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25 gennaio 2018 11:35 - maufer
Ottimo articolo!
25 gennaio 2018 9:54 - Toio68
Articolo interessantissimo, con cui concordo in pieno, complimenti! Volevo solo aggiungere qualche considerazione. Una tecnologia che permette di creare copie non duplicabili e il cui valore aumenta con la richiesta avrà sicuramente dei risvolti importanti. Magari non nel settore delle valute, proprio perché una valuta con queste caratteristiche è intrinsecamente deflattiva. Piuttosto questa tecnologia pare l'uovo di Colombo per gestire il diritto d'autore in campo digitale. Basti pensare alle serigrafie firmate e numerate dall'autore. Questi avrebbe potuto farne un milione di copie, ma ne ha fatte solo un numero limitato e ha rotto lo stampo per garantirne il valore. La tecnologia oggi permetterebbe ai fotografi di fare un numero limitato e numerato di copie delle loro fotografie, ad esempio. E la stessa tecnologia si potrebbe applicare alla musica, ai libri, ai software ecc. In questo caso il valore (l'utilità marginale, per dirla alla Menger) sarebbe costituita dal valore artistico e/o d'uso del bene digitale. Un'altra applicazione potrebbe essere l'emissione di biglietti digitali per spettacoli a cui assistere dal vivo oppure online. Insomma, le applicazioni potenziali sono davvero tante. Ma, ripeto, ho molti dubbi che lo possa essere nel settore delle valute. Si potrebbe anche fare un parallelo con la grande bolla tecnologica del 2000. Allora chi puntò sull'enorme potenziale delle tecnologie informatiche aveva sostanzialmente ragione: la Rete aveva davvero un potenziale enorme. Ciò non toglie che chi saltò sul carro Tiscali, per dirne una, difficilmente fece un buon affare. Qualcuno riuscì a uscire in positivo prima dello scoppio della bolla, qualcuno guadagnò vendendo allo scoperto dopo lo scoppio, ma i più ci rimisero un sacco di soldi. Anche se avevano ragione sul fatto che Internet avrebbe cambiato il mondo. Allo stesso modo, il fatto che questa nuova tecnologia abbia un grande potenziale non toglie che con Bitcoin sia davvero facile farsi male.
24 gennaio 2018 15:49 - Alessandro Pedone
@jj2006, ho scritto del problema energetico fra parentesi perché è un problema significativo, ma non della portata che viene spesso riportata sui media.
Ad oggi la produzione di energia dedicata alla blockchain è nell'ordine dello 0,1% rispetto a quella mondiale. Si tratta comunque di uno spreco, sia chiaro. La tecnologia attuale rappresenta uno spreco ed ogni spreco di energia va eliminato, ma bisogna conoscere le cose e metterle nel suo giusto ordine di grandezza.
Secondariamente, sono già emerse tecnologie che raggiungono di fatto gli stessi scopi della blockchain di bitcoin ma richiedono molta meno energia.
Il problema, quindi, esiste ma:
1) è di entità molto minore di quella che lei sembra paventare
2) tecnologicamente è un problema di fatto risolto, bisogna però che queste nuove tecnologie vengano adottate.

Questo è uno degli esempi di evoluzione tecnologica che potrebbe implicare sconvolgimenti nel mondo delle criptomonete, pur restando il punto fermo che la tecnolgia è qui per rimanere, ma non sappiamo ancora con che forma.
24 gennaio 2018 9:16 - jj2006
"Al tempo stesso il progetto presenta dei gravi problemi (non ultimo la questione dell'enorme spreco di energia)" - perché ha messo questo problemino in parentesi? Al momento, ogni transazione costa 400kWh, il consumo mensile di una famiglia. Assurdo! Già questo è un killer, e consiglio a tutti quanti di liberarsi ORA dai loro btc. I cinesi hanno appena scoperto che sovvenzionare il carbone per il "mining" non è una buona idea, altri seguiranno. Una triste notizia per tutti impegnati nel lavaggio di denaro, lo so.
23 gennaio 2018 14:41 - Alessandro Pedone
@ Hemmi, ti ringrazio non solo dei complimenti (sempre graditi, se sinceri) ma anche perché mi consenti di aggiungere un aspetto che non ho chiarito nell'articolo (ma aggiungerò un PS). Acquistare criptovalute implica anche determinate conoscenze specifiche in assenza delle quali si è soggetti a rischi operativi. L'acquisto e la detenzione delle criptovalute in modo un po' incauto implica (ha implicato a diverse persone) la perdita di tutto il denaro. Si veda, ultimamente, il furto di molti wallets IOTA a causa del fatto che venivano utilizzati seeds prodotti online senza neppure fare un minimo di modifiche. Sono cose banali, ma per molti neofiti a digiuno d'informatica si tratta di cose totalmente sconosciute.
Quindi, ci sono una serie di rischi strettamente operativi che vanno molto ben ponderati se si decide si "scommettere" in criptovalute.
23 gennaio 2018 12:52 - Hemmi
Complimenti per l'articolo! Sei riuscito a spiegare in maniera semplice la situazione attuale sulle criptovalute. Vorrei aggiungere che per investire nelle criptovalute, tenendo conto delle considerazioni che tu hai fatto, bisogna entrare in un modus operandi anche molto diverso rispetto al consueto acquisto di azioni, obbligazioni e/o ETF/Fondi. Da un punto di vista operativo, a mio avviso, il tutto è molto più complesso e si possono fare facilmente degli errori, perdendo tutto, non solo a causa del rischio mercato, ma anche a causa del rischio operativo (operazioni effettuate senza rispondere per bene certe regole).
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