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5 settembre 2019 22:16 - savpg8801
A parte tutti i dubbi che questi BIO siano più sani, producano meno inquinamento, siano più difficili da realizzare, che siano anche più buoni, costino se non meno, ma almeno uguale o poco più....detto ciò c'è un "piccolo" particolare di cui non si parla, ed è proprio quello della riprova scientifica che avvalori questi pregi. Nessuno potrà mai provare anche in via sperimentale e a lungo periodo che uno non si ammali o che il suo fegato sia più sano se consuma qualche o in toto il dichiarato BIO.
Si sa che in libero mercato si trova ogni pretesto per guadagnare di più. Mettendo pregi magari sconosciuti come fanno tanti produttori e valorizzando l'assenza di difetti che naturalmente il prodotto non deve, peraltro, avere di regola, si sa che l'occasione per quantificare prezzi più alti sia un ghiotto incentivo. Se poi deleghiamo l'autorità e in questo caso lo Stato a prendersi cura di rendere accessibili a tutti (anche ai veri (o finti o se-dicenti) poveri ) questi dubbi prodotti bio anche al fine di sanificare le popolazioni e in deriva di far spendere meno allo Stato stesso, vai a vedere che ne salta fuori l'ennesima trovata. E la realizzeranno in incentivi o di danaro o di meno tasse o di altre assurde agevolazioni al fine che i produttori bio allineino i prezzi a quelli degli altri prodotti normali.
Ma stai pure a vedere che il cuneo, anzichè sparire, in qualche modo verrà assorbito a lucro ma non verrà traslato al consumo. Sappiamo, infatti, che la gente adopera il metro del maggior costo al fine di valorizzare i prodotti. Più costano e più sono buoni, belli, utili, sani, appetibili. Siamo fatti così e i produttori lo sanno. Se riducessero i prezzi a livello degli altri, il loro prodotto ne sarebbe svilito e quindi, siccome non c'è altra prova per definirsi migliore, non verrebbe più venduto .
E i produttori sono capaci di tutto quando c'è da guadagnare.
Patacche o truffe da quantificarsi alla prossima puntata.
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