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10 marzo 2005 0:00 - FABRIZIO
Non sono leghista, ma devo convenire che aveva ragione Bossi:

L'Europa dell'euro e dei NON-dazi, l'hanno voluta i finanzieri, i banchieri, e le grosse multinazionali (anche queste in mano a grossi gruppi finanziari internazionali).

E il Nostro Sig. Prodi c'é cascato dentro come un pollo (mi scusi Sig. Prodi)!

Bene hanno fatto l'Inghilterra, la Svezia, la Svizzera e tanti altri paesi che hanno conservato la loro moneta.

La moneta é solo un'operazione di scambio matematica ed esprime la REALE capacità produttiva del paese.

Se un paese non ha credito, la sua moneta scende, e se invece il paese é produttivo e dà credito, essa sale.

Tutti quei meccanismi contorti messi in piedi per punire i paesi che non avessero rispettato il deficit programmato, sono stato infranti proprio dagli stessi paesi che li avevano voluti contro di noi (Francia e Germania in testa).

Non so se oggi sia possibile, ma un paese serio ed autorevole con le "palle" dovrebbe avere il coraggio di prendere anche decisioni "forti e drastiche" se vuole difendere la propria moneta ed il proprio tessuto industriale.

Solo che non basta un paese con un governo serio e forte.

I primi a dover "cambiare testa" sono i cittadini, che, per prima cosa, devono smetterla di litigare tra loro ed unirsi per il bene comune.

Smettiamola di farci la guerra tra province , regioni, comuni ecc.

Rendiamoci conto che il paese é nostro e di tutti noi e che se abbiamo un problema, non lo possiamo scaricare addosso al nostro vicino !

Disgraziato quel paese che ha bisogno di eroi !
10 marzo 2005 0:00 - antonio lucenti
qualche anno fa importavo pezzi di aerei ultraleggeri dagli Stati uniti, e il dazio lo pagavo. Eccome.
Non so se ancora oggi sia applicato, ma dubito che sia stato tolto.
Non è che siamo a tessere una nuova bandiera fasulla?
8 marzo 2005 0:00 - FABRIZIO
Il sig. paolo scrive:

>>>Per contrastare seriamente l' ondata di prodotti a basso prezzo farei in modo che i governi di quei mercati (Cina. India,..) siano costretti ad adottare tutte le politiche di garanzia verso il lavoratore e di certificazione qualitativa e ambientale <<<<

Sig. Paolo,

Lei ha ragione e questa sarebbe la strada auspicabile, ma dubito fortemente che sia realizzabile (Tienammen docet).

Tutto ciò é solo utopia pura ed il benessere dei Cinesi, unitamente alla loro libertà totale, non potrà avvenire né su imposizione dei paesi "ricchi" occidentali né per rapida evoluzione dello stesso paese.

Certo, prima o poi avverrà, ma ci vorranno decenni !

Alla fine della 2^ guerra il Giappone era nelle stesse condizioni della Cina, se non peggio visto che il giappone aveva perso una guerra mentre la Cina in teoria, l'aveva vinta.

Eppure la sua evoluzione lo ha portato da un paese di "copioni a bassa costo" ad un paese di un benessere like-occidentale e con una tecnologia avanzatissima.

Ma nonostante il Giappone non fosse la Cina, nonostante abbia un un ventesimo o un trentesimo (non ho idea quanti siano) degli abitanti e, sopratutto, nonostante gli USA, pur controllandone la stabilità politica abbiano lasciato il paese di fatto libero di evolversi, ci sono voluti ugualmente dai 20-30 anni.

Se anche la Cina ci mettesse lo stesso tempo, noi......... non dureremmo così a lungo.

Non capisco perché non si possano imporre dei dazi o delle quantità limitate e contingentate, visto che la stessa cosa é stata fatta per decenni in Europa nei confronti dei prodotto giapponesi che, sono entrati si ugualmente, ma in maniera più blanda e producendo guasti meno evidenti di quelli che si stanno producendo oggi.

Poter comprare reggiseni a mezzo dollaro la dozzina o un VCR a 50 euro non ci salverà dalla definitiva chiusura dei nostri stabilimenti.

La Cina ha già pronto un SUV da 8000 dollari (!!!) e una vettura somigliante ad una Renault a 3000 euro.

Cosa diremo ai lavoratori Fiat, che guadagnano troppo ?

O che devono fare una Punto e starci dentro con 3000 euro ?

Quano avevo 18 anni (nel 70) ricordo che c'erano delle bellissime moto giapponesi (Honda, Kavasaky, Suzuki) ma ricordo anche che erano contingentate e che più di tante non se ne potevano importare.

Ebbene, nessuno si strappava i capelli e chi non riusciva a comprarsi una Honda, si comprava una Guzzi, o una Aermacchi, una Ducati, una Benelli, una MW Agusta, una Gilera, una Morini, una Motobi, una Guazzoni, una Italjet, una ecc. ecc. ecc.

(se vuole posso andare avanti ancora un bel pò !)

...........

Tutte, o quasi tutte, ..... fallite (dopo la liberalizzazione dei mercati).

E meno male che i Cinesi (per ora) non ci hanno ancora vendute le moto, per ora !

PS

L'unico paese che all'epoca non aveva imposto dazi e/o contingentamenti, era la Svizzera, che però, guarda caso, non aveva nessuna industria da proteggere, a parte le 3 attività più fiorenti e famose:
(le 3 "C")

- Credito
- Cioccolato
- Cucù

8 marzo 2005 0:00 - Alberto Ponti
Sig Vincenzo Donvito lei sta ignorando una cosa importantissima: i consumatori che lei difende sono anche LAVORATORI.

Come ben saprà buona parte della popolazione è impegnata nell'industria di produzione.
Si calcola che siano sulle 800.000 unità i lavoratori impegnati nel tessile, quanti sono quelli impegnati nell'agricoltura!

I governi secondo me hanno l'obbligo morale di fermare questa situazione, di difendere le produzioni interne, di permettere il libero mercato SI ma ALLE STESSE CONDIZIONI, con GLI STESSI DIRITTI altrimenti diventa CONCORRENZA SLEALE.

Non possiamo mettere in competizione con l'Europa Paesi dove i lavoratori vengono pagati con stipendi da fame, Paesi che
non pongono alcun limite all'inquinamento e che non garantiscono i minimi diritti civili, sindacali ecc.
8 marzo 2005 0:00 - Paolo
penso che il problema dei dazi sia mal posto. Se i dazi sono lo strumento per realizzare il protezionismo, questa filosofia avrà vita breve. Per contrastare seriamente l' ondata di prodotti a basso prezzo farei in modo che i governi di quei mercati (Cina. India,..) siano costretti ad adottare tutte le politiche di garanzia verso il lavoratore e di certificazione qualitativa e ambientale caratteristica del lavoro delle società occidentali, che hanno un forte impatto sul nostro costo del lavoro. Non posso tollerare che il basso costo della manodopera,di per se non negativo, sia tale perchè le realtà lavorative locali non offrono alcuna garanzia al lavoratore nè all' ambiente (ISO 14000). I nostri governi dovrebbero spingere perchè in tali paesi si strutturi un sistema di certificazione, con relativo marchio di garanzia, che obblighi a fornire un ambiente sicuro e rispettoso della salute del lavortore (divieto dello sfruttamento del lavoro minorile,...) e che rispetti l' ambiente. Dal mio punto di vista farei in modo che sia vietata la commercializzazione di prodotti derivanti da sfruttamenti o processi pericolosi per l' ambiente.
Se dopo tutto questo i loro costi saranno sempre più bassi dei nostri, come presumibile, inevitabilmente sarà il nostro turno di tirare la cinghia ... e di parecchio.

Saluti
8 marzo 2005 0:00 - FABRIZIO
Il Gentile Sig. Donvito scrive:

"La risposta e’ nei reggiseni di cui sopra. Il dramma e’ nella fatalistica attesa che cio’ non sarebbe accaduto e quindi nel non aver cercato di adeguare le proprie produzioni a questo nuovo impatto"


Mi scusi, Sig. Donvito, ma lei crede veramente che sia possibile adeguare le nostre produzioni (o quelle europee) a questo impatto senza precedenti ?


Allora Le consiglio di dare per primo il buon esempio autoriducendosi lo stipendio alla "folle" cifra di 50 euro al mese !
(tanto prende un dipendente cinese)

Anzi, visto che Ella é probabilmente un funzionario, le posso concedere 200 euro al mese, e cioé lo stipendio di un funzionario cinese !


Dopo di che potrà anche avere voce in capitolo e chiedere (se ci riesce) a far fare altrettanto ai lavoratori tessili italiani !


Poi Lei scrive ancora:

"l’unico a farne le spese sara’ il consumatore, che i suoi governanti vogliono che continui ad acquistare a prezzi alti "

Quelli che Lei scrive come "prezzi alti", sono i prezzi di mercato della produzione industriale occidentale, e se sono "alti", la colpa non é certo nostra ma solo del fatto che sono prezzi scaturiti da un severo controllo di gestione che tutte le aziende sane devono fare se vogliono sopravvivere.

Forse Ella non sa che nel ciclo di produzione industriale (e quindi anche nei nostri) i costi maggiori sono la manodopera e l'energia che serve per trasformare la materia prima in prodotto finito.

Quindi, se tanto mi da tanto, secondo la sua ricetta, la busta paga degli italiani andrebbe ridotta di 10-20 volte e la stessa cosa per l'energia (provi a vedere se da qualche parte riesce a trovare il petrolio a 5-6 dollari al barile).

Solo che le aziende, sono nate per fare profitto e non perdite !

Lo stato, ha già provato a fare automobili, panettoni, ed altre cose varie, ma non mi sembra che abbia avuto ottimi risultati.

Un mercato come quello europeo occidentale é troppo importante ed ha equilibri troppo delicati per lasciarlo in balia del "libero mercato selvaggio" !

I guasti che sta facendo la globalizzazione selvaggia, ce li porteremo dietro per almeno 30 anni !

Io e Lei forse non ci saremo più, ma i nostri figli ? (io ne ho 2 e Lei ?)

Cosa faremo quando avremo la possibilità di indossare reggiseni a mezzo dollaro la dozzina ma niente da mangiare ?

Mangeremo i reggiseni ?

Un suo affezionatissimo lettore !

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