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CANONE RAI: PER LA CORTE DEI CONTI E' ECCESSIVO E MAL GESTITO AMMINISTRATIVAMENTE
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Comunicato 
7 luglio 2003 0:00
 

LA CONFERMA DI UN "PIATTO RICCO MI CI FICCO" IN CUI L'ASSURDO E' PROPRIO L'ESISTENZA DI UN CANONE CHE ALTERA IL MERCATO DELLA COMUNICAZIONE TELEVISIVA. MA COSA SUCCEDERA' DOPO QUESTA PRONUNCIA DELLA MAGISTRATURA CONTABILE?
Firenze, 7 Luglio 2003. La Rai "e' un'impresa a capitale pubblico operante nel mercato in regime di concorrenza. Sotto questo riguardo si puo' ritenere che assume maggiore rilievo che la Rai e' un'azienda in proprieta' dello Stato rispetto al fatto che percepisce un canone annuo." In particolare, il canone "potrebbe essere considerato come un corrispettivo se correlato alle prestazioni ricevute dalla Rai ma attualmente manca la trasparenza contabile (con chiara contabilita' separata) e l'importo dei canoni appare eccedente come corrispettivo e volto a coprire l'insieme dei costi". Per capire la dimensione del fenomeno, i ricavi sono stati 13.833 milioni di euro, tra cui 6.527 per il canone e 5.052 per la raccolta pubblicitaria.
Cos'e' il testo di una denuncia dell'Aduc a qualche garante o tribunale? No e' quanto riporta la relazione della Corte dei Conti sui controlli eseguiti sugli esercizi Rai nel periodo 1997/2001. Cioe' l'organismo che controlla se i soldi dello Stato vengono spesi come dovrebbero, sta confermando quello che noi denunciamo da anni: l'assenza di separazione di contabilita' tra quella per il servizio pubblico e quella commerciale, con la conseguente utilizzazione dei soldi dei contribuenti per fare concorrenza agli altri attori del mercato televisivo.

Una sorta di "piatto ricco mi ci ficco" dove Pantalone, dopo che ha obbligato i possessori di qualunque apparecchio atto a ricevere trasmissioni televisive a pagare il pizzo, concede ai gestori di dimenticarsi di qualunque minima regola di mercato, in pieno e palese abuso di posizione dominante.


Bene, non possiamo che essere soddisfatti di questa pronuncia. Ma che fine fara'? Dove e a cosa portera'? Quanti anni sentiamo ripetere dai vari presidenti della Rai che la contabilita' separata e' li' li' per essere una realta', e puntualmente, nonostante le intimazioni dell'Ue, non arriva? Chi deve e puo' decidere per far si' che il lavoro della Corte dei Conti non sia, per esempio, come molte relazioni delle Autorita' garanti per il Mercato e per le Comunicazioni, che denunciano le cose piu' incredibili di attacco al mercato dell'informazione, e restano nei cassetti, fino ad essere beffeggiate dai sistematici aumenti del canone/tassa?
Sappiamo che le nostre domande resteranno qui, ma chiediamo che almeno i giudici della Corte dei Conti, dopo aver fatto conoscere il loro lavoro, in assenza di presa in considerazione dello stesso, facciano quanto in loro potere per farsi meglio valere, anche fino all'abbandono del loro servizio, che' ne nasca uno scandalo e un confronto.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
Sul portale dell'Aduc, si puo' firmare una petizione per l'abolizione del canone/tassa:
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