Vi comunico che un commento l'hò già fatto il 2/5/04
ma vedo che non è stato pubblicato, se c'è stato
qualche problema fatemelo sapere . GRAZIE.
4 maggio 2004 0:00 - Dario
BASTA DIRE CHE CON L'EURO SI STA MALE....
LA
LIRA NON VALEVA NULLA, SE NON ADERIVAMO ALLA MONETA UNICA
FINIVAMO COME GLI STATI DEL NORD AFRICA E LE NOSTRE CARE
LIRETTE RIDOTTE A CARTA STRACCIA. ORA POSSIAMO AVERE
ALMENO UNA MONETA FORTE.
PER L'AUMENTO DI
PREZZI: CHE COLPA NE HA L'EURO SE I COMMERCIANTI (IO
SONO CONTRATTO COMMERCIO DUNQUE LI VEDO I PROPRIETRAI DEI
NEGOZZI) AUMENTANO I PREZZI SENZA NESSUN MOTIVO SOLO PERCHE
VOGLIONO GUADAGNARE OGNI ANNO SEMPRE PIU' CHE L'ANNO
PRECEDENTE E IL NOSTRO CONTRATTO E SCADUTO DA 2 ANNI?
NE L'ERURO NE L'EUROPA HA COLPA
DELL'AUMENTO DEI PREZZI E SOLO COLPA DI CHI SI VUOLE
ARRICHIRE SULLE SPALLE DEI POVERI LAVORATORI E ANCHE DI CHI
AL MOMENTO DEL PASSAGGIO DELL'ERUO NON HA FATTO NULLA
PER TENERE SOTTO CONTROLLO I PREZZI.
CHI A
ORECCHIE PER INTENDERE INTENDA, GLI ALTRI VIVANO DI
DEMAGOGIA E INCOLPINO PURE GLI ALTRI, TANTO IN ITALIA SIAMO
APITUATI COSI (ORMAI DA TROPPI ANNI)
4 maggio 2004 0:00 - Mimmo
Purtroppo è tutto vero ! L' Europa è stata
concepita e voluta in maniera verticistica, nulla contano i
cittadini, che sono tenuti solo a subire e pagare, e che
avevano ben altre priorità da soddisfare prima di un
europeismo di facciata. Un passo così epocale avrebbe
avuto bisogno di un coinvolgimento dei popoli, e non avrebbe
dovuto essere deciso a tavolino da politici di serie B
(militanti nel rango dei trombati nelle varie nazioni), ma
con prebende da serie A. I veri beneficiari di queste
oscure manovre ancora non abbiamo capito bene chi siano, ma
certo stan già facendo i conti di quanto son riusciti a
realizzare a nostre spese.
3 maggio 2004 0:00 - Zac-zac
Devo ammettereche ha centrato il problemae mio malgrado
confermo di essere d'accordo su quel che ha
scritto,anche se mi ha sorpreso non pocoa sentire le campane
e i bla-bla ufficial; tutti dovremmo star meglio a quanto
dicono lor signori( infatti staranno meglio loro con i
commerciche organizzeranno,con gli accordi che andrasnno a
fare sottobanco,io sono stato sempre convinto che la C.E.
non è altro che un accordo fra capitalisti per meglio
sfruttare le risorse umane ),ma staranno meglio sopratutto i
nuovi arrivati perchè caleranno in Italia come avvoltoi per
spolpare ciò che rimane, come se l'Italia è un pozzo
senza fondo. Mala mia riflessione è andata su quanto ha
affermato il presidente della C.E., dicendo che vanno avanti
le trattative per allargare ulteriormente questa babele di
popoli( ma i confini europei dove finiscono? ),e che tra
l'altro ci potrà essere l'entrata della Turchia, un
paesearabo-mussulmano-islamico,e pensavo che il PAPA potrà
dire addio alle origini Cristiane dll'Europa nella nuova
Costituzione Europea,perchè se adesso incominciano a tirar
giù i Crocifissi dai muri , che ritengo un precedente
gravissimo, dopo ci vedremo costretti a insegnare il corano
nelle scuole! Anche se cercassi di lottare contro queste
prese di posizioni, mi troverei solo ,perchè oramai è
luogo comune di essere tutti buoni e di volerci bene,e sarei
considerato un anti-sociale. Ma come dice un vecchio
proverbio( quello che non entra dalla porta ,può entrare
dalla finestra.)e questa finestra può essere la Tuchia,
paese arabo-mussulmano-islamico.Ma come si può lottare
contro accordi già fatti e risoluzioni già prese molti
anni fà nel nome del profitto,del petrolio e del commrcio?
Come si può modificare accordi fatti ne 1974 quando era
presidente della Repubblica Leone e capo del Governo il
nostro Giulio Andreotti e il PAPA PAOLO VI , mettendosi
d'accordo e facendo costruire la prima moschea a Roma?
Voglio solo ricordare che nel corano maometto ha previsto
ROMA come futura capitale dell'islam e se si
incominciano ad aprire le finestre a questi cosidetti "
fratelli ",presto ce li ritroveremo a Roma come nel 846
che sbarcando a Ostia la saccheggiarono e misero
d'assedio Roma e il PAPA Sergio II° per metter fine a
tutto ,pagò 250 mila monete d'argento come tributo agli
arabi. Ma questa è storia che non la insegnano neanche a
scuola e non interessa nessuno, oggi siamo tutti
"fratelli" ,( meditate gente meditate ,ma
sopratutto deve meditare la Chiesa, perchè non si può
stare con DIO e il diavolo) sepoi ci diciamo che abbiamo un
DIO unico quelli sono già sulla buona strada per farci
leggere il corano.....Potete anche rispondermi...
2 maggio 2004 0:00 - Bruno Contratti
Siamo in un paese,italia, non democratico, poichè il popolo
non è mai stato consultato prima delle grandi decisioni:
appartenere all'europa, entrata nell'euro ed ora
allargamento della europa stessa. Da un paese non
democratico rischiamo di ritrovarci in un altro paese europa
ancora meno democratico dove ci vogliono imporre una
costituzione fantoccio che non è condivisa dal popolo, ma
decisa come al solito da una elite di persone che si credono
di rappresentare il popolo in ogni occasione, anche quando
fanno le porcherie. Un altro caos sono le lingue,
poichè non si è trovato il coraggio di istituire una
lingua ufficiale per tutta l'europa: uniti sotto la
bandiera blu, ma disuniti nel linguaggio, pertanto non ci
possiamo capire, caos assoluto. Se non si voleva favorire
nessuna lingua in particolare (sarebbe stato logico
scegliere l'inglese) si poteva utilizzare il vecchio
esperanto come lingua ufficiale europea, così non si
privilegiava nessuno. Sono stato in india per gli ultimi 15
anni, in vacanza per un mese ogni anno. Loro hanno lo stesso
problema europa; molti stati con molte lingue. Hanno avuto
il coraggio di scegliere l'indi come lingua ufficiale
(si parlava soltando nel distretto di Dehli), ma almeno
hanno fatto la loro scelta. Comunque, stranamente, se si va
negli stati del sud, parlando indi non ti rispondono. Il
paradosso è che se si parla inglese ti rispondono tutti,
sia al nord che al sud. Questa è una cosa molto strana,
poichè l'inglese, per loro, è una lingua straniera e
perdipiù una lingua parlata dai loro odiati colonizzatori
britannici. Assurdo ma vero l'inglese è parlato da
tutti: l'indi ufficiale no. Cosa succederà in
europa??? Chissà.
2 maggio 2004 0:00 - ANNAPAOLA
COSA FATTA CAPO HA! E DUNQUE: BENVENUTE/I A TUTTE/I.
E' BELLO POTER ANDARE DA GOZO A RIGA, DA MADRID A
VARSAVIA SENZA PASSAPORTO E SOPRATTUTTO SAPERE CHE QUI,
ALMENO VOI, NON SIETE PIU' EXTRACOMUNITARI. VORREI
CHE FOSSE COSI' PER TUTTE LE PERSONE AL MONDO. SUL
SERIO. UN ABBRACCIO.
1 maggio 2004 0:00 - Paolo
sig. donvito... no saprei dire di meglio!
1 maggio 2004 0:00 - Laura
Loro ci porteranno l'agevolazione di poterli andare
trovare senza cambiare moneta ... tutto qui! Come, del
resto, quello che ci porta Francia, Belgio e tutti gli altri
già parte dell'UE! E l'homo campa ...
1 maggio 2004 0:00 - michele princigalli
L´arrivo di questi nuovi paesi è una grande fortuna per
noi della vecchia Europa malata. Noi ormai non conosciamo
più la crescita, non abbiamo più energie, abbiamo
sacrificato i giovani creativi e sostenuto industrie
morenti. Non facciamo più figli, non abbiamo posti negli
asili, non abbiamo più voglia di lavorare e siamo anche
troppo pigri per far giocare la concorrenza. Loro sono
ambiziosi, entusiasti, non hanno vecchi vincoli socio
economici malati come noi. Fanno tutto meglio e conoscono
una crescita economica che ci avrebbe fatto invidia anche
nel periodo del miracolo economico. Questi paesi sono come
una piccola america nel cuore dell´europa. Un posto in cui
i nostri giovani creativi potranno emigrare senza
attraversare l´oceano. L´unico gran paese della vecchia
europa che conta per questi è la Germania. Le grandi
industrie l´hanno capito, si crea a est, non a sud.
Forse si organizzeranno anche meglio di molti di noi,
Praga è tenuta meglio di Roma, Milano, o Venezia. Speriamo
che avranno un sistema legale solido, per impedire almeno da
loro vergognosi episodi comuni in Italia, come quelli della
Banca 121 e del Monte dei Paschi di Siena. E forse potremo
anche imparare qualche trucco per migliorare la nostra
economia o rispettare i consumatori e cittadini.
1 maggio 2004 0:00 - Angelo M.
L’arrivo nell’Unione di dieci nuovi Stati tra i più
poveri dell’Europa è un evento che mi preoccupa molto.
Questi paesi non potranno che indebolire l’Unione
Europea già di per se con una forza economica non
paragonabile a quella degli Stati Uniti d’America.
Avete per caso dimenticato quanto è costata alla Germania
occidentale la riunificazione con la Germania dell’Est?
Una cifra enorme. Tra l’altro la disoccupazione nei
Laender occidentali, soprattutto a causa appunto della
caduta del muro, è cresciuta molto a partire dal 1989.
Certo per un principio di fratellanza tra i popoli è
sacrosanto che si aiuti chi è più debole ma è questo un
principio la cui osservanza sarà pagata a caro prezzo con
minori finanziamenti dell’Unione verso le aree più
depresse di Italia, Portogallo, Spagna e Grecia,
finanziamenti questi che saranno dirottati, giustamente,
verso le nazioni neo arrivate che sono ancora più bisognose
di aiuti. Ma pagheremo questo allargamento anche con
un’aumento della disoccupazione a causa dell’arrivo
dall’Est di una maggiore quantità di merci a basso costo
e di conseguenza ci saranno da noi tensioni sociali ancora
superiori a quelle che già ci sono. In poche parole
la ricchezza si sposterà (come è naturale e giusto che sia
quando i ricchi si uniscono con i poveri) verso le nazioni
nuove arrivate che hanno un prodotto interno lordo
pro-capite medio decisamente inferiore rispetto a quello
dell’Europa dei 15. Per buona parte della
popolazione dei paesi dell’Est, che ha vissuto i tempi
della cortina di ferro, l’entrata nell’Unione Europea
rappresenta un sogno che diventa realtà.
Sogno
questo che i governanti dell’Europa occidentale hanno
permesso di coronare. Prepariamoci però, dal punto di
vista sociale ed economico, a sostenerne i relativi
costi….
30 aprile 2004 0:00 - Franco Lione
Avv. Franco Lione Presidente Assinfort Europe –
Praga
Il primo maggio del 2004 l‘Unione Europea
si è arricchita di altri 10 Paesi mentre è previsto un
ingresso posticipato al 2007 della Bulgaria e Romania, Paesi
non ancora in linea con il recepimento del cosiddetto
"acquis" comunitario, vale a dire l'insieme
delle norme comunitarie alle quali i diversi Paesi
candidati dovranno allinearsi al momento
dell'adesione. Sembra quindi necessario
cominciare a "pensare europeo", almeno se si vuole
evitare lo sfasamento culturale, ossia quell’atteggiamento
culturale che porta ad affrontare il presente alla luce di
schemi validi per il passato: all’Europa dei mercati e
all’Europa degli Stati si affianca oggi l’Europa dei
cittadini e dei diritti. La Commissione della
comunità europea, con decisione del 27/12/2002, relativa
all’applicazione della direttiva 2000/26/CE del Parlamento
Europeo e del Consiglio (Quarta direttiva assicurazione
autoveicoli), concernente il ravvicinamento delle
legislazioni degli Stati membri in materia di assicurazione
della responsabilità civile da circolazione autoveicoli, ha
stabilito la creazione in ogni Stato membro di un
“Organismo di indennizzo” al quale ogni cittadino della
Comunità Europea, leso in un sinistro stradale, potrà
rivolgersi per ottenere il risarcimento. L’Organismo di
indennizzo dello Stato membro che ha proceduto al
risarcimento del danno vanterà quindi un credito nei
confronti dell’organismo di indennizzo dello Stato membro
in cui ha sede la Compagnia assicuratrice del responsabile
dell’evento. La Commissione con la predetta decisione
ha stabilito l’applicazione della disposizione a partire
dal 20 gennaio del 2003. In Italia, è già stata data
attuazione a questa direttiva (Decr. Leg. 30/06/2003 n.
190). Nella Unione Europea sistemi e metodi valutativi
del danno alla persona sono abbastanza simili, anche se
ognuno con una propria “personalità”, ma differenze
notevoli si manifestano quando si confrontano le procedure
di risarcimento dei danni nei nuovi Paesi entrati a far
parte della alla Unione Europea. Tra i Paesi già presenti e
i Paesi candidati alla U.E., soprattutto dopo la nascita
della Carta di Nizza, le varie Compagnie di Assicurazione,
sollecitate anche dai governi di rispettiva appartenenza,
hanno cercato di fare emergere il “valore uomo”, che
tuttavia ha fatto perdere in molti rivoli il criterio di
liquidazione del danno, eludendo alla fine i valori pratici
comuni, scivolando a volte in valutazioni troppo astratte,
di sottile interpretazione dottrinale e praticamente poco
riconducibile alla realtà storica ed ambientale.
Sarà quindi necessario prendere atto dei sistemi di
risarcimento nei vari Paesi, trovare fin d’ora i metodi
comuni o più vicini tra loro, appianare le differenze
cercando di avvicinare il più possibile i vari metodi pur
nel rispetto delle singole autonomie nazionali. In pratica,
fino ad oggi, pur nello sforzo comune di rivalutare il
diritto inviolabile alla salute, non si è riusciti a dare
una omogeneità di trattamento nei confronti del
danneggiato. La parte più forte non si limita a effettuare
valutazioni restrittive, ma in taluni casi, “costringe”
il danneggiato ad accettare risarcimenti irrisori, sia per
ignoranza dei propri diritti, sia per le possibili scarse
disponibilità economiche per affrontare un contenzioso.
Fino ad oggi , normalmente, in caso di danni a oggetti,
alle cose, o alla proprietà altrui in genere, è stato
sufficiente esibire la documentazione relativa alle spese di
riparazione del danno per ottenere il risarcimento dovuto,
sia nell‘Unione Europea che fuori della stessa. Quando si
tratta invece di affrontare il risarcimento per danni non
concreti, cioè non tangibili praticamente , come ad esempio
il “danno morale”, il danno alla vita di relazione, il
danno esistenziale, fattispecie presenti in alcuni Stati
comunitari, allora emergono valutazioni estremamente
variabili o ignorate in quanto sconosciute nei nuovi Paesi
che hanno allargato lUnione Europea. Questi ultimi si
trovano da oggi di fronte a realtà differenti con esigenze
differenti e con metodi di valutazione differenti.
Nessun problema per la valutazione del danno alle cose, per
il risarcimento relativo alle riparazioni di un veicolo. Il
problema nasce quando si deve valutare il cosi detto
„danno morale“. La morte di un congiunto, di un
figlio, di un genitore, può avere valutazioni spesso
macroscopicamente distanti. E di fronte a lesioni gravissime
? La situazione non è differente. Voglio allora
segnalare un caso come esempio pratico che ci aiuterà a
comprendere meglio quanto potra accadere in futuro.
L‘anno passato una macchina ceca, nei pressi di Bucarest,
è stata investita da un camion. Nell‘evento hanno perso
la vita la moglie ed il figlio del conducente, mentre il
conducente stesso è deceduto dopo circa un anno a causa dei
traumi subiti. Fatto questo che ha creato problemi economici
rilevanti per tutta la sua famiglia ove unica forza
lavorativa rimasta è un altro figlio di 20 anni. Quale
dotrebbe essere il risarcimento del danno in una situazione
così grave ? o meglio quale dovrebbe essere il „ giusto
“ risarcimento ? Il risarcimento in Italia potrebbe
essere valutato da 850.000 € a 1.100.000 € riferendoci
al solo danno biologico del coniuge e padre supestite, al
quale dovrebbe poi essere aggiunto il danno morale per lo
stesso e per il figlio sopravvisuto, oltre al costo di tutte
le spese vive per cure e per la sopravvivenza. Purtroppo
l’evento si è verificato in un altro Stato, ove criteri e
parametri liquidativi non prevedono risarcimenti di questo
livello. Dobbiamo quindi osservare ancora una volta
che, di fronte a situazioni di questa gravità, non sono
previsti adeguati risarcimenti. La difesa delle
Compagnie si conclude con una ineccepibile osservazione: il
costo dei premi delle polizze di responsabilità civile
auto è sicuramente inferiore nei Paesi dell’est rispetto
al costo delle polizze di responsabilità civile normalmente
praticato in ambito comunitario. E’ possibile
allora che cittadini di una stessa comunità debbano in un
immediato futuro subire disparità di trattamento per
identici eventi ? In attesa che le economie dei Paesi, che
si affacciano oggi alla Comunità Europea, raggiungano
livelli produttivi e quindi retributivi a livello
comunitario, potrà coesistere questa divergenza valutativa
per quanto riguarda il risarcimento dei danni fisici e
morali ? Non è accettabile che in una medesima “Nazione
Europa” possano esserci differenti parametri di
risarcimento per lesioni : se questo accadesse il valore
dell´uomo sarebbe basato sulla sua origine di nascita.
Quindi dobbiamo mirare e promuovere sempre, noi come
professionisti, ma soprattutto i politici europei, la
uniformità di trattamento in qualsiasi parte d´Europa
debba essere risarcito un danno, evitando le differenze
interpretative del “valore uomo”. Non dovrà mai
offendersi la dignità della persona lesa con risarcimenti
legati al Paese d´origine, cosa che invece le recenti
direttive europee e le leggi dei singoli Paesi membri sembra
stiano attuando. Ritornando brevemente sulla recente
direttiva europea, ci troviamo di fronte ad un problema
nuovo. Abbiamo visto come l‘ „Organismo di indennizzo
nazionale“ (per l‘Italia la Consap) acquisisca un
credito nei confronti dell‘ „Organismo di indennizzo
dello Stato membro“ ove ha sede la Compagnia Assicuratrice
del responsabile del sinistro. Ma l‘Organismo di
indennizzo nazionale, al quale devono essere presentate le
richiesta di risarcimento, pagherà in base alle norme di
diritto applicabili nello Stato ove è avvenuto il sinistro.
Altro importante problema dovrà affrontare il
danneggiato qualora non ottenga il risarcimento o lo ottenga
in misura non adeguata. In questo caso non gli resterà che
avviare l‘azione legale contro il responsabile straniero o
contro il suo assicuratore secondo la normativa processuale
del Paese di loro appartenenza. In base a quanto detto,
sarà quindi possibile che un cittadino Italiano che subisca
un incidente – ad esempio in Polonia – possa essere
risarcito in base alle leggi di questo Paese le cui
liquidazioni non sono ancora allineate alla redditività
media del Paese del danneggiato, quindi con un notevole
danno economico rispetto ai passati valori risarcitori.
Invece, nel caso inverso, il cittadino polacco dannegiato
in un Paese della passata Unione Europea potrà presentare
la sua richiesta di risarcimento all‘Organismo di
indennizzo del Paese ove si è verificato l‘evento,
ricevendo un risarcimento di valore sicuramente maggiore
rispetto alle odierne norme sui risarcimenti oggi vigenti
nel suo Paese di origine. Come ovviare a queste
„differenze“ risarcitorie che in casi gravi , come
nell‘esempio prima citato, possono essere importanti ?
Dal 1° maggio circolano sulle strade della nuova
Unione Europea circa 240 milioni di veicoli . Questo numero
rappresenta “per legge” anche il numero di polizze di
responsabilità civile. Un portafoglio enorme gestito dalle
Compagnie di Assicurazione dei vari Paesi. Ci rendiamo conto
che il costo di una polizza incide in maniera a volte
rilevante sul reddito medio di una famiglia e quindi ogni
Compagnia Assicuratrice applica premi assicurativi
proporzionati al reddito medio pro capite dello Stato ove
opera. Naturalmente non è pensabile, almeno
nell´immediato futuro, stravolgere questi equilibri. Ma
allora come puó diventare possibile una armonizzazione del
risarcimento del danno senza modificare i parametri legati
all´economia locale ? La ipotesi che segue vuole
essere una proposta, un suggerimento, un punto di partenza
concreto per i politici che, sia a livello locale che a
livello europeo, dovranno affrontare questo problema
La proposta, anche se a prima vista può sembrare
impopolare, è quella di applicare un aumento del costo
delle polizze in ambito comunitario di circa lo 0,5 %.
Come già detto i 240 milioni di veicoli rappresentano
altrettante polizze di responsabilità civile auto.
Valutando il costo medio di una polizza a livello europeo in
circa 500 € annuali, l´aumento inciderebbe sul costo
annuale di ogni polizza di 2,5 €, che moltiplicato per 240
milioni di polizze, rappresenta un capitale annuo di circa
625 milioni di euro. Questo capitale, che a scopo meramente
indicativo possiamo chiamare Fondo di Garanzia
Internazionale, dovrebbe essere un serbatoio al quale
attingere nei casi piú gravi, non solo per il diretto
risarcimento dei danni biologici, ma anche nei casi di
scarse possibilitá di sopravvivenza economica in
conseguenza del danno subito, quando il risarcimento
effettuato dall‘Organismo di indennizzo del Paese ove si
è verificato l‘evento abbia parametri liquidativi
inferiori alla media europea. Questo fondo dovrebbe
essere gestito da un Organismo Europeo, un Organo di
Controllo per la liquidazione dei danni gravi con
l´obbiettivo di mettere tutti i cittadini della Unione
Europea nella condizione di poter contare su un´equo
indennizzo, o meglio, su un „reale risarcimento“ in
qualsiasi Paese comunitario si verifichi l´evento. Si
raggiungerebbe cosí il risultato di rispettare l´uomo nel
piú importante dei suoi diritti inviolabili, il diritto
alla vita, senza inoltre gravare pesantemente sulle
possibilità liquidative delle Compagnie Assicuratrici che
operano in situazioni di economia locale più ristretta
rispetto alla media europea.