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ALCUNE ASSURDE IMPOSIZIONI CONTRO IL FUMO. SANI PER OBBLIGO DI LEGGE? VISTO CHE L'OBESITA' STA DILAGANDO COSI' COME LE MALATTIE DA FUMO, A QUANDO GLI OBBLIGHI SUL CIBO? CON LA DERIVA AUTORITARIA E IMPOSITIVA NON SI OTTENGONO I RISULTATI AUSPIC
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Comunicato 
2 giugno 2004 0:00
 

Firenze, 2 Giugno 2004. Il ministero della Salute lo scorso 27 maggio ha emesso, su sollecitazione della Fiepet (associazione pubblici esercizi della Confesercenti), un parere sull'applicazione del decreto attuativo della legge 3/2003 in base alla quale dal prossimo 29 dicembre sara' vietato fumare in ogni locale pubblico, se non nelle aree ad hoc previste.
Pur essendo ovviamente favorevoli al divieto di fumo in ogni locale pubblico, non possiamo non evidenziare che, come sempre, il "troppo storpia". E con questo parere siamo in vero e proprio ambito di "troppo". Per quale motivo lo spazio dedicato ai fumatori deve essere obbligatoriamente inferiore a quello dedicato ai non fumatori? C'e' o non c'e' la liberta' di business, per cui ognuno se lo cerca dove e come crede piu' opportuno? Non solo, ma per quale motivo e' vietato prevedere locali pubblici solo per fumatori, e non viceversa? Posto che sarebbe assurdo anche imporre il divieto di locali solo per non fumatori, non si capisce quale logica civica e salutista spinga il ministero a questo divieto. Se non quella di spingere/costringere ognuno ad essere sano per obbligo di legge. Perche' un fumatore deve necessariamente essere circoscritto in uno spazio volumetricamente inferiore di un pubblico locale che abbia deciso di avere spazi per fumatori e non? Forse perche' si deve sentire in una sorta di ghetto, marginalizzato, inviso, quasi a scontare la sua pena per essere fumatore. Non vediamo altra spiegazione. Oltre al ridicolo e alla totale non-lungimiranza della norma.
Un provvedimento che si ascrive in una logica di gestione della salute pubblica dove, invece dell'informazione e della convivenza (tra l'altro con un consumo su cui pesa il monopolio di Stato), si predilige l'imposizione. Avremo buoni risultati come conseguenza, ed e' per questo che dobbiamo essere disponibili al sacrificio dei principi ispiratori del nostro consesso civico? Abbiamo forti dubbi, perche' si sa dove si comincia, ma non dove si finisce.
Ci viene in mente il ministro della Salute Girolamo Sirchia che aveva consigliato di rivedere le porzioni dei piatti nei ristoranti per combattere l'obesita'. E ci viene anche in mente che la cosa, coperta da una risata generale, rimase li', nel museo degli orrori dei detti istituzionali. Ma, surrogata e rinvigorita da questo parere sul fumo, visto che l'obesita' continua ad essere -peggiorando- uno dei piu' grossi problemi sanitari del nostro mondo, non sarebbe peregrino che venisse fuori qualcosa che imponesse il modo della composizione dei cibi, vietando di fatto l'assunzione di una certa quantita' di cibi grassi oltre il consentito per ogni specifico individuo ... che dovrebbe essere dotato di tanto di tessera in cui verrebbe autorizzato all'assunzione di una tot quantita', e non oltre; con tanto di ristoratori e baristi nella funzione di poliziotti della salute nel decidere se dispensare o meno un certo cibo o una certa quantita' dello stesso.
Umorismo? Situazione tirata agli estremi? Non ci sembra tanto, in un contesto normativo dove si vietano i locali per soli fumatori.
Da qui al 29 dicembre c'e' ancora tempo. E forse, per chi ci governa e chi fa le leggi, sara' bene e meglio rendersi conto prima in che cosa ci stiamo infilando, che non, successivamente prendere i provvedimenti per rimediarvi: costerebbe meno in tutti i sensi: in denaro, in credibilita', in fiducia nelle istituzioni.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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