http://www.corriere.it/extra-per-voi/2016/07/16/chi-c-dietro
-golpe-fasulloin-turchia-che-cosa-succede-ora-
L’analisi. Chi c’è dietro il «golpe fasullo» in
Turchia, e che cosa succede ora 16 luglio 2016
Che cosa si nasconde dietro a un «golpe» durato appena
quattro ore. Il ruolo dei vertici militari, quello del nuovo
capo del governo, quello di Gulen. E chi ha da guadagnare da
quanto accaduto. Le domande e le risposte
dell’editorialista del «Corriere» di Antonio Ferrari
Che cosa è avvenuto realmente in Turchia? Un golpe?
«Beh, golpe è una parola grossa. Al massimo potremmo
definirlo un minigolpe improprio, a scoppio anticipato».
Perché non credi al golpe?
«Primo: perché nella mia vita professionale ho visto tutto
e il contrario di tutto, ma un golpe di sole quattro ore non
avrei mai potuto immaginarlo, neppure nello stato libero di
Bananas. Secondo, ci sono retroscena quasi inquietanti,
quantomeno improbabili».
Puoi raccontarli e spiegarli?
«Parto dalle notizie accertate. Ho conosciuto la Turchia
trentasei anni fa, e vi sono tornato regolarmente. Ho
intervistato tutti i leader politici, compreso il
carismatico Recep Tayyip Erdogan, con il quale una volta ho
litigato.Tanta frequentazione mi ha consentito di tessere
importanti rapporti personali. Insomma, ho fonti credibili e
preziosissime. Anche venerdì sera, per telefono, mi hanno
messo in guardia».
In che senso?
«Mi hanno fatto capire: attenzione, può essere una
sceneggiata. Domani Erdogan sarà più forte di oggi».
Ma ci sono stati circa 200 morti...
«Sì, ma — scusate il cinismo — il bilancio delle
vittime è simile a quello dei morti di Ankara durante la
manifestazione pacifista. Credete che importi a
Erdogan?».
Insomma, cos’è accaduto?
«Noi giornalisti, spesso per vanità o per attrazione
fatale della prima Repubblica, tendiamo a preferire
l’articolessa e i banali ghirigori old style,
sottostimando i fatti. Ma sono i fatti, la sana cronaca,
occhi attenti, umiltà e una mente attrezzata a ragionare a
fare la differenza. Non mi sono sfuggite e non ne ho ridotto
la portata, notizie e informazioni degli ultimi mesi dalla
Turchia. La nomina di un nuovo capo del governo, Binali
Yildirim, fedelissimo di Erdogan. Personalità grigia ma
capace. Improvvisamente il presidente ha aumentato la
pressione militare sui curdi in armi del Pkk, intensificando
la repressione più violenta. E Yildirim ha annunciato, a
tappe ravvicinate: primo, la pace con Israele dopo la
rottura seguita all’assalto contro il convoglio navale
pacifista turco, al largo di Gaza, costato 9 morti; secondo,
una lettera di scuse di Erdogan a Putin, e la pace fatta con
la Russia dopo l’abbattimento del cacciabombardiere di
Mosca nei cieli della Siria; terzo, la mano tesa al regime
siriano, cioè mano tesa a Bashar al Assad, che fino al
giorno prima il presidente turco avrebbe fatto ammazzare: al
punto che il sultano faceva affari con i tagliagole
dell’Isis (petrolio di contrabbando),e portava armi agli
estremisti islamici siriani, a partire dal sedicente Stato
islamico; quarto, rilancio del ruolo della Turchia nella
Nato e amicizia perenne con gli Usa».
D’accordo, ma il golpe o minigolpe che c’entra?
«A questo punto abbandoniamo il binario dei fatti
comprovati ed entriamo in quello delle ipotesi, supportate
però da forti indizi. Le Forze armate turche erano in
agitazione, in opposizione a Erdogan, accusato di molte
nefandezze: repressione della libertà di stampa, bugie sui
profughi, rifiuto di partecipare attivamente alla coalizione
internazionale contro il terrorismo. Ma la bassa forza,
molti colonnelli e graduati minori non avevano realizzato
che gli alti comandi si erano avvicinati al sultano».
Questa bassa forza era pronta ad agire in proprio?
«No, ma era influenzata da Fetullah Gulen, il predicatore
sunnita che vive in esilio negli Usa. Un islamico visionario
e moderato, amico anzi quasi fratello di Erdogan — o
almeno del primo Erdogan. Fu Gulen a spalancare al futuro
sultano le porte delle fondazioni più influenti. Gulen è
miliardario, controlla scuole, università, ha radici nella
magistratura, nei servizi segreti, nella polizia, ed è
molto popolare tra i soldati. Forse, i tempi del minigolpe
sono stati quelli di una prova di forza».
Innescata da chi?
«Non mi stupirei che la miccia sia stata accesa dallo
stesso Erdogan o dai suoi fedelissimi».
Vuoi dire che potrebbe essere un «golpe fasullo»?
«Esattamente. Le mie fonti turche hanno sostenuto questa
possibilità».
E il viaggio aereo di Erdogan nei cieli d’Europa?
«Temo che qualcuno, compreso qualche collega, abbia confuso
Erdogan con Ocalan. Il leader del Pkk Abdullah Ocalan, che
ho intervistato nella valle della Bekaa, fu cacciato dalla
Siria e vagò nei cieli in cerca di asilo politico, prima
d’essere catturato dai turchi e condannato
all’ergastolo.Pensate possibile che Erdogan lanci un
appello al popolo invitandolo a scendere nelle strade e di
proteggere il Paese, mentre vola su Francoforte, pronto a
scendere a Berlino per inginocchiarsi davanti a Merkel
supplicando asilo politico? E magari, dopo il no di Merkel,
pronto a virare su Londra per comprendere le intenzioni
della neopremier May? Ma per favore, solo a pensarci mi vien
da ridere. Amici e colleghi, questo è il risultato di non
conoscere ciò di cui si parla, magari sbraitando scemenze
in un salotto televisivo».
Quindi, secondo te, dov’era il presidente?
«In vacanza, a Marmara. È salito sull’aereo diretto ad
Ankara, poi ha preferito dirigersi a Istanbul, avendo saputo
che c’erano migliaia di persone ad attenderlo, assonnate
ma festanti. Fine del golpe, quattro ore dopo. Ma per
cortesia, siamo seri finalmente».
Per te, insomma, è quasi una farsa?
«Se non ci fossero i morti, direi di sì».
Ma a chi ha giovato questo minigolpe, come lo hai
chiamato?
«A Erdogan. È molto più forte. Magari spera di avere i
voti per cambiare la Costituzione, e trasformare la Turchia
in una Repubblica presidenziale».
La tua opinione?
«Spero di no, soprattutto per i miei amici turchi. E per i
miei colleghi che in quel Paese rischiano ogni giorno la
prigione. Se non peggio».
17 luglio 2016 19:28 - lucillafiaccola1796
http://www.corriere.it/extra-per-voi/2016/07/16/chi-c-dietro
-golpe-fasulloin-turchia-che-cosa-succede-ora-
L’analisi. Chi c’è dietro il «golpe fasullo» in
Turchia, e che cosa succede ora 16 luglio 2016
Che cosa si nasconde dietro a un «golpe» durato appena
quattro ore. Il ruolo dei vertici militari, quello del nuovo
capo del governo, quello di Gulen. E chi ha da guadagnare da
quanto accaduto. Le domande e le risposte
dell’editorialista del «Corriere» di Antonio Ferrari
Che cosa è avvenuto realmente in Turchia? Un golpe?
«Beh, golpe è una parola grossa. Al massimo potremmo
definirlo un minigolpe improprio, a scoppio anticipato».
Perché non credi al golpe?
«Primo: perché nella mia vita professionale ho visto tutto
e il contrario di tutto, ma un golpe di sole quattro ore non
avrei mai potuto immaginarlo, neppure nello stato libero di
Bananas. Secondo, ci sono retroscena quasi inquietanti,
quantomeno improbabili».
Puoi raccontarli e spiegarli?
«Parto dalle notizie accertate. Ho conosciuto la Turchia
trentasei anni fa, e vi sono tornato regolarmente. Ho
intervistato tutti i leader politici, compreso il
carismatico Recep Tayyip Erdogan, con il quale una volta ho
litigato.Tanta frequentazione mi ha consentito di tessere
importanti rapporti personali. Insomma, ho fonti credibili e
preziosissime. Anche venerdì sera, per telefono, mi hanno
messo in guardia».
In che senso?
«Mi hanno fatto capire: attenzione, può essere una
sceneggiata. Domani Erdogan sarà più forte di oggi».
Ma ci sono stati circa 200 morti...
«Sì, ma — scusate il cinismo — il bilancio delle
vittime è simile a quello dei morti di Ankara durante la
manifestazione pacifista. Credete che importi a
Erdogan?».
Insomma, cos’è accaduto?
«Noi giornalisti, spesso per vanità o per attrazione
fatale della prima Repubblica, tendiamo a preferire
l’articolessa e i banali ghirigori old style,
sottostimando i fatti. Ma sono i fatti, la sana cronaca,
occhi attenti, umiltà e una mente attrezzata a ragionare a
fare la differenza. Non mi sono sfuggite e non ne ho ridotto
la portata, notizie e informazioni degli ultimi mesi dalla
Turchia. La nomina di un nuovo capo del governo, Binali
Yildirim, fedelissimo di Erdogan. Personalità grigia ma
capace. Improvvisamente il presidente ha aumentato la
pressione militare sui curdi in armi del Pkk, intensificando
la repressione più violenta. E Yildirim ha annunciato, a
tappe ravvicinate: primo, la pace con Israele dopo la
rottura seguita all’assalto contro il convoglio navale
pacifista turco, al largo di Gaza, costato 9 morti; secondo,
una lettera di scuse di Erdogan a Putin, e la pace fatta con
la Russia dopo l’abbattimento del cacciabombardiere di
Mosca nei cieli della Siria; terzo, la mano tesa al regime
siriano, cioè mano tesa a Bashar al Assad, che fino al
giorno prima il presidente turco avrebbe fatto ammazzare: al
punto che il sultano faceva affari con i tagliagole
dell’Isis (petrolio di contrabbando),e portava armi agli
estremisti islamici siriani, a partire dal sedicente Stato
islamico; quarto, rilancio del ruolo della Turchia nella
Nato e amicizia perenne con gli Usa».
D’accordo, ma il golpe o minigolpe che c’entra?
«A questo punto abbandoniamo il binario dei fatti
comprovati ed entriamo in quello delle ipotesi, supportate
però da forti indizi. Le Forze armate turche erano in
agitazione, in opposizione a Erdogan, accusato di molte
nefandezze: repressione della libertà di stampa, bugie sui
profughi, rifiuto di partecipare attivamente alla coalizione
internazionale contro il terrorismo. Ma la bassa forza,
molti colonnelli e graduati minori non avevano realizzato
che gli alti comandi si erano avvicinati al sultano».
Questa bassa forza era pronta ad agire in proprio?
«No, ma era influenzata da Fetullah Gulen, il predicatore
sunnita che vive in esilio negli Usa. Un islamico visionario
e moderato, amico anzi quasi fratello di Erdogan — o
almeno del primo Erdogan. Fu Gulen a spalancare al futuro
sultano le porte delle fondazioni più influenti. Gulen è
miliardario, controlla scuole, università, ha radici nella
magistratura, nei servizi segreti, nella polizia, ed è
molto popolare tra i soldati. Forse, i tempi del minigolpe
sono stati quelli di una prova di forza».
Innescata da chi?
«Non mi stupirei che la miccia sia stata accesa dallo
stesso Erdogan o dai suoi fedelissimi».
Vuoi dire che potrebbe essere un «golpe fasullo»?
«Esattamente. Le mie fonti turche hanno sostenuto questa
possibilità».
E il viaggio aereo di Erdogan nei cieli d’Europa?
«Temo che qualcuno, compreso qualche collega, abbia confuso
Erdogan con Ocalan. Il leader del Pkk Abdullah Ocalan, che
ho intervistato nella valle della Bekaa, fu cacciato dalla
Siria e vagò nei cieli in cerca di asilo politico, prima
d’essere catturato dai turchi e condannato
all’ergastolo.Pensate possibile che Erdogan lanci un
appello al popolo invitandolo a scendere nelle strade e di
proteggere il Paese, mentre vola su Francoforte, pronto a
scendere a Berlino per inginocchiarsi davanti a Merkel
supplicando asilo politico? E magari, dopo il no di Merkel,
pronto a virare su Londra per comprendere le intenzioni
della neopremier May? Ma per favore, solo a pensarci mi vien
da ridere. Amici e colleghi, questo è il risultato di non
conoscere ciò di cui si parla, magari sbraitando scemenze
in un salotto televisivo».
Quindi, secondo te, dov’era il presidente?
«In vacanza, a Marmara. È salito sull’aereo diretto ad
Ankara, poi ha preferito dirigersi a Istanbul, avendo saputo
che c’erano migliaia di persone ad attenderlo, assonnate
ma festanti. Fine del golpe, quattro ore dopo. Ma per
cortesia, siamo seri finalmente».
Per te, insomma, è quasi una farsa?
«Se non ci fossero i morti, direi di sì».
Ma a chi ha giovato questo minigolpe, come lo hai
chiamato?
«A Erdogan. È molto più forte. Magari spera di avere i
voti per cambiare la Costituzione, e trasformare la Turchia
in una Repubblica presidenziale».
La tua opinione?
«Spero di no, soprattutto per i miei amici turchi. E per i
miei colleghi che in quel Paese rischiano ogni giorno la
prigione. Se non peggio».