Intervengo per portare un contributo proveniente dall'
"altra parte": sono infatti un commerciante di
abbigliamento di Salerno. Non mi soffermo
sull'ovvietà che ci siano onesti e disonesti in ogni
categoria. E' evidente che chi non svolge attività
commerciale non può conoscere l'impegno costante che
essa richiede, fosse solo in termini di orari; pertanto
sembra giusto che il commerciante guadagni mediamente di
più dell'impiegato e dell'operaio. Quanto di più
dipende dalle sue stesse capacità. Non dimenticate che
aumentare i prezzi non significa automaticamente incassare
di più, potrebbe anche portare ad una diminuzione di
clientela, quindi ci si misura sempre con le proprie
capacità di saper offrire qualcosa in più (prodotto o
servizio) della concorrenza. Quindi massima attenzione
al "mercato" ed aggiornamento costante. I
dipendenti: questo è un capitolo molto vasto. Il costo
sempre maggiore dei dipendenti incide molto sul prezzo
finale. La mia esperienza è questa: due negozi, due
commesse inquadrate a termini di legge con contributi e
tutto quanto, orari secondo contratto; nel 2003 tutte e due
incinte e in maternità "difficile" con la
complicità (complicità) del medico. Mi farò tutto il
periodo delle loro gravidanze senza collaboratrici, pagando
loro una cospicua parte di stipendio a mio carico, cercando
due sostituzioni a tempo determinato che dovrò pagare
altrettanto, le mie ferie ridotte a tre giorni (tre). Tutto
questo,per legge, fino a un anno dopo il parto: cosa pensate
che accadrà al rientro? Accetto suggerimenti. Per
ritornare all'aumento dei prezzi, vi prego di informarvi
sugli aumenti che si sono verificati alla produzione,
acquisto di materie prime e servizi connessi. Potrei
continuare con: consumatori sempre più esigenti ed
informati (bene!) orari più lunghi per lo shopping di sera
e di domenica (bene!) diritti dei consumatori, cambi merce,
garanzie più estese (benissimo!): ma tutto ciò comporta
dei costi che qualcuno dovrà sostenere: chi?? Saluti a
tutti.
16 agosto 2004 0:00 - va
sono d'accordo sullo scarso ruolo dei consumatori, mi
chiedo come sia possibile una crescita se gli scioperi
continuano ad avere poco successo. la situazione mi sembra
simile a quella dei pensionati che non trovano una più
precisa identità.
15 agosto 2004 0:00 - rino
concordo sul fatto che sia necessario eliminare la norma
sulle vendite sottocosto e sia necessario liberalizzare le
licenze. ma mi domando le associazioni che dovrebbero
tutelare i consumatori dove sono????. io sento solo urla ma
nessun fato. perchè non porporre referendum per
l'elimnaizone di dtette norme? percheè non far
sapere melgio e in modo piu diffuso al consumatore che
esistono delel regole le quali vanno contro lo stesso
consumatore? in italia le associazioni a tutela de
consumatori sono un mezzo bluf; lo dimostra anche il fatto
che in un momento come questo dove il furto e
l'imbroglio perpretato dai commercianti è evidentissimo
e dove l'esigenza dei cittadini è palese oltre che
pesante, le associaizoni latitano, al massimo sento elle
urla isteriche ma nessuna reale ricerca di mobilitazione o
altre attività atte a tutelare il cittadino. e no mi
si dica che il paragone con le associazioni americane no
possa essere fatto, loro sono potenti solo perchè hanno
deciso di esserlo ; qui si apsetta la manna dal cielo.
i passati tentativi di sciopero dei consumatori sono stati
poco divulgati , forse nonostante tutto anche queste
associaizoni avevano pochi interessi? ...............