Mi associo al commento di un altro utente, riportandolo
integralmente:
Buongiorno,
come utente Aduc mi piacerebbe che l'associazione sia
incolore politicamente parlando e soprattutto più precisa e
corretta.
Comunque nello specifico sarebbe bene ricordare all'autore
dell'articolo, che il M5S, promotore del reddito di
cittadinanza non prevede il reddito a tutti, ma solo ai
bisognosi ed ai più poveri, inoltre non sono 300 i miliardi
richiesti bensì 20 (venti).
Detto questo, la «marcia contro la povertà» è ritenuta
«la vera manovra per la crescita», capace di «aumentare
la domanda interna dal 4 al 22%» e i ricavi delle Pmi al
prezzo dell’1% del Pil e del 2% della spesa pubblica. Un
sostegno economico riconosciuto a chi è a rischio di
povertà, ovvero quegli oltre 9 milioni di italiani (3
milioni di famiglie) che non raggiungono i 9.360 euro
l’anno.
Il grosso dei 20 miliardi arriva dalle sempreverdi tax (le
detrazioni fiscali) expenditures e dalla spending review,
con incursioni nei settori contro i quali il M5S è più
critico: banche e assicurazioni, multinazionali del gas e
del petrolio, giochi. Ma tornano anche i tagli ai
««privilegi della casta» su cui il Movimento ha costruito
la sua fortuna politica: vitalizi, auto blu, indennità
parlamentari, fondi ai partiti e all’editoria. Nonché
l’addio al CNEL, salvato dal referendum.
Se una persona è sola e senza reddito, la proposta M5S -
messa nero su bianco nel ddl 1148 presentato nel 2013 in
Senato, a prima firma Nunzia Catalfo - gli garantirebbe 780
euro al mese. Se percepisce già un reddito, gli spetterebbe
la differenza tra i 780 euro e quanto percepito. Se il
nucleo è composto da più persone, scatterebbe una sorta di
quoziente familiare: in due si va da un minimo di 1.014 euro
a un massimo di 1.170, in tre da 1.248 a 1.560 euro. E così
via.
I Cinque Stelle tengono sempre a sottolineare che il reddito
di cittadinanza non è una misura assistenziale, ma
«condizionata». Comporta cioè precisi obblighi per il
destinatario, tra cui iscriversi presso i centri per
l’impiego pubblici e offrire un contributo di massimo 8
ore settimanali ai progetti sociali del Comune di residenza.
I controlli sono affidati agli stessi centri, collegati
telematicamente con i ministeri e con l’Agenzia delle
Entrate. Sono in molti a dubitare che basterà. Ma il M5S
insiste: «L’Italia è l’unico Paese europeo insieme
alla Grecia a non avere ancora il reddito di cittadinanza».
È possibile che il Pd di Matteo Renzi rilancerà. Magari
articolando sul serio una proposta di «lavoro di
cittadinanza», accennata dall’ex premier durante il
viaggio in California. Soprattutto se è vero, come
sostengono i sondaggisti, che alle prossime elezioni
conquistare il voto dei poveri sarà determinante.
8 novembre 2017 9:02 - jj2006
Non sono un simpatizzante del M5S, ma il trend degli ultimi
decenni richiede una riflessione su come chiudere il divario
fra "normali" e super ricchi. Basta cercare oxfam richest
per arrivare al rapporto OxFam che spiega che 8 persone
hanno un patrimonio come la metà più povera del pianeta.
Il divario si apre ad una velocità assurda, non perché
questi bravi imprenditori portano benessere alla società,
no: perché hanno i milliardi necessari per manipolare i
sacrosanti mercati finanziari. Diventare ricchi senza
muovere un dito non è una leggenda urbana, ma invece una
minaccia per la democrazia. Bisogna agire, e
redistribuzione, ovviamente una parolaccia per i benestanti,
è l'unica soluzione. La domanda interessante è come
ottenere il volume necessario. Visto la quasi impossibilità
di evitare l'evasione, sembra che tassare l'energia per
traffico, riscaldamento ed aria condizionata sia il modo
giusto: i poveri usano poca energia perché non hanno SUV,
villino grande e piscina privata. I ricchi invece non
possono fare il pieno senza le tasse. Win win ;-)
8 novembre 2017 7:28 - giorgio1403
aliasalberto86, prova a moltiplicare i 30 miliardi x 12
mesi, magari li promuovono poi
2 novembre 2017 17:58 - Primo Mastrantoni
Intanto, 50.000.000 per 600 euro fa 300 miliardi all'anno,
anzi, se vogliamo essere esatti 360 miliardi (il calcolo è
approssimato per difetto per una serie di ragioni).
Lei ha fatto un calcolo mensile non annuale.
Il reddito di cittadinanza non lo propone solo il M5S.
Se non abbiamo capito male, Lei è un simpatizzante del M5S,
la qual cosa non ci turba più di tanto, ma essere leali è
una cosa fare atti di fede è altra.
Il reddito di cittadinanza è una cosa, il reddito minimo
garantito è altra.
Se Lei è un simpatizzante dovrebbe ricordare al deputato Di
Maio, che continua a proporre il "reddito di cittadinanza",
che le parole hanno un senso.
Il compianto linguista Tullio De Mauro sosteneva che il 70%
degli italiani non capisce o ha difficoltà di comprensione
di un testo semplice.
Saluti.
2 novembre 2017 16:06 - ginoagos
Buongiorno,
come utente Aduc mi piacerebbe che l'associazione sia
incolore politicamente parlando e soprattutto più precisa e
corretta.
Comunque nello specifico sarebbe bene ricordare all'autore
dell'articolo, che il M5S, promotore del reddito di
cittadinanza non prevede il reddito a tutti, ma solo ai
bisognosi ed ai più poveri, inoltre non sono 300 i miliardi
richiesti bensì 20 (venti).
Detto questo, la «marcia contro la povertà» è ritenuta
«la vera manovra per la crescita», capace di «aumentare
la domanda interna dal 4 al 22%» e i ricavi delle Pmi al
prezzo dell’1% del Pil e del 2% della spesa pubblica. Un
sostegno economico riconosciuto a chi è a rischio di
povertà, ovvero quegli oltre 9 milioni di italiani (3
milioni di famiglie) che non raggiungono i 9.360 euro
l’anno.
Il grosso dei 20 miliardi arriva dalle sempreverdi tax (le
detrazioni fiscali) expenditures e dalla spending review,
con incursioni nei settori contro i quali il M5S è più
critico: banche e assicurazioni, multinazionali del gas e
del petrolio, giochi. Ma tornano anche i tagli ai
««privilegi della casta» su cui il Movimento ha costruito
la sua fortuna politica: vitalizi, auto blu, indennità
parlamentari, fondi ai partiti e all’editoria. Nonché
l’addio al Cnel, salvato dal referendum.
Se una persona è sola e senza reddito, la proposta M5S -
messa nero su bianco nel ddl 1148 presentato nel 2013 in
Senato, a prima firma Nunzia Catalfo - gli garantirebbe 780
euro al mese. Se percepisce già un reddito, gli spetterebbe
la differenza tra i 780 euro e quanto percepito. Se il
nucleo è composto da più persone, scatterebbe una sorta di
quoziente familiare: in due si va da un minimo di 1.014 euro
a un massimo di 1.170, in tre da 1.248 a 1.560 euro. E così
via.
I Cinque Stelle tengono sempre a sottolineare che il reddito
di cittadinanza non è una misura assistenziale, ma
«condizionata». Comporta cioè precisi obblighi per il
destinatario, tra cui iscriversi presso i centri per
l’impiego pubblici e offrire un cont ributo di massimo 8
ore settimanali ai progetti sociali del Comune di residenza.
I controlli sono affidati agli stessi centri, collegati
telematicamente con i ministeri e con l’Agenzia delle
Entrate. Sono in molti a dubitare che basterà. Ma il M5S
insiste: «L’Italia è l’unico Paese europeo insieme
alla Grecia a non avere ancora il reddito di cittadinanza».
È possibile che il Pd di Matteo Renzi rilancerà. Magari
articolando sul serio una proposta di «lavoro di
cittadinanza», accennata dall’ex premier durante il
viaggio in California. Soprattutto se è vero, come
sostengono i sondaggisti, che alle prossime elezioni
conquistare il voto dei poveri sarà determinante.
2 novembre 2017 15:47 - aliasalberto86
50.000.000 × 600 = 30.000.000.000
50 milioni × 600 = 30 miliardi
Cinquantamilioni per seicento uguale trentamiliardi