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Aduc – Osservatorio Firenze. Contributo bonifica: non sentite le sirene…
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Comunicato di Vincenzo Donvito
13 dicembre 2018 9:04
 
 Arrivano le cartelle esattoriali, a chi ha sforato i termini, per pagare un’imposta al consorzio di bonifica che dovrebbe mantenere la qualita’ ambientale. La maretta e’ nata perche’, mentre prima a pagare erano solo alcuni residenti di alcune zone, oggi riguarda praticamente tutti i proprietari di appartamenti della citta’. Un balzello che diversa stampa cittadina ha gia’ ben analizzato, denunciando anche l’alto costo dell’apparato burocratico per la sua gestione.
Ma che fare, al di la’ dell’arrabbiatura e la voglia di mandare tutto all’aria ed emigrare da qualche altra parte? A nostro avviso va pagata, con la maggiorazione di circa 6 euro per aver sforato i termini a suo tempo, se non si vuole pagare di più. Perche’ la richiesta e’ legittima. Il problema può essere affrontato, ma solo in termini politici, cioe’ maggioranze istituzionali che stabiliscono di modificare l’esistente. E’ bene sottolinearlo per evitare che i contribuenti si creino aspettative che poi possono per loro solo essere dannose. Questo vale per:
- chi dice di non pagare e di fare ricorso alla commissione provinciale tributaria… per poi -secondo noi- ritrovarsi a pagare di piu’, visto che non ci sono appigli giuridici per contestare la pretesa (una sfilza di sentenze, compresa la Cassazione ha dato ragione ai Consorzi per il prelievo di questa imposta);
- chi dice che mette il proprio ufficio giuridico a disposizione per dar vita ad una class action. A parte la parola magica “class action”, che evoca trame di film americani che perorano l’affermazione dei diritti di utenti e cittadini, la situazione non e’ per niente quella che viene prospettata. Per due motivi: 1) l’azione giudiziaria collettiva (class action il nome “di battaglia”) non e’ praticabile nel nostro Paese visto la legge in vigore che la rende impossibile e costosissima per i proponenti; 2) nelle norme che istituiscono questa imposta, non ci sono elementi normativi che mostrino aspetti illeciti a cui “attaccarsi” per far valere il diritto violato. E’ probabile che ci siano questione relative alla violazione di principi generali costituzionali, ma non e’ la class action che puo’ agire in merito, bensi’ il legislatore che, su questo, potrebbe aggregare nuove maggioranze per modificare la normativa specifica.
Rassegnarsi e, proni al potere, pagare senza fiatare? Non proprio. E’ importante parlarne, denunciare gli alti costi di gestione di questi consorzi, farlo presente alle persone che abbiamo eletto nelle assemblee istituzionali rappresentative perche’ il disappunto e la maretta divengano proposte di nuove norme su cui concretamente costruire alternative, economiche e di metodo.
Questo “flash” di realta’ e’ importante, soprattutto perche’ le battaglie giudiziarie si intraprendono se ci sono possibilita’ di farsi dare ragione, altrimenti sono solo bandiere di qualche contestatore/oppositore alle maggioranze che ci governano, in modo che cresca presumibilmente il loro consenso ma senza un ritorno diretto per noi contribuenti. Non solo, ma c’e’ l’alto pericolo (quasi certezza) che alla fine si vada a pagare di piu’. Quindi, facciamoci meno male ed investiamo su un futuro che dobbiamo/possiamo contribuire a far crescere. E’ ovvio che se qualcuno si sente appagato urlando “tutti ladri”, non lo scoraggiamo, ma e’ un urlo che finisce lì.
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