Sui dazi, sono convinto sia un errore. Ha ragione Lobster
quando dice che non si possono far scaricare sui consumatori
( e quindi su tutti noi, sulla maggioranza) i costi dovuti
all'inefficienza di una minoranza ( gli industriali).
Ringrazio i cinesi che mi consentono di poter acquistare le
stesse merci a prezzi inferiori, ma ringrazio il commercio
internazionale che spero resti libero, che mi permette di
poter scegliere tutti i prodotti,e di prendere quello per me
migliore per prezzo e/o qualità. La verità é che tutte le
economie "mature", e l'Italia é fra queste,
hanno smesso da tempo di produrre beni materiali. Prendete
gli Stati Uniti. La quota di addetti all'industria é
decisamente minoritaria, ormai la maggior parte della
popolazione attiva lavora nel terziario, lavora non più per
produrre beni fisici, ma idee. Nella Silycon Valley, i
computer( i beni materiali) li fanno assemblare in Messico,
ma i software, il marketing, il design, le strategie
aziendali e finanziarie, le strategie di comunicazione( i
beni immateriali) lì progettano tutti in California. Le
braccia, a scarso valore aggiunto, che fanno un lavoro di
modesta qualià e sostituibile, si trovano nel Terzo Mondo,
il cervello, nei paesi a capitalismo "maturo" Si
dice sempre che gli Stati Uniti non esportino e questo é
vero. Ma le statistiche vanno sapute leggere, sennò non
servono a nulla. Proprio perché i PC li fanno produrre
fisicamente a Tijuana in Messico o a Taiwan, la vendita di
questi PC risulta di provenienza messicana o cinese, ma la
società che li ha veramente prodotti, ha il cervello
altrove, cioé negli Usa ed é poi lì che i soldi
ritornano. Spostiamoci in Italia. Se continuiamo a
produrre fisicamente le scarpe da noi, e cioé con operai
italiani, con salari italiani e non da terzo mondo, é
evidente che le scarpe cinesi risultano più convenienti sul
mercato, perché meno costose. Ma se da noi chiudiamo la
fabbrica dove si fa la lavorazione materiale e potenziamo
altre fasi della produzione( marketing, design, finanza)e la
realizzazione materiale delle scarpe la facciamo in Cina
dove un operaio guadagna molto ma molto meno di un italiano,
vedrete che le scarpe dell'azienda italiana( perché al
cervello ancora in Italia)saranno vendute esattamente come
se non più di prima. Ai cinesi andrà comunque un salario
che consentirà loro di vivere in proporzione a un costo
della vita più basso, e da noi si potrà lavorare ancora.
Certo, non più con le tute blu, ma finalmente con i
colletti bianchi.Finalmente i nostri laureati potranno fare
quello per cui veramente hanno studiato, e non i precari a
vita. Se ci pensate, la precarietà del mercato del lavoro
dipende anche da questo, dall'ostinazione a voler
produrre beni a costi più alti degli altri, cercando poi di
ridurli abbassando i salari e i diritti. Ma questo é
possibile solo quando si mette in competizione un operaio
italiano e uno cinese, non quando si fa competere un "
cervello" italiano con un operaio cinese. Il
problema sta tutto nell'offerta e nella necessità di
modernizzarla. Non possiamo più pensare di produrre in
casa nostra le Ritmo, come dice FABRIZIO, ma di produrre le
idee per fare delle Ritmo sempre migliori. E cioé ricerca
tecnologica, strategie di comunicazione, marketing, finanza.
Non abbiamo bisogno di braccia, ma di cervelli e il sistema
produttivo italiano deve capirlo, pena la sua lenta
scomparsa dalla scena. E in tutto questo, i dazi, non
servono a scongiurarla, ne ritardano solo l'avvento.
9 marzo 2005 0:00 - FABRIZIO
Efr. Sig. Lobster,
Lei scrive che:
>>>>>Quando si parla di dazi ci si scorda di una cosa, che
esiste un criterio di reciprocita'. Se noi mettiamo
i dazi sui prodotti cinesi e i cinesi mettono i dazi
sui prodotti italiani sapete cosa significa?
Che per tutelare qualche migliaio di italiani (imprenditori
e lavoratori) ci facciamo buttare fuori da un mercato
di piu' di un miliardo di persone che stanno
cominciando adesso a scoprire che esiste un mondo fuori
dalla Cina. Perdere un miliardo di potenziali clienti
significa perdere centinaia di migliaia di posti di
lavoro qui in Italia.<<<<<<<<<<<
Sul fatto della
reciprocità, non credo proprio che la cosa ci possa
danneggiare.
Nel 70, lo ricordo molto bene, la
prima auto giapponese (badi bene, giapponese e non cinese)
che arrivò nella mia città fu una Mitsubishi Colt.
Abbastanza bella, assomigliava ad una Ritmo Fiat ma
causa dei dazi, costava un pochino di più della stessa
Ritmo.
Inoltre il contingentamento permetteva
l'importazione di un numero limitatissimo di
esemplari.
Si sapeva bene che al di là
dell'Oceano, il suo prezzo era la metà, e molti di noi,
auspicando e sperando nel giorno in cui l'avessimo
potuta acquistare a metà prezzo e liberamente.
Nel frattempo, non potendo fare altrimenti, siamo andati
avanti a comprarci le Ritmo.
Cosa avremmo fatto
se la vettura fosse stata disponibile in quantità
illimitata e ad un prezzo inferiore ?
Avremmo
continuato a comprare le Ritmo ? Penso di no !
Quindi .... dato che il bisogno aguzza l'ingegno,
se non mi posso comprare una cosa, allora me la costruisco
io, in casa !!
Lei pensa che il miliardo di
potenziali clienti cinesi sia un mercato in nostra
disponibilità ?
Errore !!!!
Intanto
del miliardo, il 90 percento vive e lavora nei campi al
disotto della soglia di sopravvivenza e non ha neanche di
che mangiare, mentre il restante 10%, che ha la fortuna di
lavorare in fabbrica, guadagna la favolosa cifra di 50 euro
al mese !!!
Cosa vuole che gli vendiamo di nostro
a chi guadagna 50 euro al mese ? Qualche pacchetto di
clinex ?
I cinesi non sono stupidi e stanno
rastrellando ogni sorta di attrezzature, impianti,
macchinari, navi, laminatoi, strumentazione, tecnologia,
ecc.
Ad una ditta di macchine utensili della mia
città, é stato fatto un ordine di 5 macchine ad un prezzo
stracciato (caspita, vendere 5 macchine in un colpo solo !!)
poi, ricevuta la prima, i cinesi hanno annulllato
l'ordine motivando problemi tecnici e di funzionamento
(balle !!!).
A cosa gli é servita la prima
macchina ? A copiarla !!!
Con un miliardo di
vecchie lire, si sono assicurati un progetto che
realizzeranno e venderanno ad un terzo del costo in
centinaia o migliaia di esemplari ! Bella forza !!!
E sa chi comprerà queste macchine? Noi, o
meglio le nostre officine dei nostri artigiani contoterzisti
che non sapendo più come fare per abbassare i costi cercano
di risparmiere sui beni strumentali.
Si é mai
ciesto perché un trapano Bosch costa 150 euro e un Makita
25 Euro ?
E badi bene, la Bosch non é Italiana
! Però il mio fornitore di utensili mi ha detto che
non ha più venduto un Bosch ma in compenso vende centinaia
di Makita.
In quanto a tutelare come dice lei, un
mercato di qualche migliaio di persone, beh, le auguro di
non farne mai parte, come invece io ne faccio parte.
Mi creda, non é bello sentirsi dire che dal mese
prossimo la ditta mette il 70 % del personale in cassa
integrazione perché il fatturato é crollato e le vendite
all'estero si sono azzerate.
Quando finì la
guerra, gli Italiani non avevano nulla, proprio nulla, nè
case, nè auto, nè lavoro.
E dato che non
avevamo nulla, e comprare auto o beni tecnologici
all'estero era una follia, ci siamo ingegnati ed abbiamo
iniziato a fabbricarci tutto quello che ci serviva:
Case, Automobili, radio, televisioni, macchine
utensili, acciaierie, centrali eletriche, ecc. ecc.
Anzi, siamo stati così bravi che andavamo anche
all'estero ad insegnare a fabbricare i notri prodotti,
oltre ad esportare più della metà della nostra produzione
industriale.
Come ho già avuto modo di scrivere,
a fine anni 50 la lira prese il premio mondiale per la
moneta più solida !!
E non era un bluff !
Comunque, in tema di reciprocità, e poi finisco,
tenga conto che la Cina da noi sta acquistando solo
tecnologia ed infrastrutture ma non beni di largo
consumo.
Lo chieda ai calzaturieri ed alle
fabbriche di impianti e macchinari di Vigevano (se ne trova
ancora qualcuna aperta) !!!
Cordialmente
9 marzo 2005 0:00 - Lobster
Quando si parla di dazi ci si scorda di una cosa, che
esiste un criterio di reciprocita'. Se noi mettiamo
i dazi sui prodotti cinesi e i cinesi mettono i dazi
sui prodotti italiani sapete cosa significa?
Che per tutelare qualche migliaio di italiani (imprenditori
e lavoratori) ci facciamo buttare fuori da un mercato
di piu' di un miliardo di persone che stanno
cominciando adesso a scoprire che esiste un mondo fuori
dalla Cina. Perdere un miliardo di potenziali clienti
significa perdere centinaia di migliaia di posti di
lavoro qui in Italia.
La Cina per degli
imprenditori veri sarebbe prima di tutto
un'opportunita', i nostri imprenditori invece
preferiscono piagnucolare sulla scarsa
competitivita' del nostro sistema e invocare il solito
intervento assistenziale da parte dello stato.
E poi, vedetela anche un po' dal punto di vista di
noi consumatori. Io anni fa ho cominciato a studiare il
violoncello, con un milione e mezzo ho comprato un buon
violoncello fabbricato in Cina. Avete idea di quanto
avrei dovuto spendere per avere un buon violoncello fatto da
un liutaio italiano? Milioni e milioni... non mi sarei
mai messo a studiare quello strumento se non ci fossero
stati i violoncelli cinesi.
A me questa storia
dei dazi sembra il classico caso del marito che per
punire la moglie si taglia i testicoli.
La storia
dei diritti violati di milioni di lavoratori poi e' la
prova di quanto riesca ad essere ipocrita la gente.
Sono stato per anni in Amnesty International, abbiamo
fatto fior di manifestazioni contro le violazioni dei
diritti umani in Cina. Non e' che abbia visto tutta
questa gente interessata al tema. Le monache tibetane
di 12 anni incarcerate perche' cantavano canzoni
inneggianti alla liberta' del Tibet, i ragazzi di
piazza Tien an Men incarcerati per decenni, le
minoranze religiose perseguitate, i campi di
rieducazione attraverso il lavoro in cui vengono chiusi
i dissidenti. Ai tavolini chiedevamo delle firme in
fondo alle lettere che inviavamo alle autorita'
cinesi per chiedere la liberazione di qualche
prigioniero per motivi di opinione e la maggior parte
della gente che passava tirava dritto. Adesso che la
salute economica di qualche azienda e' a rischio
gli imprenditori italiani hanno scoperto che in Cina
c'e' un problema legato ai diritti umani.
Meglio tardi che mai?
Saluti, Lobster
9 marzo 2005 0:00 - Giuseppe P.
Se le aziende nostrane falliscono per questa
concorrenza? Dovrebbero diminuire gli stipendi e
ridurre diritti dei lavoratori per restare in piedi?
Beh tra i lavoratori e i dazi, il danno minore è costituito
dal dazio.
Con tutte le contraddizioni che ne
conseguono, prima eravamo noi i forti economicamente... e
dicevamo "poverini" ai paesi in via di sviluppo,
ora questi paesi si stanno svegliando, e a noi non resta che
giocare sporco! Insomma con questa globalizzazione, homo
homini lupus, si salvi chi può!
Una nota sulla
multa di 10.000 euro all'acquirenre sulla merce
contraffatta.
Smettiamola con la storia che il
povero italiano è inconsapevole dell'ultima borsa di
Gucci che adocchia sul ponte di Trastevere (questo lo dico
per la multa di 10.000 euro). Il vero schiavo della moda è
colui che compra merce contraffatta, che pur di esibire il
capo firmato acquista un prototipo simile esteriormente. Una
pena atteggiarsi da Vip.
5 marzo 2005 0:00 - Giorgio Pirota
Spiacente Donvito.
Questa volta non la seguo.
Ho clienti che sono in sofferenza (nel tessile appunto) e
vedo le aziende del circondario (plastica) che stanno
chiudendo. Mi spiace ma questa volta sta tentando
un'arrampicata sugli specchi. Se è vero che la nostra
è un'industria povera di tecnologia è altrettanto vero
che i lavoratori (che sono anche consumatori) devono
mangiare e la nostra industria deve competere con aziende
nei cui paesi i più elementari diritti dei lavoratori non
vengono riconosciuti e grazie a questo esportano a prezzi
stracciati. Mi spiace, ma in questo caso, viva i dazi
doganali. Sbaglierò probabilmente, ma compero, se posso,
italiano, perchè preferisco che i miei soldi vadano ad un
operaio di Pomigliano d'Arco piuttosto che sia lo Stato
prima o poi a preoccuparsi di esuberi o di ammortizzatori
sociali per loro...Autarchia? In un momento come questo non
me ne vergognerei. E' vero che la politica potrebbe
intervenire in altro modo. Ma siamo sicuri che i nostri
politici abbiano un'idea di cosa significhi lavoro ?
Un saluto a tutti ed a lei in particolare.
Giorgio Pirota.
4 marzo 2005 0:00 - FABRIZIO
>>>>>>>>>>>>>>Balle, balle e balle. Io sono ingegnere
elettronico, sono anni che vorrei cambiare lavoro ma
non ne trovo. Apri un giornale alla pagina dove sono
pubblicati gli annunci di lavoro. Troverai solo ricerche per
"laureati, diplomati o cultura equivalente"
con tanti bei "max 27 anni". Le aziende
italiane non vendono tecnologia da un pezzo, non hanno
bisogno assolutamente di persone preparate sul piano
tecnico e tantomeno persone con esperienza. Hanno
bisogno di persone da pagare poco perche' si sono
ridotte a competere sui prezzi in una snervante corsa
al ribasso che siamo destinati a perdere su tutti i
fronti. Ecco il fiorire dei co.co.co, dei co.pro., di
ragazzini neodiplomati che lavorano come
"consulenti". Non importa quello che sai,
basta che costi poco.<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
Già, ma forse il nostro principale problema é
proprio questo ????
>>>>>>>>>>>>>>Se
tanti si buttano nella "promozione finanziaria" e
pochi (per fortuna loro) insistono sulle facolta'
tecnico-scientifiche e' solo perche' oggi in
Italia chi vende polizze-catorcio ha molte piu' chance
di chi progetta turbine o circuiti
digitali.<<<<<<<<<<<<<<<<<
Già ! Come sopra
!!!!
Vedi, carissimo Lobster,
inconsciamente, tu non te ne accorgi, ma mi stai dando
ragione !!!!!!
Infatti, é proprio perché tu non
trovi lavoro (ma un promotore finanziario invece si), che il
paese sta andando in rovina !!!
Se sei un
ingegnere, hai abbastanza intelligenza e coscienza per
capire le mie parole !!
Un paese può
sopravvivere, progredire ed arricchirsi solo se prodice
"sostanza" ( e tu sai cosa intendo per
sostanza).
Ma da noi, da 25 anni a questa parte,
molto hanno preferito vendere "apparenza", o
meglio, chiamiamoli:
Servizi Terziario
Terziario avanzato Finanza Promozioni ecc.
ecc.
Ma servizi e terziario per chi , quando non
ci sarà più un "primario" ?
Perchè
anche noi non possiamo fare delle bellissime BMW ? Cosa
hanno di diverso i tedeschi da noi ?
Negli anni
60 le Alfa e le Lancia erano mille anni luce davanti alle
BMW che (all'epoca) erano sopratutto dei grossi
scatoloni sgraziati di lamiera !
Provate a
confrontare una BMW 2002 con una Alfa 2000 o con un GT
Junior, o una Lancia Flaminia o Flavia o Fulvia !!
A fine anni 60 la VW stava fallendo perché
l'unica auto che sapeva fare era il maggiolino,
progettato da Ferdinand Porche nel 1935 su richiesta di
Adolf Hitler che voleva la macchina per il popolo e che da
allora é stata prodotta sempre uguale senza cambiare
neppure una vite.
Sempre a fine anni 60
l'Audi era stata dichiarata chiusa per fallimento !
Se si esclude la Mercedes (che però allora era
irrangiungibile) e dagli "scatoloni BMW" di
allora, il panorama auto tedesco era fatto solo da auto
made in USA (Opel-GM e Ford) che gli USA avevano impiantato
per far rinascere la Germania uscita "RASA al
suolo" dalla guerra.
Provate invece a
sfogliare un "quattroruote" del 1968 alla voce
"listini auto" ed andate alle pagine "auto
italiane" (allora era diviso tra Italiane e straniere
)
In quanto ai metalmeccanici, beh, oggi hai
ragione e sono con te.
Però, (io sono nella
meccanica, anzi nelle macchine utensili
"robottizzate" da 33 anni e ti assicuro che i
contratti nazionali ed aziendali degli anni 70-80 oggi ce li
sognamo !!!
Oggi, ad un Quadro di 7^Q di 33 anni
di esperienza, il massimo che ci hanno dato dopo 4 anni di
rinnovi contrattuali sono 50 euro (spalmati in 3 anni di
trance) !!
Invece ai bancari ..........
Provate a guardare il loro ultimo rinnovo contrattuale e poi
capirete perché tenere aperto un CC bancario oltre a non
darvi più nulla di interesse, vi costa dai 200 ai 400 euro
all'anno !!!!!!
Povera Italia !!!
PS: Perché purtroppo il mio settore (macchine
utensili) é ormai stato aggredito dai prodotti coreani ed
asiatici, ma ti assicuro che da noi gli ingegneri, quelli
veri, cme te e come tanti altri, li cerchiamo ma non li
troviamo !
E sopratutto non troviamo più nessuno
disposto ad indossare un grembiule o una pettorina !
Oggi i giovani vogliono solo indossare camica e
cravatta !!!
(ti parla uno che per 15 anni ha
indossato anche il grembiule, unto !!!!!)
Cordialmente
4 marzo 2005 0:00 - Lobster
Rispondo a Fabrizio
> La produzione
automobilistica nazionale é passata da un 85% del
mercato > italiano all'attuale poco più di 15
%.
Questo sta a significare che moltissimi
italiani invece di comprare auto Fiat comprano auto di
altri produttori. Perche' questo e' successo?
Perche' gli altri produttori offrono delle auto con un
miglior rapporto qualita' prezzo e noi consumatori
non abbiamo che da guadagnarci da un mercato con forte
concorrenza.
E inoltre, le case produttrici che
hanno strappato quote di mercato a Fiat non sono solo
quelle asiatiche di cui si puo' pure dire che
sfruttano i lavoratori e se ne fregano dei loro
diritti. Fiat ha perso anche verso case costruttrici
come la BMW i cui lavoratori hanno un sistema di
protezione sociale assolutamente paragonabile al nostro
(se non migliore...).
> 1) O il management che ha
sostituito negli anni 80 il precedente (uscito > dalla
guerra ed autore della rinascita) non é stato
all'altezza dei precedenti,
Questo puo'
essere.
> 2) O le nostre "pretese"
sindacali forse a volte esagerate, hanno messo >
l'industria in ginocchio e costretto gli imprenditori a
"scappare" in altri > paesi, meno costosi e
meno conflittuali.
Beh... sulle pretese sindacali
"esagerate" basterebbe guardare come vive un
metalmeccanico quarto/quinto livello. Non mi pare vivano nel
lusso, anzi, molti di loro fanno fatica ad arrivare a
fine mese.
> Oggi il paese lamenta che mancano
Ingegneri, periti, progettisti, tecnici > altamente
specializzati, ecc. ecc.
Balle, balle e balle. Io
sono ingegnere elettronico, sono anni che vorrei
cambiare lavoro ma non ne trovo. Apri un giornale alla
pagina dove sono pubblicati gli annunci di lavoro.
Troverai solo ricerche per "laureati, diplomati o
cultura equivalente" con tanti bei "max 27
anni". Le aziende italiane non vendono tecnologia
da un pezzo, non hanno bisogno assolutamente di persone
preparate sul piano tecnico e tantomeno persone con
esperienza. Hanno bisogno di persone da pagare poco
perche' si sono ridotte a competere sui prezzi in
una snervante corsa al ribasso che siamo destinati a
perdere su tutti i fronti. Ecco il fiorire dei
co.co.co, dei co.pro., di ragazzini neodiplomati che
lavorano come "consulenti". Non importa quello che
sai, basta che costi poco.
Apri un PC, un
cellulare o qualsiasi apparecchio high tech, non ci
troverai assolutamente niente di italiano. L'Italia
e' sempre di piu' il paese del culatello, delle
camicette di Armani e dei pantaloni di Versace.
Gli ingegneri in Italia non servono, te lo dice un
ingegnere.
> Forse, se avessimo qualche promotore
finananziario in meno ma qualche > ingegnere in più,
forse, ... la FIAT non sarebbe sul punto di dover
chiudere > per fallimento !!!
La Fiat
potrebbe avere (e sicuramente ha) tutti gli ingegneri che
vuole avere, stai tranquillo che c'e' la fila
di ingegneri che vogliono entrare in Fiat (cosi'
come in qualsiasi azienda che offra uno straccio di
contratto a tempo indeterminato).
Se tanti
si buttano nella "promozione finanziaria" e pochi
(per fortuna loro) insistono sulle facolta'
tecnico-scientifiche e' solo perche' oggi in
Italia chi vende polizze-catorcio ha molte piu' chance
di chi progetta turbine o circuiti digitali.
Saluti, Lobster
3 marzo 2005 0:00 - FABRIZIO
A margine della mia, aggiungerei alcuni concetti:
sino all'inizio degli anni 70, in Italia avevamo dazi
doganali sull'importazione delle auto extracee, sulle
moto, sulle macchine fotogtafiche, televisori, home-tech,
ecc. ecc.
Eppure, ricordo (oggi ho 53 anni) che
Fiat Alfa e Lancia costruivano auto meravigliose, veloci,
sportive e molto più accattivanti di tanti
"bidoni" provenienti sia dalla Cee che da
Extracee.
Essere dipendenti Fiat o STIPEL (poi
SIP e poi Telecom)o Marelli, o Guzzi, era motivo
d'orgoglio e non solo, anche di soddisfazione
economica.
dopo gli anni 70, nel nome della
liberalizazazione dei mercati e dell'imperativo
"Poca spesa ma molta resa", tutto é cominciato ad
andare male.
La produzione automobilistica
nazionale é passata da un 85% del mercato italiano
all'attuale poco più di 15 %.
Abbiamo
costretto alla chiusura per fallimento di tutte le nostre
industrie elettroniche di cui, eccezion fatta per la MIVAR
(!) non se ne é salvata una !!!!
Da primi
costruttori mondiali di motociclette (davanti a tutti, sia
inglesi, e ci voleva poco, ma anche tedeschi, che più di
una moto con 2 colindri non sapavano fare, siamo crollati
agli ultimi posti, superati da tutti !
Non siamo
riusciti a conservarci neppure una quota di mercato auto in
USA, paese che stravedeva per il nostro Duetto Alfa, per la
nostra 124 Sport, per le nostre Guzzi 850 che erano in
dotazione a tutta la Polizia Californiana !!!
Abbiamo lasciato fallire tutto e tutti, la Geloso, la
Marelli, la Brionvega (campione mondiale di stiling e coi
suoi prodotti esposti permamentemente al museo di storia e
d'arte moderna di New York, accanto alla Cisitalia, la
più bella auto (italiana) del mondo e di tutti i tempi
!
MI viene da fare una riflessione:
1)
O il management che ha sostituito negli anni 80 il
precedente (uscito dalla guerra ed autore della rinascita)
non é stato all'altezza dei precedenti,
2) O
le nostre "pretese" sindacali forse a volte
esagerate, hanno messo l'industria in ginocchio e
costretto gli imprenditori a "scappare" in altri
paesi, meno costosi e meno conflittuali.
3) O non
siamo più capaci di inventare, di produrre, di lavorare, di
costruire !!!
Ai miei tempi, fine anni 60 imizio
70, ci si laureava in ingegneria o in medicina.
Le cosidette "lauree da poco" quali economia,
scienze politiche, giurisprudenza, ecc. erano considerate
per "perditempo nullafacenti" (mi scuso con gli
eventuali possessori di tali titoli ma assicuro che era
così).
Oggi il paese lamenta che mancano
Ingegneri, periti, progettisti, tecnici altamente
specializzati, ecc. ecc.
Oggi lamentiamo che il
paese non é più in grado di "inventare" di
"ingegnare" di "costruire".
Non siamo neppure capaci di cambiarci un rubinetto e
malediciamo il nostro idraulico che ci propina fatture da
"chirurgo estetico" !
Dobbiamo fare un
serio esame di coscienza, ...... forse....... da allora ad
oggi, abbiamo sbagliato molte cose !!!
Forse, se
avessimo qualche promotore finananziario in meno ma qualche
ingegnere in più, forse, ... la FIAT non sarebbe sul punto
di dover chiudere per fallimento !!!
PS:
Per chi non lo ricorda, ma anche per chi se lo
ricorda, vorrei elencare cosa produceva la FIAT
all'inizio anni 70:
500 berlina 500
furgonetta 126 berlina 850 berlina 850 sport
coupè 850 spider 127 berlina 128 berlina
1100 128 RALLY 1300 128 sport coupè 128
spider X/19 con motore centrale 124 berlina 1200
124 berlina bialbero 1400/1600 124 Coupè sport
124 Spider 125 Berlina 125 Special 130
berlina 3200 6 cilindri 130 coupè sport 3200 Fiat
Dino 2400 Coupè motore Ferrari Fiat Dino spider 2400
motore Ferrari
La quasi totalità dei modelli
indicati ha partecipato e vinto importanti rally mondiali e
competizioni graturismo.
Oggi Fiat vuol dire
solo:
Panda Punto
(conoscete
altri modelli ???)
Povera Italia !!!!!!!!!!!!!
3 marzo 2005 0:00 - fabrizio
Il Sig. Guido Girardi
scrive:
Il
protezionismo è senza dubbio la strada sbagliata!
(Non é detto, come tutte le medicine, anche questa può
servire se dosata sapientemente, ma più il tempo passa e
più la cura dovrà essere da ....cavallo !!)
... Ma diventare competitivi, togliamocelo dalla
testa!
(Mi trova PIENAMENTE e TOTALMENTE
d'accordo !!!! Solo che pochi hanno recepito
questo banale concetto !)
Occorrerà
attendere il loro benessere ed il conseguente rialzo dei
costi produttivi
(Per quell'epoca saremo già
tutti..... ....MORTI , e non solo dal punto di vista
economico !!!!)
Ma forse a quel punto
si affaccerà sulla scena un altro paese con mire di
sviluppo
(E' probabile, non dimentichiamo che
esiste ancora l'AFRICA, il Mediooriente, il Magreb ecc.,
anche se ho forti dubbi sulla loro voglia di lavorare
!!!! Sicuramente i Cinesi, e gli orientali in genere,
purtroppo per noi, in questo sono delle autentiche formiche
operaie !!!)
Cordialmente
2 marzo 2005 0:00 - domi
a me va benissimo! farei però di più nel senso che
metterei un bel bollino a tutte le merci prodotte, IN TUTTE
LE LORO PARTI,almeno al 95% in Italia, con lavoratori
tutelati da leggi italiane ecc. Naturalmente non
dobbiamo metterci ad inventare tanti bollini come al
solito. il protezionismo allora sarebbe una scelta di
tutti anche di chi non vuole perdere il lavoro incentivando,
anche se lontano da casa, tutte le forme di sfruttamento sia
di persone che di idee. saluti
2 marzo 2005 0:00 - lidio
La concorrenza è sana se è leale. Come possiamo pensare
che le nostre aziende riescano a competere con chi produce
senza assicurare un minimo di protezione sociale ai
lavoratori? Il liberismo sfrenato senza regole non fa che
produrre danni. Forse in alcuni casi i prezzi scenderanno,
ma a quale prezzo e devastazione sociale? I dazie servono
per livellare gli squilibri. Vogliamo toglierli? Benissimo,
ma allora che la Cina e similari concedano, ai lavoratori
(in campo sociale) quanto offrono le nostre democrazie.
1 marzo 2005 0:00 - michele
Come nella maggior parte dei paesi sudamericani e molti
paesi del terzo mondo. Quando passi le dogane con un
computer portatile, cercano di capire se vuoi importare il
computer o se è veramente tuo. Questo perchè fanno pagare
2 volte il prezzo di questa tecnologia, come se esistessero
alternative locali. Che io sappia, il Brasile e il Messico
non hanno alternative ai computer Apple o le telecamere
giapponesi. Quindi i loro aspianti cineasti, programmatori,
e tanti altri mestieri, saranno penalizzati perchè dovranno
spendere il doppio per produrre le stesse cose. Questo
discorso vale anche per l'Europa. Un programmatore
europeo, on fotografo, un cineasta, uno specialista internet
o effetti speciali, paga i prodotti almeno il 50% più degli
americani, deve affrontare tassazioni punitive, e allo
stesso tempo competere all'estero. Poi ci chiediamo
perché tutti usano software americani, tutti vedono film
hollywoodiani, perché tutte le novità vengano dalla
california.
1 marzo 2005 0:00 - Guido Girardi
Il protezionismo è senza dubbio la strada sbagliata!... Ma
diventare competitivi, togliamocelo dalla testa!
Occorrerà attendere il loro benessere ed il conseguente
rialzo dei costi produttivi Ma forse a quel punto si
affaccerà sulla scena un altro paese con mire di sviluppo
1 marzo 2005 0:00 - Salvatore Marotta
Ormai sono anni che in Europa (e prevalentemente in Italia)
si sta facendo la politica dei prezzi alti...Aumentano le
tasse (e lasciamo peredere l'ultima ridicola riduzione
che in busta mi è valsa ben 2,35 €...wow come dorvò
spendere tutti questi soldi?), raddoppiano ai prezzi grazie
all'euro e, soprattutto, all'efficientissima
commissione di vigilanza sui prezzi...ora chiudiamo anche il
mercato...e poi vengono a chiederci "Ma perchè mai
saranno calati i consumi? Eppure l'Italia è un paese
ricco!"....sì...ricco di politici
"mangerecci"...