not
Carissimo savpg8801,
beh, se non sono … demente, sono un semplicissimo
diplomato presso un ITC, tecnologicamente mai migrato al
2.0 od al 3.0, umile e modesto per quanto, sempre e
comunque, orgoglioso del proprio "essere" e non "sembrare",
premesso che non salvaguardo alcun conflitto di interessi
personale in quanto:
- non sono cliente di nessuna delle 4 banche oggetto
dell'ultimo salvataggio, ultimo in quanto quasi nessuno ha
mai accennato al recente salvataggio di Tercas (in barba
all'eventuale bail-in) ed ultimo poiché, a mio modestissimo
avviso, inevitabilmente ne seguiranno diversi altri, seppur
in in vario modo “cammuffati”
- ciò nonostante, mi ha comportato una perdita (sono
clienti Carife i miei genitori, e la perdita, per quanto
significativa, sia per azioni che per obbligazioni,
percentualmente rapportata all'intero patrimonio mobiliare
la ritengo, se non del tutto … fisiologica, decisamente
accettabile, fermo restando il fatto che, almeno per ora,
sono state azzerate solamente le obbligazioni
subordinate)
- perdita a mio avviso GIUSTA e MERITATA in quanto mio
padre, seppur non come tantissime "finte vittime" avido di
rendimenti, era ugualmente un "cassettista", orgogliosamente
socio di Carife di cui era cliente da oltre mezzo secolo,
fermo comunque restando che -aaa) trattasi di titoli non
quotati né sul MOT né quantomeno sul TLX e quindi
illiquidi ed invendibili, oltretutto con un rendimento
cedolare di pochissimo superiore ai “classsici” CCT
(ovviamente le obbligazioni subordinate, con la sola
attenuante di essere titoli “amortizing”) -bbb) Carife
era tecnicamente fallita da quasi un decennio (o forse …
poco dopo quando in un paese civile e democratico sarebbe
fallita la nostra compagnia aerea di bandiera), ed i titoli
erano stati “appioppati” da soggetti bancari che dubito,
per quanto a mio avviso parzialmente irrilevante,
conoscessero il termine “obbligazione subordinata”
(oggigiorno abbiamo appreso che anche i nostri politici ed i
giornalisti italiani erano da sempre “Soloni” in
materia), per quanto non credo ignorassero totalmente le
condizioni di Carife all'atto dell'ultimo aumento di
capitale (suggerito da Bankitalia con il benestare di tutte
le altre autorità di vigilanza, nonché della Fondazione
Carife, principale azionista di una SpA, che oggi
piagnuccola e che sino al 20 u.s. … viveva agiatamente in
un'altra galassia)
- ritengo emotivamente giusto ma oggettivamente …
deleterio il possibile fallimento di un Istituto Bancario,
quantomeno nel nostro paese
- sono apolitico ed apartitico, per quanto talvolta non
disdegni (vi è sempre qualcosa da apprendere, magari sul
cosa non fare o sul come non comportarsi - resisto fin
quanto non mi … schifo) leggere giornali/seguire programmi
tv o radio trattanti argomenti a tali temi inerenti
QUALCUNO SA SPIEGARMI IN MANIERA ... CONVINCENTE, POICHE'
ANCHE IERI IL NOSTRO RENZIE (lo cito in quanto premier,
comunque non meno bravo di Salvini o Grillo nei selfie o su
twitter e facebook – non cito il Berlusca il quanto ormai
mummificato od i vari rappresentanti di partiti/gruppi dello
zero virgola in quanto insignificanti) URLA ai suoi fans (e
non) CHE SONO STATI SALVATI UN MILIONE DI RISPARMIATORI ???
Forse per il semplice fatto di ... non aver offeso
l'Isis!
Last but not least, mi risulterebbe le perdite non si
possano neppure compensare quali minus in conto capital gain
in quanto trattasi di un azzeramento (in tempi … remoti,
quantomeno lo si sarebbe riusciti a fare richiedendo, con un
piccolo costo, la materialità dei titoli ed il conseguente
scarico dal dossier a custodia ed amministrazione) e,
oltretutto, si pagherà la “patrimoniale” dello 0,20 su
titoli … che non si possono neppure incorniciare ed
appendere nella toelette?
E gli oltre settemila posti di lavoro, sono veramente stati
salvati o, come sempre più spesso accade, trattasi di un
mero ... rateo attivo, poichè Iin consistente parte
diverranno evanescenti allorquando le 4 banche, dice a
primavera un inutile (per quanto non stupido) burocrate di
sistema (R. Nicastro) come altri inutili burocrati di
sistema lautamente pagati con i soldi dei clienti, verranno
cedute?
La situazione di queste 4 banche, per quanto certamente non
idilliaca, era oggettivamente la medesima, vedasi ad es.
precedenti delibere del FITD e delle asssemblee degli
azionisti, o meglio, del ... parco buoi?
Erroneamente pensavo si fosse raschiato il barile in
occasione del crak Parmalat: ora come oggi, nessuno dice che
i responsabili rimangono e rimarranno impuniti (sotto ogni
qualsivoglia aspetto). Le banche non ci hanno rimesso un
centesimo; allora collocarono titoli obbligazionari
semplicemente per rientrare da buona parte della propria
esposizione, col nulla osta di autorità di vigilanza
italiane ed estere, nonchè delle agenzie di rating, in
palese conflitto di interessi controllato/controllori. I
risparmiatori ... allora, quanto meno ... tutti i detentori
di titoli azionari ottennero una minusvalenza fiscale, tutti
i detentori di titoli obbligazionati ottennero, oltre alla
similare minus, un parziale rimborso con warrants di esiguo
ma concreto valore, comunque liquidi e negoziabili.
Per non parlare poi di tutti quegli “intellettuali” a
vario titolo, politicanti in primis e non ultimo il buon …
Trefiletti, che sino al mese scorso sbraitavano che le
banche … non erogano credito, o … danno i soldi solo a
chi li ha, in quest'ultimo caso verissimo ma … sino ad
inizio secolo!
Sarà mica che ... viviamo nel paese dei balocchi? Forse
no, per il solo fatto che di "gatto e la volpe" ve ne sono a
go go, idem dicasi per i "Pinocchio", sia che li si voglia
intendere creduloni, sia li si voglia intendere bugiardi.
Forse siamo cittadini della ... repubblica delle banane, ma,
sempre e comunque ... tirem innanz!
16 dicembre 2015 20:10 - savpg8801
Macchè demenza senile, why123not. Io forse dovrei dirlo che
di anni ne ho 25 in più.
Un tizio a rai tre diceva...investire? il miglior
investimento è spenderli.
Uguale a regalarli. A seconda dei propri princìpi i soldi
risparmiati vanno difesi perchè sono frutto delle fatiche e
del lavoro di una vita (almeno per la maggior parte).
La Costituzione stessa, che uno possa condividerla o meno,
tutela il risparmio.
Perchè il risparmio e non la spendacciosità?
Dovrebbe tutelare anche quest'ultima adesso che i tempi sono
cambiati. Con l'avvento del consumismo bisogna sempre
perseguire la crescita, spendere, comprare, anche
buttare....perchè? perchè lo stato più si spende e più
incassa in tasse, balzelli, accise, imposte indirette e
mill'altro. Stato ovviamente goloso perchè lo Stato si fa
bello e chi lo governa prende più voti. Magari per fare
cazzate di opere inutili o spenderli in scelte assurde e non
strettamente necessarie.
Questo mondo finanziario è complesso. Chi ha le ricette dei
buoni investimenti oggi, domani non valgono più.
Le assicurazioni che accettano investimenti , naturalmente
dopo diversi crack, a gestioni separate rinnovate ti
inducono con rose e miele. Personalmente anch'io non le
disdegno. Ho fatto anche delle prove di riscatto, calcoli di
rendimenti, selezione di quale tipologia e compagnia sia
meglio, ecc.
Anche qui diversificare.
Ma se salta fuori qualche inghippo anche queste daranno i
loro problemi.
I fondi comuni hanno subìto vari tracolli di
disinvestimenti negli ultimi tempi perchè sono troppo
onerosi e non mantengono nulla.
Le obbligazioni di Stato fino a qualche anno fa, in piena
crisi, erano solo oggetto di vendite ed erano quasi
sull'orlo di spazzatura.
Ultimamente si investiva in prodotti bancari: certificati di
deposito, titoli a tasso a brevissimo termine, obbligazioni
non subordinate, ma anche in quelle subordinate e il bubbone
è nato proprio qui.
Le autorità e gli stessi organi di tutela comprese le
associazioni di consumatori, non mi pare abbiano mai
fortemente denunciato queste emissioni che, a esame di
esperti e non col senno di poi, sono delle vere
trappole...come direbbe Sergio Leone, non per qualche
dollaro in più ma per qualche punto(forse) in più.
Il gioco non sarebbe valso la candela.
16 dicembre 2015 17:22 - why123not
Grazie savgp8801 per la sollecita risposta. La mia, oltre ad
una considerazione, probabilmente soggettiva e parzialmente
retorica, era soprattutto un avallo ad una ... curiosità!
Premetto, sono un po' ... arrugginito (ho 53 anni, ho
rassegnato le dimissioni da una "primaria" banca ove non ero
... "l'ultima ruota del carro" nel 2004 e, seppur lungi dal
credermi M. Draghi o W. Buffet, la finanza un po' mi è
rimasta nel dna) e ... scagli la prima pietra chi non è mai
incorso (almeno raramente) in perdite da "investimenti", o
... non è mai stato buggerato da qualche "colosso" di
qualsivoglia settore. Ritengo si debba sempre e cmq usare il
buon senso( se lo si possiede), e non si possa vivere con la
"fisima" di venir ingannati dal mondo. Salvo miei ...
missunderstanding, i privati-consumatori-depositanti
sarebbero sempre e cmq tutelati (seppur con gli ignoti tempi
del FITD) fino a 100.000 per singolo intestatario su singola
banca, chi mantiene oltre tale cifra ... liberisssimo di
farlo, ma a suo totale rischio e pericolo, chi utilizza
affidamenti bancari, per quanto a revoca non significa ... a
fondo perduto, se non ha i mezzi per rientrare ... Poi,
concordo pienamente circa l'esiguità delle remunerazioni
sui saldi creditori di c/c o c/deposito, ma, attualmente, li
vedrei la soluzione più appropriata per chi vuole correre
rischi calcolabili (fermo restando la mia spiccatta
"allergia" alle seppur accettabili polizze a gestione
separata - es. Genertel Life - che oggigiorno puoi
sottoscrivere solamente in contropartita a qualcosa di più
remunerativo per l'istituto emittente/collocatori). Non sono
permaloso: concordi con me o ... sono affetto da una forma,
magari precoce, di ... alzheimer? Da parte mia, dialogare
con Persone, volutamente scritto con la P maiuscola, è
sempre di supporto!
16 dicembre 2015 15:35 - savpg8801
Beh... Pedone è più dettagliato e tecnico, almeno sui
fatti accaduti.
Tuttavia le manovre del Governo hanno mirato al lato
socio-economico d'urgenza perchè il bail-in entra in vigore
definitivamente col 1/1/2016, anche se lo era da prima ma in
anno sabbatico.
Chiarisco che le comunicazioni dei mass-media e dei
responsabili non chiariscono abbastanza chi siano i
correntisti.
Chi sono costoro?
Il conto corrente cosiddetto di corrispondenza è
principalmente un servizio per mezzo del quale gli operatori
economici, i privati e chiunque lo accenda, se ne ha le
prerogative legali, lo utilizza per ogni tipo di operazione
di movimento (depositi, prelievi, bonifici, appoggi per
operazioni finanziarie, operazioni legate al portafoglio
cambiario, pagamento di bollette, trasferimenti di fondi,
insomma un po' di tutto e non è, di norma, utilizzato per
depositarvi risorse stabili, tra l'altro infruttifere. Si
chiama conto "corrente" apposta.
Il conto corrente può essere attivo, cioè opera con fondi
precostituiti oppure anche passivo perchè in generale può
operare con fondi non propri, cioè su fiducia della banca,
ovvero chiamata "fido" o affidamento.
Questi fidi sono garantiti da garanzie di vario tipo, reali,
ipotecarie, chirografarie, fidejussorie, su titoli, ecc.e
non è il caso di entrarci al proposito.
Il conto corrente attivo di norma non percepisce quasi
interessi, ma a seconda delle tipologie, paga anche il
servizio, cioè dei canoni o altre forme se non ha
agevolazioni contrattuali.
Il conto corrente passivo (attivo per la banca) paga oneri
ulteriori che sono interessi ed accessori.
Le imprese, per molti motivi impossibili da enumerare,
utilizzano quasi sempre, in necessità di fondi, il fido.
Specialmente le imprese la cui responsabilità legale non
può ricondursi direttamente all'imprenditore (altra cosa
lunga da chiarire) ma solo alla realtà societaria.
Se una banca va in dissesto, chi è che reclama? in primis
i creditori. Chi sono i creditori? Fornitori, dipendenti,
altri crediti privilegiati, depositanti (il danaro merce
delle banche) ecc.
Alora il curatore, per liquidare i creditori dove va a
parare per far soldi che non ci sono perchè in mille modi
sono spariti? Le riserve non bastano, i fondi di tutela
possono solo restituire qualcosa ai depositanti ma non alla
banca, il patrimonio neppure, i beni a garanzia (case,
terreni, partecipazioni ecc. sono difficili da realizzare)
anche... ecc.
Quindi, come dispone il bail-in, regalo europeo, si
aggrediscono gli azionisti(colpevoli perchè il principale
organo societario è l'Assemblea dei soci) i sottoscrittori
di obbligazioni subordinate perchè in qualche modo sono
stati resi colpevoli di aver aiutato la banca prestandole
danaro con"maggiori interessi" rispetto al mercato. Ed altro
ancora.
Ma torniamo al fatto dei correntisti: quelli passivi
sarebbero stati chiamati, in caso di default, a restituire
subito i prestiti (vedasi sub prime e L.B. originari delle
crisi); cosa spesso impossibile. E molto altro.
Quindi, come prima mossa il Governo ha ridotto il
problema.
Il grave sono le subordinate che non hanno scampo dato che
sono state piazzate senza scrupoli e senza adeguatissimo
avviso, come del resto si è già detto.
E per questo necessita ora correre ai ripari, non dando la
carità ad alcuni meno abbienti, ma rimborsarle a TUTTI.
Non s'è mai visto che chi ha rotto (anche
involontariamente) il vaso, non porti a casa neppure i
cocci.
Questi prodotti non dovranno essere più piazzati o, se
proprio, con regole informative ferree.
16 dicembre 2015 14:34 - why123not
Probabilmente sono io che ... ignoro la materia, ma continuo
a chiedermi, ferme restando le infinite considerazioni sul
decreto salva banche, perchè TUTTI, anche senza "palesi"
conflitti di interesse, continuano a ripetere (o tacciono a
chi lo asserisce) sul fatto che "sono stati salvati un
milione di correntisti". Visto che esiste il F.I.T.D. e le
banche in parola vi aderivano, vi erano veramente un milione
di correntisti detentori di depositi (su c/c o su
c/deposito) di cifre superiori a 100.000 Euro ??? Fermo
restando che le aziende, sono ... quasi tutte indebitate (e
non poco) e quelle pochissime che operano con mezzi propri
... solitamente operano con Istituti Bancari ben più
capitalizzati (quanto meno al lordo delle loro ...
sofferenze). Gradirei una risposta dal Dr. Pedone (anche se
mi pare in passato abbia già dato risposta circa i
correntisti), che sempre e cmq stimo, e ... why not, di
savpg8801 che mi parrebbe ... ne mastichi. Grazie
16 dicembre 2015 14:09 - savpg8801
Ed ancora a proposito di rischio...in assenza di
specifica:
Alcune clausole di avvertimento:
Rischio connesso alla crisi economica finanziaria,
Rischio di liquidità dell'emittente,
Rischio di mercato,
Rischio di credito per il sottoscrittore,
Rischi relativi alla vendita prima della scadenza,
Rischio di liquidità delle obbligazioni,
Rischio connesso all'assenza di garanzie,
Rischi relativi ai conflitti di interesse,
Rischio di assenza di "rating",
Rischio connesso all'utilizzo del "BAIL-IN" e degli altri
strumenti di risoluzione previsti dalla direttiva BRRD (dal
1/1/2015, prorogata al 1/1/2016 al più tardi). ecc.
Come si vede, i prospetti informativi ed i contratti, tra
l'altro, indicano i rischi con le loro specifiche.
16 dicembre 2015 13:04 - savpg8801
Sono d'accordo con Antonio5000. Tuttavia per
correntezza(correntezza, cioè uso corrente per far defluire
meglio le acque) non c'è l'abitudine di correggere certi
modi di dire che, a volte, tutti produciamo. In genere si
bada più ai contenuti che alla forma in quanto si
innescherebero ulteriori polemiche a quelle spesso già in
essere.
16 dicembre 2015 12:55 - savpg8801
Rischio vuol dire tante cose. Quando si parla di rischio si
dovrebbe sempre (e spesso accade) associare una
specificazione, un complemento che riconduca all'oggetto del
rischio.
Tuttavia, in genere ed in assunto quasi comune, "rischio"
è attribuito ad una condizione negativa, molto più
raramente ad una risultanza positiva.
Se qualcuno dice: questo prodotto finanziario è a rischio,
è normalmente chiaro che inbtende "negativo".
Ma per esempio se leggo sulle specifiche: Rischio di cambio
(per prodotti quotati in valuta) cosa dichiaro? All'atto
dell'alienazione se il cambio è sfavorevole il rischio è
negativo, ma se il cambio fissa un vantaggio rispetto al mio
costo, è favorevole.
Quì è presente un'alea.
Se leggo : rischio di default è chiaro che devo
interpretarlo come negativo.
Cioè quando mai uno compra (o meglio..sottoscrive perchè
un'obbligazione è un prestito che il sottoscrittore eroga
nei confronti dell'emittente e che deve essere onorato alla
scadenza, cioè restituito) un prodotto finanziario a cuor
leggero, se lo avvisano che poi potrebbe perdere tutto o
parte di esso, come dovrà interpretare il rischio? ma
negativo, non v'è dubbio.
Quindi poker o roulette dove c'è la sola alea, il rischio
finanziario(specifica) può essere sia positivo che
negativo, ma in generale l'interpretazione comune è che il
rischio vada considerato come: negativo.
Se io sento reclamizzare che il tal prodotto è di
"qualità", se non specifico "buona"o "cattiva" o
"mediocre", è inutile che dica "qualità" che, da sè, non
significa affatto nulla.
Perciò in generale bisogna mettere i complementi e tutti
capiranno bene la nostra amata lingua italiana.
Comunque questi tecnicismi lessicali c'entrano poco col
succo della questione in atto circa banche e risparmi
frodati (poi se frodi o incurie o altro siano all'origine di
tutto ciò verrà stabilito dalle inchieste).
16 dicembre 2015 12:48 - antonio5000
Fa male constatare come una persona colta, articolata e
intelligente quale è dartagnampolo usi costantemente il
verbo "quotare" al posto di "citare".
Nell'intervento del 12 dicembre u.s. lo usa addirittura 15
volte.
Ho consultato i miei 4 dizionari della lingua italiana e in
nessuno di essi ho riscontrato per il verbo "quotare"
l'accezione di "citare".
L'uso improprio occasionale di parole da parte di persone
che "scrivono bene" è ancora più pernicioso se si pensa
che l'autorità con cui essi generalmente si esprimono può
indurre migliaia di persone meno colte a pensare che
anch'esse possano servirsi legittimamente di questi termini
errati. Il fatto che nessuno dei numerosi interventi di
questo blog abbia posto l'accento su questo fatto la dice
lunga sulla assuefazione di cui il pubblico diviene
facilmente preda.
16 dicembre 2015 9:33 - sandro minacciolo
vorreiun parere su questa mia considerazione. Si parla tanto
di rischio e che l'investitore di questo rischio dovrebbe
essere a conoscenza. Ma qui non si tratta di rischio. Il
rischio si basa su probabilità di vincere o perdere, ma se
si gioca a pocher e uno ha sempre le carte truccate, dove è
il rischio? se uno gioca alla roulette, ma la roulette è
truccata, dove è il rischio? se uno gioca a tombola e ha
una probabilità su 90 che esca il suo numero, se il suo
numero non c'è fra quelli da estrarre, dove è il rischio?
Se io ti vendo della carta, assicurandoti che si tratta di
una obbligazione, dove è il rischio? Si dovrebbe pagare il
costo della carta al kg. Se io ti vendo un'auto e ti cosegno
un catorcio senza motore, dove è il rischio? Se mi iscrivo
al gioco delle scatole o dei pacchi e pago l'iscrizione, ma
le scatole sono tutte e sempre vuote, dove è il rischio di
cui si dovrebbe essere consapevoli, Rischio vuol dire che si
può perdere, ma si può anche vincere, o no? Quando poi
vedo quel grigiume di padoan, con quell'aspetto da porta
jella, quel soggetto umanitario la cui vista rende triste la
giornata, mi viene da toccarmi e mi fa concludere che è da
evitare. Nuoce gravemente alla salute. Probabilmente non ha
ancora capito quale sia il problema. L'ha capito invece
pinocchietto che fa finta di niente e tira dritto per la sua
strada
14 dicembre 2015 18:34 - lucillafiaccola1796
lasciate stare
sav è imbattibile
però con le contestazioni e le risposte di sav abbiamo
imparato un sacco di cose
quindi tutto sommato va bene, però quando si è perso si è
perso, rassegnatevi
SAVPG8801 sa e sa spiegare...non potete competere
ah ah ah
Grazie SAV
14 dicembre 2015 11:16 - savpg8801
At dartagnampolo,
"riporto suo:
..Davvero non capisco con quale autorità nè con quale
criterio si possa ora discriminare taluni individui
togliendo loro possibilità di investimento che
autonomamente dichiarano di saper gestire...
rileggendo, non mi trovo d'accordo per il motivo che non è
la sottoscrizione di un modulo complesso e spesso artefatto
e dalle conseguenti dubbie e fumose pieghettature in deriva
(anche se qualcuno dichiara, per farsi bello, essere
chiarissimo) che possa ledere la libertà di azione senza
prevedere la legittima ombra di dubbio.
Nel sospetto è necessario proteggere le parti più deboli
lasciando a chi vuol veramente rischiare grosso, non solo
firmare un atto di contratto, ma, come in altri casi,
ricontrofirmare per confermarlo in piena facoltà. Anche in
informatica alla domanda:chiudi? Si, ma ne sei proprio
sicuro? conferma. Resta solo il dubbio della capacità del
raggirante.
Ma il discorso di fondo è sempre quello, per me:
Come non si devono vendere prodotti di ogni genere
suscettibili di possibile truffa anche per i prodotti
finanziari non dovrebbe esserlo.
Immaginiamo che uno compri un televisore e prima gli diano
da firmare un "mifid" che lo possa dichiarare inadeguato da
una serie di dichiarazioni magari pilotate, oppure che sul
contratto si debbano accettare indicazioni quali:
il televisore può danneggiarti gli occhi, può scoppiare,
non ti faremo nessuna garanzia, il consumo può non essere
basso come specificato, dopo qualche mese i programmi
possono non essere più visti, la casa costruttrice o il
venditore possono fallire e non si assumeranno nessuna
responsabilità, fra qualche mese te lo potranno requisire,
ecc.
Quanta gente comprerebbe tale prodotto?
Invece perchè comprano (meglio sottoscrivono perchè
l'obbligazione non è un prodotto di consumo, ma un PRESTITO
che va rimborsato per legge) prodotti finanziari a totale
rischio?
Perchè subentra l'incompetenza e/o il raggiro.
E non si capisce perchè questi concetti siano e siano stati
lasciati al libero arbitrio quando la platea in tal caso è
debole.
14 dicembre 2015 9:53 - savpg8801
C.A. dartagnampolo
Nessuna remora. Si fanno dissertazioni e si esprimono
opinioni.
Non è comunque richiesta l'analisi
logico-grammaticale-concettuale dei commenti espressi. Si
può condividere o meno il pensiero esposto, anche se, a
volte, necessita contestare in modo più duro a qualche
asserzione palesemente fuori dal mondo.
Circa a quanto detto da Rossi ho riportato solo il concetto,
che in passato avevo già espresso io stesso, assunto "en
passant" e non registrato meccanicamente.
Circa le libertà espresse nell'ambito delle facoltà dello
stato sono in gran parte d'accordo.Urss o altri a parte.
Libertà di ogni tipo ci sono state attribuite, ma spesso
disattese.
La libertà di autocertificazione(non per tutto) ci ha messo
vent'anni prima di essere applicata in(quasi)toto.
Mifid e se ne è spesso parlato all'atto della sua
introduzione, è una sorta di giubbotto di salvataggio per
le banche anche se spacciato quale primaria tutela per il
cliente.
Infatti alle domande, interviste che l'addetto propone, si
danno in gran parte risposte incredibili, inappropriate,
spesso non veritiere. Sia che esse siano suggerite (per
interesse) dal proponente(banca) sia che esse siano
dichiarate dal soggetto investitore-cliente.
Da qui nasce automaticamete un profilo; di rischio, di
adeguatezza, praticamente una linea guida che dovrebbe
servire per ogni operatività.
Chi fa commenti spavaldi sulla mancata lettura,
interpretazione, conoscenza di ogni norma , superficialità,
ecc. del cliente, sbaglia non teoricamente, ma
praticamente.
La stragrande maggioranza dei clienti-investitori, ripeto,
deve essere considerata parte debole e neppure tanto
prudentemente classificata come "retail" , ma anche meno.
Nessuno è professore, economista, professionista della
speculazione, specialista broker, addetto ai lavori. Questa
criticata sorta di analfabetismo non deve essere, tuttavia,
utilizzata per turlupinare l'investitore che,
ricordiamocelo, è, pur sempre, il maggior prestatore di
risorse per qualsiasi avente necessità e, quindi, devono
essere le leggi(poi applicate) a tutelarlo e non lasciare a
se stesso il diversamente abile investitore-consumatore.
Dice un ultimo postante: in sintesi bisogna leggere e capire
poi decidere in autonomia. facile facile, no? Ma per
favore!
Qualcuno ha mai provato a conoscere e trattare con la
maggior parte della clientela investitrice delle banche (o
di altra istituzione surrogata)?
Da penultima osservazione ricordo ancora la frase di
Berlusconi(purtroppo ora in quasi disuso) ma che evoca (come
già anch'io dissi in passato) giustamente il gravissimo
pericolo derivante dalla caduta di fiducia per le banche e
ogni forma di loro autofinanziamento.
Da ultimissimo,ricordo il mio commento del 26/11:
26 novembre 2015 14:50 - savpg8801 in altro thread del
genere:
::::::::
Chi ha risparmi e investe in qualcosa, è normale che tenti
di ricavare il più possibile. Ogni investitore c'è a
firmare l'ordine di acquisto, ma non sa se corra dei rischi
atti a fargli perdere i suoi soldi realmente a prescindere
da quanto gli illustra (se guidato da ordini superiori) il
promotore o il consulente. Per motivi che chiunque capisce:
Nessuno, davanti al promotore riesce a leggere i prospetti
informativi e se anche li leggesse, data la cripticità, non
li capirebbe.
Tutti i prodotti in qualche modo sono venduti con clausole
di rischio, per legge o tutela, quindi o sei mago Merlino
per ipotizzare che proprio "quel" prodotto emesso da
"quell'Istituzione" cadrà in default o segui le indicazioni
del promotore/venditore.
Da molti anni i tassi sono infimi quindi il divario/gap tra
un tasso basso(ergo: detto sicuro) e uno un po' più
alto(ergo:detto rischioso=trash) è pressochè minimo.
Alle sottoscrizioni dei titolo Argentina(di triste memoria)
i tassi non venivano considerati come adesso col "senno di
poi" e le derivate classificazioni evengeliche:tasso basso
Paradiso, tasso più alto Inferno.
All'epoca i titoli Argentina stato rendevano circa lordo
8,50%, ma c'era una miriade di titoli che rendevano tal
quale, chi più chi meno.
Sul mercato c'erano tanti BTP che fruttavano 6/7/ e più e
lunghi anche di più.
Allora con la sparata di responsabilità attribuita ai
golosoni di un punto o due in più si sarebbe dovuto
ipotizzare il default? Che nemmeno analisti più quotati
avrebbero immaginato con i loro grafichetti.
Tanto per chiarire e prendere decisioni nei dieci minuti (e
non una giornata) davanti a un consulente che ti dice:
questi sono i prodotti...prendere o lasciare...decidi
tu....io chi?
Alcune clausole di avvertimento comuni anche a prodotti non
subordinati o derivati o altro:
Rischio connesso alla crisi economica finanziaria,
Rischio di liquidità dell'emittente,
Rischio di mercato,
Rischio di credito per il sottoscrittore,
Rischi relativi alla vendita prima della scadenza,
Rischio di liquidità delle obbligazioni,
Rischio connesso all'assenza di garanzie,
Rischi relativi ai conflitti di interesse,
Rischio di assenza di "rating",
Rischio connesso all'utilizzo del "BAIL-IN" e degli altri
strumenti di risoluzione previsti dalla direttiva BRRD (dal
1/1/2015, prorogata al 1/1/2016 al più tardi). ecc.
Allora, mio caro obiettore dicente il 26/11 h.6.36: " Ma
tutti questi signori che ora si lamentano dov'erano quando
incassavano interessi più alti perchè le obbligazioni
erano più rischiose?... non ti pare di dover come minimo
rivedere queste norme, facendosele spiegare, ed in
particolare quelle magari entrate in precedenza a far parte
dell'armamentario degli emittenti e non in atto prima delle
sottoscrizioni?
Se la gente considerasse anche una sola di queste norme,
inserite in ogni contratto o foglio informativo, il mondo
degli investimenti sarebbe già MORTO.
Quindi, non per questo non dovrebbe lamentarsi e invocare
cause?
14 dicembre 2015 5:05 - W3C_Freedom
non difendo Banca Etruria perchè non sono nemmno loro
correntista, ma credo che leggere la pagina 14 del seguente
documento in lingua italiana, non sia affatto difficile da
capire:
Rischio di credito per i Portatori dei Titoli Esistenti
Il Portatore dei Titoli, ove decida di non aderire
all’Offerta, continuerà ad essere finanziatore
dell’Emittente e si assumerà il
rischio che l’Emittente non sia in grado di adempiere
all’obbligo di pagamento delle cedole maturate e del
rimborso del capitale a scadenza, come meglio descritto
nella sezione “Fattori di Rischio” di cui ai Prospetti
di Base, disponibile sul sito www.bancaetruria.it, sezione
“Investimenti/Obbligazioni”.
Se l'ho trovato io, non vedo come non possano non averlo
trovato gli avvocati che stanno affrontando la causa per
quel tizio che si è suicidato a Civitavecchia.
Leggere dunque qualsiasi foglio, farselo spiegare, leggere
le clausole e farsele spiegare, altrimenti se non avete le
idee chiare è meglio che non accettiate.
A differenza di Banca Etruria, CheBanca mai vi proporrà un
investimento, se non sarete voi ad aver chiesto un
appuntamento con un consulente finanziario che sta a vostra
disposizione anche un'ora per spiegarvi nel minimo dettaglio
come procedere agli investimenti.
nella sezione Investimenti di CheBanca si trovano:
Conto Corrente
https://www.chebanca.it/wps/wcm/connect/istituzionale/prodot
ti/conti/conto-corrente/cn_conto_corrente
Conto Deposito
https://www.chebanca.it/wps/wcm/connect/istituzionale/prodot
ti/risparmio-investimenti/conto-deposito/scopri-il-conto/cn_
conto_deposito_scopri_il_conto
Conto Deposito Business
https://www.chebanca.it/wps/wcm/connect/istituzionale/prodot
ti/risparmio-investimenti/conto-deposito-business/cn_conto_d
eposito_business
Conto Tascabile
https://www.chebanca.it/wps/wcm/connect/istituzionale/prodot
ti/conti/conto-tascabile/cn_conto_tascabile
Conto Yellow
https://www.chebanca.it/wps/wcm/connect/istituzionale/prodot
ti/conti/conto-yellow/cn_conto_yellow
nella sezione Yellow Funds
https://www.chebanca.it/wps/wcm/connect/istituzionale/prodot
ti/risparmio-investimenti/yellow-fund
Le variazioni dei tassi di interesse e dei tassi di cambio
possono far aumentare o diminuire il valore degli
investimenti e chi effettua l’investimento può non
recuperare la somma investita
nella sezione Obbligazioni
https://www.chebanca.it/wps/wcm/connect/istituzionale/prodot
ti/risparmio-investimenti/obbligazioni/obbligazioni-in-corso
/mb_46
Prima dell'adesione, leggi il Prospetto Base approvato da
Consob in data 23 dicembre 2014 e il relativo Supplemento,
nonchè le Condizioni Definitivedisponibili sul sito
www.mediobanca.it e nella Sezione Risparmio e Investimenti
del sito www.chebanca.it
Si invita a prendere visione delle caratteristiche e dei
rischi dell’investimento in obbligazioni.In particolare,
in assenza di apprezzamento degli indici sottostanti,
l'investitore non percepisce la cedola.
13 dicembre 2015 23:48 - dartagnampolo
Attn. savpg8801.
Domenica trascorsa interamente fuori casa, riesco a
risponderLe solo ora - peraltro, fresco di visione del
servizio del Tg2 sulle dichiarazioni del DG Rossi cui mi par
di capire abbia appena fatto riferimento anche Lei.
Se devo esser sincero... al sentire le parole del Direttore
Generale mi son cadute le braccia.
Quoto il testo da Lei riportato che a memoria mi pare
piuttosto fedele a quanto sentito: "Per legge dovrebbero
essere vietate le emissioni o i collocamenti di prodotti a
rischio come quelli delle subordinate ed altri aventi
finalità simili al fine di tutelare almeno chi non è in
grado di valutare autonomamente e in via pilotata i rischi
enormi a cui va incontro". Unione Sovietica, 2015 - è lo
Stato a decidere ciò che sei o non sei in grado di fare,
non ha importanza quello che tu liberamente dichiari.
Onestamente, io trovo assurdo che lo Stato decida di
scavalcare l'autocertificazione (altro la Mifid non è)
fatta liberamente da un individuo libero. Curiosamente, poi,
ci si premura di scavalcare l'individuo solo in ambito
finanziario - ma p.es. le autocertificazioni in ambito
sanitario/ospedaliero non sembrano godere di analoga
cautela. Ma d'altro canto si sa, non siamo tutti finanzieri,
ma certo siamo tutti medici laureati.
Trovo altrettanto assurdo che lo Stato possa abbozzare ora
questa specie di cautela mentre curiosamente lascia
l'incoscientemente impavido Mifid-bugiardo investitore
irresponsabilmente libero di agire p.es. sull'intero mercato
azionario - che, spero mi permetta di dire, offre
altrettanto (se non maggiore) rischio in conto capitale e di
contro non prevede alcun patto tra le parti quanto a
remunerazione più o meno garantita. Senza contare poi che
è sempre lo Stato stesso a garantire - e talvolta persino a
raccomandare - p.es. la possibilità per ciascun lavoratore
di trasformarsi in incoscientemente impavido investitore che
dilapida un intero montante di pensione (e perchè no, anche
liquidazione) in improbabili fondi a base interamente
azionaria dagli sviluppi imprevedibili. Et cetera, et
cetera, et cetera.
Mi viene invece da chiedermi se questa improvvisa cautela
non celi invece tutt'altro scopo molto meno nobile... ma
lasciamo da parte ogni dietrologia.
Davvero non capisco con quale autorità nè con quale
criterio si possa ora discriminare taluni individui
togliendo loro possibilità di investimento che
autonomamente dichiarano di saper gestire. Non capisco
nemmeno dove si possa porre effettivamente la soglia del
"questo-puoi-farlo-questo-invece-no", visto che i livelli di
rischio delle miriadi di varianti di prodotti finanziari
disponibili sul mercato sono quanto di più disparato e
nebuloso possibile (senza contare che, a un dato punto, OGNI
titolo ed OGNI prodotto ha di fatto la sua dose di rischio
di perdita totale del capitale investito). In ogni caso, si
propone di far decidere lo Stato. Unione Sovietica,
appunto.
Discriminante poi - secondo me - è anche la soglia dei
100mila euro imposta dalla legislazione comunitaria come
limite per la partecipazione dei correntisti ai cc.dd.
"bail-in"... Che senso ha una soglia fissa? Non dovrebbe
piuttosto essere stabilito un valore in percentuale della
liquidità accreditata ai conti correnti? E questa soglia,
poi, è destinata a rimaner fissa nel tempo, o ne è
prevista p.es. una rivalutazione in funzione
dell'inflazione? In caso affermativo, a quale tasso
d'inflazione si farà riferimento: nazionale, od europeo?).
Ma questa è un'altra storia.
Tornando alle affermazioni del DG Rossi - e chiudo - ciò
che invece avrei preferito sentire (e mi sarebbe apparso
decisamente meno "peloso") sarebbe stata la proposta p.es.
di garantire per legge il libero mercato di ogni e qualsiasi
titolo emesso, con inoltre il vincolo per l'emittente (o chi
eventualmente per esso) al ruolo di market-maker di ultima
istanza con un quantitativo minimo costante in acquisto ed
in vendita a gap fissato di prezzo in ogni istante di
mercato aperto. In questo modo non ci sarebbero più
obbligazioni subordinate non quotate e in ogni istante anche
per il più sprovveduto dei dichiaranti Mifid sarebbe
garantita la possibilità di liberarsi dei titoli
acquistati. Non sarebbe un rimedio definitivo, ma certo
aiuterebbe... e senza discriminare nè scavalcare.
Spero di non averLa annoiata - e La ringrazio per la
stimolante discussione.
Le auguro una buona giornata
d.
13 dicembre 2015 19:42 - savpg8801
A seguito di quanto ebbi a ipotizzare in mio post delle
10.42 e che riporto:...."" Come si dovrebbe impedire a un
prodotto finanziario, spesso spacciato come "di risparmio",
di essere venduto.
In ultima analisi, i prodotti subordinati, ma anche altre
tipologie non sarebbero stati valutati come altamente
pericolosi al di là della normale precauzione.
L'autorità, a cui fa capo ogni società civile nella sua
ampia gamma di varietà, non avrebbe MAI dovuto permettere
l'introduzione di queste "pozioni" a rischio altissimo,
tutelando in toto tutte le fascie della
popolazione.....""
-.-.-.-
Mi trovo ora a dover riportare anche la dichiarazione di
oggi pomeriggio del Direttore Generale di Banca d'Italia che
in un report televisivo dichiara che:... per legge
dovrebbero essere vietate le emissioni o i collocamenti di
prodotti a rischio come quelli delle subordinate ed altri
aventi finalità simili al fine di tutelare almeno chi non
è in grado di valutare autonomamente e in via pilotata i
rischi enormi a cui va incontro.....
ecco la scoperta dell'acqua calda, a mio avviso.
Sono per questo,soddisfatto e fiducioso che immediatamente
si provveda a ciò anche se non ci dovrebbe essere bisogno
di una nuova legge perchè i reati di truffa, raggiro ecc.
sono già leggi. E che la vigilanza di cui agli organi della
Consob e specifici della Banca d'italia siano, sempre per
legge, più attivi.
13 dicembre 2015 10:42 - savpg8801
Per dartagnampolo, suo del 12/12.
Non sarò certamente esaustivo e non pretendo di esserlo mai
al di là delle mie porsonali opinioni che in genere
evitano, se possibile, di addentrarsi in cavillosi esami di
dettaglio esaminando a posteriori ed in maniera critica e
supportata dal "senno di poi" su fatti già noti:
---
Certamente fa benissimo ad adottare questi tecnicismi
operativi che sono la raccomandazione primaria e logica di
ogni addetto. Con questo non intendo pretendere nulla in
aggiunta al comportamento di gran parte della tipologia
comune al "normale" investitore-risparmiatore.
In altre parole la gestione di capitali propri e di cui si
è assunta la responsabilità familiare o aziendale, deve
seguire alcune regole note a tutti., cioè differenziare nel
tempo, nei luoghi, nelle tipologie, nelle quantità.
Talvolta e per molti motivi compresa l'incapacità
personale, le vedute personali, le reticenze a comprendere,
i troppi consigli venuti da più parti e spesso discordanti,
e non ultimi quelli dei proponenti stessi, portano a
condurre scelte errate.
C'è la truffa, il raggiro, il confidamento, ma anche la
misconoscenza delle tantissime regole.
Il mio messaggio di opinione è generalmente quello di non
considerare ogni azione come una conseguenza ineluttabile di
un informatico "if-then".
Alla semplice: se(if) ci sono banche che propongono prodotti
suscettibili di collocamento in rischio trash, allora(then)
se non ho letto o ben valutato le specifiche fondamentali
informative, sono considerato colpevole.
Vorrei rcordare il principio di precauzione. Se una strada
comunale viene valutata in pericolo di frana, la si chiude
al traffico. Questo è il dovere dell'autorità, sia essa
decisionale sia essa di vigilanza.
L'autorità deve preventivamente valutare se un prodotto
farmaceutico fa morire la gente (anche se non riesce o può
leggere il "bugiardino" (in fase di rivisitazione));
valutazione che non deve privilegiare la sopravvivenza
commerciale dell'azienda farmaceutica, ma quella del malato.
E ben si fa se si ritira un farmaco anche solo in presenza
di dubbi. Come si dovrebbe impedire a un prodotto
finanziario, spesso spacciato come "di risparmio", di essere
venduto.
In ultima analisi, i prodotti subordinati, ma anche altre
tipologie non sarebbero stati valutati come altamente
pericolosi al di là della normale precauzione.
L'autorità, a cui fa capo ogni società civile nella sua
ampia gamma di varietà, non avrebbe MAI dovuto permettere
l'introduzione di queste "pozioni" a rischio altissimo,
tutelando in toto tutte le fascie della popolazione.
Da ultimo e per non tediare troppo elenco alcuni tassi delle
epoche indicate(fra centinaia tempo per tempo elencate e
facenti parte di programmi gestionali da me elaborati).
Mi riferisco a tassi nominali e non di rendimenti che sono
legati ad altri fattori e che possono fuorviare. Come del
resto sono fuorvianti i presunti rendimenti di questi
subordinati, quando si parla solo di tassi un po' più alti
del normale.
BTP 1/11/97 12.50% rilevato al
2/5/93
CCT 1/10/96 14,25%
2/4/93
CCT 1/5/98 16/10%
2/5/93
CCT 1/7/95 16,40%
2/5/93
Obbl.ENEL 12/5/99 9,60%
2/5/93
Obbl.ENI 9%
2/5/93
CCT 1/4/01 11,20%
2/10/95
BTP 1/8/2003 10%
2/7/97
BTP 1/8/2004 8,50%
2/2/2004
------------------------
Infine, "fuorviante" significa non mettere in condizione la
pubblica opinione di considerare alto rischio un misero
tasso del 3% (anche se negli ultimi mesi i tassi di
riferimento"normali" sono più bassi di molto (ed anche il
decreto p.v. terrà conto dell'anno 2014) ma ideologicamente
tale da far perdere tutto il capitale asserendo che il
golosone di un tale tasso ha versato il latte interamente e
che ben gli sta data la sua incoscienza e superficialità.
12 dicembre 2015 19:21 - dartagnampolo
Rif. post savpg8801.
Egregio savpg8801,
perdoni se ricercando maggiore chiarezza mi permetto di
quotarLa pezzo per pezzo.
quoto
Egregio dartagnampolo.
Se lei elargisce consigli che derivano da sue esperienze,
quantomai non discutibili, si sentirà in dovere di farlo e
ne ha "facoltà".
/quoto
Innanzitutto, grazie per l'"egregio"... che
contraccambio.
quoto
La verve che lei evoca non è determinata da un occorso di
implicazione derivato da una delle banche in questione
/quoto
Buon per Lei...
quoto
come sembra ipotizzare attribuendomi emotività, ma da da
concetti di fondo che sono, tra l'altro, condivisi anche da
esperti. Se il sottoscritto non è un esperto come lei
asserisce fra le righe, cioè di fare attenzione a certe
inesattezze che lei evince da stati di fatto in esame e che
non devono essere presi per corretti, ma con diffidenza,
allora è fuori strada.
La mia "inesperienza" nasce dal fatto che ho solamente oltre
trent'anni di banca alle spalle(potrebbe ipotizzare come sta
facendo in generale"" ma lei si occupava solo di direzione,
ma non di titoli "". E se questo non la consola abbastanza,
anche altri vent'anni di studi e atti pratici
comportamentali nel campo, appunto e tra l'altro, di
tattiche finanziarie bancarie e di varie esperienze dirette
con decine di colleghi e Istituti a scopo mio personale.
/quoto
Quindi complessivamente oltre 50 anni di campo di
battaglia... caspita, complimenti.
quoto
Quello che accetto e che suggerisco anche a lei è di non
essere mai sicuri di quel che si dice o si sentenzia anche
al proposito di adottare scontate tattiche differenziative,
di mancate firme irresponsabili, o di culture derivate da
mass-media televisivi. Le opinioni in questi forum sono
spesso mal capite o interpretate.Le argomentazioni sui
tassi, facendone oggetto di proporzionalità propedeutica a
finalità correlate ad assunzione di rischi, o di profili
atti a concludersi in perdita del capitale lasciano il tempo
che trovano, anzi fanno parte del frasario comune
semplicistico che viene addotto a giustificare queste azioni
di mancato diritto. Come dire che si uccide uno per futili
motivi.
/quoto
Mi scusi, ma... quindi mi sta smentendo i comuni assunti
("frasario comune semplicistico"?) quali p.es.
l'opportunità/utilità di differenziare i propri
investimenti e/o la necessità di seguire i propri
investimenti e/o la considerazione generale che "il mercato
ha sempre ragione" (considerando che è il mercato a dettare
i rendimenti effettivi)? (A titolo di precisazione, comunque
- non erano "mancate firme irresponsabili" quelle cui facevo
riferimento in precedenza, quanto piuttosto "firme
irresponsabilmente elargite con leggerezza".)
quoto
Non ha senso l'attribuzione di soggetto ad alto rischio se
acquista prodotti con qualche punto in più pur avendo
firmato ; e le diatribe sono proprio in questo senso.
/quoto
E invece sì che ha senso, a meno che non si provi
un'incapacità di intendere e volere all'atto della firma di
un documento (Mifid) nel quale si è *liberamente e
deliberatamente* specificato con quali strumenti finanziari
si ha dimestichezza e con quali no.
quoto
Ai tempi di Argentina, quando il tasso dei bond era 8,50%, e
con quelli il default, altri tassi non considerati a
rischio, erano mediamente al 6-6,50% e circolavano ancora
titoli di stato o altro considerati normali anche a tassi
simili.
Posseggo un database significativo sin dai primi anni'90.
/quoto
Mi scusi, ma stiamo parlando di tasso nominale o di
rendimento effettivo? A memoria io ricordo rendimenti
effettivi a doppia cifra - ma riconosco di non avere
database a suffragare questi ricordi.
quoto
Ai tempi erano ancora lontane le classificazioni di profilo
di rischio ed altro, e il reale rischio era appena accennato
nei contratti, ma lo era per tutti essendo le modulistiche
spesso molto semplici.
/quoto
E adesso che ci sono, invece, perchè ignorarle e/o
dichiararle invalide una volta che son state firmate?
quoto
Comunque ben lontani(i tassi) da quelli spuntati ai primi
anni '90 in attestazione a due cifre e sui 15 ed anche 16 ed
oltre%.
Adesso che si fanno migliaia di confronti è fuorviante
asserire gli stati di rischio e, quindi, di punizione per
chi cerca un 3% al posto di uno 0,15 o di un normale 1% di
sei mesi fa o meno di altre forme considerate(adesso) più
sicure ma comunque soggette a filo di rasoio al
declassamento, o ancora meno confrontando con la solita
Germania.
/quoto
"Fuorviante"? Quindi per Lei la nomenclatura di
"subordinata" (o Low Tier, se preferisce) è un dettaglio
irrilevante, ho capito bene?
quoto
Quindi non si crucci troppo di stabilire autonomamente i
fondamenti della verità e pensi a chi ha investito in
obbligazioni (prestiti che riteneva di avere rimborsati
senza problemi nella generalità delle cose) ed eviti
tecnicismi operativi che sono veramente fuori posto per la
quasi totalità degli investitori specie retail.
/quoto
Mi scusi, ma io stesso sono un investitore c.d. "retail". E
se non altro per correttezza e rispetto verso la mia
famiglia e quanti altri potrebbero direttamente o
indirettamente subire le conseguenze di un mio subentrato
stato di indigenza, nonchè verso amici, conoscenti o
qualsiasi altro individuo che so meno fortunati di me quanto
a lavoro e disponibilità, mi scusi ma di ogni singolo dei
"tecnicismi operativi" che Le danno apparentemente fastidio
io faccio invece tesoro, per quanto mi è possibile. Ed
auspico che altrettanto faccia la totalità degli
investitori, perchè - quantomeno in questi ultimi anni -
certo i mezzi per farlo non sono mancati e ancora non
mancano. In ultimo - generalmente l'ignoranza non è
ammessa: certo altro discorso sarebbe se al posto
dell'ignoranza dell'investitore "retail" la questione fosse
invece inerente ad una frode da parte della banca/del
collocatore... ma non è per la semplice ignavia del
"retail" restio e/o disinteressato a leggersi un prospetto
di "troppe" pagine (10, 80 o 250 che fossero) che si può
presupporre la frode della banca.
d.
12 dicembre 2015 19:17 - dartagnampolo
Rif. post federico6198: molto interessante e pienamente
condivisibile, grazie.
12 dicembre 2015 16:34 - federico6198
Risparmio gestito e investimenti finanziari: un problema
etico e culturale
Articolo di Roberto Cappiello
5 novembre 2008 0:00
Dopo alcuni anni dalla pubblicazione dei dati in tema di
risparmio gestito a cura dell'ufficio studi di Mediobanca,
dopo diversi crack finanziari fra i quali quello
dell'Argentina, della Cirio e della Parmalat, dopo gli
sconvolgimenti dovuti ai mutui sub-prime (ancora in atto),
dopo una abbuffata esagerata di utili ai danni dei piccoli
risparmiatori da parte delle banche, si comincia a prendere
atto del fatto che nel nostro paese c'e' bisogno di: 1) piu'
trasparenza nella definizione delle caratteristiche e nelle
modalità di collocamento delle obbligazioni strutturate; 2)
di uno sviluppo di una etica degli intermediari finanziari;
3) di una maggiore consapevolezza da parte degli
investitori.
Le campane, per ora, cominciano a suonare tutte la stessa
musica, mi riferisco alla Consob (Commissione Nazionale per
le Società e la Borsa presieduta da Lamberto Cardia),
l'Autorita' Garante per la Concorrenza ed il Mercato
(Antitrust presieduta da Antonio Catricala') e La Banca
d'Italia presieduta dal Governatore Mario Draghi. Sara' che
si tratta di una conseguenza necessaria dovuta al
recepimento della Direttiva 2004/39/CE denominata MIFID
(Market in Financial Instruments Directive) che introduce
importanti novita' nel settore, sara' perche' si vuole dare
una soluzione al problema dell'industria del risparmio
gestito, fatto sta che oggi i nodi sembrano essere venuti al
pettine; staremo a vedere come saranno sciolti nel
concreto.
Ma veniamo alla questione vera e cerchiamo di fare insieme
alcune riflessioni.
Vi propongo qui di seguito una parte della Relazione annuale
della Consob relativa all'anno 2006, pubblicata nel luglio
2007, che sintetizza molto bene i termini del problema, ma
soprattutto ci offre lo spunto per le considerazioni che
faremo successivamente. Scrive Cardia: Il settore dei fondi
comuni registra una prolungata fase di difficolta' mentre
aumenta il peso nel portafoglio dei risparmiatori di altre
forme di investimento quali le polizze assicurative a
contenuto finanziario e le obbligazioni bancarie, spesso
caratterizzate da strutture complesse e di piu' difficile
valutazione.
Questa evoluzione riflette, in larga parte, gli obiettivi
delle reti distributive, che negli ultimi anni hanno visto
privilegiare la vendita dei prodotti finanziari a piu'
elevati margini di rendimento per i distributori e
funzionali alle strategie di finanziamento dei gruppi di
appartenenza. Gli alti costi di distribuzione riducono non
solo il rendimento finale per gli investitori, ma anche le
risorse destinabili all’innalzamento della qualità del
servizio di gestione. L’applicazione della MiFID
rappresenta un’occasione per gli intermediari di
riconoscere che il miglioramento della qualita' dei servizi
resi ai propri clienti rappresenta la principale
opportunita' per realizzare profitti, in un quadro di
mercato aperto alla competizione con soggetti appartenenti a
sistemi gia' orientati a questi principi. La MiFID rimette
alla responsabilita' degli intermediari le scelte
organizzative per garantire trasparenza e correttezza nella
gestione dei conflitti di interessi. In tale ambito dovranno
operare incentivi ai dipendenti e dovra' essere curata al
meglio la loro preparazione professionale, affinche'
assumano comportamenti corretti e di elevata qualificazione;
dovra' essere favorita la diffusione di una cultura
aziendale orientata a uno sviluppo compatibile con la tutela
degli interessi dei clienti. Le Autorita' sono chiamate a
vigilare sulle scelte compiute. Un’area prioritaria per la
Consob e' il miglioramento della trasparenza nella
definizione delle caratteristiche e nelle modalita' di
collocamento delle obbligazioni strutturate. In ogni caso,
la piena conoscenza, da parte dell’investitore, dei
profili di rischio associati a tali strumenti e'
un’esigenza che deve essere assolta dall’intermediario.
Allo sviluppo di un’etica degli intermediari devono
corrispondere iniziative che, attraverso un’educazione al
risparmio, aumentino la consapevolezza degli investitori e
disincentivino comportamenti di “azzardo morale” (moral
hazard). I risparmiatori italiani hanno infine bisogno di
maggiori garanzie sull’efficacia delle sanzioni giuridiche
e morali nei confronti di chi compie gravi violazioni. La
continua e proficua collaborazione con l’Autorita'
giudiziaria, attraverso un’attivita' coordinata
nell’assunzione e gestione delle informazioni, ha portato
in evidenza comportamenti gravemente lesivi delle
regole”
La prima considerazione e' che, contrariamente a quanto
hanno scritto i giornali, la fuga dei risparmiatori italiani
dai fondi comuni di investimento non e' dovuta alla
penalizzazione del sistema di tassazione dei fondi italiani,
bensi' alle politiche di gestione delle banche e delle reti
di vendita che hanno indirizzato i risparmiatori verso
polizze assicurative e obbligazioni bancarie (prodotti con
piu' alti margini di profitto e minore assistenza post
vendita).
La conferma la si puo' trovare nelle conclusioni del
Rapporto del luglio 2008 del Gruppo di lavoro sui fondi
comuni italiani, promosso dalla Banca D'Italia con la
partecipazione di rappresentanti del Ministero dell'Economia
e delle finanze, della Consob e dell'industria, in
particolare vi si legge: “Dopo essere cresciuti a un ritmo
molto sostenuto nella seconda meta' degli anni novanta,
dall’inizio di questo decennio i fondi comuni italiani
hanno registrato un persistente deflusso netto di risparmio:
tra il 2000 e il 2007 i riscatti di quote hanno sopravanzato
le sottoscrizioni per 153 miliardi, restando cospicui anche
nei primi mesi del 2008; il patrimonio gestito si e' nel
complesso ridotto di oltre un terzo. L’ampia contrazione
dei fondi comuni italiani e' stata solo in parte compensata
dalla crescente diffusione nel nostro Paese di fondi comuni
esteri.
Il ridimensionamento del settore e' un caso unico tra i
principali paesi europei. La quota di mercato dei fondi
comuni di diritto italiano in Europa e' scesa dal 12 al 4
per cento. Nel portafoglio delle famiglie italiane tra il
2000 e il 2006 il peso dei fondi comuni (italiani ed esteri)
si e' ridotto di quasi 9 punti percentuali, all’8 per
cento; sono nel contempo aumentati i pesi delle polizze
assicurative e della raccolta bancaria (di circa 6 e 3 punti
percentuali, rispettivamente).
Numerosi sono i fattori che hanno contribuito alla crisi del
settore: asimmetrie regolamentari in materia di trasparenza
e di regole di comportamento dei soggetti collocatori, che
svantaggiano i fondi comuni rispetto, principalmente, alle
polizze assicurativo-finanziarie e alle obbligazioni
bancarie; l’assetto dell’industria, imperniato
sull’integrazione verticale tra produzione e
distribuzione, in cui le reti bancarie e assicurative
svolgono un ruolo dominante in forza del fatto che esse sono
il canale pressoche' esclusivo per la vendita al pubblico di
prodotti finanziari; infine, un regime fiscale che penalizza
i fondi italiani rispetto a quelli esteri. Queste
caratteristiche dell’industria italiana del risparmio
gestito, unitamente alla scarsa assistenza fornita ai
clienti nelle scelte di investimento, hanno fatto si' che,
da un lato, le SGR non abbiano avuto incentivi a innovare e
migliorare i prodotti, dall’altro, la distribuzione abbia
privilegiato prodotti meno trasparenti, che richiedono un
minore impegno di gestione postvendita nelle relazioni con i
clienti.
Tale scenario rende necessari interventi incisivi e
tempestivi da parte sia delle Autorita' di settore sia delle
societa' di gestione del risparmio e dei relativi gruppi di
appartenenza.”
La seconda considerazione e' che se siamo finiti in questa
situazione la colpa non e' solo dell'industria del risparmio
gestito (banche, assicurazioni, promotori finanziari ecc),
e' anche delle autorita' di vigilanza che si sono limitate a
registrare l'andamento del mercato piuttosto che prevenire
ed impedire comportamenti scorretti dovuti all'asimmetria
informativa che caratterizza il settore, ed e' anche dei
risparmiatori che si sono lasciati prendere la mano in
momenti di euforia dei mercati.
Quella che ha riguardato il mercato del risparmio gestito in
Italia e' stata una vera e propria sbronza seguita alle
novita' introdotte dalla Legge n.1 del 2 gennaio 1991
(nascita delle SIM e dell'Albo dei Promotori Finanziari) e
agli eventi che hanno preceduto l'entrata dell'Italia nella
comunita' economica europea.
Il processo di convergenza verso l'euro ha determinato il
passaggio da una situazione di alti tassi e di alta
inflazione ad una di bassi tassi e bassa inflazione. Una
vera e propria rivoluzione che ha fatto perdere di vista il
mercato dei titoli di Stato che ormai davano rendimenti
risicati rispetto a quelli a cui tutti eravamo abituati,
anche se in termini reali era cambiato poco. Da li vi e'
stato un graduale travaso di risparmio dai titoli di stato
ai fondi comuni di investimento, ai famosi reverse floater e
altre diavolerie finanziarie che hanno riservato tantissime
delusioni e perdite ai loro sottoscrittori. Il crescente
travaso di capitali verso gli investimenti azionari sia
direttamente che tramite i fondi, unitamente ad una
congiuntura favorevole dei mercati dovuta anche ai bassi
tassi di interesse che favorivano gli indebitamenti, ha
condotto gli ingenui, sprovveduti ed inesperti risparmiatori
italiani verso la prima grande bolla speculativa del
ventesimo secolo, la bolla Hi-tech e dei mercati azionari, a
“piedi uniti”.
La terza considerazione riguarda il moral Hazard (azzardo
morale) anche questa documentata. Basta leggere la relazione
dell'Ufficio studi di Mediobanca. Il moral hazard e' una
delle due distorsioni tipiche che si possono avere in una
situazione di asimmetria informativa, l'altra e' la
selezione avversa (adverse selection).
In sostanza se io devo sottoscrivere un fondo comune di
investimento e non ne so nulla, la controparte potra'
indirizzarmi verso la sottoscrizione del prodotto che fa
piu' comodo a lei, e gli riuscira' tanto meglio quanto meno
informazioni ho a riguardo (adverse selection). Questa forma
di distorsione si realizza nella fase precedente alla
sottoscrizione del contratto. Una volta sottoscritto il
contratto, se io non sono in grado di controllare l'operato
della societa' di gestione del fondo, ne direttamente ne
indirettamente (attraverso dei professionisti esperti ed
indipendenti o attraverso le autorità di vigilanza), non
saro' mai in grado di capire se la SGR sta facendo il lavoro
per cui le pago laute commissioni o se fa finta.
Questo tipo di distorsione si realizza in tutti i settori,
tutte le volte che c'e' una controparte che conosce molto
bene cio' che sta vendendo e una che deve comprare e ne sa
poco o nulla. Si puo' avere anche se e' il compratore ad
avere piu' informazioni, ad esempio se si acquista un
oggetto di antiquariato da uno che non ne conosce il valore.
Il problema e' molto importante soprattutto quando si tratta
di settori particolarmente delicati e sensibili quali
appunto il risparmio, la salute e gli alimentari per citarne
alcuni.
Ecco allora la logica conclusione a cui si arriva, in attesa
di provvedimenti normativi che avviino un processo di
rinnovamento del settore, secondo le linee sopra esposte, e'
necessario cominciare a studiare e a lavorare nel proprio
piccolo per aumentare il proprio livello di conoscenza e di
consapevolezza, sia che siamo risparmiatori che addetti ai
lavori.
Ricordiamoci che le banche sono degli istituti privati che
svolgono attivita' di impresa, e che la loro attivita'
consiste nell'acquistare denaro da chi ce l'ha e nel
venderlo a chi ne ha bisogno, il tutto distribuendo il
rischio sul mercato. Infatti per secoli le banche hanno
preso denaro sulla fiducia e prestato denaro a rischio,
svolgendo un importante funzione sociale. Il problema e'
nato quando esse hanno cominciato ad essere piu' avide
perseguendo una politica di massimizzazione del profitto
(pagando meno interessi possibile a chi gli portava i soldi)
e facendosi pagare il piu' possibile da chi glieli chiedeva)
scaricando il rischio sul mercato e polverizzandolo fra i
piccoli risparmiatori ignari. Si veda in proposito La Paura
e La Speranza di Giulio Tremonti (Mondadori editore).
Piu' noi ci rifiutiamo di capire e meno rendono, se siamo
risparmiatori; viceversa piu' costano, se dobbiamo
indebitarci.
Vi propongo di seguito alcuni dati per darvi un'idea dei
numeri che riguardano l'industria del risparmio gestito e
della enorme torta di cui stiamo parlando:
CHI FA PERDERE PIU' SOLDI?
Crack obbligazionari Danni provocati
Anno 2001 Argentina - 5,6 Miliardi di euro
Per mancata adesione - 1,6 Miliardi di euro
Anno 2002 Cirio - 0,7 Miliardi di euro
Anno 2003 Parmalat - 3,1 Miliardi di euro
Totale - 11 Miliardi di euro
Risparmio gestito Danni provocati
Ogni anno Fondi, gestioni, previdenza privata, obbligazioni
strutturate ecc
-20 Miliardi di euro (*)
(*) Ultimi anni, 2% di circa 1.000 miliardi gestiti.
Fonte: seminario su Risparmio tradito e previdenza
traballante a cura del prof. Beppe Scienza
12 dicembre 2015 15:52 - savpg8801
Egregio dartagnampolo.
Se lei elargisce consigli che derivano da sue esperienze,
quantomai non discutibili, si sentirà in dovere di farlo e
ne ha "facoltà".
La verve che lei evoca non è determinata da un occorso di
implicazione derivato da una delle banche in questione come
sembra ipotizzare attribuendomi emotività, ma da da
concetti di fondo che sono, tra l'altro, condivisi anche da
esperti.
Se il sottoscritto non è un esperto come lei asserisce fra
le righe, cioè di fare attenzione a certe inesattezze che
lei evince da stati di fatto in esame e che non devono
essere presi per corretti, ma con diffidenza, allora è
fuori strada.
La mia "inesperienza" nasce dal fatto che ho solamente oltre
trent'anni di banca alle spalle(potrebbe ipotizzare come sta
facendo in generale"" ma lei si occupava solo di direzione,
ma non di titoli "". E se questo non la consola abbastanza,
anche altri vent'anni di studi e atti pratici
comportamentali nel campo, appunto e tra l'altro, di
tattiche finanziarie bancarie e di varie esperienze dirette
con decine di colleghi e Istituti a scopo mio personale.
Quello che accetto e che suggerisco anche a lei è di non
essere mai sicuri di quel che si dice o si sentenzia anche
al proposito di adottare scontate tattiche differenziative,
di mancate firme irresponsabili, o di culture derivate da
mass-media televisivi. Le opinioni in questi forum sono
spesso mal capite o interpretate.Le argomentazioni sui
tassi, facendone oggetto di proporzionalità propedeutica a
finalità correlate ad assunzione di rischi, o di profili
atti a concludersi in perdita del capitale lasciano il tempo
che trovano, anzi fanno parte del frasario comune
semplicistico che viene addotto a giustificare queste azioni
di mancato diritto. Come dire che si uccide uno per futili
motivi.
Non ha senso l'attribuzione di soggetto ad alto rischio se
acquista prodotti con qualche punto in più pur avendo
firmato ; e le diatribe sono proprio in questo senso.
Ai tempi di Argentina, quando il tasso dei bond era 8,50%, e
con quelli il default, altri tassi non considerati a
rischio, erano mediamente al 6-6,50% e circolavano ancora
titoli di stato o altro considerati normali anche a tassi
simili.
Posseggo un database significativo sin dai primi anni'90.
Ai tempi erano ancora lontane le classificazioni di profilo
di rischio ed altro, e il reale rischio era appena accennato
nei contratti, ma lo era per tutti essendo le modulistiche
spesso molto semplici.
Comunque ben lontani(i tassi) da quelli spuntati ai primi
anni '90 in attestazione a due cifre e sui 15 ed anche 16 ed
oltre%.
Adesso che si fanno migliaia di confronti è fuorviante
asserire gli stati di rischio e, quindi, di punizione per
chi cerca un 3% al posto di uno 0,15 o di un normale 1% di
sei mesi fa o meno di altre forme considerate(adesso) più
sicure ma comunque soggette a filo di rasoio al
declassamento, o ancora meno confrontando con la solita
Germania.
Quindi non si crucci troppo di stabilire autonomamente i
fondamenti della verità e pensi a chi ha investito in
obbligazioni (prestiti che riteneva di avere rimborsati
senza problemi nella generalità delle cose) ed eviti
tecnicismi operativi che sono veramente fuori posto per la
quasi totalità degli investitori specie retail.
12 dicembre 2015 13:59 - dartagnampolo
P.S.: quanto al commento da Lei appena inserito, devo farLe
notare che è un po' fuori strada:
quoto
"il debitore è tenuto ad eseguire ESATTAMENTE la
prestazione dovuta; il secondo precisa che il
soddisfacimento delle pretese del creditore si attua con la
soggezione di tutto il patrimonio dell’obbligato, il quale
risponde con tutti i suoi beni presenti e futuri..."
/quoto
Nessuno di questi due punti è in discussione, il fatto è
solo che viene stabilita una gerarchia di onorabilità dei
titoli. E se la coperta del "patrimonio dell'obbligato...
beni presenti e futuri" è corta, evidentemente non ce n'è
per tutti e chi rischia di rimanere (o rimane proprio) fuori
dal rimborso è chi già all'atto del contratto si è messo
in fondo alla gerarchia.
Tutto qui.
d.
12 dicembre 2015 13:54 - dartagnampolo
E invece claudio8633 per molti versi ha ragione, anche se
non condivido alcune parti del ragionamento pubblicato sul
blog "alla rovescia" (rif. collegamento in fondo al suo
intervento).
Caro savpg8801, è francamente penoso il carosello di
interventi offerti sui vari canali tv (e non) da una
quantità di politici che si improvvisano esperti
straparlando di finanza, sbandierando articoli 47 della
Costituzione e cercando di cavalcare l'onda traendo
vantaggio per se'... per non parlare poi dello "spettacolo"
offerto dalle associazioni dei consumatori più in vista.
Ed è altrettanto penosa la differenza di tempo che
mediamente si dedica alla noiosissima cultura finanziaria
rispetto a quanto invece se ne dedica a cose molto più
amene tipo calcio e boiate televisive.
Le consiglio di gestire con più accortezza le firme che qui
asserisce di distribuire a cuor leggero, la parte principale
dei problemi nasce proprio da questa leggerezza. Il consenso
informato è l'arma che le banche hanno in mano e nessuno
può dirsi realmente obbligato a firmare alcunchè - nemmeno
coloro che si son trovati a vedersi offerte sottoscrizioni
di questo o quest'altro prodotto per ottenere tassi più
agevoli su un mutuo (potrebbero dirlo solo dopo aver
ricevuto tale "ricatto" - che poi ricatto vero e proprio non
è - da TUTTE le banche... ma dubito fortemente che si siano
presi la briga di provare altri sportelli, dal tono delle
dichiarazioni). Venire p.es. a dire ora del tutto
arbitrariamente che le Mifid sono spazzatura e che le firme
non contano è ridicolo - ma se vuole continuare con questa
arbitrarietà allora accetti pure anche l'idea di perdere la
casa e il lavoro, tanto si è appena affermata l'arbitraria
libertà di decidere che le firme su tutti i contratti sono
spazzatura...
Vedo dal Suo primo post di questa discussione che già era
rimasto scottato dai Tango-bond, probabilmente ora tutta
questa verve Le verrà da qualche ulteriore scottatura con
Etruria & co.... il consiglio che Le do, se me lo permette,
è di farsi una vera cultura sugli strumenti finanziari e di
non seguire la massa di esperti improvvisati che pullulano
nei talk in questi giorni, ragioni solamente con la Sua
testa e non si faccia abbindolare dalle cose che non capisce
a fondo. Nemmeno questo La salverà da bidoni, ma almeno Le
limiterà i danni.
Per Sua informazione, chi le scrive è sottoscrittore di
titoli azionari ed obbligazionari della Banca Popolare di
Vicenza - perciò ben lungi dall'essere infallibile. Ma un
po' di cultura finanziaria mi ha permesso di limitare il
danno massimo ad un 2% del portafoglio, anche in caso di
totale azzeramento del valore dei titoli. Ho cercato il
rendimento e qui mi è andata male, ma avendo differenziato
gli investimenti il bilancio è complessivamente più che
positivo. E tenga presente che il rendimento di quelle
obbligazioni non è (era) stellare, ma un 4% lordo - poca
cosa, ricordando i rendimenti a 2 cifre tanto comuni non
molti anni fa... ma molta cosa rispetto agli 0-virgola di
altri titoli a pari scadenza. E' questo che gli investitori
di Etruria dimenticano - di quel 3,50% di interessi da cui
son stati attratti non conta il valore assoluto, ma conta
piuttosto il valore relativo: se un titolo mi rende 30, 40,
50 volte il rendimento un BOT o un BTP di pari scadenza, un
motivo ci sarà... Per intenderci, è lo stesso discorso che
andrebbe fatto per il famigerato "spread" che tutti ora
festeggiano perchè inferiore ai 100 punti - ignorando però
il fatto che ciò comporta per il nostro Paese un costo del
debito più che triplo rispetto alla Germania (ca. 1,40% vs.
ca. 0,40%). Ritornando comunque alla questione Popolare di
Vicenza, è una cosa che personalmente mi scoccia molto
dover ammettere perchè certo non ne condivido
l'orientamento politico, ma trovo corretto sottolineare che
l'unico intervento davvero onorevole di questi giorni è il
"non ce l'ho con nessuno tranne che con me stessa" del
Presidente F-VG Debora Serracchiani - è cosa che in molti
dovrebbero imparare ad affermare.
Con questo, chiudo e La saluto.
d.
12 dicembre 2015 13:52 - savpg8801
L'obbligazione va soddisfatta a prescindere da formulazioni
di comodo.
La tradizionale definizione dell’obligatio in diritto
romano è contenuta nelle Istituzioni di Giustiniano:
“obligatio est iuris vinculum, quo necessitate
adstringimur alicuius solvendae rei secundum nostrae
civitatis iura”. La definizione si rivela quanto mai
importante, in quanto il nostro Codice Civile non dà una
definizione del rapporto obbligatorio, e ci gioviamo ancora
oggi delle parole delle fonti romane. Stando alla
definizione, obligatio est iuris vinculum, l’obbligazione
è vincolo giuridico.
Il Codice Civile menziona tali istituti al 1218 e 2740 . Il
primo stabilisce che il debitore è tenuto ad eseguire
ESATTAMENTE la prestazione dovuta; il secondo precisa che il
soddisfacimento delle pretese del creditore si attua con la
soggezione di tutto il patrimonio dell’obbligato, il quale
risponde con tutti i suoi beni presenti e futuri.
Molte altre interpretazioni mi lasciano perplesso. Capire la
difficoltà di applicare il diritto sull'estero(tipo
Argentina) è normale, ma direttamente nel nostro Paese mi
pare senza dubbio eseguibile.
E' ovvio che se trattasi di "Obbligazioni", a parte tutte le
nominazioni attribuite ad usum, esse vanno rispettate.
Non si capisce, quindi, la disattesa dello stato di diritto.
Stato o non Stato, Europa o meno, Banche o meno, chi si
obbliga deve, non risarcire addirittura in parte magari a
segno di carità con indegno ricorso ad arbitrati o altre
diavolerie e solo per alcuni, ottemperare al proprio
impegno. Punto.
Qualche illuminazione può essere suggerita da:
http://www.bankpedia.org/index.php/it/119-italian/o/23422-ob
bligazione-enciclopedia
11 dicembre 2015 20:17 - savpg8801
Ragionamento spavaldo, ipocrita, insensato e pure
incompetente quello dell'ultimo postante.
"Ragionamento" che va in linea con la metodica dell'andazzo
superficiale delle politiche degli ultimo quinquenni circa
le"responsabilità"
Si è sempre più teso ad attribuire al consumatore, al
cliente, al paziente, al fruitore di beni e servizi,
all'ignaro cittadino di uno stato che nulla ha più "di
diritto" la responsabilità di ogni sua azione anche non
legale vigendo da sempre il principio che "l'ignoranza della
legge non è ammessa".
Si è sempre puntato allo rendere il cittadino
"consapevole", informato, e responsabile con la più vasta
gamma di presìdi che altro non sono che la devoluzione al
consumatore di ogni "irresponsabile" azione che non vuole
esere assunta, invece, dal fornitore.
Chi non ha mai firmato consensi su qualsiasi azione medica o
anche interventistica pena la non esecuzione di qualsiasi
intervento anche minimo?
Chi non ha mai firmato i consensi (pagine di assunzione di
responsabilità e altro) all'atto di stipulare una polizza o
anche di una sola variazione?
Chi non ha mai sentito attribuirsi la colpa di aver
acquistato una scatoletta su cui c'era una sorta di
etichetta atta a sollevare responsabilità da parte del
produttore-venditore assumendosi in proprio(il consumatore)
ogni responsabilità di errata scelta?
Chi non ha mai cercato di aprire un conto, di effettuare
un'operazione bancaria, di acquistare tipologie di prodotti
i più svariati venduti (sia come intermediari che come
propri) senza vedersi penalizzato a non effettuare nessuna
operazione ed essere altamente responsabilizzato con la
firma su decine di pagine di "interviste"(eufemismo)che ogni
banca propone per togliersi(legalmente) il peso di ogni
onere?
E l'elenco si farebbe lungo.
Queste "norme" di ormai prassi consueta a cui siamo
purtroppo abituati, altro non sono che il mezzo di declinare
responsabilità da parte dell'offerente, traslandole al
consumatore.
Le regole di attribuire ad ogni categoria di cittadini
queste responsabilità sono vessatorie.
La colpa diviene esclusivamente del cittadino anche sopra ad
ogni sua capacità.
Non si tiene conto dei livelli medi o bassi del fruitore di
servizi.
Non si tutelano categorie deboli per uniformità, ma anche
categorie più consapevoli andrebbero da tutelare perchè il
danno non è solo perpetrato ai più poveri come
l'orientamento del Governo fa intendere, ma anche per tutti
gli altri.
Non è vero che se chi ha di più non deve essere rimborsato
perchè se ha di più potrebbe essere anche uno che non si
è sperperato i risparmi per tenerli per la vecchiaia. E con
l'acquisto di ogni tipo di obbligazione(si chiama
obbligazione una richiestaprestito che propone l'emittente
per finanziarsi e continuare onestamente la propria
attività temporaneamente e per non andare, appunto, in
cattive acque) e che proprio per la sua natura giuridica,
deve essere rimborsato quale elemento privilegiato vuoi
anche solo per l'onore dell'Istituzione stessa. Quindi il
sottoscrittore è uno che aiuta l'emittente mettendogli a
disposizione risorse sotto un compenso.
Compenso tradotto in interessi che alla valutazione odierna,
forse è appena qualcosina di più del normale, cioè
"zero".
La mania saputellare di chi giudica il rischio solo in base
a quel poco in più di interessi promesso(e spesso non
erogato) come unico elemento di meritato capestro, è
ingiudicabile.
Una obbligazione deve essere soluta.
Quindi, la mancanza di tutela da parte delle leggi è
insopportabile.
Il cittadino, purchè non sia un conclamato speculatore
professionista, va pertanto tutelato, difeso e accompagnato
alla totale risoluzione e non trattato come destinatario di
un'opera di carità.
E il rischio di creare sfiducia nel sistema per
l'allontanamento di ogni forma, appena incognita, di
azionariato, obbligazionariato, ed ogni altra forma
considerata a questo famoso"rischio forzosamente
inconsapevole", è enorme ed avrà gravissime ripercussioni.
11 dicembre 2015 17:06 - claudio8633
HANNO avuto giustizia.
continuano a sottolineare la presenza di persone che hanno
investito cifre consistenti per il loro standard di vita in
queste obbligazioni.
Ora facciamo un attimino un ragionamento della serva:
abbiamo i risparmi di una vita, cosa facciamo?
Li investiamo in una serie di investimenti in aree diverse a
rischi variabili in maniera che nella peggiore delle ipotesi
una parte consistente rimane e nella migliore abbiamo un
guadagno discreto?
Oppure decidiamo giocare alla roulette e investiamo tutti i
nostri averi liquidi in una singola obbligazione dal tasso
più elevato possibile, e rischio conseguente, incrociando
le dita?
Perché se la nostra opzione è stata quest'ultima, mi
dispiace, ma forse più che chiedere un rimborso allo stato
forse dovremmo pensare di farci levare la potestà e i
nostri averi essere gestiti da un funzionario dello Stato
così come avviene in caso che una persona venga certificata
come idiota.
I giudici tutelari dovrebbero quindi prendere l'elenco di
coloro i quali hanno fatto un simile investimento e quindi
assegnare un tutore legale a ognuno di questi cosicché si
eviti una seconda volta un simile macello.
Perché ricordiamoci che non è la prima volta ne la seconda
succede una cosa del genere in Italia lo abbiamo visto non
solo con i mutui, altra occasione in qua nella quale di chi
tutelari hanno fallito miseramente, ma lo abbiamo visto
anche nella situazione dell'Argentina.
cicci un po di testa, no?
11 dicembre 2015 9:23 - federico6198
Ieri sera alla trasmissione virus su rai due c'era quel
fanfarone di Ennio Doris, che ha fatto notare di quanto sia
solida la sua banca la mediolanum, e che ha fatto molti
utili e che gli italiani siano un popolo con una bassa
cultura finanziaria, ma si è dimenticato di dire che le
banche (compresa la sua naturalmente) contribuiscono
enormenente a mantenerli tali ed ignorani tralasciando
inoltre di dire che gran parte degli utili derivano dalle
comissioni prelevate ai piccoli investitori inconsapevoli
che si rivolgono a lui ed assieme a banca generali e azimut
si divdono gran parte degli utili ,avallati dalla consob
!!!!