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1 luglio 2021 16:18 - enniusfirst
Forse è utile fare un po' di cronistoria ( telegrafica) per inquadrare il problema e dare alcune risposte.

La Dichiarazione di Terezin (2009) è la prosecuzione della Dichiarazione di Vilnius ( 2000) quest'ultima 'figlia ' dei Principi fissati nella conferenza di WASHINGTON ( 1998).

I Principi di Washington si riferiscono alle opere d’arte confiscate durante il periodo del nazionalsocialismo tedesco che non sono state restituite ai legittimi proprietari.

Con detti principi si fissa anche il periodo da prendere in considerazione: dal 1933 al 1945.
L'obiettivo è quello di cercare soluzioni giuste ed eque per indennizzare le vittime.

Interessante è notare che in tutte e tre le conferenze si concorda che tutto deve avvenire in considerazione della diversità dei sistemi giuridici degli stati e nel rispetto degli obblighi internazionali dei singoli Paesi.

Affermare poi che la Dichiarazione di Terezin sia razzista, significa estendere il giudizio ai 46 stati che l'hanno approvata .

Diciamo , eufemisticamente, che è una affermazione del.... cavolo....
1 luglio 2021 7:17 - CCastellani
Ho dato un'occhiata alla dichiarazione di Terezin: una norma chiaramente razzista. Non vedo come la si possa difendere moralmente. Nell'applicarla esiste un tribunale razzista che stabilisce chi è ebreo o no? Al di là di principi morali e di giustizia, quanto indietro nel tempo un sistema deve andare nel restituire beni a coloro che (secondo un criterio accettabile) ne siano stati ingiustamente privati? 1 miliardo di americani dovrebbero restituire 2 continenti ai discendenti degli indios americani? Da un punto di vista pratico va stabilita una data, o un criterio generazionale, indietro i quali non si possa vantare alcun diritto.
28 giugno 2021 18:18 - annapaola
Grazie a enniusfirst per queste informazioni, da cui si viene a sapere che il problema delle restituzioni non riguarda soltanto gli ebrei, ma anche una platea molto più vasta e variegata. Certamente un nodo molto molto intricato, di fronte al quale viene anche a me da dire "povera Polonia", così spesso in balia di vicini pre-potenti, smembrata più volte territorialmente nel corso della storia e adesso alle prese con una sorta di smembramento economico/finanziario.
Non potrebbe aiutarla uscire dalla sua rigidità su parecchi argomenti e riavvicinarsi all'Unione Europea alla ricerca di un aiuto per venire a capo di questo enorme problema? Non so come, però potrebbe servirle qualcuno che la aiuti in una mediazione.

Intanto, ho letto che lo Stato d'Israele starebbe intervenendo per via diplomatica presso il governo polacco per tutelare gli ebrei espropriati.
25 giugno 2021 22:48 - enniusfirst
La Polonia, poveretta, é alle prese da  decenni sui criteri da fissare per gli indennizzi da liquidare agli ebrei e non riguardo le proprietà sequestrate durante l'olocausto.
Un quadro approfondito della questione giá lo forniva nel 2001  un  articolo di Marco Deramo pubblicato sul Manifesto.

Alcuni stralci forniscono un quadro della situazione che definire complessa e contorta non basta.

"Restituire quel che fu confiscato? Dalla requisizione tedesca del '39 agli ebrei, alla collettivizzazione del dopoguerra: in Polonia è un groviglio giurisprudenziale che coinvolge milioni di persone.

Il Parlamento polacco discute una legge per la restituzione dei beni confiscati prima dagli occupanti nazisti e poi dal regime comunista. ...

E' da gennaio che la legge va avanti e indietro dal Sejm (la camera bassa) al Senato con emendamenti e contro emendamenti. E' una legge che infiamma gli animi dentro e fuori la Polonia. Ed è una legge che mostra come le peripezie storiche, lo stratificarsi delle occupazioni, annessioni, confische rendano quasi impossibile una soluzione giusta per tutti, ..

La Polonia fu invasa dai tedeschi nel settembre 1939 e i nazisti requisirono tutte le proprietà degli ebrei polacchi. Dopo la guerra il regime filosovietico incamerò le proprietà naziste ed collettivizzò latifondi, industrie, ditte. Nello stesso tempo però l'Urss spostava a ovest i propri confini, mangiandosi la parte orientale della Polonia e compensando i polacchi con la striscia orientale della Germania sconfitta.

Un lungo articolo del Financial Times dedicato al problema della restituzione cita una stima del governo polacco secondo cui vi potrebbero essere 170.000 cause intentate da circa 250.000 ex proprietari o loro eredi, per beni ammontanti in tutto a 95 miliardi di zloty, cioè 47.000 miliardi di lire. Circa metà delle cause dovrebbero essere richieste di risarcimenti in denaro da parte dei proprietari delle terre orientali annesse dall'Urss. Un 10-15% delle cause sarebbero intentate da ebrei e loro eredi.

Le cause coprono tutto lo spettro sociale. Vanno dai latifondi delle grandi famiglie aristocratiche polacche come i Zamoyski, i Czartoryski e i Branicki, al negozietto del bottegaio ebreo, fino alle fattorie in rovina delle minoranze etniche ortodosse (in un paese cattolico) dei 30.000 boyks e dei lems che alla fine degli anni '40 furono scacciati dalle loro terre nella Polonia sudorientale al confine con l'Ucraina. Nella sola Varsavia vi sono 2.500 siti contestati, tra cui edifici storici e anche la sede dell'Ambasciata americana...

Se da un lato è moralmente impossibile non restituire l'appartamentino tolto alla famiglia ebrea mandata nelle camere a gas di Auschwitz o Birkenau, dall'altro come si fa a ridare ai discendenti degli Asburgo il marchio di birra Zywiec che era stato privatizzato nei primi anni '90 e che poi è stato comprato dall'olandese Heinecken? ..."

Tanti auguri ... Polonia....
25 giugno 2021 14:11 - annapaola
Dire che sono trasecolata è poco.

Non può fare niente la UE per far rispettare la dichiarazione di Terezin del 2009?

Io ho l'impressione che le questioni etniche e "razziali" c'entrino poco, e che l'antisemitismo abbia più a che fare con l'avidità dei cosiddetti "cristiani". O meglio, c'entrano per giustificare la persecuzione, i vari progrom che si sono susseguiti in diverse parti d'Europa, fra cui di certo la Polonia detiene un discreto record.
Quel tipo lì possiede qualcosa che voglio io, e allora ne cerco la diversità che può farmela avere vinta, attirando il sostegno di tanta gente che ha paura della diversità, anche se dalla persecuzione e dall'annientamento del diverso, non ci guadagnerà un bel niente. Anzi!
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