Però mi permetto di far presente che le cose bisognerebbe
farle a prova di ricorso. Non si può fare un concorso
chiedendo prima se uno è o non è obbiettore, perchè, tra
l'altro, si tratta di dati supersensibili soggetti a
particolare tutela. Si può però creare un servizio per
l'interruzione volontaria di gravidanza (così come un
servizio trasfusioni,a prova di testimoni di Geova. E poi
precisare nel bando che i vincitori potranno essere
assegnati solo a quel servizio e che il rifiuto, per
qualsiasi motivo, di erogare le prestazioni necessarie
comporterà l'impossibilità di assegnare l'incarico. Penso
che sia lo stesso nel caso che qualcuno vinca un concorso
per far parte dei corpi di polizia e poi si rifiuti di
portare armi. Che sia per motivi di coscienza o no, credo
che sia possibile non assumerlo o (con qualche difficoltà
in più e dimostrando di non avere altre mansioni da
affidargli) licenziarlo. Però, sicccome tutti ipotizziamo
che queste crisi di coscienza non siano tutte così
autentiche, l'alternativa potrebbe anche essere di
autonimizzare completamente questi servizi creando strutture
complesse ad attività solo diurna e programmata, con alta
qualificazione (per esempio aggiungendo all'organico
psicologi ed assistenti sociali). Un conto è il non bel
lavoro di interrompere gravidanze dalla mattina alla sera.
Un conto è lavorare con chi interrompe la gravidanza per
affrontare i problemi medici o sociali che hanno dato quel
risultato. Ho personalmente assistito ad un processo da cui
emerse che un servizio IVG nemmeno si accorgeva che le
prostitute interruttrici seriali erano minacciate dagli
sfruttatori,se non avessero fatto la richiesta, di essere
fatte abortire a calci e pugni (e a volte pare sia
successo). E ho constatato che alle donne sieropositive per
HIV, in qualche caso, non si spiegava che il rischio di
avere un bambino ammalato era ormai ridotto ad un caso su
20, perchè il personale non era aggiornato. Forse, se si
applicasse la legge invece di subirla come una scocciatura,
ci sarebbero meno problemi anche per le amministrazioni.
24 febbraio 2017 19:28 - lucillafiaccola1796
complimenti. Bella mossa zingaretti o chi per lui. Inoltre,
questi non sono sprovveduti. Sono andati secondo logica e si
sono documentati "Magistralmente", inserendo nel contratto
che l'eventuale rifiuto detto obiezione di coscienza [ma
poi-privatamente- fanno anche gli aborti a chi non è
incinta...è risaputo...sepolcri neanche sbianchettati, non
per niente anche protettori di fili-pedo]costituirà motivo
di licenziamento. Homo insipiens avvisato...
24 febbraio 2017 19:08 - ennius4531
.. tanto fervore da parte di Moretti ottenebra la mente e
induce a scrivere il contrario del vero.
Non è come sostiene Moretti che si voglia '... imporre
l’assunzione di medici obiettori, ..' , bensì il bando
dispone esattamente il contrario e cioè impone l'assunzione
di medici non obiettori.
Le malignità espresse da Moretti sui ginecologi obiettori
possono altrettanto bene essere rivolte ai non obiettori
sospettandoli di dichiararsi tali per poter agguantare più
facilmente uno stipendio.
Ah Moretti, prima di scrivere solo d'istinto, ... camomilla,
camomilla ....
24 febbraio 2017 15:28 - Annapaola Laldi
Segnalo con questo link
http://www.repubblica.it/salute/2017/02/24/news/rovigo_bando
_biologhe_non_obiettrici_per_procreazione-159104307/?ref=HRE
C1-3
l'iniziativa analoga a quella del Lazio presa dalla ASL 18
di Rovigo. Qui si cercano biologhe non obiettrici per
garantire la procreazione non assistita.
"Il nostro obiettivo - ha detto Compostella (il presidente
della ASL 18 di Rovigo) - è quello di assicurare la
continuità dell'attività, anche perché l'erogazione della
procreazione medicalmente assistita rientra tra i Lea
(Livelli essenziali di assistenza). E la figura del biologo
è fondamentale".
24 febbraio 2017 15:13 - Annapaola Laldi
So che l'aborto non è una passeggiata per nessuna donna, o
quantomeno per la stragrande maggioranza di quelle che vi
ricorrono, anche se pure esiste qualcuna che sembra
considerarlo come bere un bicchier d'acqua.
E dunque, di fronte a una necessità che la legge italiana
si impegna a rispettare, lasciandone la valutazione, come è
giusto, alla coscienza della donna, non è possibile
ammettere che negli ospedali spesso non si trovi un solo
medico non obiettore, o, se c'è, sia l'unico e quindi
oberato fino all'inverosimile.
La decisione presa dalla Giunta regionale del Lazio e
dall'Ospedale San Camillo mi sembra che rappresenti una
scelta esemplare anche per altre Regioni e altri ospedali.
Spero che faccia scuola.