semplicemente che il diavolo ha
cambiato look, secondo sua millenaria abitudine.
Basta individuare il diavolo, e la risposta è lì!
10 gennaio 2006 0:00 - Claudia
x Giorge
Non è che nessuno vuole negare il
progresso, ma a volte il progresso, per poter essere
raggiunto, vuole anche una certa coerenza e sviluppo di
risorse già esistenti. Prendi come esempio la Salerno-
Reggio Calabria o Trenitalia. A parte il fatto che fanno
davvero schifo, ma basterebbe eliminare tutti quelli che ci
speculano sopra, mettere ai posti giusti le persone giuste e
serie, e vedrai che velocità nell'ampliare e offrire il
servizio! Purtroppo questo in Italia non sarà mai
possibile, dobbiamo rassegnarci: chiudiamo un occhio (ma
solo uno?) sui tanti soprusi che ci attorniano e cerchiamo
di non uscirne pazzi!
10 gennaio 2006 0:00 - ANNAPAOLA LALDI
-DAL NOTIZIARIO "GEVAM" DEL 10.1.2006, n.121
Mi sembra interessante il confronto che l'associazione
fiorentina "IDRA" col Mugello, un altro territorio
ed ecosistema profondamente ferito da TAV e invaso del
Bilancino.
--------------------------------- Conoscendo quali
danni economici e devastazioni ambientali i cantieri TAV
hanno già arrecato nel territorio del Mugello, si capiscono
meglio le ragioni della protesta in Val Susa.
Conoscendo quali danni economici e devastazioni ambientali i
cantieri TAV hanno già arrecato nel territorio del Mugello,
si capiscono meglio le ragioni della protesta in Val
Susa. L’associazione IDRA elenca dall’osservatorio
del Mugello. - 24 corsi d’acqua danneggiati “con
più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in
concorso tra loro (...) Condotte tutte più volte reiterate,
così causando una grave perdita di potabilità e qualità
delle acque e con una sostanziale compromissione ed
alterazione della vita vegetale e animale all’interno dei
corsi d’acqua, nonché una alterazione degli stessi corsi
d’acqua mediante accumulo nel loro alveo e sulle sponde di
limi fangosi, tali da distruggere, limitare e comunque
alterare il normale sviluppo dell’ecosistema dei luoghi.
Con le aggravanti di avere commesso il fatto su cose
destinate a pubblico servizio e utilità, di aver agito con
il concorso di più di cinque persone, di avere cagionato un
danno anche patrimoniale di rilevante gravità”. - 17
fiumi, torrenti e fossi, 28 pozzi, 2 acquedotti danneggiati
“con più azioni esecutive del medesimo disegno
criminoso” (i costruttori della TAV fra Firenze e Bologna
sono imputati al Tribunale di Firenze “in particolare per
averli prosciugati o comunque disperdendone le acque
limitandone le portate e pregiudicandone anche in modo
irreversibile il loro utilizzo sia in relazione
all’approvvigionamento idrico di acque potabili, sia in
relazione ad ogni altro uso antropico, sia economico che di
svago che, infine alle funzioni proprie negli ecosistemi
locali e ciò in difetto di previe specifiche richieste alle
autorità competenti e quindi in difetto delle relative
autorizzazioni”). - “Drenata e dispersa
dall’inizio dei lavori la somma complessiva di non meno di
44.933 milioni di metri cubi di acqua nel territorio della
Comunità Montana del Mugello, con l’aggravante di aver
commesso il fatto su acque superficiali e sotterranee, anche
se non estratte dal sottosuolo, pubbliche ai sensi della
l.n. 36/94 e comunque su acque destinate per loro natura a
pubblico servizio e per avere agito in più di cinque
persone”. Sono alcuni dei passaggi relativi ai soli
primi due capi di imputazione derivanti dai danni ambientali
che hanno provocato i cantieri TAV fra Monte Morello e
Fiorenzuola negli anni precedenti l’apertura (febbraio
2004) del processo penale a carico del consorzio di grandi
imprese costruttrici (fra cui la CMC della Val di Susa) oggi
in corso nell’Aula Bunker del Tribunale di Firenze. -
Nel frattempo i metri cubi di acqua drenata sono saliti da
44 milioni a 115 milioni, e si teme che siano state
intaccate riserve idriche profonde e strategiche. - 570
litri di acqua al secondo vengono ancora oggi intercettati
dalle gallerie della TAV sul versante toscano. -
All’attenzione del Tribunale di Firenze, inoltre, una
quantità industriale di danni ambientali legati alla
gestione dei fanghi e delle terre di scavo inquinate. -
53 milioni di euro sono stati stanziati per una prima
ricucitura dei danni ambientali, anch’essi a carico del
contribuente, che ha visto salire la bolletta TAV fra
Firenze e Bologna da 2.100 mld di vecchie lire (nominalmente
private al 60%) a oltre 10.000 interamente pubbliche. -
I lavori sono ben lontani dall’essere terminati: una
galleria è in demolizione e necessita del rifacimento. 60
km di tunnel sono privi della galleria parallela di
soccorso.
5 gennaio 2006 0:00 - Itaòiano
credo che in Italia la miopia politica sia tale che, dopo
aver per 60 anni investito su ruota anzichè treno, per
avvantaggiare gli Agnelli, adesso che le ferrovie per
un 70% sono ancore primitive, sia folle creare in
alcuni punti la alta velocità, o peggio ancora il ponte
sullo Stretto, dove si arriva a seguito di ore di
autostrada, o con una sola linea ferroviaria per due sensi
di marcia. In conclusione mi pare che nessuno abbia mai
valutato seriamente di sfruttare la nostra penisola per
quello che è: UN CROCEVIA MARITTIMO AL CENTRO DEL
MEDITERRANEO. Da anni infatti mi chiedo come mai la
marineria italiana è ridotta quasi a zero, come servizi
pubblici e privati di traghetti da e per l'italia e
altri Stati raggiungibili via mare.
4 gennaio 2006 0:00 - Scocciato
Nella mia città sono prevalsi i NO ai SI per pochi pareri,
solo che i NO (che sono sempre i più assatanati)hanno fatto
un tal casino che il progetto di un termovalorizzatore,
peraltro utilissimo, è fallito perchè i NO hanno convinto
che, sulla scorta di pregresse informazioni su vecchi
impianti, sarebbe stato inquinante, brutto, inutile,
cancerogeno. La società all'uopo creata ed il comune,
impegnandosi a presentare il progetto ed a chiudere bottega
qualora ci fossero stati dei problemi, hanno sepolto
forzatamente l'iniziativa. TAV, come il ponte
sullo stretto, da un lato appaioni opere utili -fra
virgolette-, ma, se si facesse ricordo a tutte le opere
grandiose fatte in Italia, e mai terminate (quindi danaro
speso inutilmente sottratto ai cittadini) ci si renderebbe
conto che essendo troppo "mega" per la nostra
italietta, e che qualche prossimo futuro governo, magari
chiuderebbe i cantieri, per mancanza di interesse politico
in quanto promosso dall'opposizione, termine di risorse,
scioperi, luoghi archeologici, frane, amianti,
uranio,blocchi protratti, decisioni politiche (anche estere)
di favorire altre tratte ecc. , sarebbe molto meglio
soprassedere e valutare progetti più validi a breve e meno
costosi. Per quanto riguarda il transito su gomma... credete
che TAV ne eliminerà una parte? BALLE.!! Anzi, con TAV
l'Italia sarà solo un transito di pochi manager
superpaganti e nulla più e i danari per farlo saranno
scuciti da noi tutti. Avete presente il Concorde? Fallito
non per vetustà o qualche incidente, ma perchè con quello
che costava per il biglietto e con quello che inquinava (USA
veto) era finito in passivo. Nelle direttrici ora esistenti
anche in altre zone, il traffico merci-treno è praticamente
NULLO!!!!!!!!! Nessuno osa favorire il ferro alla
gomma, per decine di motivi. Meglio pensare al breve, non al
lungo in quanto i progetti fatti ora, con le dinamiche
attuali, sono obsoleti già appena cominciati.
4 gennaio 2006 0:00 - antonio lucenti
per il signor Carlo: lei parte da un presupposto errato
il collegamento non è Lione / Torino, è Atlantico/ Est
europa. Provi a vederla in questa prospettiva più
ampia.
4 gennaio 2006 0:00 - Alex
Bene, chiudiamo tutte le gallerie che ci sono, tanto sono
inutili e dannose per il paesaggio. Per andare in Francia
scolliniamo sul Monte Bianco. Perchè non vogliamo
dotare l'Italia di linee ad alta velocità? Ci
accontentiamo del pendolino? Tra l'altro il
progetto è previsto e studiato a livello europeo, non è
certo un'invenzione di questo governo. Ma per
favore non paragoniamolo al tunnel sotto la manica che ha
costi di gestione molto più alti.
La proposta
demagogica di tassare ancora di più i camion a cosa porta?
A nulla se non aumenti di costi (e quinid inflazione) visto
che le alternative non ci sono.
ps: le ferrovie
sono in passivo da sempre praticamente in tutto il mondo:
perciò dovremmo chiuderle tutte? Non va fatto un semplice
conto economico ma un'analisi costi-benefici di ampio
raggio.
4 gennaio 2006 0:00 - LC
Contro la locomotiva di Stevenson, contro la vaccinazione
antivaiolosa di Jenner, contro l'eliocentrismo di
Aristarco-Copernico-Galileo, contro la genetica di Mendel
(Lysenko), contro la scienza e la tecnologia, si sono mossi
Ignoranza e Superstizione. Su questa falsariga,
ricordo, molto più semplicemente, che mia mamma mi
raccontava che - quando era piccola, cioè negli anni venti
- tenevano la radio nella stalla, perchè sua nonna non
voleva vederla in casa... perchè era certamente uno
strumento del diavolo... Cosa c'è ora di diverso?
19 dicembre 2005 0:00 - Carlo
Alex, TAV e ponte sullo stretto sono tanto ambiziosi quanto
inutili, non si recuperano le risorse spese.
Sorridi delle le mie affermazioni un po' semplici ?
Approfondiamo.
La nuova linea ferroviaria del
Frejus è una superopera che inizia a nord di Torino,
imbocca la Valsusa, scompare per due volte nella montagna,
ad Alpignano e a Bussoleno, con due gallerie (di 21 e 12
chilometri). Poi vola sul viadotto di Venaus, per infilarsi
infine nel supertunnel, quel «tunnel di base» di 53
chilometri che sbuca in Francia, a Saint Jean de Maurienne.
Poi altre due gallerie sul versante francese, Belledonne e
Chartreuse, portano la linea a collegarsi con l’alta
velocità che arriva a Lione.
Il tutto costa come
quattro ponti sullo Stretto di Messina. Spiega Andrea
Debernardi, di Polinomia, consulente della Comunità montana
della Valsusa: il preventivo è di 2,4 miliardi di euro per
la tratta nazionale italiana, 6,7 per il «tunnel base»,
6,1 per la tratta nazionale francese. Totale: 15,2 miliardi
di euro. Previsione dei tempi di realizzazione: 15 anni. Ma
in letteratura, spiega il professor Marco Ponti del
Politecnico di Milano, costi e tempi si dilatano almeno del
20 per cento. Viste le prevedibili difficoltà, la
superlinea potrebbe costare una ventina di miliardi di euro
ed essere pronta, se tutto andrà bene, nel 2023. Finché
non sarà posata l’ultima traversina, la ferrovia sarà
solo un costo, senza apportare alcun beneficio almeno
parziale, senza poter aver alcuna utilizzazione intermedia.
E poi che cosa succederà?
Il tunnel sotto la
Manica è costato meno, 13 miliardi, ed è fallito non una,
ma due volte. Per mancanza di traffico. E serve a unire
Parigi e Londra, non (con tutto il rispetto) Torino e Lione.
La superlinea che scavalcherà le Alpi è del tutto
sovradimensionata, rispetto ai bisogni. Potrebbe convogliare
su rotaia merci addirittura per 100 milioni di tonnellate
l’anno, con previsione di farne passare 40 milioni: ci
vorrebbero 350 treni al giorno, uno ogni quattro minuti,
alla velocità di 120 chilometri all’ora, alternati a
treni passeggeri da 220 chilometri all’ora. Così il gioco
varrebbe forse la candela.
Peccato però che il
traffico ferroviario transalpino sia in calo costante dal
2000, fatta eccezione per il Sempione e il Gottardo. Dal
Frejus oggi passano merci per appena 7 milioni di tonnellate
l’anno (erano 10 milioni nel 1997) e non c’è alcun
segnale di svolta, né realistiche previsioni di una
crescita così vertiginosa. Gli scambi Italia-Francia sono
da lungo tempo consolidati, sono un business maturo in cui
non si prevedono nuovi, clamorosi sviluppi. Del resto è
già in corso il potenziamento della linea esistente che
porterà a triplicare la sua capacità, fino a oltre 20
milioni di tonnellate: a che cosa servirà, allora, la nuova
linea? E comunque, perché far arrivare le merci dalla
Francia a 120 chilometri all’ora, quando poi, arrivate in
Italia, si fermerebbero in qualche stazione e
riprenderebbero la velocità media nazionale per i treni
merci, che è di 19 chilometri all’ora?
E poi
il 70 per cento delle merci che ora passa dal Frejus non
corre lungo la direttrice est-ovest, ma quella nord-sud:
vanno e vengono da e per Digione, Bruxelles, Londra. Su
questa direttrice, le nuove linee svizzere del Gottardo e
del Sempione sono più competitive. Quanto agli scambi
continentali sull’ipotetica linea Lisbona-Kiev,
tranquilli: si spinge tanto sulla Val di Susa come se da
essa dipendessero per intero le gloriose sorti e progressive
dello sviluppo continentale, ma a est di Trieste non si
mette giù neppure un metro di rotaia.
Niente
paura, dicono i fautori della Grande Opera: non ci sono solo
le merci, ci sono anche i passeggeri. E così la linea nata
come «alta velocità» per i passeggeri e poi diventata
«ad alta capacità» per le merci ridiventa magicamente una
linea «ad alta velocità» capace di spostare le persone
lungo il mitico «Corridoio 5». Ma la grande corsa
Lisbona-Kiev sarà difficile da fare, non foss’altro per
il fatto che le ferrovie spagnole hanno uno scartamento
diverso dal resto d’Europa. «E poi l’alta velocità
c’è già. E non costa un centesimo allo Stato: si chiama
Ryan Air», taglia corto il professor Marco Ponti. «Un
biglietto aereo low cost ha un prezzo inferiore ai biglietti
ferroviari, ma soprattutto non richiede denaro pubblico,
quello che le ferrovie invece inghiottono in dosi
pantagrueliche».
Difficile infine poter definire
«ad alta velocità» una linea quasi tutta in galleria,
intasata dai treni merci, che correrà non a 300, ma al
massimo a 120 chilometri all’ora. Alla fine, come dimostra
Debernardi, la tanto sbandierata «alta velocità» tra
Lione e Torino farà risparmiare soltanto un’oretta. Anche
perché – udite udite – per poter entrare in Torino i
treni veloci dovranno correre non sulla nuova superlinea, ma
sulla vecchia ferrovia già esistente. In compenso, il nodo
torinese entro cinque anni scoppierà. Anche Milano non sta
benissimo quanto a sistema dei trasporti. Ma per risolvere
il problema Torino e il problema Milano non ci saranno
soldi: tutti impegnati nel supertunnel che piace tanto al
ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi.
Treni? No, tunnel. L’architettura societaria per fare
l’Alpetunnel è un’invenzione che supera perfino quella
dell’alta velocità o del ponte sullo Stretto, con
apparenza privata e soldi tutti pubblici. Per il nuovo
Frejus si sono alleate le ferrovie francesi (Rff) e quelle
italiane (Rfi) che insieme, al 50 per cento, hanno
costituito la Ltf, Lyon Turin Ferroviaire, con il compito di
progettare la superlinea e appaltare i lavori. In questo
caso non hanno fatto neppure finta di tirare in ballo
investimenti privati, project financing, redditività
futura: paga Pantalone e basta. Con quali soldi, visti i
conti dello Stato, resterà un mistero.
Ma
l’importante è mettere in moto la macchina dei
finanziamenti, che poi si autoalimenterà. A nessuno
interessa veramente il risultato, che arriverà (forse) tra
vent’anni. «Treni? Qui non si parla di treni, ma di
tunnel», ripetono i funzionari delle ferrovie.
L’importante è scavare, e cominciare il più presto
possibile. Aprire cantieri. Far girare i soldi. Oggi,
subito. Che cosa importa che il tunnel sotto la Manica sia
già fallito due volte? E che l’Alpetunnel (200 chilometri
complessivi) costi 15 miliardi di euro, mentre il molto più
utile Gottardo (270 chilometri) ne costi solo 12? In tutto
ciò, Ltf è il Pantalone che pagherà. Un Pantalone
asimmetrico: benché il controllo della società sia al 50
per cento dei francesi e al 50 per cento degli italiani, per
decisione presa da Lunardi gli italiani pagheranno di più,
il 63 per cento della tratta internazionale (4,2 miliardi)
più l’intera tratta nazionale (2,4 miliardi), per un
totale di 6,6 miliardi di euro; eppure la supergalleria è
solo 8 chilometri in territorio italiano e 45 in suolo di
Francia.
Ma che importa? A incassare, tanto per
cominciare, sarà la Rocksoil della famiglia Lunardi,
incaricata dei «sondaggi» (le prime trivellazioni) in
Francia: così sarà ipocritamente aggirato il conflitto
d’interessi del signor ministro delle Infrastrutture. In
Italia incasserà la Cmc di Ravenna, già pronta a iniziare
i «sondaggi» sul territorio nazionale. Con la Cmc,
cooperativa rossa, la Grande Opera diventa bipartisan.
Benedetta anche dai vertici dei Ds, da Piero Fassino in
giù, fino all’uomo degli affari della Quercia a Torino,
il molto attivo capogruppo alla Provincia Stefano Esposito.
E benedetta malgrado la fiera opposizione dei diessini della
Valsusa, sindaci compresi e con in testa Antonio Ferrentino,
presidente della Comunità montana Bassa Valle di Susa. Ma,
del resto, responsabile nazionale delle Infrastrutture per i
Ds è quel Cesare De Piccoli che fu indagato e processato (e
poi salvato dalla prescrizione) per aver incassato mazzette
dalla Fiat, ai bei tempi di Tangentopoli, sui conti
Accademia, Carassi, Linus...
Costi (tanti) e
benefici (pochi). Dunque il (poco) tempo risparmiato dai
(pochi) passeggeri non giustifica un investimento così
massiccio. Il promesso incremento delle merci che potranno
essere trasportate con i treni non combacia con previsioni
attendibili su un reale aumento delle merci da trasportare.
Che cosa resta, allora, della grande impresa? Ci saranno
grandi benefici ambientali, ribattono i sostenitori del
tunnel, perché le merci potranno passare dai camion
(inquinanti) al treno. Illusione, sostiene più d’uno
studioso. Il professor Angelo Tartaglia del Politecnico di
Torino, consulente dei comitati NoTav, ricorda che in Italia
soltanto il 17 per cento delle merci viaggia su rotaia e la
quota non è purtroppo molto incrementabile. Per spostare
piccoli numeri dalla gomma al ferro, bisogna sopportare
costi pubblici immensi. Le ferrovie, del resto, nel loro
complesso sono costate in 15 anni all’Italia quanto il
Progetto Apollo agli Stati Uniti. E non abbiamo mandato
nessuno sulla Luna.
Marco Ponti taglia corto:
«La ferrovia è una tecnologia dell’Ottocento, è ottima
per trasportare per lunghi tratti merci pesanti, che
produciamo sempre meno, o grandi numeri di passeggeri nelle
aree metropolitane; legname, non microchip o abiti di
Armani. E poi ha bisogno di immensi finanziamenti dello
Stato, che oggi non ci sono più. Ora, invece, varrebbe la
pena di ridurre le emissioni differenziando i pedaggi e le
tassazioni per i camion: far pagare molto quelli che
inquinano di più, così da rendere economico il rinnovo del
parco mezzi circolante. Così il beneficio ambientale
sarebbe diffuso, non limitato a una sola tratta. Se proprio
poi si volesse aumentare la capacità di trasporto merci,
allora converrebbe realizzare il raddoppio del tunnel
stradale del Frejus: costa un decimo e le emissioni possono
essere ridotte con i pedaggi fortemente differenziati».
Non ci saranno neppure grandi benefici occupazionali:
lo scavo di tunnel è un lavoro ormai molto automatizzato.
«Si metterebbe molto di più in moto l’economia e
l’occupazione con un grande piano di ristrutturazione
delle periferie urbane», valuta Ponti.
I
furbetti del tunnellino. Tangentopoli ci ha insegnato che
quando girano soldi pubblici, spesso c’è chi ne
approfitta. L’alta velocità è la Tangentopoli del
futuro, prevedeva in un suo libro, qualche anno fa, lo
studioso bolognese Ivan Cicconi. Il futuro è già qui,
anche se ancora non conosciamo nei particolari il nuovo
sistema della corruzione. Conosciamo però il curriculum di
alcuni degli uomini impegnati nella grande festa dei tunnel
e delle linee ferrate.
Gente, 53
chilometri di galleria sono una follia. il ponte sullo
stretto un'altra. Bastano quatro candelotti di un
terrorista per buttare via tutto. Se serve velocita', ci
sono gli aerei. Se non serve, treni merci e navi vanno
benissimo.
I soldi lasciamoli nelle tasche dello
stato e cittadini che gia' con l'euro se la passano
male ---------------------- Mi vengono in mente le
frasi storiche che comparivano tempo fa sulle ricariche wind
(ovviamente queste persone hanno preso dei granchi
enormi!). Probabilmente questa sarà una di quelle.
Il progresso ha sempre avuto dei detrattori, è normale.
Quello che oggi è cambiato è il "rumore"
mediatico che una volta non c'era. Se protestavi ti
manganellavano e facevano lo stesso quel che gli pareva.
18 dicembre 2005 0:00 - aldo
Bella lezione per tutti quella della forza di coesione e
coerenza dei cittadini della Val di Susa. In molti
dovremmo prendere coscienza che la vita (quella buona) è
super partes di qualsiasi pseudo sviluppo e miglioramento
dell'economia.
18 dicembre 2005 0:00 - GIORGE
In italia c'è una grande delusione verso le opere
pubbliche.Per ogni cosa si dice di no senza cercare di
capire cosa potrebbe accadere in futuro a causa di questo
no. Abbiamo detto no al nucleare e ci troviamo a pagare
l'energia a prezzi esorbitanti, perchè acquistiamo
l'energia (nucleare) da altri. Diciamo no
all'eolico( vedi impianti eolici in sardegna)e al solare
perchè a qualcuno da fastidio un elica che gira o un
pannello messo su un parcheggio. Non vogliamo lo smog ma
neanche le ferrovie che lo limiterebbero. Secondo me i
no vanno detti con coscenza e con soluzioni alternative
valide e tecnicamente possibili.I nostri no invece fanno si
che I PROGETTI e le tecnologie rimangano obsolete e non
fanno altro che pregiudicare il nostro sviluppo. Dicendo no
a tutto abbiamo limitato la ricerca e siamo obbligati ad
acquistare qualsiasi tecnologia da altri che queste cose le
hanno e le producono vendendole a quei paesi che rimangono
indietro. Che dire poi dell'idrogeno, se si
chiedesse in giro tutti sarebbero d'accordo,senza sapere
ne come e ne perchè.L'idrogeno se viene prodotto con
enegia elettrica delle centrali odierne non inquina meno ma
notevolmente di più ottenendo una volta usato un'enegia
nettamente inferiore a quella utilizzata per produrlo.FOrse
guardando nel complesso sembra tutto indirizzato a un
consumo costante della fonte petrolio. Detto questo la
TAV a parte il disagio iniziale che può creare agli
abitanti, può creare un benessere maggiore,visto che si
tenderebbe a eliminare molti tir dalla strada con un
notevole risparmio di combustibile e quindi di
inquinamento. Per quanto riguarda quello che
nell'esecuzione della galleria e del progetto in
generale la Regione dovrà rilasciare il VIA(valutazione di
impatto ambientale) dove si dovrebbe tenere conto di tutte
le problematiche e le soluzioni a riguardo per proteggere
l'ambiente e i cittadini. Se poi ci fosse qualcosa che
un privato cittadino o una delegazione o il comune conosce,
basterebbe portarlo a conoscenza della regione che valuterà
la cosa traendone soluzioni a riguardo. Detto questo le
proteste vanno fatte civilmente e con conoscenza, senza
essere mascherati e senza distruggere le macchine dei
cantieri, perchè così facendo si passa da una possibile
ragione al torto.
17 dicembre 2005 0:00 - Carlo
Gente, 53 chilometri di galleria sono una follia. il ponte
sullo stretto un'altra. Bastano quatro candelotti di un
terrorista per buttare via tutto. Se serve velocita', ci
sono gli aerei. Se non serve, treni merci e navi vanno
benissimo.
I soldi lasciamoli nelle tasche dello
stato e cittadini che gia' con l'euro se la passano
male
17 dicembre 2005 0:00 - SMEMORATI
Qualche anno fa' il governo D'Alema ha DURAMENTE
MANGANELLATO un corteo di disoccupati a NAPOLI........TUTTI
ZITTI !!! Evviva i Verdi Francesi che hanno esaltato
l'opera TAV...peril notevole contributo in termi i di
riduzione di inquinamento....e poi cari signori...lo scempio
che stanno facendo in CINA.....non riguarda nessuno? come
per il NUCLEARE GESTITO DA NAZIONI in EUROPA.......CHE NON
HANNO NEPPURE GLI OCCHI PER PIANGERE!!!!!!!TUTTI
ZITTI!!!! EVVIVA LA TAV !
16 dicembre 2005 0:00 - SI TAV
l'Italia è già collegata al resto dell'EUROPA da
sempre
Sì col trenino a vapore! Siamo nel
2005.. SI alla TAV
nessuno meglio di coloro che
vivono in quel territorio conosce le problematiche legate
all'impatto ambientale
Tutti esperti di VIA?
16 dicembre 2005 0:00 - edoardo mangano
credo che l'interesse collettivo debba sempre e comunque
prevalere sugli interessi dei singoli, purchè ovviamente a
tutti venga garantito il rispetto dei diritti fondamentali
fra cui certo un posto preminente è il diritto alla
salute.
pertanto ben venga un (mi auguro celere)
approfondimento di impatto ambientale, ma solo
nell'ambito di garantire che i lavori vengano eseguti
nel rispetto di tutte le garanzie che si possono e debbono
mettere in atto.
non accetto invece che qualsiasi
opera pubblica di interesse collettivo debba essere fatta
sempre e comunque solo "nell'orto del vicino"
16 dicembre 2005 0:00 - IVANO PULGHINI
Personalmente sono sconvinto di 2 cose: la prima è che
nessuno meglio di coloro che vivono in quel territorio
conosce le problematiche legate all'impatto ambientale e
che in secondo luogo l'Italia è già collegata al resto
dell'EUROPA da sempre quindi confermo il mio NO! ALLA
TAV
16 dicembre 2005 0:00 - Reset
Sì...una lezione di.... come la figura che stiamo facendo
in tutto il mondo!! Perchè non dite che i soldini
ddella TAV li volete per riconvertire o per riaprire le
così poco inquinanti industrie dei filati, chiuse per la
concorrenza straniera? Dite le verità: non vi trincerate
dietro lo spauracchio della salute-vita o altre cazzate del
genere!!. ?ca niusciuno è fesso. Poverini: i valsusini
preferiscono morire di asbestosi piuttosto che di cancro dei
polmoni o di leucemia. Questione di gusti. E nel frattempo
facciamo figure di cacca in tutto il mondo!!!
L'Italia è il paese delle discussioni infinite, dei
progetti mai realizzati, delle commissioni d'inchiesta,
tutte cavolate per far guadagnare soldini e soldoni agli
amici, amici degli amici e via di seguito...per non
approdare MAI A NIENTE. Siamo la modena Costantinopoli, dove
i saggi disquisivano interi mesi sul sesso degli angeli.
Ricordo in altri tempi, opere come la bonifica delle
paludi, la costruzione delle grandi autostrade, dei grandi
viadotti, dei grandi trafori, delle grandi città. Opere che
hanno fatto onore all'Italia, che ci hanno permesso di
passare dallo stadio di pecoroni a paese civile. Ora si
fanno commissioni d'inchiesta pure per fare dei cessi
pubblici, non vogliamo gli inceneritori, le antenne per i
telefoni, il nucleare.... Val di Susa: una lezione? Sì
di stronzaggine!
15 dicembre 2005 0:00 - paolo
forse senza l'intervento degli estranei che cercano solo
la lotta senza sapere se è giusto o meno.si parla tanto di
eliminare il trasporto veicolare ora l'occasione
c'è si tratta di verificare se tale opera è nociva o
meno.ma tutto in un regime democratico reale e non
democratico solo di parole come vorrebbero i contestatori.