Sembra che più siano grandi le aziende, più facciano delle
scorrettezze ai danni dei consumatori o degli animali per
arricchirsi....tipo allevamenti di polli in batteria, salsa
di pomodoro con i bacherozzi, latte per i bimbi con i
coloranti, mascarpone con il botulino, polli con la
diossina, pesci col mercurio, salumi con i nitrati, formaggi
coi polifostati, carne bovina con encefalopatia spongiforme,
uova con le ali di pulcino, insomma....dobbiamo comprarci
una fattoria per essere un pò + tranquilli di quello che
mangiamo, o dobbiamo rassegnarci che tanto + o meno fà
tutto schifo?? Altro che certificazioni di qualità ISO-9001
etcc!!! Certificazioni di porcherie!! E chi li controlla
questi quì? Dei vigili corrotti che si beccano le tangenti
per stare zitti? Mi sà che qua ci prendono per i fondelli,
e ci vogliono i controllori dei controllori dei controllori
dei controllori per avere una piccola speranza di mangiare
qualcosa di sano!
12 gennaio 2006 0:00 - Roberto
Un altro episodio vergognoso ai danni di cittadini inermi
causato dai soliti ricchiimprenditori senza scrupoli, invito
l'ADUC ad andare fino in fondo, vogliamo i nomi delle
ditte che hanno comprato il grano infetto (a prezzi
ridotti?) basta con l'omertà e le protezioni del
governo, vi invito a: 1) organizzare una raccolta di firme e
o una petizione per obbligare il governo a diffondere i
nomi delle ditte, coinvolte, sarebbe un
plebiscito... 2) comunicare garbatamente
all'onorevole Tremonti, visto che in una recente
trasmissione a difesa come al solito, degli imprenditori,
portava a paragone la paga degli operai cinesi
confrontandola con quelli italiani, ebbene dovreste ora
chiedere all'onorevole ministro se è anche informato
sulla condanna che avrebbe in CINA un imprenditore come
casillo per un fatto del genere?? lo sa che hanno
giustiziato imprenditori per molto meno??
un'ultima considerazione, c'è una possibilità per
i cittadini danneggiati e ingannati costituirsi parte
civile? rappresentati magari da voi? grazie
11 gennaio 2006 0:00 - Mario
Sono ritornato dalla Grecia dove le farmacia sono dei
negozzie i medicianali da banco costono ( stessa ditta) il
50% in meno e anche più ( apsirina in talia 4,95 in gracia
1,10€)
Le farmacie conme i vari ordini, così
come sono sono le vecchie coorporazioni fasciste. In
Itali per le macchine usate, i motorini o per l'eredita
l'unica casa di famiglia, VIGE ANCORA IL MEDIEVALE
NOTAIO nell'era dell'informatica!!! ma
anche per l'acquisto dell'unica e prima casa.
11 gennaio 2006 0:00 - don vito
GRANO CONTAMINATO: ARRESTATO CASILLO
L'accusa è avvelenamento, adulterazione e
contraffazione di alimenti: aveva acquistato in Canada, a
prezzi stracciati, cereali con il potente cancerogeno
ocratossina (ma gli industriali della pasta rassicurano
sulla qualità del made in Italy)
(AGI) - Bari, 10gen. - L'imprenditore
Francesco Casillo, di 39 anni (foto a sinistra),
coamministratore della "Molino Casillo Francesco
srl" di Corato (Bari) e' stato arrestato dai
finanzieri del nucleo regionale di polizia tributaria che
hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in
carcere con le accuse di adulterazione e contraffazione di
sostanze alimentari e avvelenamento di sostanze alimentari.
Il provvedimento restrittivo, richiesto dal sostituto
procuratore della Repubblica presso il tribunale di Trani,
Antonio Savasta, e' stato emesso dal gip, Michele Nardi.
L'inchiesta della magistratura riguarda
l'importazione dal Canada di grano duro contaminato da
ocratossina, sostanza cancerogena, che e' stata rilevata
oltre i limiti di legge su un carico sequestrato lo scorso
settembre a bordo di una nave nel porto di Bari
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Grano contaminato dal Canada
all'Italia
BARI – La parola è di quelle
incomprensibili: ocratossina. Si tratta di una micotossina
radioattiva che contamina gli alimenti (i cereali, ma anche
l'uva) e può avere effetti terribili sul Dna degli
uomini, producendo tumori. Ebbene questo veleno è
stato scoperto in una partita di 58 mila tonnellate di grano
proveniente il 7 settembre dal Canada e importata per la
gran parte (48 mila tonnellate) dalla “Molino
Casillo”. Con l'accusa di avvelenamento,
adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari è
stato ieri arrestato Francesco Casillo, 39 anni, uno dei tre
figli del commendator Vincenzo, fondatore nel 1957
dell'azienda di Corato (Bari). L'industriale
molitorio – arrestato dalla Guardia di Finanza in base a
un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di
Trani, Michele Nardi (la richiesta era del pm Antonio
Savasta) –, avrebbe cercato di occultare la presenza dei
veleni nel grano importato e di cui sarebbe stato a
conoscenza. Tanto da essere riuscito a strappare per la
partita inquinata un prezzo davvero stracciato, lucrandone
nella successiva rivendita.
Francesco Casillo,
considerato un vero e proprio “re del grano” italiano,
un mese dopo il sequestro della partita di grano approdata
nel porto di Bari sulla motonave “Loch Alyn” avrebbe
prodotto analisi false effettuate in laboratori compiacenti
e da cui risultava l'assoluta idoneità del cereale
canadese. In realtà, secondo quanto accertato nei
laboratori dell'Ispettorato centrale repressioni frodi
del ministero delle Politiche agricole, i prodotti importati
contenevano presenze di ocratossina in percentuale tre volte
superiore ai limiti massimi consentiti dall'Ue.
Dopo il sequestro del grano e mentre erano in corso
accertamenti nelle quattro società importatrici del carico
contaminato (oltre alla “Molino Casillo” di Corato, la
“Louis Dreyfus Italia spa” di Ravenna, la “Candeal
Commercio srl” di Foggia e “Agriviesti srl” di
Altamura) e in altre aziende ancora, Francesco Casillo –
con raggiri e false promesse di future commesse – avrebbe
ottenuto la certificazione della assoluta bontà del
cereale, sebbene le autorità canadesi, alla partenza del
cargo, avessero già denunciato la presenza di ocratossina
(seppur nei limiti previsti dalle norme Ue).
Con
questa documentazione fasulla, il 23 ottobre Casillo ha
immesso sul mercato il carico contaminato: trasformato poi
in semola è stato rivenduto, ovviamente con enormi
guadagni, ai pastifici italiani. Tanto che la Guardia
di Finanza ha chiesto al ministero delle Politiche agricole
di diramare una “allerta” per evitare che maccheroni
avvelenati finiscano nei piatti degli italiani (alcuni tra i
maggiori produttori italiani di pasta sono tra i suoi
clienti).
La storia del Molino Casillo non è di
secondo piano. La famiglia Casillo era arrivata nel
dopoguerra da San Giuseppe Vesuviano (Napoli) insieme con
altri parenti, tra cui quel Pasquale Casillo (la relazione
di parentela è però molto lontana) che poi, oltre ad
attività nel settore molitorio, si dedicherà al Foggia
calcio in qualità di presidente negli anni '90.
L'azienda ha impianti produttivi oltre che in
Puglia (Corato e Altamura) anche in Sicilia (Pozzillo, nel
Catanese) e Molise (Termoli) con un giro d'affari
intorno ai 200 milioni di euro.
La “Molino
Casillo” macina sette milioni di tonnellate di grano duro
all'anno e, insieme con i tre milioni commercializzati,
rappresenta il primo utilizzatore italiano ed europeo di
questo cereale, tanto da far parte di quel ristretto gruppo
di market maker globali (ne fanno parte multinazionali come
Cargill, Dreyfus, Glencore) che determinano il prezzo del
prodotto nel mondo. È evidente la preoccupazione
scattata dopo l'arresto. «Cosa si pensa del grano
acquistato in Canada – si domanda Nicola Zanni di Sos
Consumatori – che, una volta lavorato, diventa pasta
commercializzata con un logo (sole, mare, cielo azzurro,
trullo e campo di grano) ingannevole per i consumatori,
visto che consumano grano non pugliese?».
Ma
dagli industriali arriva una rassicurazione. «La
pasta italiana è assolutamente salubre e sicura», dice
l'Unione industriale pastai italiani (Unipi).
Secondo l'Unipi sulla pasta italiana, «sono state
effettuate, attraverso laboratori indipendenti, centinaia di
analisi».
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Importava e
vendeva grano cancerogeno: imprenditore in manette
Quel carico di grano giunto in Puglia dal Canada su un
mercantile battente bandiera di Hong Kong era contaminato da
ocratossina, una sostanza cancerogena presente in quantità
anche tre volte superiore al limite di tolleranza.
E così, quando dalle analisi disposte dalla Procura
di Trani è affiorato quel verdetto inquietante, è scattato
l'arresto per il principale importatore del prodotto,
Francesco Casillo, 39 anni, amministratore e gestore di
fatto dell'azienda «Molino Casillo» di Corato, una
cinquantina di chilometri da Bari, autentico colosso del
settore, impresa leader in Italia nella produzione di grano
duro.
Secondo le indagini della Guardia di
finanza, l'imprenditore, attraverso la miscelazione con
altro grano, avrebbe comunque trasformato il prodotto in
semole destinate al consumo e quindi pericolose per la
salute pubblica: ecco perché già da alcune settimane è
cominciata una corsa contro il tempo per rintracciare il
prodotto, ricerche che però hanno consentito di bloccare
soltanto diecimila tonnellate.
La svolta
nell'inchiesta è arrivata dopo gli ultimi accertamenti
disposti dal magistrato inquirente, il sostituto procuratore
di Trani Antonio Savasta. Ma i sospetti su quel carico erano
emersi già durante le prime fasi, il 23 settembre, quando
approdò nel porto di Bari la motonave Loch Alyn.
A bordo c'erano 58mila tonnellate di grano, e di queste
quasi 45mila avevano come destinazione proprio l'azienda
di Francesco Casillo. È scattato un primo sequestro,
ma il carico è finito al centro di una battaglia
giudiziaria perché l'azienda di Corato ha presentato
una nuova documentazione da parte di laboratori chimici
indipendenti, carte dalle quali risultava l'assenza di
agenti patogeni pericolosi.
Ma secondo quanto
accertato dalla Guardia di finanza, il regista di quei
documenti sarebbe lo stesso Casillo, il quale avrebbe
ottenuto le certificazioni necessarie attraverso raggiri e
false promesse di future commesse. Alla fine è quindi
finito sul mercato un prodotto acquistato a prezzi inferiori
rispetto alle normali tariffe, ottenendo, dicono gli
investigatori, «spregiudicati margini di guadagno».
Dai successivi accertamenti condotti
dall'Ispettorato centrale repressione frodi del
ministero delle Politiche agricole è venuto fuori un quadro
sconcertante: nell'intero carico è stata rilevata
infatti la presenza di ocratossina in quantità decisamente
superiore ai limiti di legge.
E i finanzieri
hanno anche fatto luce sulle analisi presentate
dall'azienda Casillo. Così sono stati arrestati anche
due periti ritenuti responsabili di quelle analisi
compiacenti.
-------- BARI - È leader nella
produzione di semole in Italia l'azienda Molino Casillo,
di Corato (Bari), coinvolta nella vicenda che ha portato
all'arresto di Francesco Casillo, definito dalla guardia
di finanza amministratore e gestore di fatto
dell'impresa. Francesco Casillo è uno dei tre fratelli
che dagli anni Novanta si occupano della società e che,
dallo stabilimento originario, avviato alla fine degli anni
Cinquanta, hanno realizzato altri tre impianti a Corato.
Secondo notizie fornite sul sito internet di
'Molino Casillo', dal 1990 alla fine del 2003,
l'azienda ha investito oltre 40 miliardi in impianti,
tecnologie, servizi ed uomini. Il gruppo Molino Casillo -
informa sempre il sito internet - è collegato con altre tre
società molitorie, con le quali interagisce negli acquisti
e vendite e nello scambio di conoscenze, pur mantenendo
gestioni indipendenti.
Secondo la stessa fonte,
con il titolo di primo utilizzatore privato di grano duro
del mondo (un milione di tonnellate) la Molino Casillo
rappresenta uno dei principali Market Maker mondiali del
grano duro e delle semole. L'acquisto del grano da parte
della Molino Casillo avviene infatti in tutto il mondo.
L'acquisto comincia a maggio con il grano prodotto in
Sicilia e in Spagna, a giugno col raccolto pugliese e
lucano, a luglio in Grecia e nell'Italia centrale.
Ad agosto si completa il monitoraggio dei raccolti
europei con la Francia e, «dopo un breve sguardo ai paesi
dell'est (Turchia, Ungheria e Kazakihstan)», si riparte
a settembre col Canada e il Nord Dakota. Tra novembre e
dicembre si acquista in Australia, a gennaio in Argentina.
A marzo in India, a fine aprile in Messico per
il nuovo raccolto, «con successivo spostamento in Arizona
per il desert durum». La Molino Casillo - informa
ancora il sito - ha una capacità di stoccaggio di oltre
200.000 tonnellate e si avvale delle strutture portuali di
Bari, Barletta e Molfetta per i grani che arrivano via
mare.
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GRANO CONTAMINATO:
INCHIESTA TORINO, NO ALL'ALLARME OCRATOSSINA
(AGE) TORINO - Finora in Italia non si può parlare di
allarme ocratossina, la sostanza cancerogena al centro del
caso giudiziario che ha portato all' arresto dell'
imprenditore pugliese Francesco Casillo: ne sono convinti a
Torino, dove la procura, di concerto con l' Ufficio
repressione frodi, da un anno conduce indagini a livello
nazionale. L' ocratossina è una tossina che si
trova in molti alimenti e, a livelli elevati, può provocare
tumori ai reni e all' apparato urinario. Nel corso
del 2005 il pm Raffaele Guariniello e l' Ufficio
repressione frodi hanno compiuto esami a tappeto su campioni
di una vasta gamma di cibi prelevati in tutta Italia, e dai
test non è mai emersa una quantità di ocratossina
superiore ai limiti imposti dall' Unione Europea.
La ricerca si era concentrata su cereali, pasta, cacao,
caffé, e una serie di prodotti destinata ai consumatori
delle fasce più deboli, come i bambini e i diabetici.
Non sono emerse irregolarità.
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GRANO CONTAMINATO: DE PETRIS (VERDI) “A RISCHIO LA
QUALITÀ DELLA PASTA ITALIANA”
“Il forte
aumento delle importazioni di grano dall’estero può
mettere a rischio la qualità della pasta italiana, uno dei
simboli dell’agroalimentare nazionale nel mondo. Il crollo
della produzione italiana di grano duro, con un calo del 30%
nel 2005 e un ulteriore 15% atteso nel 2006, apre la strada
a derrate di cereali di scarsa qualità e provenienti da
Paesi con normative sanitarie che non tutelano i
consumatori”. Loredana De Petris, senatrice dei verdi
e capogruppo in Commissione Agricoltura, commenta con
preoccupazione l’arresto del responsabile della più
grande azienda molitoria del Paese a seguito della
lavorazione di grano contaminato da ocratossine proveniente
dal Canada. “Dopo questo grave episodio – prosegue
la senatrice – ci auguriamo che gli organi di controllo
sanitario impediscano la commercializzazione di prodotti
lavorati contenenti sostanze tossiche e provvedano al ritiro
dal mercato di tutte le partite contaminate”.
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I PRODUTTORI "PADANI"
DIFENDONO I LORO CERALE
Per Unipi pasta italiana
salubre. Sgambaro: la nostra materia prima garantisce il
consumatore e tutela gli agricoltori
La pasta
italiana “è assolutamente salubre e sicura”.
Insorge l’unione industriale dei pastai italiani (unipi)
alla notizia di contaminazione di partite di grano duro
proveniente dal Canada. Secondo l’organizzazione
degli industriali della pasta, “a tutela del consumatore
sono state effettuate, attraverso laboratori indipendenti,
centinaia di analisi mirate nelle semole e nelle paste
alimentari”. I risultati, riferisce l’Unipi,
“hanno sempre accertato la piena conformità dei prodotti
alle normative nazionali e comunitarie in materia di
sicurezza alimentare”. In proposito le industrie del
settore assicurano l’ applicazione di “un rigoroso
sistema di autocontrollo preventivo e costante sul processo
produttivo che preclude l'impiego di materie prime non
corrispondenti agli standard igienico-sanitari e qualitativi
fissati dalle normative vigenti, ai quali anche i fornitori
sono tenuti ad attenersi”.
Da parte loro anche
i produttori padani fanno sentire la loro voce a tutela
della loro produzione. In particolare la Jolly
Sgambaro, antico pastificio del trevigiano ha voluto
sottolineare in una nota che “la provenienza italiana e
certificata del grano usato per produrre la pasta è la
migliore e più sicura garanzia per il consumatore e la più
efficace tutela per il lavoro degli agricoltori
italiani”.
“Abbiamo sempre sostenuto gli
agricoltori italiani - dice Pierantonio Sgambaro che guida
l’azienda di famiglia di Castello di Godego - e per questo
fin dagli anni ’70 ci siamo resi conto che la qualità di
un cibo non può prescindere dalla qualità dell’ambiente
e del territorio nel quale nasce e che la tracciabilità
dell’intera filiera produttiva è l’unica garanzia
possibile. La materia prima è alla base della qualità del
prodotto finale, perciò non è sufficiente ricorrere ai
tradizionali canali d’acquisto, ma dobbiamo riscoprire il
valore della terra ed avere un rapporto diretto con chi
lavora”.
Per questo l’azienda trevigiana ha
iniziato a collaborare con un gruppo scelto di agricoltori
italiani. “Proponiamo - continua Sgambaro - le
migliori varietà di sementi che loro coltivano per conto
nostro, per ottenere un grano duro di alta qualità,
conservato poi nei nostri depositi di Cerignola in Puglia e
di Castello di Godego in Veneto”.
Oggi la
Jolly Sgambaro è la prima in Italia ad aver certificato la
caratteristica di prodotto “grano duro italiano”,
ottenuta nel gennaio del 2003. “Provenendo da coltivazioni
nazionali - conclude il patron della Jolly - il nostro grano
non necessita inoltre di essere trasportato su cargo
internazionali allontanando così eventuali rischi di
infestazione” --------
VEGAN ITALIA:
"FUORI I NOMI"
Ieri è stato arrestato
Francesco Casillo - nome da non dimenticare -, imprenditore
pugliese, accusato di aver immesso sul mercato una grossa
partita di grano avvelenato. Casillo era già stato
fermato a settembre con 58 mila tonnellate di prodotto
proveniente dal Canada. Ma i controlli effettuati
dalla Guardia di Finanza hanno appurato solo ora che si
trattava di grano contaminato da ocratossima, una sostanza
fortemente nociva e cancerogena.
Nel frattempo
la partita era stata dissequestrata e quasi completamente
venduta: 53 mila tonnellate che hanno invaso l'Italia.
Ora è accusato di avvelenamento di acque o sostanze
alimentari e contraffazione di sostanze alimentari.
Perché non di tentata strage o almeno di tentato
omicidio? E perché non è possibile (ora, come non è stato
possibile in merito alle uova avariate di qualche tempo fa)
conoscere i nomi delle aziende che hanno acquistato il grano
di Casillo per farne pane, pasta e prodotti dolciari da
forno? I tg della sera, nel dare la notizia, hanno
rassicurato gli italiani che la pasta italiana è buona.
Ma allora questo grano dov'è finito? Spero
non si tiri in ballo la privacy - del maccherone, come hanno
detto gli amici di Caterpillar - per evitare la
pubblicazione dell'elenco. Ben altri elenchi hanno
visto le pagine dei giornali in questo periodo. Ma
forse la salute vera interessa meno di politica, finanza e
previsioni del tempo.
11 gennaio 2006 0:00 - olivia
Sono d'accordo. Mi domando quali ipotesi di reato
si possano configurare nei confronti di chi non ha
denunciato istantaneamente queste irregolarità anche
all'interno di enti ed organi istituzionali. Se non
ricordo male il diritto alla salute è un diritto
costituzionale.