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CROCIFISSO A SCUOLA. SOSTITUIRLO CON IL SIMBOLO DELLO STATO VATICANO INCASTONATO NEL TRICOLORE?
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Comunicato 
26 ottobre 2004 0:00
 

Firenze, 26 ottobre 2004. Udienza, oggi, della Corte Costituzionale sull'affissione del crocifisso nelle scuole pubbliche. Decisione che dovrebbe essere presa non prima di un mese, ammesso che la Corte non decida di lavarsene le mani. Perche' prima di tutto dovra' stabilire l'ammissibilita' o meno della questione. Questione sulla quale l'avvocato dello Stato, Antonio Palatiello, che parla a nome del Presidente del Consiglio, sostiene che le norme su cui e' stata sollevata la legittimita' sono di natura regolamentare e non legislativa, e cosi' ha suggerito alla Corte come evitare di dire l'unica cosa che non potrebbe non dire: e cioe', che non essendoci una religione di Stato non si capisce perche' nelle scuole pubbliche si deve ostentare il simbolo di una religione, per maggioritaria che sia nel Paese.
Ma la questione, assume tinte parossistiche se, sempre grazie all'avvocato dello Stato, leggiamo le motivazioni che vengono addotte nel tentativo di giustificare la presenza del crocifisso: "il segno visibile della nostra speciale alleanza con la Chiesa per la promozione dell'uomo e per il bene del Paese", un'alleanza che, inserita in Costituzione con l'art.7, sarebbe "sconcertante ci si vergognasse di esibire il suo emblema".
La motivazione la definiamo del tipo bizzarro, che' se tale dovesse essere presa in considerazione, dovrebbe portare non all'esposizione del crocifisso ma del simbolo dello Stato del Vaticano in qualche modo incastonato con il tricolore. Il crocifisso, pur nella sua importanza, e' solo un simbolo come altri della confessione cattolica romana. E l'accordo dell'art.7 e' tra due Stati, che si chiamano Italia e Vaticano, e non e' scritto da alcuna parte che debba essere un accordo con l'icona del crocifisso.
Questa e' solo una riflessione e una conseguenza che potrebbe derivare dal disquisire a cui deve far fronte la Corte Costituzionale. E la cosa piu' triste -si', proprio triste- e' che queste motivazioni sono quelle del Governo italiano, che, ci hanno insegnato a scuola, dovrebbe essere il Governo di tutti, non solo di una maggioranza che ha vinto alle elezioni.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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