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12 marzo 2005 0:00 - jack
Sui dazi, sono convinto sia un errore. Ha ragione Lobster quando dice che non si possono far scaricare sui consumatori ( e quindi su tutti noi, sulla maggioranza) i costi dovuti all'inefficienza di una minoranza ( gli industriali). Ringrazio i cinesi che mi consentono di poter acquistare le stesse merci a prezzi inferiori, ma ringrazio il commercio internazionale che spero resti libero, che mi permette di poter scegliere tutti i prodotti,e di prendere quello per me migliore per prezzo e/o qualità. La verità é che tutte le economie "mature", e l'Italia é fra queste, hanno smesso da tempo di produrre beni materiali. Prendete gli Stati Uniti. La quota di addetti all'industria é decisamente minoritaria, ormai la maggior parte della popolazione attiva lavora nel terziario, lavora non più per produrre beni fisici, ma idee. Nella Silycon Valley, i computer( i beni materiali) li fanno assemblare in Messico, ma i software, il marketing, il design, le strategie aziendali e finanziarie, le strategie di comunicazione( i beni immateriali) lì progettano tutti in California. Le braccia, a scarso valore aggiunto, che fanno un lavoro di modesta qualià e sostituibile, si trovano nel Terzo Mondo, il cervello, nei paesi a capitalismo "maturo" Si dice sempre che gli Stati Uniti non esportino e questo é vero. Ma le statistiche vanno sapute leggere, sennò non servono a nulla. Proprio perché i PC li fanno produrre fisicamente a Tijuana in Messico o a Taiwan, la vendita di questi PC risulta di provenienza messicana o cinese, ma la società che li ha veramente prodotti, ha il cervello altrove, cioé negli Usa ed é poi lì che i soldi ritornano.
Spostiamoci in Italia. Se continuiamo a produrre fisicamente le scarpe da noi, e cioé con operai italiani, con salari italiani e non da terzo mondo, é evidente che le scarpe cinesi risultano più convenienti sul mercato, perché meno costose. Ma se da noi chiudiamo la fabbrica dove si fa la lavorazione materiale e potenziamo altre fasi della produzione( marketing, design, finanza)e la realizzazione materiale delle scarpe la facciamo in Cina dove un operaio guadagna molto ma molto meno di un italiano, vedrete che le scarpe dell'azienda italiana( perché al cervello ancora in Italia)saranno vendute esattamente come se non più di prima. Ai cinesi andrà comunque un salario che consentirà loro di vivere in proporzione a un costo della vita più basso, e da noi si potrà lavorare ancora. Certo, non più con le tute blu, ma finalmente con i colletti bianchi.Finalmente i nostri laureati potranno fare quello per cui veramente hanno studiato, e non i precari a vita. Se ci pensate, la precarietà del mercato del lavoro dipende anche da questo, dall'ostinazione a voler produrre beni a costi più alti degli altri, cercando poi di ridurli abbassando i salari e i diritti. Ma questo é possibile solo quando si mette in competizione un operaio italiano e uno cinese, non quando si fa competere un " cervello" italiano con un operaio cinese.
Il problema sta tutto nell'offerta e nella necessità di modernizzarla.
Non possiamo più pensare di produrre in casa nostra le Ritmo, come dice FABRIZIO, ma di produrre le idee per fare delle Ritmo sempre migliori. E cioé ricerca tecnologica, strategie di comunicazione, marketing, finanza. Non abbiamo bisogno di braccia, ma di cervelli e il sistema produttivo italiano deve capirlo, pena la sua lenta scomparsa dalla scena. E in tutto questo, i dazi, non servono a scongiurarla, ne ritardano solo l'avvento.
9 marzo 2005 0:00 - FABRIZIO
Efr. Sig. Lobster,

Lei scrive che:

>>>>>Quando si parla di dazi ci si scorda di una cosa, che esiste
un criterio di reciprocita'. Se noi mettiamo i dazi sui prodotti
cinesi e i cinesi mettono i dazi sui prodotti italiani sapete cosa
significa?

Che per tutelare qualche migliaio di italiani (imprenditori e lavoratori)
ci facciamo buttare fuori da un mercato di piu' di un miliardo di persone
che stanno cominciando adesso a scoprire che esiste un mondo fuori
dalla Cina. Perdere un miliardo di potenziali clienti significa perdere
centinaia di migliaia di posti di lavoro qui in Italia.<<<<<<<<<<<

Sul fatto della reciprocità, non credo proprio che la cosa ci possa danneggiare.

Nel 70, lo ricordo molto bene, la prima auto giapponese (badi bene, giapponese e non cinese) che arrivò nella mia città fu una Mitsubishi Colt.

Abbastanza bella, assomigliava ad una Ritmo Fiat ma causa dei dazi, costava un pochino di più della stessa Ritmo.

Inoltre il contingentamento permetteva l'importazione di un numero limitatissimo di esemplari.

Si sapeva bene che al di là dell'Oceano, il suo prezzo era la metà, e molti di noi, auspicando e sperando nel giorno in cui l'avessimo potuta acquistare a metà prezzo e liberamente.

Nel frattempo, non potendo fare altrimenti, siamo andati avanti a comprarci le Ritmo.

Cosa avremmo fatto se la vettura fosse stata disponibile in quantità illimitata e ad un prezzo inferiore ?

Avremmo continuato a comprare le Ritmo ?
Penso di no !

Quindi .... dato che il bisogno aguzza l'ingegno, se non mi posso comprare una cosa, allora me la costruisco io, in casa !!

Lei pensa che il miliardo di potenziali clienti cinesi sia un mercato in nostra disponibilità ?

Errore !!!!

Intanto del miliardo, il 90 percento vive e lavora nei campi al disotto della soglia di sopravvivenza e non ha neanche di che mangiare, mentre il restante 10%, che ha la fortuna di lavorare in fabbrica, guadagna la favolosa cifra di 50 euro al mese !!!

Cosa vuole che gli vendiamo di nostro a chi guadagna 50 euro al mese ?
Qualche pacchetto di clinex ?

I cinesi non sono stupidi e stanno rastrellando ogni sorta di attrezzature, impianti, macchinari, navi, laminatoi, strumentazione, tecnologia, ecc.

Ad una ditta di macchine utensili della mia città, é stato fatto un ordine di 5 macchine ad un prezzo stracciato (caspita, vendere 5 macchine in un colpo solo !!)
poi, ricevuta la prima, i cinesi hanno annulllato l'ordine motivando problemi tecnici e di funzionamento (balle !!!).

A cosa gli é servita la prima macchina ?
A copiarla !!!

Con un miliardo di vecchie lire, si sono assicurati un progetto che realizzeranno e venderanno ad un terzo del costo in centinaia o migliaia di esemplari !
Bella forza !!!

E sa chi comprerà queste macchine?
Noi, o meglio le nostre officine dei nostri artigiani contoterzisti che non sapendo più come fare per abbassare i costi cercano di risparmiere sui beni strumentali.

Si é mai ciesto perché un trapano Bosch costa 150 euro e un Makita 25 Euro ?

E badi bene, la Bosch non é Italiana !
Però il mio fornitore di utensili mi ha detto che non ha più venduto un Bosch ma in compenso vende centinaia di Makita.

In quanto a tutelare come dice lei, un mercato di qualche migliaio di persone, beh, le auguro di non farne mai parte, come invece io ne faccio parte.

Mi creda, non é bello sentirsi dire che dal mese prossimo la ditta mette il 70 % del personale in cassa integrazione perché il fatturato é crollato e le vendite all'estero si sono azzerate.

Quando finì la guerra, gli Italiani non avevano nulla, proprio nulla, nè case, nè auto, nè lavoro.

E dato che non avevamo nulla, e comprare auto o beni tecnologici all'estero era una follia, ci siamo ingegnati ed abbiamo iniziato a fabbricarci tutto quello che ci serviva:

Case, Automobili, radio, televisioni, macchine utensili, acciaierie, centrali eletriche, ecc. ecc.
Anzi, siamo stati così bravi che andavamo anche all'estero ad insegnare a fabbricare i notri prodotti, oltre ad esportare più della metà della nostra produzione industriale.

Come ho già avuto modo di scrivere, a fine anni 50 la lira prese il premio mondiale per la moneta più solida !!

E non era un bluff !

Comunque, in tema di reciprocità, e poi finisco, tenga conto che la Cina da noi sta acquistando solo tecnologia ed infrastrutture ma non beni di largo consumo.

Lo chieda ai calzaturieri ed alle fabbriche di impianti e macchinari di Vigevano (se ne trova ancora qualcuna aperta) !!!

Cordialmente
9 marzo 2005 0:00 - Lobster
Quando si parla di dazi ci si scorda di una cosa, che esiste
un criterio di reciprocita'. Se noi mettiamo i dazi sui prodotti
cinesi e i cinesi mettono i dazi sui prodotti italiani sapete cosa
significa?

Che per tutelare qualche migliaio di italiani (imprenditori e lavoratori)
ci facciamo buttare fuori da un mercato di piu' di un miliardo di persone
che stanno cominciando adesso a scoprire che esiste un mondo fuori
dalla Cina. Perdere un miliardo di potenziali clienti significa perdere
centinaia di migliaia di posti di lavoro qui in Italia.

La Cina per degli imprenditori veri sarebbe prima di tutto un'opportunita',
i nostri imprenditori invece preferiscono piagnucolare sulla scarsa
competitivita' del nostro sistema e invocare il solito intervento
assistenziale da parte dello stato.

E poi, vedetela anche un po' dal punto di vista di noi consumatori. Io
anni fa ho cominciato a studiare il violoncello, con un milione e mezzo
ho comprato un buon violoncello fabbricato in Cina. Avete idea di quanto
avrei dovuto spendere per avere un buon violoncello fatto da un liutaio
italiano? Milioni e milioni... non mi sarei mai messo a studiare quello
strumento se non ci fossero stati i violoncelli cinesi.

A me questa storia dei dazi sembra il classico caso del marito che per
punire la moglie si taglia i testicoli.

La storia dei diritti violati di milioni di lavoratori poi e' la prova
di quanto riesca ad essere ipocrita la gente. Sono stato per anni
in Amnesty International, abbiamo fatto fior di manifestazioni
contro le violazioni dei diritti umani in Cina. Non e' che abbia
visto tutta questa gente interessata al tema.
Le monache tibetane di 12 anni incarcerate perche' cantavano
canzoni inneggianti alla liberta' del Tibet, i ragazzi di piazza
Tien an Men incarcerati per decenni, le minoranze religiose perseguitate,
i campi di rieducazione attraverso il lavoro in cui vengono
chiusi i dissidenti. Ai tavolini chiedevamo delle firme in fondo
alle lettere che inviavamo alle autorita' cinesi per chiedere la
liberazione di qualche prigioniero per motivi di opinione e la maggior
parte della gente che passava tirava dritto. Adesso che la salute
economica di qualche azienda e' a rischio gli imprenditori italiani
hanno scoperto che in Cina c'e' un problema legato ai diritti umani.

Meglio tardi che mai?

Saluti,
Lobster
9 marzo 2005 0:00 - Giuseppe P.
Se le aziende nostrane falliscono per questa concorrenza?
Dovrebbero diminuire gli stipendi e ridurre diritti dei lavoratori per restare in piedi?
Beh tra i lavoratori e i dazi, il danno minore è costituito dal dazio.

Con tutte le contraddizioni che ne conseguono, prima eravamo noi i forti economicamente... e dicevamo "poverini" ai paesi in via di sviluppo, ora questi paesi si stanno svegliando, e a noi non resta che giocare sporco! Insomma con questa globalizzazione, homo homini lupus, si salvi chi può!

Una nota sulla multa di 10.000 euro all'acquirenre sulla merce contraffatta.

Smettiamola con la storia che il povero italiano è inconsapevole dell'ultima borsa di Gucci che adocchia sul ponte di Trastevere (questo lo dico per la multa di 10.000 euro). Il vero schiavo della moda è colui che compra merce contraffatta, che pur di esibire il capo firmato acquista un prototipo simile esteriormente. Una pena atteggiarsi da Vip.
5 marzo 2005 0:00 - Giorgio Pirota
Spiacente Donvito.

Questa volta non la seguo.
Ho clienti che sono in sofferenza (nel tessile appunto) e vedo le aziende del circondario (plastica) che stanno chiudendo. Mi spiace ma questa volta sta tentando un'arrampicata sugli specchi. Se è vero che la nostra è un'industria povera di tecnologia è altrettanto vero che i lavoratori (che sono anche consumatori) devono mangiare e la nostra industria deve competere con aziende nei cui paesi i più elementari diritti dei lavoratori non vengono riconosciuti e grazie a questo esportano a prezzi stracciati. Mi spiace, ma in questo caso, viva i dazi doganali. Sbaglierò probabilmente, ma compero, se posso, italiano, perchè preferisco che i miei soldi vadano ad un operaio di Pomigliano d'Arco piuttosto che sia lo Stato prima o poi a preoccuparsi di esuberi o di ammortizzatori sociali per loro...Autarchia? In un momento come questo non me ne vergognerei.
E' vero che la politica potrebbe intervenire in altro modo. Ma siamo sicuri che i nostri politici abbiano un'idea di cosa significhi lavoro ?

Un saluto a tutti ed a lei in particolare.
Giorgio Pirota.

4 marzo 2005 0:00 - FABRIZIO
>>>>>>>>>>>>>>Balle, balle e balle. Io sono ingegnere elettronico, sono anni che vorrei
cambiare lavoro ma non ne trovo. Apri un giornale alla pagina dove sono
pubblicati gli annunci di lavoro. Troverai solo ricerche per "laureati,
diplomati o cultura equivalente" con tanti bei "max 27 anni". Le aziende
italiane non vendono tecnologia da un pezzo, non hanno bisogno assolutamente
di persone preparate sul piano tecnico e tantomeno persone con esperienza.
Hanno bisogno di persone da pagare poco perche' si sono ridotte a competere
sui prezzi in una snervante corsa al ribasso che siamo destinati a perdere
su tutti i fronti. Ecco il fiorire dei co.co.co, dei co.pro., di ragazzini
neodiplomati che lavorano come "consulenti". Non importa quello che sai,
basta che costi poco.<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<



Già, ma forse il nostro principale problema é proprio questo ????



>>>>>>>>>>>>>>Se tanti si buttano nella "promozione finanziaria" e pochi (per fortuna loro)
insistono sulle facolta' tecnico-scientifiche e' solo perche' oggi in
Italia chi vende polizze-catorcio ha molte piu' chance di chi progetta turbine o
circuiti digitali.<<<<<<<<<<<<<<<<<

Già !
Come sopra !!!!


Vedi, carissimo Lobster, inconsciamente, tu non te ne accorgi, ma mi stai dando ragione !!!!!!

Infatti, é proprio perché tu non trovi lavoro (ma un promotore finanziario invece si), che il paese sta andando in rovina !!!

Se sei un ingegnere, hai abbastanza intelligenza e coscienza per capire le mie parole !!

Un paese può sopravvivere, progredire ed arricchirsi solo se prodice "sostanza" ( e tu sai cosa intendo per sostanza).

Ma da noi, da 25 anni a questa parte, molto hanno preferito vendere "apparenza", o meglio, chiamiamoli:

Servizi
Terziario
Terziario avanzato
Finanza
Promozioni
ecc. ecc.

Ma servizi e terziario per chi , quando non ci sarà più un "primario" ?

Perchè anche noi non possiamo fare delle bellissime BMW ?
Cosa hanno di diverso i tedeschi da noi ?

Negli anni 60 le Alfa e le Lancia erano mille anni luce davanti alle BMW che (all'epoca) erano sopratutto dei grossi scatoloni sgraziati di lamiera !

Provate a confrontare una BMW 2002 con una Alfa 2000 o con un GT Junior, o una Lancia Flaminia o Flavia o Fulvia !!

A fine anni 60 la VW stava fallendo perché l'unica auto che sapeva fare era il maggiolino, progettato da Ferdinand Porche nel 1935 su richiesta di Adolf Hitler che voleva la macchina per il popolo e che da allora é stata prodotta sempre uguale senza cambiare neppure una vite.

Sempre a fine anni 60 l'Audi era stata dichiarata chiusa per fallimento !
Se si esclude la Mercedes (che però allora era irrangiungibile) e dagli "scatoloni BMW" di allora, il panorama auto tedesco era fatto solo da auto made in USA (Opel-GM e Ford) che gli USA avevano impiantato per far rinascere la Germania uscita "RASA al suolo" dalla guerra.

Provate invece a sfogliare un "quattroruote" del 1968 alla voce "listini auto" ed andate alle pagine "auto italiane" (allora era diviso tra Italiane e straniere )

In quanto ai metalmeccanici, beh, oggi hai ragione e sono con te.

Però, (io sono nella meccanica, anzi nelle macchine utensili "robottizzate" da 33 anni e ti assicuro che i contratti nazionali ed aziendali degli anni 70-80 oggi ce li sognamo !!!

Oggi, ad un Quadro di 7^Q di 33 anni di esperienza, il massimo che ci hanno dato dopo 4 anni di rinnovi contrattuali sono 50 euro (spalmati in 3 anni di trance) !!

Invece ai bancari ..........
Provate a guardare il loro ultimo rinnovo contrattuale e poi capirete perché tenere aperto un CC bancario oltre a non darvi più nulla di interesse, vi costa dai 200 ai 400 euro all'anno !!!!!!

Povera Italia !!!

PS:
Perché purtroppo il mio settore (macchine utensili) é ormai stato aggredito dai prodotti coreani ed asiatici, ma ti assicuro che da noi gli ingegneri, quelli veri, cme te e come tanti altri, li cerchiamo ma non li troviamo !

E sopratutto non troviamo più nessuno disposto ad indossare un grembiule o una pettorina !

Oggi i giovani vogliono solo indossare camica e cravatta !!!

(ti parla uno che per 15 anni ha indossato anche il grembiule, unto !!!!!)

Cordialmente
4 marzo 2005 0:00 - Lobster
Rispondo a Fabrizio

> La produzione automobilistica nazionale é passata da un 85% del mercato
> italiano all'attuale poco più di 15 %.

Questo sta a significare che moltissimi italiani invece di comprare
auto Fiat comprano auto di altri produttori. Perche' questo e' successo?
Perche' gli altri produttori offrono delle auto con un miglior rapporto
qualita' prezzo e noi consumatori non abbiamo che da guadagnarci da un
mercato con forte concorrenza.

E inoltre, le case produttrici che hanno strappato quote di mercato
a Fiat non sono solo quelle asiatiche di cui si puo' pure dire che sfruttano
i lavoratori e se ne fregano dei loro diritti. Fiat ha perso anche verso
case costruttrici come la BMW i cui lavoratori hanno un sistema di protezione
sociale assolutamente paragonabile al nostro (se non migliore...).

> 1) O il management che ha sostituito negli anni 80 il precedente (uscito
> dalla guerra ed autore della rinascita) non é stato all'altezza dei precedenti,

Questo puo' essere.

> 2) O le nostre "pretese" sindacali forse a volte esagerate, hanno messo
> l'industria in ginocchio e costretto gli imprenditori a "scappare" in altri
> paesi, meno costosi e meno conflittuali.

Beh... sulle pretese sindacali "esagerate" basterebbe guardare come vive
un metalmeccanico quarto/quinto livello. Non mi pare vivano nel lusso,
anzi, molti di loro fanno fatica ad arrivare a fine mese.

> Oggi il paese lamenta che mancano Ingegneri, periti, progettisti, tecnici
> altamente specializzati, ecc. ecc.

Balle, balle e balle. Io sono ingegnere elettronico, sono anni che vorrei
cambiare lavoro ma non ne trovo. Apri un giornale alla pagina dove sono
pubblicati gli annunci di lavoro. Troverai solo ricerche per "laureati,
diplomati o cultura equivalente" con tanti bei "max 27 anni". Le aziende
italiane non vendono tecnologia da un pezzo, non hanno bisogno assolutamente
di persone preparate sul piano tecnico e tantomeno persone con esperienza.
Hanno bisogno di persone da pagare poco perche' si sono ridotte a competere
sui prezzi in una snervante corsa al ribasso che siamo destinati a perdere
su tutti i fronti. Ecco il fiorire dei co.co.co, dei co.pro., di ragazzini
neodiplomati che lavorano come "consulenti". Non importa quello che sai,
basta che costi poco.

Apri un PC, un cellulare o qualsiasi apparecchio high tech, non ci troverai
assolutamente niente di italiano. L'Italia e' sempre di piu' il paese del
culatello, delle camicette di Armani e dei pantaloni di Versace.

Gli ingegneri in Italia non servono, te lo dice un ingegnere.

> Forse, se avessimo qualche promotore finananziario in meno ma qualche
> ingegnere in più, forse, ... la FIAT non sarebbe sul punto di dover chiudere
> per fallimento !!!

La Fiat potrebbe avere (e sicuramente ha) tutti gli ingegneri che vuole avere,
stai tranquillo che c'e' la fila di ingegneri che vogliono entrare in Fiat
(cosi' come in qualsiasi azienda che offra uno straccio di contratto a tempo
indeterminato).

Se tanti si buttano nella "promozione finanziaria" e pochi (per fortuna loro)
insistono sulle facolta' tecnico-scientifiche e' solo perche' oggi in
Italia chi vende polizze-catorcio ha molte piu' chance di chi progetta turbine o
circuiti digitali.

Saluti,
Lobster
3 marzo 2005 0:00 - FABRIZIO
A margine della mia, aggiungerei alcuni concetti:

sino all'inizio degli anni 70, in Italia avevamo dazi doganali sull'importazione delle auto extracee, sulle moto, sulle macchine fotogtafiche, televisori, home-tech, ecc. ecc.

Eppure, ricordo (oggi ho 53 anni) che Fiat Alfa e Lancia costruivano auto meravigliose, veloci, sportive e molto più accattivanti di tanti "bidoni" provenienti sia dalla Cee che da Extracee.

Essere dipendenti Fiat o STIPEL (poi SIP e poi Telecom)o Marelli, o Guzzi, era motivo d'orgoglio e non solo, anche di soddisfazione economica.

dopo gli anni 70, nel nome della liberalizazazione dei mercati e dell'imperativo "Poca spesa ma molta resa", tutto é cominciato ad andare male.

La produzione automobilistica nazionale é passata da un 85% del mercato italiano all'attuale poco più di 15 %.

Abbiamo costretto alla chiusura per fallimento di tutte le nostre industrie elettroniche di cui, eccezion fatta per la MIVAR (!) non se ne é salvata una !!!!

Da primi costruttori mondiali di motociclette (davanti a tutti, sia inglesi, e ci voleva poco, ma anche tedeschi, che più di una moto con 2 colindri non sapavano fare, siamo crollati agli ultimi posti, superati da tutti !

Non siamo riusciti a conservarci neppure una quota di mercato auto in USA, paese che stravedeva per il nostro Duetto Alfa, per la nostra 124 Sport, per le nostre Guzzi 850 che erano in dotazione a tutta la Polizia Californiana !!!

Abbiamo lasciato fallire tutto e tutti, la Geloso, la Marelli, la Brionvega (campione mondiale di stiling e coi suoi prodotti esposti permamentemente al museo di storia e d'arte moderna di New York, accanto alla Cisitalia, la più bella auto (italiana) del mondo e di tutti i tempi !

MI viene da fare una riflessione:

1) O il management che ha sostituito negli anni 80 il precedente (uscito dalla guerra ed autore della rinascita) non é stato all'altezza dei precedenti,

2) O le nostre "pretese" sindacali forse a volte esagerate, hanno messo l'industria in ginocchio e costretto gli imprenditori a "scappare" in altri paesi, meno costosi e meno conflittuali.

3) O non siamo più capaci di inventare, di produrre, di lavorare, di costruire !!!

Ai miei tempi, fine anni 60 imizio 70, ci si laureava in ingegneria o in medicina.

Le cosidette "lauree da poco" quali economia, scienze politiche, giurisprudenza, ecc. erano considerate per "perditempo nullafacenti" (mi scuso con gli eventuali possessori di tali titoli ma assicuro che era così).

Oggi il paese lamenta che mancano Ingegneri, periti, progettisti, tecnici altamente specializzati, ecc. ecc.

Oggi lamentiamo che il paese non é più in grado di "inventare" di "ingegnare" di "costruire".

Non siamo neppure capaci di cambiarci un rubinetto e malediciamo il nostro idraulico che ci propina fatture da "chirurgo estetico" !

Dobbiamo fare un serio esame di coscienza, ...... forse....... da allora ad oggi, abbiamo sbagliato molte cose !!!

Forse, se avessimo qualche promotore finananziario in meno ma qualche ingegnere in più, forse, ... la FIAT non sarebbe sul punto di dover chiudere per fallimento !!!

PS:

Per chi non lo ricorda, ma anche per chi se lo ricorda, vorrei elencare cosa produceva la FIAT all'inizio anni 70:

500 berlina
500 furgonetta
126 berlina
850 berlina
850 sport coupè
850 spider
127 berlina
128 berlina 1100
128 RALLY 1300
128 sport coupè
128 spider X/19 con motore centrale
124 berlina 1200
124 berlina bialbero 1400/1600
124 Coupè sport
124 Spider
125 Berlina
125 Special
130 berlina 3200 6 cilindri
130 coupè sport 3200
Fiat Dino 2400 Coupè motore Ferrari
Fiat Dino spider 2400 motore Ferrari

La quasi totalità dei modelli indicati ha partecipato e vinto importanti rally mondiali e competizioni graturismo.

Oggi Fiat vuol dire solo:

Panda
Punto

(conoscete altri modelli ???)

Povera Italia !!!!!!!!!!!!!
3 marzo 2005 0:00 - fabrizio
Il Sig. Guido Girardi

scrive:

Il protezionismo è senza dubbio la strada sbagliata!

(Non é detto, come tutte le medicine, anche questa può servire se dosata sapientemente, ma più il tempo passa e più la cura dovrà essere da ....cavallo !!)


... Ma diventare competitivi, togliamocelo dalla testa!

(Mi trova PIENAMENTE e TOTALMENTE d'accordo !!!!
Solo che pochi hanno recepito questo banale concetto !)



Occorrerà attendere il loro benessere ed il conseguente rialzo dei costi produttivi

(Per quell'epoca saremo già tutti..... ....MORTI , e non solo dal punto di vista economico !!!!)



Ma forse a quel punto si affaccerà sulla
scena un altro paese con mire di sviluppo

(E' probabile, non dimentichiamo che esiste ancora l'AFRICA, il Mediooriente, il Magreb ecc., anche se ho forti dubbi sulla loro voglia di lavorare !!!!
Sicuramente i Cinesi, e gli orientali in genere, purtroppo per noi, in questo sono delle autentiche formiche operaie !!!)

Cordialmente
2 marzo 2005 0:00 - domi
a me va benissimo!
farei però di più nel senso che metterei un bel bollino a tutte le merci prodotte, IN TUTTE LE LORO PARTI,almeno al 95% in Italia, con lavoratori tutelati da leggi italiane ecc.
Naturalmente non dobbiamo metterci ad inventare tanti bollini come al solito.
il protezionismo allora sarebbe una scelta di tutti anche di chi non vuole perdere il lavoro incentivando, anche se lontano da casa, tutte le forme di sfruttamento sia di persone che di idee.
saluti
2 marzo 2005 0:00 - lidio
La concorrenza è sana se è leale. Come possiamo pensare che le nostre aziende riescano a competere con chi produce senza assicurare un minimo di protezione sociale ai lavoratori? Il liberismo sfrenato senza regole non fa che produrre danni. Forse in alcuni casi i prezzi scenderanno, ma a quale prezzo e devastazione sociale? I dazie servono per livellare gli squilibri. Vogliamo toglierli? Benissimo, ma allora che la Cina e similari concedano, ai lavoratori (in campo sociale) quanto offrono le nostre democrazie.
1 marzo 2005 0:00 - michele
Come nella maggior parte dei paesi sudamericani e molti paesi del terzo mondo. Quando passi le dogane con un computer portatile, cercano di capire se vuoi importare il computer o se è veramente tuo. Questo perchè fanno pagare 2 volte il prezzo di questa tecnologia, come se esistessero alternative locali. Che io sappia, il Brasile e il Messico non hanno alternative ai computer Apple o le telecamere giapponesi. Quindi i loro aspianti cineasti, programmatori, e tanti altri mestieri, saranno penalizzati perchè dovranno spendere il doppio per produrre le stesse cose. Questo discorso vale anche per l'Europa. Un programmatore europeo, on fotografo, un cineasta, uno specialista internet o effetti speciali, paga i prodotti almeno il 50% più degli americani, deve affrontare tassazioni punitive, e allo stesso tempo competere all'estero. Poi ci chiediamo perché tutti usano software americani, tutti vedono film hollywoodiani, perché tutte le novità vengano dalla california.
1 marzo 2005 0:00 - Guido Girardi
Il protezionismo è senza dubbio la strada sbagliata!... Ma diventare competitivi, togliamocelo dalla testa!
Occorrerà attendere il loro benessere ed il conseguente rialzo dei costi produttivi
Ma forse a quel punto si affaccerà sulla scena un altro paese con mire di sviluppo
1 marzo 2005 0:00 - Salvatore Marotta
Ormai sono anni che in Europa (e prevalentemente in Italia) si sta facendo la politica dei prezzi alti...Aumentano le tasse (e lasciamo peredere l'ultima ridicola riduzione che in busta mi è valsa ben 2,35 €...wow come dorvò spendere tutti questi soldi?), raddoppiano ai prezzi grazie all'euro e, soprattutto, all'efficientissima commissione di vigilanza sui prezzi...ora chiudiamo anche il mercato...e poi vengono a chiederci "Ma perchè mai saranno calati i consumi? Eppure l'Italia è un paese ricco!"....sì...ricco di politici "mangerecci"...
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