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LE ASSOCIAZIONI DEL VOLONTARIATO MANIFESTANO CONTRO I TAGLI DEI FONDI PUBBLICI. STATO SOLIDALE O DEI DIRITTI?
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Comunicato 
11 aprile 2005 0:00
 

Firenze, 11 Aprile 2005. Le oltre 18 mila organizzazioni del volontariato che sono iscritte nei registri nazionali stanno pubblicamente manifestando contro una nuova legge che taglierebbe del 75% i fondi per la formazione dei loro collaboratori. Cosi' come fa sapere Edoardo Patriarca, portavoce del Forum nazionale del terzo Settore (oggi sul quotidiano La Repubblica), "il volontariato non avrebbe piu' gli strumenti per parlare, non avrebbe piu' voce, non potrebbe piu' promuovere la sua cultura. I suoi stili di vita"; "parte dei finanziamenti vengono dirottati sul servizio civile nazionale. Cio' che viene tolto al mondo del volontariato servira' per retribuire con un gettone mensile i ragazzi e le ragazze che faranno questa scelta. Scelta che non si puo' esattamente iscrivere nel campo del volontariato".
La difesa del servizio civile nazionale non ci compete, ma sinceramente non comprendiamo perche' il volontariato privato sia buono e quello dello Stato no, se non con una strenua difesa del proprio orticello pagato dai soldi dei contribuenti. Cosi' come non comprendiamo perche' il volontariato di per se' debba essere finanziato dallo Stato, a maggior ragione quando, come dice il portavoce del Forum del Terzo Settore, si intende operare non solo per aiutare il prossimo piu' debole ma promuovere la propria cultura e i propri stili di vita (non dovevano aiutare il prossimo?).
Sicuramente questo ha una logica nel Paese in cui esiste il finanziamento pubblico dei partiti e dei sindacati, nonche' l'obbligo dell'otto per mille ad una confessione religiosa e le associazioni di consumatori (non noi) guidate e finanziate dalla loro principale controparte (il ministero delle Attivita' Produttive nel Consiglio nazionale di queste associazioni), ma cio' non toglie che stride col significato stesso di "volontariato". E crediamo che non sia a caso che, invece di utilizzare il tempo dei volontari (quelli che sono tali) per aiutare i demuniti, li si mandino a manifestare nelle piazze come un qualunque altro lavoratore contro i tagli del Governo.
Il mestiere di "volontario" e' sempre piu' diffuso cosi' come il fatto che debba essere a carico non delle donazioni, ma dello Stato (e talvolta con esborsi imprevisti di fior di milioni di euro -pare- per liberarne un paio che erano stati sequestrati in Iraq). Comunque, per fortuna, oltre a chi lo fa di mestiere c'e' anche chi lo fa col proprio tempo e il proprio denaro.
Noi crediamo che quando uno Stato e una societa' istituzionalizzano la carita' e la solidarieta', queste ultime non esistano piu'. Non solo, ma lo Stato che finanzia questi stati d'animo che dovrebbero essere invece spontanei, si sente in questo modo autorizzato a lavarsi le mani di quelli che sono i suoi doveri verso i piu' deboli e a non rispettare i diritti di questi ultimi.
Crediamo che i diritti si debbano esigere e non pietire, e quando questi diritti non ci sono, operare perche' divengano tali. E cio' nulla toglie che ognuno, per missione laica o religiosa che sia, operi per carita' e solidarieta'.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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