Buon giorno ,
vorrei segnalare un articolo di Lorenzo Bini Smaghi
, ex menbro della BCE .
Bini Smaghi , afferma che l ESM
puo' costringere uno stato con alto debito
a ristrutturare I suoi titoli di stato ,
come condizione per ottenere un prestito.
La ristrutturazione dell titolo di stato
vuol dire in poche parole , che un titolo di stato
viene rimborsato al creditore
una somma inferior a quella nominale.
Ma questo e' gravissimo !
Un titolo di stato e' un obbligazione ,
con la quale chi ha emesso il bondo si
obbliga , si obbliga lo sottolineo ,
a rimborsare a scadenza piu' interessi.
Se avviene una ristrutturazione ,
la nazione indebitata viene meno all obbligo che ha
sottoscritto con l investiture.
Inoltre , la Costituzione si impegna a
tutelare il risparmio . Se l italia
accettasse la riforma del MES , andrebbe contro la
sua Costituzione!
L Italia non firmi la riforma del MES!
Sarebbe una beffa ai creditori e una
violazione della Costituzione !!!
28 novembre 2019 8:40 - f7555
scenari economici.it
Novembre 28, 2019 posted by Guido da Landriano
CONTE RISCHIA UNA CONDANNA A 5 ANNI. LA VERGOGNA DEL MES
La situazione si sta evolvendo
scenari economici.it
Giuseppe Palma
#MES L’«avvocato del popolo» dovrà trovarsi un
avvocato. Ha tradito il Parlamento già a giugno (di P.
Becchi e G. Palma)
Roberto Gualtieri, nel tentativo di difendere il Presidente
del Consiglio sul Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità), in
realtà lo inguaia. E lo fa in una sede ufficiale, nel corso
dell’audizione alle commissioni riunite di Finanze e
Politiche Ue tenutasi ieri al Senato.
Gualtieri ha affermato che l’accordo stretto da Giuseppe
Conte a Bruxelles a fine giugno “è in coerenza con il
mandato parlamentare che la risoluzione gli attribuiva”.
Il ministro dell’economia si riferisce alla risoluzione
delle Camere del 19 giugno, che però dicono una cosa
completamente opposta a quello che ha tentato di far passare
il titolare di Via XX Settembre.
Leggiamola questa risoluzione. Il Parlamento impegnava il
Governo “a render note alle Camere le proposte di modifica
al trattato ESM, elaborate in sede europea, al fine di
consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di
indirizzo e, conseguentemente, a sospendere ogni
determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia
pronunciato” e a “non approvare modifiche che prevedano
condizionalità”.
Bene. Invece di informare il Parlamento su quello che stava
facendo, Conte ha probabilmente venduto il sì dell’Italia
alla riforma del Mes – contro ogni determinazione delle
Camere – in cambio della riconferma a Palazzo Chigi nel
ribaltone della crisi d’agosto. Se prima v’era un
dubbio, ora si ha la quasi certezza. A giugno Conte ha dato
l’ok italiano alla riforma del Mes accreditando la sua
persona al cospetto della tecnocrazia europea e contro
l’interesse nazionale. Quell’impegno, che ora sembra
addirittura non più rinegoziabile, spingerà il nostro
Paese sotto la mannaia di nuovi meccanismi finanziari
distruttivi, nel solo intento di salvare le banche
tedesche.
Infatti il Presidente del Consiglio non ha informato il
Parlamento della riforma (restrittiva) del Mes, impegnando
l’Italia nel percorso di ratifica di un Trattato
capestro ben peggiore della precedente versione. In questo
Conte ha palesemente violato l’art. 5 della Legge 24
dicembre 2012 n. 234, che al primo comma prevede che “il
Governo informa tempestivamente le Camere di ogni iniziativa
volta alla conclusione di accordi tra gli Stati membri
dell’Unione europea che prevedano l’introduzione o il
rafforzamento di regole in materia finanziaria o monetaria o
comunque producano conseguenze rilevanti sulla finanza
pubblica”.
Ma non solo. Il secondo comma dell’art. 5 prevede che
“il Governo assicura che la posizione rappresentata
dall’Italia nella fase di negoziazione degli accordi di
cui al comma 1 tenga conto degli atti di indirizzo adottati
dalle Camere. Nel caso in cui il Governo non abbia potuto
conformarsi agli atti di indirizzo, il Presidente del
Consiglio dei Ministri o un Ministro da lui delegato
riferisce tempestivamente alle Camere, fornendo le
appropriate motivazioni della posizione assunta”.
Il Presidente del Consiglio, quindi, non solo non ha
rispettato il contenuto della risoluzione del Parlamento, ma
ha addirittura avallato la riforma franco-tedesca del Mes
senza neppure informare il Parlamento, come dettagliatamente
previsto dalla risoluzione parlamentare del 19 giugno. Il
Parlamento è stato tradito, e con esso una legge dello
Stato.
Conte è peggio di Monti, ma le opposizioni devono ora fare
le opposizioni e presentare immediatamente la mozione di
sfiducia nei confronti del peggior governo di sempre.
di Paolo Becchi e Giuseppe Palma
(Ladri di democrazia. La crisi di governo più pazza del
mondo. L’ultimo libro di Paolo Becchi e Giuseppe Palma,
Giubilei Regnani editore, 2019:
https://scenarieconomici.it/ladri-di-democrazia-la-crisi-di-
governo-piu-pazza-del-mondo-lultimo-libro-di-p-becchi-e-g-pa
lma-giubilei-regnani-editore/)
24 novembre 2019 8:11 - AleSeb
Ringrazio Pedone per l'ottimo artico. Finalmente delle
considerazioni semplici e corrette. Purtroppo è diventato
inusuale ascoltare qualche cosa di rigoroso e non di parte.
22 novembre 2019 12:41 - neru
"Nel caso in cui il Governo non avesse disponibilità
sufficienti prelevate dalla tasse dei cittadini, la banca
centrale può “stampare moneta” (semplificando) e far
fronte agli impegni dello Stato."
Caro Pedone, non funziona così.
Le nazioni che hanno una banca centrale che agisce da
“prestatore di ultima istanza” PRIMA spendono (comuque e
a prescindere) e POI incassano le tasse.
La differenza non è di poco conto, è sostanziale.
Anche su quell'inganno temporale la dottrima neolibersita
basa una delle sue tante MENZOGNE.
Sul resto del tuo articolo: chapeau.
21 novembre 2019 8:45 - francesco7125
Sara la volta che i nostri politici la smetteranno di
sperperare soldi pubblici e rimettere in sesto i conti?
Me lo auguro ma non ci spero piu di tanto
20 novembre 2019 18:51 - federico6198
QUANDO DEUTSCHE BANK FALLISCE, COSA SUCCEDERA’
Maurizio Blondet 20 Novembre 2019 43 commenti
“La Deutsche fallirà e farà colare a picco
l’Europa?”. E’ il titolo che dà al suo ultimo pezzo
Charles Sannat: economista interessante perché
“interno” al potere (piani alti di Paribas) e pratico
della speculazione finanziaria, ma nello stesso tempo
critico del sistema.
Ora, senza tacere l’ombra torreggiante della disastrata
banca tedesca, Sannat cerca di dare risposte il più
possibile oggettive sulla realtà del pericolo, da
pratico.
Riporto le sue valutazioni.“La Deutsche Bank in cifre –
Il bilancio Deutsche è calato considerevolmente, passando
da più o meno 1200 miliardi a più o meno 800. Le attività
di trading per conto proprio sono gestite ad estinzione e
passano da 600 a 300 miliardi di euro.“Il rischio massimo
per Deutsche è stimato in 1515 miliardi di €. E’ stata
creata una struttura per alloggiarvi gli “attivi andati a
male”… ossia 75 miliardi € nella prima fase. Ne
seguiranno altri.“Infine i prodotti derivati ammontano a
– rataplan – 45 mila miliardi di euro : sì avete
letto bene, 45 mila miliardi”.“C’è di che essere
inquieti, ma non terrorizzati”, dice Sannat. Perché se i
45 trilioni di derivati sono una quantità astronomica,
“è un ammontare “nozionale” che (secondo lui)
“non rappresenta il rischio finale finanziario incorso
dalla banca”.Per lui, “l’esposizione massima al
rischio” resta “1515 miliardi di €: una somma che è
alla portata della BCE, la Banca Centrale Europea, il cui
bilancio è già [dopo tutti i quantitative easing] di 4
mila miliardi di euro. Data la situazione, nel caso
peggiore, aggiungere a quel bilancio 1500 miliardi non
cambierà strettamente niente della situazione
macro-economica”.Riporto il parere di Sannat, attenzione,
non mio. Ma Sannat è un uomo di mondo (di quel mondo) e non
si spaventa. Aggiungendo 1500 miliardi al bilancio BCE,
dice“L’euro calerà del 10 per cento sul dollaro. Donald
Trump -o il suo successore – strillerà; domanderà alla
Fed, la sua banca centrale, di produrre altri dollari per
calarlo; le cose si aggiusteranno … continueranno ad
andare nello stesso senso”:
Il senso in cui sono andate fino ad oggi, dopotutto. E
dove porta questa direzione?“Alla crisi monetaria!”,
esclama l’analista-principe di Paribas. “si stanno
rimpiazzando tutte le crisi economiche, di borsa, di azioni
ed obbligazioni, col gonfiamento di tutti gli attivi, che
forma la Bolla di Tutto. Le banche centrali salveranno tutte
le banche che vacilleranno per evitare il collasso. In fin
dei conti, la moneta si erode, perché per evitare il
peggio, ci vuole ogni volta più denaro”.
Denaro creato da nulla, come quello che già hanno creato
Draghi e l’americana Fed.
“Andiamo verso una crisi monetaria che sarà l’ultima
tappa di questa crisi che dura da dieci anni. Questo è lo
scenario favorevole”.Questo sarebbe lo scenario
favorevole?! E quello non favorevole allora?“Per gli
altri casi, in caso di problema, di incidente, in caso
d’impotenza delle banche centrali o, peggio, di esplosione
dell’euro, dell’eurozona, e di ritorno en catastrophe
alle valute nazionali , le cose possono finire molto male,
è chiaro”:“Ma per il momento, nonostante i cadaveri
finanziari che la Deutsche Bank conserva nei suoi armadi,
malgrado le sue fragilità monumentali, non c’è ragione
di temere che la banca tedesca affondi: perché sarà
salvata per scongiurare il peggio. Ciò non vuol dire che i
suoi clienti non perderanno denaro. Ma la Deutsche Bank
sarebbe salvata”.Riporto questi passi come indice di una
mentalità. La mentalità vigente nel mondo della finanza
che dispone delle banche centrali come cosa sua: Deutsche
Bank sarà salvata, la sua dimensione è alla portata della
BCE, pagheranno gli stati, pagheranno i correntisti, ma
non ci spaventiamo per 1500 miliardi; certo, degrada la
moneta, e si finisce nella crisi monetaria finale, ma per
adesso non c’è da terrorizzarsi.Registro la disinvoltura
mentale con cui il capo delle ricerche economiche di
Paribas si libera dei 43 mila miliardi di derivati nella
Deutsche. Forse c’è un accordo fra banchieri a
considerarli non solo nozionali, ma fittizi?E la mentalità
dei kapò di quel “campo di concentramento finanziario
gestito da una burocrazia legibus soluta”, secondo la
plastica definizione di Giancarlo Palombi di La Verità
dell’Europa della finanza.Resta che per quel mondo,
dopotutto, Deutsche Bank è “piccola”. Le dieci prime
banche europee addizionate non raggiungono le dimensioni di
J P Morgan.
20 novembre 2019 12:12 - Filanto_051
Bene, ottimo articolo e chiaro:
grazie all'Autore;