COMMENTI
  (Da 1 a 11 di 11)  
24 giugno 2005 0:00 - Franco
Sono d'accordo nel dire che occorre un organismo sovrannazionale che vigli sulle qualità dei prodotti commercializzati ma non nascondiamo la testa sotto la sabbia.. il fatto che l'economia italiana vada a rotoli non è affatto imputabile alla concorrenza cinese! Mi fa ridere chi parla di concorrenza sleale?? Ma dov'è che è sleale? Loro producono a costi più bassi, è un dato di fatto! E se anche (molto improbabile) dovessimo riuscire nel brevissimo termine ad imporre una certa soglia di qualità ai prodotti che la Cina esporta (esempio l'utilizzo di materiali non tossici)pensate che finalmente i prezzi dei prodotti cinesi tornino uguali a quelli delle imprese italiane!? E' una battaglia già persa gente! L'Italia deve competere sulle conoscenze, sull'esperienza che ha accumulato negli anni.. non sui prodotti ad alta concentrazione di lavoro! E se anche imponessimo dazi antidumping o quote all'importazione (che per legge durano al massimo 2/3 anni) sarebbe solo un rimandare il problema.
Senza contare infine che l'Italia deve cambiare il più presto possibile la sua mentalità manageriale..
Prodotti ad alta innovazione, mentalità più aperta al mondo esterno, al mondo finanziario... quando tutto l'apparato industriale italiano si svecchierà se non sarà troppo tardi, vedremo forse qualche segnale di ripresa!
14 giugno 2005 0:00 - primo mastrantoni
Gentile signor Pari,
e' da tempo che sosteniamo che la globalizzazione dei mercati deve marciare parallelamente con quella delle regole. Comunque pronti a collaborare.
Cordialita'
Primo Mastrantoni
segretario
14 giugno 2005 0:00 - Pier Giorgio
Caro Fabrizio, mi farebbe piacere sentire la Tua su: CINA:IMPORTAZIONI ED ESPORTAZIONI. CHI CI GUADAGNA? di Primo Mastrantoni.
Al leggerti.
14 giugno 2005 0:00 - Pier Giorgio
Mi permetto di interloquire personalmente con il Sig.Giancarlo Pari, Presidente CNA/FEDERMODA E.R., comparto sartorie e pelliccerie, per rispondere al suo successivo intervento( che certo non si è proprio astenuto dal rispondere in modo più che conforme) , anche se lo spirito informatore del sistema "forum" non è quello di colloquiare e discutere tra due o pochi interlocutori più o meno interessati al fenomeno in discussione, come avviene in TV o convegni ristretti o in assemblee di lavoro ma nel raccogliere le testimonianze di chiunque ed in modo da "grandi numeri". In effetti debbo ammettere che ho errato io nel risponderLe, pressochè direttamente e comunque replicando in primis ad altro"intervenuto"), citando il suo nome quasi in modo di risposta personale( del resto da Lei appositamente divulgato allo scopo di implicazione cercata personalmente, e non dell'oggetto generico del forum che compendia gamma di settori ben più allargata) ma nel citato spirito di pseudonimato sarebbe stato più corretto esprimere delle opinioni, pur - a torto o a ragione - ritenute volgari, offensive, certo in certi limiti ragionevoli, in modo generico ed anonimo senza che si sentisse chiamata personalmente in causa. Infatti i "forum", come già detto, esprimono il parere degli intervenuti, a prescindere dall'implicazione personale di settore o di interessi o di opinioni espresse dall'alto della propria dichiarata poltrona e servono, non ad etichettare il grado di ignoranza, di aggressività, di volgarità, di competenza, di importanza di carica ricoperta nella vita quotidiana, di ragione o di torto dello scrivente, ma servono solo ad esprimere, non delle cariche "donchisciottesche", ma delle semplici ed uniche(in quanto propriamente non determinanti) opinioni PERSONALI, anche se becere ed astruse, riferite all'oggetto del "forum". Ogni intervenuto dice quello che pensa e che percepisce, anche se sbaglia valutazione ed ha la libertà di espressione; sta nel lettore valutare l'intervento per i propri usi e limitarsi ad utilizzare quello che ha letto, senza ergersi a paladino (per l' "importanza" di carica ricoperta e delle proprie convinzioni e cercare di convincere del contrario lo scrivente, "sic et simpliciter". Per tornare al raffronto personale che è stato innescato (e sarà l'ultimo, per quel che mi riguarda) La informo che grande fetta di popolazione ed anche di analisti, con parole anche più "civili...forse" delle mie ha concettualizzato nel senso da me minimalmente descritto pur convenendo con Lei che molte imprese(non solo dei settori da Lei rappresentati) hanno dato il sangue per l'onestà e la correttezza del loro operato nell'ambito della produzione Italiana, ma ribadendo che molte altre hanno operato allegramente (opinione mutuatami anche da occupazioni in settori economici-commerciali-credito). Per quanto concerne il Suo convincimento dell'esposizione di nome,cognome,titolo,carica,indirizzo,telefono e numero di calzatura, per quanto nella fattispecie FUORI LUOGO, non ho alcuna remora a comunicarglielo, ma non in questa sede in quanto non dedicata. Se vuole continuare a titolo personale uno scambio di opinioni che possano verificare le sue o le mie ragioni (anche se ne dubito), mi faccia sapere. Valuterò attentamente se ne varrà la pena. Cordialmente.
14 giugno 2005 0:00 - Jacopo
Pienamente d'accordo con Piergiorgio; tanto made in Italy, hanno pure fatto una pubblicità per difenderlo, prodotti fatti all'estero per risparmiare, per poi vedersi il marchio made in China. Non tutti, difficilmente lo può fare il piccolo imprenditore, di sicuro i grandi sì. Leggevo tempo fa delle condizioni in cui lavorono i dipendenti in Cina che fanno scarpe per la Clerks; quanto li pagano e quanto hanno sempre fatto pagare a noi? Anche l'abbigliamento non scherza... se si vuole mettere uno sbarramento verso i prodotti dalla Cina, lo si metta su TUTTI i prodotti fabbricati in Cina, TUTTI! Adidas, Nike, Lotto comprese! (e tutti gli altri)
Non sono un economista, non sono comunista, però se avete voluto il mercato libero siate pronti a pagarne TUTTE le conseguenze (e sarebbe ora che le pagassero non solo i consumatori, ma anche i produttori, SENZA aiuti dallo stato). E le regole di libero mercato sono delle panzanate (in questo caso)
13 giugno 2005 0:00 - Giancarlo Pari
Non voglio personalizzare il confronto con il sig Piergiorgio ma respingo al mittente i toni di un linguaggio che si commenta da se.La nostra storia, gentile signore, e' fatta di sacrificio e passione che non sempre hanno dato le soddisfazioni economiche che lei in modo cosi' volgare ci attribuisce.. La storia economica di questo paese e' stata anche scritta da quelle migliaia di lavoratori autonomi che lei qualifica in modo cosi' dispregiativo(maiali lucratori).CNA/FEDERMODA e' composta per la gran parte da piccole imprese che non hanno certamente potuto delocalizzare le proprie produzioni ed anzi sono state le prime a subire la selvaggia globalizzazione dei mercati.Per quanto riguarda la qualita',termine per lei molto aleatorio, questi decenni di successi e presigio del MADE IN ITALY nel mondo sono la migliore risposta alle sue considerazioni.
Certo, il mondo cambia ed anche noi dovremo cambiare.Siamo pronti a farlo con lo stesso spirito delle generazioni passate che hanno saputo rinascere dalle ceneri di una guerra con l'ingegno e volonta'. Le nuove sfide,pero', le vogliamo giocare alla pari con i nostri competitori che,per ora, fanno del dumping la loro primaria strategia.Il riferimento alla davvero ottima manodopera italiana che lasceremo a casa e' il tocco finale ad uno scritto intriso di ideologia da parte di chi,probabilmente, vive e lavora in una rassicurante realta'.Mi permetta di aggiungere inoltre che nel confronto dialettico e' piu' corretto qualificarsi per intero(nome , cognome e professione); ne guadagnera' l'intero dibattito.
13 giugno 2005 0:00 - Pier Giorgio
E' vero Alice, tutto è made in China. Ho tirato fuori da un cassetto una ginocchiera facente parte di un dimenticato kit sportivo composto da polsini, parastinchi, un reggipalle elastico(tipo tanga da uomo), ecc. acquistato circa nell'anno 1970 in un negozio di Cortina d'Ampezzo, a prezzo modico (rifiniture un pò ruvide non di ""qualità"" ma tutto funzionale). Ebbene, guardando l'etichetta, c'è Made in China.!!. Smontando vecchissimi apparati elettrici-elettronici, quasi dovunque trovo made in Indonesia, in Giappone, Taiwan, ma spessissimo made in China. Ora che si lamentano anche gli occhialai del Veneto, dopo i tessili e gli scarpari che hanno largamente delocalizzato per produrre a bassissimi costi in Romania, in Bulgaria, in Cina ecc.vendendo poi in Italia, Europa,ecc. col proprio marchio di "moda e qualità Italiana" e lucrando come dei maiali con prodotti a costo bassissimo ma che rivendevano a prezzo d'élite, dicevo gli occhialai e tanti altri comparti emergeranno in breve futuro, ed ora fanno il pianto greco perchè sono sull'orlo del fallimento. Questa ultima considerazione la pongo anche all'attenzione del Sig.Pari Giancarlo che difende per dovere di carica le categorie CNA/FEDERMODA(Sartorie e pelliccerie), dimenticando che il giro di acquisti e confezionamenti di prodotti di dette categorie(come di altre) dai paesi asiatici ha arricchito in modo esponenziale- sotto l'egida dello, ormai seccante e rompiscatole concetto della qualità made in Italy (nicchie) - grande maggioranza di detti importatori e produttori italiani i quali, lungi dall'adeguare i prezzi all'equità(concetto ora tanto di moda) li hanno spinti al rialzo sostenendo che la qualità va pagata- E adesso piangono, Ma il peggio è che per i loro lucri ora finiti, lasceranno a casa tantissima ottima mano d'opera italiana. E d'altro canto tutta la comunità manterrà altra manod'opera straniera, chiamata a darci una mano.....per troppa offerta di lavoro!!
11 giugno 2005 0:00 - francesco
sono pensionato, i prodotti cinesi mi hanno salvano sull'acquisto di alcuni articoli come scarpe e abbigliamento in quanto con l'euro i prezzi sono raddoppiati, e quei signori che piangono perchè vendono meno perchè non fanno un esame di coscienza.
11 giugno 2005 0:00 - Giovanna
La parola d'ordine per le imprese europee è delocalizzare,per fare enormi guadagni,poco gli interessa ciò che accade nel nostro paese.
11 giugno 2005 0:00 - Pari Giancarlo
Gentile segretario,
mi permetto d'inserirrmi nel dibattito in corso sul problema Cina chiedendole cortesemente di aggiungere alla lista di coloro che non ci hanno guadagnato anche tutte quelle migliaia di aziende del settore moda(anch'esse composte da titolari e dipendenti consumatori) che entro brevissimo tempo chiuderanno i battenti.Oltre al mio lavoro sono da tempo responsabile per conto di CNA/FEDERMODA E.R.del comparto sartorie e pelliccerie e tocco con mano, quotidianamente,le problematiche che assillano le 2 categorie .Mentre le normative CE prevedono severi e rigidi processi di produzione dei prodotti comunitari, dai paesi asiatici e del continente indiano vengono importate manifatture che recentemente ,in alcuni casi, hanno evidenziato l'utilizzo di prodotti tossici o comunque nocivi alla salute dell'uomo e banditi dal ciclo produttivo nostrano..Penso e spero che la vostra associazione sapra' farsi portavoce anche di queste tematiche ,magari consultandoci , nell'intersse esclusivo dei consumatori senza dimenticare la parte di aziende che,in parte,mi onoro di rappresentare.Cordiali saluti,

Pari Giancarlo
Presidente Regionale Emilia Romagna CNA/FEDERMODA-Sartorie-Pellicerie
11 giugno 2005 0:00 - alice
Cosa aspettiamo a fare qualcosa? Perche' non vengono controllati i costi di produzione delle imprese? Dove sta la difesa del consumatore?
A questo punto, compriamo derettamente dai cinesi!!!! tanto e' tutto made in china!
  COMMENTI
  (Da 1 a 11 di 11)