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15 gennaio 2006 0:00 - Rosalba
Sembra che più siano grandi le aziende, più facciano delle scorrettezze ai danni dei consumatori o degli animali per arricchirsi....tipo allevamenti di polli in batteria, salsa di pomodoro con i bacherozzi, latte per i bimbi con i coloranti, mascarpone con il botulino, polli con la diossina, pesci col mercurio, salumi con i nitrati, formaggi coi polifostati, carne bovina con encefalopatia spongiforme, uova con le ali di pulcino, insomma....dobbiamo comprarci una fattoria per essere un pò + tranquilli di quello che mangiamo, o dobbiamo rassegnarci che tanto + o meno fà tutto schifo?? Altro che certificazioni di qualità ISO-9001 etcc!!! Certificazioni di porcherie!! E chi li controlla questi quì? Dei vigili corrotti che si beccano le tangenti per stare zitti? Mi sà che qua ci prendono per i fondelli, e ci vogliono i controllori dei controllori dei controllori dei controllori per avere una piccola speranza di mangiare qualcosa di sano!
12 gennaio 2006 0:00 - Roberto
Un altro episodio vergognoso ai danni di cittadini inermi causato dai soliti ricchiimprenditori senza scrupoli, invito l'ADUC ad andare fino in fondo, vogliamo i nomi delle ditte che hanno comprato il grano infetto (a prezzi ridotti?) basta con l'omertà e le protezioni del governo, vi invito a: 1) organizzare una raccolta di firme e o una petizione per obbligare il governo a diffondere i nomi delle ditte,
coinvolte, sarebbe un plebiscito...
2) comunicare garbatamente all'onorevole Tremonti, visto che in una recente trasmissione a difesa come al solito, degli imprenditori, portava a paragone la paga degli operai cinesi confrontandola con quelli italiani, ebbene dovreste ora chiedere all'onorevole ministro se è anche informato sulla condanna che avrebbe in CINA un imprenditore come casillo per un fatto del genere?? lo sa che hanno giustiziato imprenditori per molto meno??
un'ultima considerazione, c'è una possibilità per i cittadini danneggiati e ingannati costituirsi parte civile? rappresentati magari da voi?
grazie
11 gennaio 2006 0:00 - Mario
Sono ritornato dalla Grecia dove le farmacia sono dei negozzie i medicianali da banco costono ( stessa ditta) il 50% in meno e anche più ( apsirina in talia 4,95 in gracia 1,10€)

Le farmacie conme i vari ordini, così come sono sono le vecchie coorporazioni fasciste.
In Itali per le macchine usate, i motorini o per l'eredita l'unica casa di famiglia, VIGE ANCORA IL MEDIEVALE NOTAIO
nell'era dell'informatica!!!
ma anche per l'acquisto dell'unica e prima casa.
11 gennaio 2006 0:00 - don vito
GRANO CONTAMINATO: ARRESTATO CASILLO




L'accusa è avvelenamento, adulterazione e contraffazione di alimenti: aveva acquistato in Canada, a prezzi stracciati, cereali con il potente cancerogeno ocratossina (ma gli industriali della pasta rassicurano sulla qualità del made in Italy)





(AGI) - Bari, 10gen. - L'imprenditore Francesco Casillo, di 39 anni (foto a sinistra), coamministratore della "Molino Casillo Francesco srl" di Corato (Bari) e' stato arrestato dai finanzieri del nucleo regionale di polizia tributaria che hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse di adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari e avvelenamento di sostanze alimentari.
Il provvedimento restrittivo, richiesto dal sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Trani, Antonio Savasta, e' stato emesso dal gip, Michele Nardi.
L'inchiesta della magistratura riguarda l'importazione dal Canada di grano duro contaminato da ocratossina, sostanza cancerogena, che e' stata rilevata oltre i limiti di legge su un carico sequestrato lo scorso settembre a bordo di una nave nel porto di Bari

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Grano contaminato dal Canada all'Italia

BARI – La parola è di quelle incomprensibili: ocratossina. Si tratta di una micotossina radioattiva che contamina gli alimenti (i cereali, ma anche l'uva) e può avere effetti terribili sul Dna degli uomini, producendo tumori.
Ebbene questo veleno è stato scoperto in una partita di 58 mila tonnellate di grano proveniente il 7 settembre dal Canada e importata per la gran parte (48 mila tonnellate) dalla “Molino Casillo”.
Con l'accusa di avvelenamento, adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari è stato ieri arrestato Francesco Casillo, 39 anni, uno dei tre figli del commendator Vincenzo, fondatore nel 1957 dell'azienda di Corato (Bari).
L'industriale molitorio – arrestato dalla Guardia di Finanza in base a un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Trani, Michele Nardi (la richiesta era del pm Antonio Savasta) –, avrebbe cercato di occultare la presenza dei veleni nel grano importato e di cui sarebbe stato a conoscenza.
Tanto da essere riuscito a strappare per la partita inquinata un prezzo davvero stracciato, lucrandone nella successiva rivendita.

Francesco Casillo, considerato un vero e proprio “re del grano” italiano, un mese dopo il sequestro della partita di grano approdata nel porto di Bari sulla motonave “Loch Alyn” avrebbe prodotto analisi false effettuate in laboratori compiacenti e da cui risultava l'assoluta idoneità del cereale canadese.
In realtà, secondo quanto accertato nei laboratori dell'Ispettorato centrale repressioni frodi del ministero delle Politiche agricole, i prodotti importati contenevano presenze di ocratossina in percentuale tre volte superiore ai limiti massimi consentiti dall'Ue.

Dopo il sequestro del grano e mentre erano in corso accertamenti nelle quattro società importatrici del carico contaminato (oltre alla “Molino Casillo” di Corato, la “Louis Dreyfus Italia spa” di Ravenna, la “Candeal Commercio srl” di Foggia e “Agriviesti srl” di Altamura) e in altre aziende ancora, Francesco Casillo – con raggiri e false promesse di future commesse – avrebbe ottenuto la certificazione della assoluta bontà del cereale, sebbene le autorità canadesi, alla partenza del cargo, avessero già denunciato la presenza di ocratossina (seppur nei limiti previsti dalle norme Ue).

Con questa documentazione fasulla, il 23 ottobre Casillo ha immesso sul mercato il carico contaminato: trasformato poi in semola è stato rivenduto, ovviamente con enormi guadagni, ai pastifici italiani.
Tanto che la Guardia di Finanza ha chiesto al ministero delle Politiche agricole di diramare una “allerta” per evitare che maccheroni avvelenati finiscano nei piatti degli italiani (alcuni tra i maggiori produttori italiani di pasta sono tra i suoi clienti).

La storia del Molino Casillo non è di secondo piano.
La famiglia Casillo era arrivata nel dopoguerra da San Giuseppe Vesuviano (Napoli) insieme con altri parenti, tra cui quel Pasquale Casillo (la relazione di parentela è però molto lontana) che poi, oltre ad attività nel settore molitorio, si dedicherà al Foggia calcio in qualità di presidente negli anni '90.

L'azienda ha impianti produttivi oltre che in Puglia (Corato e Altamura) anche in Sicilia (Pozzillo, nel Catanese) e Molise (Termoli) con un giro d'affari intorno ai 200 milioni di euro.

La “Molino Casillo” macina sette milioni di tonnellate di grano duro all'anno e, insieme con i tre milioni commercializzati, rappresenta il primo utilizzatore italiano ed europeo di questo cereale, tanto da far parte di quel ristretto gruppo di market maker globali (ne fanno parte multinazionali come Cargill, Dreyfus, Glencore) che determinano il prezzo del prodotto nel mondo.
È evidente la preoccupazione scattata dopo l'arresto.
«Cosa si pensa del grano acquistato in Canada – si domanda Nicola Zanni di Sos Consumatori – che, una volta lavorato, diventa pasta commercializzata con un logo (sole, mare, cielo azzurro, trullo e campo di grano) ingannevole per i consumatori, visto che consumano grano non pugliese?».

Ma dagli industriali arriva una rassicurazione.
«La pasta italiana è assolutamente salubre e sicura», dice l'Unione industriale pastai italiani (Unipi).
Secondo l'Unipi sulla pasta italiana, «sono state effettuate, attraverso laboratori indipendenti, centinaia di analisi».

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Importava e vendeva grano cancerogeno: imprenditore in manette

Quel carico di grano giunto in Puglia dal Canada su un mercantile battente bandiera di Hong Kong era contaminato da ocratossina, una sostanza cancerogena presente in quantità anche tre volte superiore al limite di tolleranza.

E così, quando dalle analisi disposte dalla Procura di Trani è affiorato quel verdetto inquietante, è scattato l'arresto per il principale importatore del prodotto, Francesco Casillo, 39 anni, amministratore e gestore di fatto dell'azienda «Molino Casillo» di Corato, una cinquantina di chilometri da Bari, autentico colosso del settore, impresa leader in Italia nella produzione di grano duro.

Secondo le indagini della Guardia di finanza, l'imprenditore, attraverso la miscelazione con altro grano, avrebbe comunque trasformato il prodotto in semole destinate al consumo e quindi pericolose per la salute pubblica: ecco perché già da alcune settimane è cominciata una corsa contro il tempo per rintracciare il prodotto, ricerche che però hanno consentito di bloccare soltanto diecimila tonnellate.

La svolta nell'inchiesta è arrivata dopo gli ultimi accertamenti disposti dal magistrato inquirente, il sostituto procuratore di Trani Antonio Savasta. Ma i sospetti su quel carico erano emersi già durante le prime fasi, il 23 settembre, quando approdò nel porto di Bari la motonave Loch Alyn.

A bordo c'erano 58mila tonnellate di grano, e di queste quasi 45mila avevano come destinazione proprio l'azienda di Francesco Casillo.
È scattato un primo sequestro, ma il carico è finito al centro di una battaglia giudiziaria perché l'azienda di Corato ha presentato una nuova documentazione da parte di laboratori chimici indipendenti, carte dalle quali risultava l'assenza di agenti patogeni pericolosi.

Ma secondo quanto accertato dalla Guardia di finanza, il regista di quei documenti sarebbe lo stesso Casillo, il quale avrebbe ottenuto le certificazioni necessarie attraverso raggiri e false promesse di future commesse.
Alla fine è quindi finito sul mercato un prodotto acquistato a prezzi inferiori rispetto alle normali tariffe, ottenendo, dicono gli investigatori, «spregiudicati margini di guadagno».

Dai successivi accertamenti condotti dall'Ispettorato centrale repressione frodi del ministero delle Politiche agricole è venuto fuori un quadro sconcertante: nell'intero carico è stata rilevata infatti la presenza di ocratossina in quantità decisamente superiore ai limiti di legge.

E i finanzieri hanno anche fatto luce sulle analisi presentate dall'azienda Casillo. Così sono stati arrestati anche due periti ritenuti responsabili di quelle analisi compiacenti.

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BARI - È leader nella produzione di semole in Italia l'azienda Molino Casillo, di Corato (Bari), coinvolta nella vicenda che ha portato all'arresto di Francesco Casillo, definito dalla guardia di finanza amministratore e gestore di fatto dell'impresa. Francesco Casillo è uno dei tre fratelli che dagli anni Novanta si occupano della società e che, dallo stabilimento originario, avviato alla fine degli anni Cinquanta, hanno realizzato altri tre impianti a Corato.

Secondo notizie fornite sul sito internet di 'Molino Casillo', dal 1990 alla fine del 2003, l'azienda ha investito oltre 40 miliardi in impianti, tecnologie, servizi ed uomini. Il gruppo Molino Casillo - informa sempre il sito internet - è collegato con altre tre società molitorie, con le quali interagisce negli acquisti e vendite e nello scambio di conoscenze, pur mantenendo gestioni indipendenti.

Secondo la stessa fonte, con il titolo di primo utilizzatore privato di grano duro del mondo (un milione di tonnellate) la Molino Casillo rappresenta uno dei principali Market Maker mondiali del grano duro e delle semole. L'acquisto del grano da parte della Molino Casillo avviene infatti in tutto il mondo.
L'acquisto comincia a maggio con il grano prodotto in Sicilia e in Spagna, a giugno col raccolto pugliese e lucano, a luglio in Grecia e nell'Italia centrale.

Ad agosto si completa il monitoraggio dei raccolti europei con la Francia e, «dopo un breve sguardo ai paesi dell'est (Turchia, Ungheria e Kazakihstan)», si riparte a settembre col Canada e il Nord Dakota. Tra novembre e dicembre si acquista in Australia, a gennaio in Argentina.

A marzo in India, a fine aprile in Messico per il nuovo raccolto, «con successivo spostamento in Arizona per il desert durum».
La Molino Casillo - informa ancora il sito - ha una capacità di stoccaggio di oltre 200.000 tonnellate e si avvale delle strutture portuali di Bari, Barletta e Molfetta per i grani che arrivano via mare.

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GRANO CONTAMINATO: INCHIESTA TORINO, NO ALL'ALLARME OCRATOSSINA

(AGE) TORINO - Finora in Italia non si può parlare di allarme ocratossina, la sostanza cancerogena al centro del caso giudiziario che ha portato all' arresto dell' imprenditore pugliese Francesco Casillo: ne sono convinti a Torino, dove la procura, di concerto con l' Ufficio repressione frodi, da un anno conduce indagini a livello nazionale.
L' ocratossina è una tossina che si trova in molti alimenti e, a livelli elevati, può provocare tumori ai reni e all' apparato urinario.
Nel corso del 2005 il pm Raffaele Guariniello e l' Ufficio repressione frodi hanno compiuto esami a tappeto su campioni di una vasta gamma di cibi prelevati in tutta Italia, e dai test non è mai emersa una quantità di ocratossina superiore ai limiti imposti dall' Unione Europea.
La ricerca si era concentrata su cereali, pasta, cacao, caffé, e una serie di prodotti destinata ai consumatori delle fasce più deboli, come i bambini e i diabetici.
Non sono emerse irregolarità.

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GRANO CONTAMINATO: DE PETRIS (VERDI) “A RISCHIO LA QUALITÀ DELLA PASTA ITALIANA”

“Il forte aumento delle importazioni di grano dall’estero può mettere a rischio la qualità della pasta italiana, uno dei simboli dell’agroalimentare nazionale nel mondo. Il crollo della produzione italiana di grano duro, con un calo del 30% nel 2005 e un ulteriore 15% atteso nel 2006, apre la strada a derrate di cereali di scarsa qualità e provenienti da Paesi con normative sanitarie che non tutelano i consumatori”.
Loredana De Petris, senatrice dei verdi e capogruppo in Commissione Agricoltura, commenta con preoccupazione l’arresto del responsabile della più grande azienda molitoria del Paese a seguito della lavorazione di grano contaminato da ocratossine proveniente dal Canada.
“Dopo questo grave episodio – prosegue la senatrice – ci auguriamo che gli organi di controllo sanitario impediscano la commercializzazione di prodotti lavorati contenenti sostanze tossiche e provvedano al ritiro dal mercato di tutte le partite contaminate”.

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I PRODUTTORI "PADANI" DIFENDONO I LORO CERALE

Per Unipi pasta italiana salubre. Sgambaro: la nostra materia prima garantisce il consumatore e tutela gli agricoltori

La pasta italiana “è assolutamente salubre e sicura”.
Insorge l’unione industriale dei pastai italiani (unipi) alla notizia di contaminazione di partite di grano duro proveniente dal Canada.
Secondo l’organizzazione degli industriali della pasta, “a tutela del consumatore sono state effettuate, attraverso laboratori indipendenti, centinaia di analisi mirate nelle semole e nelle paste alimentari”.
I risultati, riferisce l’Unipi, “hanno sempre accertato la piena conformità dei prodotti alle normative nazionali e comunitarie in materia di sicurezza alimentare”.
In proposito le industrie del settore assicurano l’ applicazione di “un rigoroso sistema di autocontrollo preventivo e costante sul processo produttivo che preclude l'impiego di materie prime non corrispondenti agli standard igienico-sanitari e qualitativi fissati dalle normative vigenti, ai quali anche i fornitori sono tenuti ad attenersi”.

Da parte loro anche i produttori padani fanno sentire la loro voce a tutela della loro produzione.
In particolare la Jolly Sgambaro, antico pastificio del trevigiano ha voluto sottolineare in una nota che “la provenienza italiana e certificata del grano usato per produrre la pasta è la migliore e più sicura garanzia per il consumatore e la più efficace tutela per il lavoro degli agricoltori italiani”.

“Abbiamo sempre sostenuto gli agricoltori italiani - dice Pierantonio Sgambaro che guida l’azienda di famiglia di Castello di Godego - e per questo fin dagli anni ’70 ci siamo resi conto che la qualità di un cibo non può prescindere dalla qualità dell’ambiente e del territorio nel quale nasce e che la tracciabilità dell’intera filiera produttiva è l’unica garanzia possibile. La materia prima è alla base della qualità del prodotto finale, perciò non è sufficiente ricorrere ai tradizionali canali d’acquisto, ma dobbiamo riscoprire il valore della terra ed avere un rapporto diretto con chi lavora”.

Per questo l’azienda trevigiana ha iniziato a collaborare con un gruppo scelto di agricoltori italiani.
“Proponiamo - continua Sgambaro - le migliori varietà di sementi che loro coltivano per conto nostro, per ottenere un grano duro di alta qualità, conservato poi nei nostri depositi di Cerignola in Puglia e di Castello di Godego in Veneto”.

Oggi la Jolly Sgambaro è la prima in Italia ad aver certificato la caratteristica di prodotto “grano duro italiano”, ottenuta nel gennaio del 2003. “Provenendo da coltivazioni nazionali - conclude il patron della Jolly - il nostro grano non necessita inoltre di essere trasportato su cargo internazionali allontanando così eventuali rischi di infestazione”
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VEGAN ITALIA: "FUORI I NOMI"

Ieri è stato arrestato Francesco Casillo - nome da non dimenticare -, imprenditore pugliese, accusato di aver immesso sul mercato una grossa partita di grano avvelenato.
Casillo era già stato fermato a settembre con 58 mila tonnellate di prodotto proveniente dal Canada.
Ma i controlli effettuati dalla Guardia di Finanza hanno appurato solo ora che si trattava di grano contaminato da ocratossima, una sostanza fortemente nociva e cancerogena.

Nel frattempo la partita era stata dissequestrata e quasi completamente venduta: 53 mila tonnellate che hanno invaso l'Italia. Ora è accusato di avvelenamento di acque o sostanze alimentari e contraffazione di sostanze alimentari.

Perché non di tentata strage o almeno di tentato omicidio? E perché non è possibile (ora, come non è stato possibile in merito alle uova avariate di qualche tempo fa) conoscere i nomi delle aziende che hanno acquistato il grano di Casillo per farne pane, pasta e prodotti dolciari da forno?
I tg della sera, nel dare la notizia, hanno rassicurato gli italiani che la pasta italiana è buona.
Ma allora questo grano dov'è finito?
Spero non si tiri in ballo la privacy - del maccherone, come hanno detto gli amici di Caterpillar - per evitare la pubblicazione dell'elenco.
Ben altri elenchi hanno visto le pagine dei giornali in questo periodo.
Ma forse la salute vera interessa meno di politica, finanza e previsioni del tempo.


11 gennaio 2006 0:00 - olivia
Sono d'accordo.
Mi domando quali ipotesi di reato si possano configurare nei confronti di chi non ha denunciato istantaneamente queste irregolarità anche all'interno di enti ed organi istituzionali.
Se non ricordo male il diritto alla salute è un diritto costituzionale.
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