Articolo interessantissimo, con cui concordo in pieno,
complimenti! Volevo solo aggiungere qualche considerazione.
Una tecnologia che permette di creare copie non duplicabili
e il cui valore aumenta con la richiesta avrà sicuramente
dei risvolti importanti. Magari non nel settore delle
valute, proprio perché una valuta con queste
caratteristiche è intrinsecamente deflattiva. Piuttosto
questa tecnologia pare l'uovo di Colombo per gestire il
diritto d'autore in campo digitale. Basti pensare alle
serigrafie firmate e numerate dall'autore. Questi avrebbe
potuto farne un milione di copie, ma ne ha fatte solo un
numero limitato e ha rotto lo stampo per garantirne il
valore. La tecnologia oggi permetterebbe ai fotografi di
fare un numero limitato e numerato di copie delle loro
fotografie, ad esempio. E la stessa tecnologia si potrebbe
applicare alla musica, ai libri, ai software ecc. In questo
caso il valore (l'utilità marginale, per dirla alla Menger)
sarebbe costituita dal valore artistico e/o d'uso del bene
digitale. Un'altra applicazione potrebbe essere l'emissione
di biglietti digitali per spettacoli a cui assistere dal
vivo oppure online. Insomma, le applicazioni potenziali sono
davvero tante. Ma, ripeto, ho molti dubbi che lo possa
essere nel settore delle valute. Si potrebbe anche fare un
parallelo con la grande bolla tecnologica del 2000. Allora
chi puntò sull'enorme potenziale delle tecnologie
informatiche aveva sostanzialmente ragione: la Rete aveva
davvero un potenziale enorme. Ciò non toglie che chi saltò
sul carro Tiscali, per dirne una, difficilmente fece un buon
affare. Qualcuno riuscì a uscire in positivo prima dello
scoppio della bolla, qualcuno guadagnò vendendo allo
scoperto dopo lo scoppio, ma i più ci rimisero un sacco di
soldi. Anche se avevano ragione sul fatto che Internet
avrebbe cambiato il mondo. Allo stesso modo, il fatto che
questa nuova tecnologia abbia un grande potenziale non
toglie che con Bitcoin sia davvero facile farsi male.
24 gennaio 2018 15:49 - Alessandro Pedone
@jj2006, ho scritto del problema energetico fra parentesi
perché è un problema significativo, ma non della portata
che viene spesso riportata sui media.
Ad oggi la produzione di energia dedicata alla blockchain è
nell'ordine dello 0,1% rispetto a quella mondiale. Si tratta
comunque di uno spreco, sia chiaro. La tecnologia attuale
rappresenta uno spreco ed ogni spreco di energia va
eliminato, ma bisogna conoscere le cose e metterle nel suo
giusto ordine di grandezza.
Secondariamente, sono già emerse tecnologie che raggiungono
di fatto gli stessi scopi della blockchain di bitcoin ma
richiedono molta meno energia.
Il problema, quindi, esiste ma:
1) è di entità molto minore di quella che lei sembra
paventare
2) tecnologicamente è un problema di fatto risolto, bisogna
però che queste nuove tecnologie vengano adottate.
Questo è uno degli esempi di evoluzione tecnologica che
potrebbe implicare sconvolgimenti nel mondo delle
criptomonete, pur restando il punto fermo che la tecnolgia
è qui per rimanere, ma non sappiamo ancora con che forma.
24 gennaio 2018 9:16 - jj2006
"Al tempo stesso il progetto presenta dei gravi problemi
(non ultimo la questione dell'enorme spreco di energia)" -
perché ha messo questo problemino in parentesi? Al momento,
ogni transazione costa 400kWh, il consumo mensile di una
famiglia. Assurdo! Già questo è un killer, e consiglio a
tutti quanti di liberarsi ORA dai loro btc. I cinesi hanno
appena scoperto che sovvenzionare il carbone per il "mining"
non è una buona idea, altri seguiranno. Una triste notizia
per tutti impegnati nel lavaggio di denaro, lo so.
23 gennaio 2018 14:41 - Alessandro Pedone
@ Hemmi, ti ringrazio non solo dei complimenti (sempre
graditi, se sinceri) ma anche perché mi consenti di
aggiungere un aspetto che non ho chiarito nell'articolo (ma
aggiungerò un PS). Acquistare criptovalute implica anche
determinate conoscenze specifiche in assenza delle quali si
è soggetti a rischi operativi. L'acquisto e la detenzione
delle criptovalute in modo un po' incauto implica (ha
implicato a diverse persone) la perdita di tutto il denaro.
Si veda, ultimamente, il furto di molti wallets IOTA a causa
del fatto che venivano utilizzati seeds prodotti online
senza neppure fare un minimo di modifiche. Sono cose banali,
ma per molti neofiti a digiuno d'informatica si tratta di
cose totalmente sconosciute.
Quindi, ci sono una serie di rischi strettamente operativi
che vanno molto ben ponderati se si decide si "scommettere"
in criptovalute.
23 gennaio 2018 12:52 - Hemmi
Complimenti per l'articolo! Sei riuscito a spiegare in
maniera semplice la situazione attuale sulle criptovalute.
Vorrei aggiungere che per investire nelle criptovalute,
tenendo conto delle considerazioni che tu hai fatto, bisogna
entrare in un modus operandi anche molto diverso rispetto al
consueto acquisto di azioni, obbligazioni e/o ETF/Fondi. Da
un punto di vista operativo, a mio avviso, il tutto è molto
più complesso e si possono fare facilmente degli errori,
perdendo tutto, non solo a causa del rischio mercato, ma
anche a causa del rischio operativo (operazioni effettuate
senza rispondere per bene certe regole).