Firenze, 24 febbraio 2003. "La pubblicita' del Conto Arancio deve cessare perche' va contro quanto prescritto nel codice di autodisciplina". La decisione del Giuri' della pubblicita' in particolare ritiene lo spot non conforme agli articoli 2, pubblicita' ingannevole, e 27, operazioni finanziarie ed immobiliari.
Questa sentenza del Giuri' sulla pubblicita' in merito al Conto Arancio va presa in buona considerazione per capire cosa e' accaduto e cosa sta accadendo, nonche' cosa accadra', nel controverso ambito dei messaggi pubblicitari dei prodotti finanziari.
E' accaduto che fino ad oggi e' stato "digerito" un messaggio, quello della Ing Direct, che proponeva un interesse sul conto di deposito del 6% a fronte di un netto del 2,7%. Perche'? Nei particolari il prodotto Conto Arancio non era ingannevole, perche' c'erano tutte le spiegazioni che il 6% di interesse annuo in realta' era solo lo 0,5% lordo e per un solo mese. E siccome e l'interesse e' diventato popolare ecco che il tormentone del Conto Arancio e' rimasto li', con un numero, il 6, quasi ad identificare il conto piuttosto che le sue condizioni.
SI E' FATTA UNA GIGANTESCA CONFUSIONE TRA PRODOTTO IN SE' E PUBBLICITA' DELLO STESSO. Facendo si' che quest'ultima rappresentasse un aspetto secondario. e quindi inconsciamente da perdonare per la sua estrema semplificazione.
Oggi la sentenza del Giuri' spezza la graniticita' di questo tormentone, richiamandoci un po' tutti, consumatori e operatori, alla realta' del significato delle parole, nonche' alla capacita' di distinguere tra fiction e realta' a cui ci eravamo abituati.
Ma non finisce qui'. Perche' lo scorso 19 febbraio abbiamo presentato analoga denuncia di pubblicita' ingannevole all'Antitrust, per la campagna pubblicitaria apparsa sui quotidiani. E l'Antitrust in materia ha una portata e una veste istituzionale che il Giuri' non ha.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc