testata ADUC
DIRITTO A MORIRE, DIRITTO A DECIDERE SU SE STESSI
Scarica e stampa il PDF
Comunicato 
13 aprile 2005 0:00
 

Firenze, 13 Aprile 2005. Questa notte il Parlamento francese ha approvato una legge che riconosce il diritto a "lasciar morire". Le cure su una persona malata non dovranno piu' essere continuate con ostinazione irragionevole. Un ammalato in fase terminale potra' decidere di limitare o cessare qualsiasi terapia; nel contempo e' autorizzata la somministrazione di farmaci contro il dolore, anche se possono accelerare il sopraggiungere della morte.
A parte la decisione (per evitare polemiche?) di lasciar perdere l'uso della parola eutanasia, quello che il legislatore francese ha deciso e' molto esplicito. E dopo il dibattito mondiale sul caso di Terri Schiavo, contribuisce a fare chiarezza su una questione che sempre si fa finta che non esista: il nostro rapporto con la morte e, soprattutto, il rapporto delle nostre strutture civiche e sanitarie di fronte al diritto dei singoli a decidere di se stessi.
Quindi, chiarito che stiamo parlando di qualcosa di diverso di quanto deciso dal giudice federale Usa sulla giovane della Florida, decidendo di lasciarla morire tra le sofferenze, ci poniamo una domanda: e' giusto che sia reato decidere cosa fare di se stessi?
Perche', e' bene ricordarlo, nel nostro ordinamento il suicidio e' un reato. Anche se schiere di medici, ogni volta che c'e' un sondaggio, ammettono di avere aiutato i propri pazienti, dietro loro richiesta, ad accorciare le sofferenze. Anche se, per esempio, il papa Giovanni Paolo II (la cui Chiesa e' fortemente contraria ad ogni forma di eutanasia), rifiutando nei suoi ultimi momenti di vita di farsi ricoverare in ospedale per una terapia intensiva, ha deciso di morire di sua iniziativa. Nonostante questo, l'ipocrisia delle leggi e delle culture verso la questione e' imperante.
Vogliamo continuare a farci male?

Vincenzo Donvito, presidente Aduc
Pubblicato in:
 
 
COMUNICATI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS