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15 gennaio 2019 15:47 - PaoloCh
Apprezzo molto le finalità etiche di questo articolo, e sono assolutamente d'accordo che la complessità di gestione di alcuni strumenti finanziari sono finalizzate esclusivamente ai motivi che dichiara lei. Un pò meno sui portafogli dei consulenti: un consulente non necessariamente 'guadagna di più' o è più indispensabile con un portafoglio di 30 fondi e polizze che con un portafoglio con 2 prodotti. Personalmente ho visto promotori finanziari far concentrare per 10 anni investimenti di diverse centinaia di migliaia di euro in 2 fondi di fondi ad elevatissimo continuing (commissioni di gestioni composte fino al 3,5-5% l'anno) e guadagnare solo mantenendo il cliente tranquillo (ovviamente gli investimenti non sono andati granché, se non per loro). Spesso l'esigenza di diversificare è anche commerciale: banalmente se un mercato o prodotto va male ed il cliente si spaventa a vedere un meno nel rendiconto patrimoniale, far vedere che qualcun altro guadagna è un elemento per far capire al cliente che non gli è stata riservata una 'sòla', ma si sta realmente diversificando. Detto questo secondo me purtroppo è tutto il sistema finanziario che si è fatto più complesso, o meglio è sempre stato più complesso di come fino a 30 anni fa veniva presentato (ovvero: c'è il BOT, dà quell'interesse, è sicuro, devi aspettare la scadenza) ed ora per i motivi commerciali che dice lo fanno presente. Lei parla di due strumenti a replica passiva, gli ETF. Sono semplici? Non necessariamente, sono fondi di diritto estero scambiati sul mercato, con quello che ne consegue tra operatori forti (che ad esempio posso fare arbitraggi sul tracking error in OTC) e operatori deboli (il risparmiatore) che indirettamente se non in commissioni valorizzate (ma almeno visibili) lasciano comunque sul mercato un significativo "fee". Sono prodotti che alle volte utilizzano strumenti di replica sintetica (es. i lyxor) e contengono quindi non titoli, bensì swap (derivati!) sui quali lucrano indirettamente società finanziarie specializzate senza comparire nel total expense ratio (anzi, abbassandolo artificialmente), o, forse peggio, possiedono titoli a replica fisica (es. ishares) che però vengono 'affittati' a società che hanno bisogno di grande masse di equities per operare short sui mercati tramite il prestito titoli (un contratto molto poco 'semplice' perché consente di prestare non solo il possesso, ma anche la proprietà dei titoli, che possono essere quindi venduti dal prestatario senza autorizzazione del prestatore). Tutti questi prodotti finiscono per 'vendere' diversificazione, ma poi magari concentrano altri rischi (rischio liquidità se uno ci investe molto e poi ha difficoltà a vendere, rischio credito visto che dentro ci sono prestiti titoli e swap di specifici istituti). Come vede la semplicità è spesso apparente, sicuramente utile dal punto di vista commerciale per convincere della buona fede il cliente che così 'ci capisce' anziché vedersi questa carrellata di nomi strani in cui 'non si capisce niente'. Poi tutto dipende secondo me dal profilo e dal modo di pensare del cliente e dalle sue esigenze, nonché dai suoi obiettivi e da strategie che devono essere condivise. Senz'altro, per fortuna, Mifid2 sta facendo chiarezza in un mercato assolutamente deregolamentato soprattutto nei costi (eccessivi!) scaricati sul cliente-investitore.
7 dicembre 2018 12:12 - colephelps
Il classico articolo asettico e disinteressato che purtroppo non abbastanza leggeranno.
"Non mi fido degli ETF", ma poi investono cifre a molteplici zeri affidandosi a fondi Fideuram con costi del 3% se non di più.

In disaccordo, ma dal bassissimo della mia conoscenza, solo sulla ripartizione tra obbligazioni e azioni, nel mio caso rispettivamente 0 e 100%. Se e quando sarò finalmente andato in pensione prematuramente, qual è il mio obiettivo, allora gradualmente ribilancerò a favore dell'obbligazionario.
6 dicembre 2018 11:58 - michele6949
Giustissimo : condivido!

Nel libro di Agatha Christie "passeggero per Francoforte" mister D , colui che rappresenta il denaro afferma :"non investire in nulla che tu non sia capace di spiegare a un bambino di 12 anni!" Le banche , almeno fino a quando vivevo in Italia hanno rifilato ai clienti tante obbligazioni strutturate che offrivavano un rendimento calcolato con un equazione lunga una riga!Roba da evitare.
5 dicembre 2018 18:36 - Cristina Ciccarelli
Bell'articolo
I/la vera consulente esperta spinge all'autonomia gestionale ed usa un linguaggio comprensibile ovvero semplice che fa focus sulle variabili e sugli intrecci del cd sistema complesso e la tipologia dell'investimento è soggettiva perché correlata agli obiettivi di chi vuole investire il proprio denaro
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