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24 agosto 2004 0:00 - Michele
Intervengo per portare un contributo proveniente dall' "altra parte": sono infatti un commerciante di abbigliamento di Salerno.
Non mi soffermo sull'ovvietà che ci siano onesti e disonesti in ogni categoria.
E' evidente che chi non svolge attività commerciale non può conoscere l'impegno costante che essa richiede, fosse solo in termini di orari; pertanto sembra giusto che il commerciante guadagni mediamente di più dell'impiegato e dell'operaio. Quanto di più dipende dalle sue stesse capacità. Non dimenticate che aumentare i prezzi non significa automaticamente incassare di più, potrebbe anche portare ad una diminuzione di clientela, quindi ci si misura sempre con le proprie capacità di saper offrire qualcosa in più (prodotto o servizio) della concorrenza.
Quindi massima attenzione al "mercato" ed aggiornamento costante.
I dipendenti: questo è un capitolo molto vasto. Il costo sempre maggiore dei dipendenti incide molto sul prezzo finale. La mia esperienza è questa: due negozi, due commesse inquadrate a termini di legge con contributi e tutto quanto, orari secondo contratto; nel 2003 tutte e due incinte e in maternità "difficile" con la complicità (complicità) del medico. Mi farò tutto il periodo delle loro gravidanze senza collaboratrici, pagando loro una cospicua parte di stipendio a mio carico, cercando due sostituzioni a tempo determinato che dovrò pagare altrettanto, le mie ferie ridotte a tre giorni (tre). Tutto questo,per legge, fino a un anno dopo il parto: cosa pensate che accadrà al rientro? Accetto suggerimenti.
Per ritornare all'aumento dei prezzi, vi prego di informarvi sugli aumenti che si sono verificati alla produzione, acquisto di materie prime e servizi connessi. Potrei continuare con: consumatori sempre più esigenti ed informati (bene!) orari più lunghi per lo shopping di sera e di domenica (bene!) diritti dei consumatori, cambi merce, garanzie più estese (benissimo!): ma tutto ciò comporta dei costi che qualcuno dovrà sostenere: chi??
Saluti a tutti.
16 agosto 2004 0:00 - va
sono d'accordo sullo scarso ruolo dei consumatori, mi chiedo come sia possibile una crescita se gli scioperi continuano ad avere poco successo. la situazione mi sembra simile a quella dei pensionati che non trovano una più precisa identità.
15 agosto 2004 0:00 - rino
concordo sul fatto che sia necessario eliminare la norma sulle vendite sottocosto e sia necessario liberalizzare le licenze.
ma mi domando le associazioni che dovrebbero tutelare i consumatori dove sono????. io sento solo urla ma nessun fato.
perchè non porporre referendum per l'elimnaizone di dtette norme?
percheè non far sapere melgio e in modo piu diffuso al consumatore che esistono delel regole le quali vanno contro lo stesso consumatore?
in italia le associazioni a tutela de consumatori sono un mezzo bluf; lo dimostra anche il fatto che in un momento come questo dove il furto e l'imbroglio perpretato dai commercianti è evidentissimo e dove l'esigenza dei cittadini è palese oltre che pesante, le associaizoni latitano, al massimo sento elle urla isteriche ma nessuna reale ricerca di mobilitazione o altre attività atte a tutelare il cittadino.
e no mi si dica che il paragone con le associazioni americane no possa essere fatto, loro sono potenti solo perchè hanno deciso di esserlo ; qui si apsetta la manna dal cielo.
i passati tentativi di sciopero dei consumatori sono stati poco divulgati , forse nonostante tutto anche queste associaizoni avevano pochi interessi?
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