Sig.Giorgio Canella, si gioca sul filo di lana riguardo alle
terminologie.
Il comune senso della parola"consulente" è diverso dal suo,
elaborato, con finalità specifiche assegnate alle varie
definizioni, insomma un arrangiamento legale e funzionale
come, per altri versi, ha più volte spiegato Alessandro
Pedone. Non voglio arrivare a nessuna logomachia per questo.
Mi limito a dire ancora che il termine di percezione è
generico senza entrare nei meriti. Ha mai notato quante
volte, entrando nelle banche, ci siano cartelli indicativi
quali: Consulenza finanziaria, Consulente titoli, o altro?
Altre banche hanno modificato ancora tanto tempo fa in:
Servizio titoli, Operatività finanziaria, ecc.
Quando sente, perciò, parlare di consulenza, la prego di
capire in modo generico come la pensano i risparmiatori
generici.
Semplicemente senza elucubrazioni normativo-legali. Ed
ancora più semplicemente Le dirò che questo modo di
investire il risparmio (anche se qualcuno già faceva del
timido trading per lettera e non in via elettronica in
quanto non, allora, possibile) è nato effettivamente da un
rapporto fiduciario nella banca (si definiscono in tecnica
bancaria DDFF o depositi fiduciari) che, prima, offriva solo
depositi vincolati o liberi o certificati, o depositi in
conto corrente. Uniche vie per la provvista. E solo da
quando si è instaurato un modo più veloce e non cartaceo
di fare acquisti e vendite, quindi dalla piena operatività
elettronica non più di due decenni fa nella maggioranza, è
esploso il trading o l'investimento in titoli di vario tipo,
in fondi( al proposito, uno dei primissimi fondi fu il
Fondicri, appunto promosso da ICCRI, alla fine degli anni
'70 o poco più) e in molteplici altre invenzioni quali, in
vino, in quadri, in metalli, ecc. Libero sfogo
all'inventiva.
Questo per informare che dagli anni '80 molti dipendenti
bancari si dimettevano per andare a formare ranghi alle
finanziarie che avevano anche scopi di investire per conto
dei risparmiatori, promettendo anche, spesso, maggiori
soddisfazioni che, poi, non sarebbero state mantenute( del
resto lo facevano anche promotori interni alle
banche-ovviamente, come sapete, per vendere prodotti della
banca stessa).
La consulenza titoli bancaria, comunque, agisce anche sul
fronte della provvista(necessaria per gli impieghi) oltre a
quella dei servizi (per esempio C/V di titoli o altro di
parti terze con il solo introito di commissioni più o meno
onerose in dipendenza del potere contrattuale del "cliente";
operatività NON creditizia).
Quindi i cosiddetti consulenti esterni( si intende alle
banche ) sono nati da poco. E sulla scorta di diversi casi
di "promettoni" poi scappati con o senza malloppo, ecco una
certa diffidenza che non è facile a far morire.
Se poi mettiamo il tutto alla luce che bisogna pagare un
individuo che agisca finanziariamente per conto di un
affidante incarico, resta il dubbio per molti, con i margini
esigui di oggi, come possa far lucrare o guadagnare e farsi
anche un proprio reddito.
28 luglio 2016 11:18 - giorgio canella
Gentile Francesco 3470, sono abbastanza d'accordo con alcuni
suoi punti di vista , però dissento dalla sua
affermazione "il rapporto tra la banca e il cliente è, per
sua natura, fiduciario" perchè se fosse così certi fatti
non sarebbero successi con la frequenza che conosciamo...il
che non vuole dire che tutti siano scorretti ma che la
correttezza non è la regola ...quanto ai questionari io
credo che potrebbero essere un valido strumento se i
controlli venissero poi effettuati con criteri diversi da
quelli attuali...ma sta di fatto che i risparmiatori si
mettono dalla parte del torto quando firmano senza sapere
cosa firmano.
27 luglio 2016 17:03 - francesco3470
Mi sembra di capire che stiamo parlando del famoso Mifid che
è palesemente uno strumento volto a tutelare le banche
dalle "consulenze" fornite dai propri operatori ai clienti
risparmiatori. Il suggerimento di prestare attenzione nella
compilazione, pur se lodevole, nella realtà serve a poco
perché in assenza del profilo richiesto per l'operazione
messa in cantiere dal consulente, questi si asterrà dal
perfezionarla. Il caso del postino in pensione che il
consulente di Banca Etruria ha fatto diventare imprenditore
per appioppargli azioni ed obbligazioni subordinate è
emblematico. Ho avuto modo di esaminare il profilo costruito
dal consulente di turno per un risparmiatore - persona di
buona cultura, laureato ed alto funzionario di un'azienda di
servizi, ma con limitata esperienza in campo finanziario - e
mi sono stupito del fatto che egli era stato "collocato" sul
gradino più alto della scala di competenza e conoscenza
degli strumenti finanziari. Gli ho chiesto il motivo di
questa allocazione e lui mi ha risposto che il consulente ha
"dovuto" modificare il precedente profilo perché ha
riscontrato nel suo dossier dei titoli azionari. Titoli
azionari che, per altro, era ben noto allo stesso consulente
erano pervenuti al cliente per successione dai genitori e,
quindi, senza alcuna attività specifica da parte dello
stesso. Ma a ben considerare l'intero questionario con
l'attribuzione del massimo quoziente di
competenza/conoscenza, sorge spontanea la domanda: perché
affidarsi ad un consulente e non agire direttamente tramite
un servizio di trading, anche prestato dalla stessa banca.
Il cliente è in grado di operare senza problemi sula rete
e, quindi, non esistono problemi perché egli possa
risparmiare tempo e non star dietro ad un consulente che
alla fine sarebbe solo un mero esecutore. Tutto questo
conferma che i comportamenti non possono essere imposti per
legge o provenire dall'alto. Il rapporto tra la banca ed il
cliente è per sua natura fiduciario e nessun questionario
potrà mai modificarlo nella realtà. Purtroppo ancora
nessun giudice sembra essersi reso conto dell'evidente
natura vessatoria e fraudolenta di questo strumento. E le
stesse associazioni dei consumatori sembrano averne sin qui
ignorato gli effetti perversi.
22 luglio 2016 19:34 - giorgio canella
Gent. savpg8801
, grazie per il riscontro; le lascio le sue opinioni ma
penso che la sua idea di consulente sia un tantino diversa
dalla mia...lei chiama consulente il soggetto che vende ,
che deve stare alle direttive...io chiamo consulente quel
soggetto che mi offre consulenza e basta e che non è per
nulla coinvolto nel processo di vendita nè, tantomeno , i
cui redditi dipendono da ciò che vende ...ma lei è
ovviamente libero di pensarla diversamente. Cordialità
22 luglio 2016 14:04 - savpg8801
No, Giorgio Canella, io rispetto le opinioni, ma mi premuro
di conoscere prima da chi provengano.
E oso dire che mi basta poco per inquadrare (naturalmente
non a prima vista o dalla forma del naso) chi le esprime. E
l'espressione delle opinioni è vasta ed eterogenea,
quand'anche pilotata.
Nella mia lunga esperienza di ramo bancario-economico ed
altro, ho avuto modo di incontrare tanti soggetti sulla cui
probità, onestà, esperienza, loquacità, affidamento, ecc.
ci si sarebbe giurato ad occhi chiusi. Lei afferma che a
similitudine medica (ma la medicina non è spesso una
scienza "esatta") non sarebbe opportuno affidasi al parere
di uno che, magari conclamato bravo, non visita o appioppa
cure (per altro sempre di moda in quel momento) mirate e che
"ci pigliano" senza accanite indagini.
Anche troppe indagini a volte confondono le idee e trovano
sempre qualcos'altro che non va dimenticando il vero
problema.
...a proposito di intermediari:... ma andare lì con la
lista della spesa ...sapendo cioè esattamente cosa vuole e
utilizzando l'ìntermediario come si utilizza la farmacia
.... No, caro Canella; il risparmiatore non va da un
consulente sapendo già cosa vuole. Lo fa per conto suo,
perchè sa che ogni passaggio, in ogni ramo di attività
economica, comporta maggiorazioni di "valore" aggiunto,
facendo lievitare il risultato.
Il consulente, sappiamo, è uno che lavora per una sua
azienda e deve stare alle direttive.
Il libero intermediario è spesso indipendente o facente
parte di un gruppo. Anche esso ha le sue controindicazioni.
Innanzitutto deve guadagnare. Ma su quale cespite? Ma sulla
merce che compra e vende. Quindi se possiede proprio la
bacchetta magica dell'informato, per far guadagnare anche al
cliente, deve pur rischiare(a nome del
cliente-evidentemente) mettendo, appunto, quest'ultimo a
fronte di responsabilità di cui può non rendersi conto,
oppure speculare e poi, se va male, qualche scusa. Come il
medico che ti fa un elettrocardiogramma o di ti taglia un
bugno, ti fa firmare carteggi per non addossarsi
responsabilità ma di farle sottoscrivere al paziente. (ecco
cominciamo con le regole).
E se l'ECG è buono adesso, dopo dieci minuti, scese le
scale del reparto ti viene un accidente cardiaco, non è
colpa del medico, ma del fato oppure dell'impossibilità
della predizione del futuro.
Ripeto che le regole non intendono quasi mai tutelare il
fruitore, ma spesso l'erogatore.
E lasciamo stare le opinioni dei farmacisti che sono spesso
costretti da interessi commerciali se non da ovvia
impreparazione ed esperienza medica operativa. I limiti sono
imposti da esperienze di consultazione di ricette mediche in
relazione a malattie o sindromi solite e note.
Se un medico o specialista ha prescritto FANS per un
determinato sintomo, anche il farmacista lo farà. Ma
null'altro se non di poco pericoloso .
Saluti.
22 luglio 2016 11:42 - giorgio canella
savpg8801, troppe regole NO, ma regole SI...... cosa
penserebbe Lei di un medico al quale Lei si rivolge per la
prima volta e che, senza chiederle nulla e senza visitarla,
le prescrive una terapia??? se gliela prescrive Lei la
seguirebbe? il punto è che spesso il cliente non riconosce
(spesso a ragione) all'intermediario il ruolo di "medico
del risparmio", ma se le cose stanno così il risparmiatore
non dovrebbe chiedere consigli all'intermediario ma andare
lì con la lista della spesa ...sapendo cioè esattamente
cosa vuole e utilizzando l'ìntermediario come si utilizza
la farmacia ....non pretendo che lei condivida la mia
opinione ma io la penso così . cordialità
21 luglio 2016 6:22 - lucillafiaccola1796
le "leggi" che gli $governi fanno sono fatte ad "arte" per
rovinare la Vita del Contribuente. Tanto chi le fa, non le
deve rispettare. E la merda non si accorge che sta
maneggiando la merda perché hanno lo stesso "profumo" di
merda.
Mi piacerebbe sapere CON CERTEZZA a che gioco stanno
giocando gli algoritmi che sgovernano le borse e quindi le
banche e quindi i NOSTRI RISPARMI !!!!! Come difenderci?
Ognuno di Noi si fa la propria banca-cassaforte? Troppo
dispendioso e neanche te lo permetterebbero...Il MPS per
esempio ma anche le altre banche saranno piene di case tolte
a chi non ha potuto più pagare il mutuo. Dessero quelle in
garanzia, visto che il "popolo affamato dai loro padroni"
MAI PIU' potranno permettersi di comprare.
20 luglio 2016 11:13 - savpg8801
Troppe regole, troppe leggi, troppe incombenze per il
risparmiatore che è stato inquadrato in schemi complicati e
vessatori.
Come pretendere che ogni azione della vita, ogni
transazione, ogni interlocuzione venga affidata
obbligatoriamente ad un "device" elettronico. Metà della
popolazione è avulsa da questi sistemi, non li apprenderà
mai, non ne è motivata, non ne comprende l'utilità, non li
sa maneggiare, non vuole essere legata a una serie infinita
di user-passwords o a capricci di batteria o di collegamenti
web.
Il risparmiatore va dal consulente o alla banca, o alla
posta e chiede come meglio collocare i propri risparmi.
Punto.
Interviste(le chiamano eufemisticamente) sono veri e propri
interrogatori con sottoscrizione di atti di accettazione di
responsabilità e futuri probabili atti di accusa.
Se non si firma, non si fa nulla.
Anzichè lamentarsi delle regole, necessita adoprarsi per
abolirle e mettere il risparmiatore (non sempre laureato
economista e neppure questo basterebbe) in condizione onesta
di non rischiare in modo "normale" e non in modo
vessatorio. Infatti, più regole si fanno e più il
cittadino è costretto.