Il maggior problema per le nazioni è quello di assicurare
lavoro ed occupazione. Il lavoro e l'occupazione generano a
loro volta introiti essenziali, per via delle imposte e
tasse che vi sono applicate, agli Stati. Inoltre migliorano
la stabilità e la sicurezza sociale evitando ogni sorta di
guai dovuti alla mancanza di occupazione.
Gli sprechi in generale, paradossalmente ma realmente,
producono occupazione, benessere, crescita, sicurezza,
introiti allo Stato.
Quindi tagli ai consumi, al consumismo, ad ogni sorta di
"spreco" comporta inevitabilmente una riduzione delle
produzioni, degli acquisti, e quindi, anche del lavoro.
Imprese in recessione, aziende che falliranno, personale che
sarà licenziato, aumento dei costi di cassa integrazione,
aumento della criminalità per sostentarsi, chiusura degli
esercizi anche di materiale cosiddetto superfluo che non
verranno più frequantati, ecc.
Inoltre tutte le associazioni che sfruttano il recupero
degli sprechi, le onlus, le caritatevoli, ecc. creeranno
altri disoccupati e i beneficiati saranno costretti a
procurarsi da vivere in altri modi, se li trovano.
L'elenco sarebbe troppo lungo per dare modo ai fautori, che
basano inquinamento e superproduzione alimentare(ed altro)
all'inquinamento e al riscaldamento del Pianeta, di
ripensarci.
Per di più neanche un eventuale obbligo a non consumare o a
ridurre o eliminare gli sprechi riuscirebbe a rendere meno
patetici questi studi.
L'identificazione del "male" sotto questi profili, cioè
dell'evitare gli sprechi, condurrebbe a ben altri e
superiori catastrofi.