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28 luglio 2016 18:03 - savpg8801
Sig.Giorgio Canella, si gioca sul filo di lana riguardo alle terminologie.
Il comune senso della parola"consulente" è diverso dal suo, elaborato, con finalità specifiche assegnate alle varie definizioni, insomma un arrangiamento legale e funzionale come, per altri versi, ha più volte spiegato Alessandro Pedone. Non voglio arrivare a nessuna logomachia per questo. Mi limito a dire ancora che il termine di percezione è generico senza entrare nei meriti. Ha mai notato quante volte, entrando nelle banche, ci siano cartelli indicativi quali: Consulenza finanziaria, Consulente titoli, o altro? Altre banche hanno modificato ancora tanto tempo fa in: Servizio titoli, Operatività finanziaria, ecc.
Quando sente, perciò, parlare di consulenza, la prego di capire in modo generico come la pensano i risparmiatori generici.
Semplicemente senza elucubrazioni normativo-legali. Ed ancora più semplicemente Le dirò che questo modo di investire il risparmio (anche se qualcuno già faceva del timido trading per lettera e non in via elettronica in quanto non, allora, possibile) è nato effettivamente da un rapporto fiduciario nella banca (si definiscono in tecnica bancaria DDFF o depositi fiduciari) che, prima, offriva solo depositi vincolati o liberi o certificati, o depositi in conto corrente. Uniche vie per la provvista. E solo da quando si è instaurato un modo più veloce e non cartaceo di fare acquisti e vendite, quindi dalla piena operatività elettronica non più di due decenni fa nella maggioranza, è esploso il trading o l'investimento in titoli di vario tipo, in fondi( al proposito, uno dei primissimi fondi fu il Fondicri, appunto promosso da ICCRI, alla fine degli anni '70 o poco più) e in molteplici altre invenzioni quali, in vino, in quadri, in metalli, ecc. Libero sfogo all'inventiva.
Questo per informare che dagli anni '80 molti dipendenti bancari si dimettevano per andare a formare ranghi alle finanziarie che avevano anche scopi di investire per conto dei risparmiatori, promettendo anche, spesso, maggiori soddisfazioni che, poi, non sarebbero state mantenute( del resto lo facevano anche promotori interni alle banche-ovviamente, come sapete, per vendere prodotti della banca stessa).
La consulenza titoli bancaria, comunque, agisce anche sul fronte della provvista(necessaria per gli impieghi) oltre a quella dei servizi (per esempio C/V di titoli o altro di parti terze con il solo introito di commissioni più o meno onerose in dipendenza del potere contrattuale del "cliente"; operatività NON creditizia).
Quindi i cosiddetti consulenti esterni( si intende alle banche ) sono nati da poco. E sulla scorta di diversi casi di "promettoni" poi scappati con o senza malloppo, ecco una certa diffidenza che non è facile a far morire.
Se poi mettiamo il tutto alla luce che bisogna pagare un individuo che agisca finanziariamente per conto di un affidante incarico, resta il dubbio per molti, con i margini esigui di oggi, come possa far lucrare o guadagnare e farsi anche un proprio reddito.
28 luglio 2016 11:18 - giorgio canella
Gentile Francesco 3470, sono abbastanza d'accordo con alcuni suoi punti di vista , però dissento dalla sua affermazione "il rapporto tra la banca e il cliente è, per sua natura, fiduciario" perchè se fosse così certi fatti non sarebbero successi con la frequenza che conosciamo...il che non vuole dire che tutti siano scorretti ma che la correttezza non è la regola ...quanto ai questionari io credo che potrebbero essere un valido strumento se i controlli venissero poi effettuati con criteri diversi da quelli attuali...ma sta di fatto che i risparmiatori si mettono dalla parte del torto quando firmano senza sapere cosa firmano.
27 luglio 2016 17:03 - francesco3470
Mi sembra di capire che stiamo parlando del famoso Mifid che è palesemente uno strumento volto a tutelare le banche dalle "consulenze" fornite dai propri operatori ai clienti risparmiatori. Il suggerimento di prestare attenzione nella compilazione, pur se lodevole, nella realtà serve a poco perché in assenza del profilo richiesto per l'operazione messa in cantiere dal consulente, questi si asterrà dal perfezionarla. Il caso del postino in pensione che il consulente di Banca Etruria ha fatto diventare imprenditore per appioppargli azioni ed obbligazioni subordinate è emblematico. Ho avuto modo di esaminare il profilo costruito dal consulente di turno per un risparmiatore - persona di buona cultura, laureato ed alto funzionario di un'azienda di servizi, ma con limitata esperienza in campo finanziario - e mi sono stupito del fatto che egli era stato "collocato" sul gradino più alto della scala di competenza e conoscenza degli strumenti finanziari. Gli ho chiesto il motivo di questa allocazione e lui mi ha risposto che il consulente ha "dovuto" modificare il precedente profilo perché ha riscontrato nel suo dossier dei titoli azionari. Titoli azionari che, per altro, era ben noto allo stesso consulente erano pervenuti al cliente per successione dai genitori e, quindi, senza alcuna attività specifica da parte dello stesso. Ma a ben considerare l'intero questionario con l'attribuzione del massimo quoziente di competenza/conoscenza, sorge spontanea la domanda: perché affidarsi ad un consulente e non agire direttamente tramite un servizio di trading, anche prestato dalla stessa banca. Il cliente è in grado di operare senza problemi sula rete e, quindi, non esistono problemi perché egli possa risparmiare tempo e non star dietro ad un consulente che alla fine sarebbe solo un mero esecutore. Tutto questo conferma che i comportamenti non possono essere imposti per legge o provenire dall'alto. Il rapporto tra la banca ed il cliente è per sua natura fiduciario e nessun questionario potrà mai modificarlo nella realtà. Purtroppo ancora nessun giudice sembra essersi reso conto dell'evidente natura vessatoria e fraudolenta di questo strumento. E le stesse associazioni dei consumatori sembrano averne sin qui ignorato gli effetti perversi.
22 luglio 2016 19:34 - giorgio canella
Gent. savpg8801
, grazie per il riscontro; le lascio le sue opinioni ma penso che la sua idea di consulente sia un tantino diversa dalla mia...lei chiama consulente il soggetto che vende , che deve stare alle direttive...io chiamo consulente quel soggetto che mi offre consulenza e basta e che non è per nulla coinvolto nel processo di vendita nè, tantomeno , i cui redditi dipendono da ciò che vende ...ma lei è ovviamente libero di pensarla diversamente. Cordialità
22 luglio 2016 14:04 - savpg8801
No, Giorgio Canella, io rispetto le opinioni, ma mi premuro di conoscere prima da chi provengano.
E oso dire che mi basta poco per inquadrare (naturalmente non a prima vista o dalla forma del naso) chi le esprime. E l'espressione delle opinioni è vasta ed eterogenea, quand'anche pilotata.
Nella mia lunga esperienza di ramo bancario-economico ed altro, ho avuto modo di incontrare tanti soggetti sulla cui probità, onestà, esperienza, loquacità, affidamento, ecc. ci si sarebbe giurato ad occhi chiusi. Lei afferma che a similitudine medica (ma la medicina non è spesso una scienza "esatta") non sarebbe opportuno affidasi al parere di uno che, magari conclamato bravo, non visita o appioppa cure (per altro sempre di moda in quel momento) mirate e che "ci pigliano" senza accanite indagini.
Anche troppe indagini a volte confondono le idee e trovano sempre qualcos'altro che non va dimenticando il vero problema.
...a proposito di intermediari:... ma andare lì con la lista della spesa ...sapendo cioè esattamente cosa vuole e utilizzando l'ìntermediario come si utilizza la farmacia .... No, caro Canella; il risparmiatore non va da un consulente sapendo già cosa vuole. Lo fa per conto suo, perchè sa che ogni passaggio, in ogni ramo di attività economica, comporta maggiorazioni di "valore" aggiunto, facendo lievitare il risultato.
Il consulente, sappiamo, è uno che lavora per una sua azienda e deve stare alle direttive.
Il libero intermediario è spesso indipendente o facente parte di un gruppo. Anche esso ha le sue controindicazioni. Innanzitutto deve guadagnare. Ma su quale cespite? Ma sulla merce che compra e vende. Quindi se possiede proprio la bacchetta magica dell'informato, per far guadagnare anche al cliente, deve pur rischiare(a nome del cliente-evidentemente) mettendo, appunto, quest'ultimo a fronte di responsabilità di cui può non rendersi conto, oppure speculare e poi, se va male, qualche scusa. Come il medico che ti fa un elettrocardiogramma o di ti taglia un bugno, ti fa firmare carteggi per non addossarsi responsabilità ma di farle sottoscrivere al paziente. (ecco cominciamo con le regole).
E se l'ECG è buono adesso, dopo dieci minuti, scese le scale del reparto ti viene un accidente cardiaco, non è colpa del medico, ma del fato oppure dell'impossibilità della predizione del futuro.
Ripeto che le regole non intendono quasi mai tutelare il fruitore, ma spesso l'erogatore.
E lasciamo stare le opinioni dei farmacisti che sono spesso costretti da interessi commerciali se non da ovvia impreparazione ed esperienza medica operativa. I limiti sono imposti da esperienze di consultazione di ricette mediche in relazione a malattie o sindromi solite e note.
Se un medico o specialista ha prescritto FANS per un determinato sintomo, anche il farmacista lo farà. Ma null'altro se non di poco pericoloso .
Saluti.
22 luglio 2016 11:42 - giorgio canella
savpg8801, troppe regole NO, ma regole SI...... cosa penserebbe Lei di un medico al quale Lei si rivolge per la prima volta e che, senza chiederle nulla e senza visitarla, le prescrive una terapia??? se gliela prescrive Lei la seguirebbe? il punto è che spesso il cliente non riconosce (spesso a ragione) all'intermediario il ruolo di "medico del risparmio", ma se le cose stanno così il risparmiatore non dovrebbe chiedere consigli all'intermediario ma andare lì con la lista della spesa ...sapendo cioè esattamente cosa vuole e utilizzando l'ìntermediario come si utilizza la farmacia ....non pretendo che lei condivida la mia opinione ma io la penso così . cordialità
21 luglio 2016 6:22 - lucillafiaccola1796
le "leggi" che gli $governi fanno sono fatte ad "arte" per rovinare la Vita del Contribuente. Tanto chi le fa, non le deve rispettare. E la merda non si accorge che sta maneggiando la merda perché hanno lo stesso "profumo" di merda.
Mi piacerebbe sapere CON CERTEZZA a che gioco stanno giocando gli algoritmi che sgovernano le borse e quindi le banche e quindi i NOSTRI RISPARMI !!!!! Come difenderci? Ognuno di Noi si fa la propria banca-cassaforte? Troppo dispendioso e neanche te lo permetterebbero...Il MPS per esempio ma anche le altre banche saranno piene di case tolte a chi non ha potuto più pagare il mutuo. Dessero quelle in garanzia, visto che il "popolo affamato dai loro padroni" MAI PIU' potranno permettersi di comprare.
20 luglio 2016 11:13 - savpg8801
Troppe regole, troppe leggi, troppe incombenze per il risparmiatore che è stato inquadrato in schemi complicati e vessatori.
Come pretendere che ogni azione della vita, ogni transazione, ogni interlocuzione venga affidata obbligatoriamente ad un "device" elettronico. Metà della popolazione è avulsa da questi sistemi, non li apprenderà mai, non ne è motivata, non ne comprende l'utilità, non li sa maneggiare, non vuole essere legata a una serie infinita di user-passwords o a capricci di batteria o di collegamenti web.
Il risparmiatore va dal consulente o alla banca, o alla posta e chiede come meglio collocare i propri risparmi. Punto.
Interviste(le chiamano eufemisticamente) sono veri e propri interrogatori con sottoscrizione di atti di accettazione di responsabilità e futuri probabili atti di accusa.
Se non si firma, non si fa nulla.
Anzichè lamentarsi delle regole, necessita adoprarsi per abolirle e mettere il risparmiatore (non sempre laureato economista e neppure questo basterebbe) in condizione onesta di non rischiare in modo "normale" e non in modo vessatorio. Infatti, più regole si fanno e più il cittadino è costretto.
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