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ETICHETTE ALIMENTARI E DIRITTI DEI CONSUMATORI. PER LA COMMISSIONE UE VENGONO PRIMA I DIRITTI DEGLI INDUSTRIALI, POI IL RESTO ..
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Comunicato 
28 ottobre 2004 0:00
 

Firenze, 28 Ottobre 2004. Il richiamo della Commissione Ue alle autorita' italiane sulla legge varata all'inizio di agosto, che impone l'indicazione in etichetta dell'origine della materia prima dei prodotti alimentari, al di la' di alcuni evidenti difetti di procedura, e' il piu' che evidente segnale della scarsa considerazione che questa istituzione ha verso i consumatori.
Non si puo' dare torto alla Commissione quando, proprio essa che e' il regno dell'eurocrazia, fa notare che non puo' prendere atto di cio' che si e' legiferato in materia a cose gia' fatte, leggendolo sulla Gazzetta ufficiale, senza una preventiva notifica del progetto che poi e' diventato legge. E, nel merito, non gli si puo' dare torto quando fa notare che, per l'olio di oliva, le indicazioni comunitarie prevedono un'indicazione volontaria dell'origine, quindi in contrasto con la legge italiana approvata dopo la norma comunitaria.
Fatti che porteranno probabilmente all'annullamento della legge italiana con l'esultare di Federalimentare, e che ci inducono ad un'amara considerazione: le lobbies di pressione dei consumatori non esistono, ma sono forti -e anche tanto- quelle degli industriali. Che nelle questioni dei consumatori riescono sempre ad anteporre i loro interessi .. e Bruxelles risponde.
Per far capire di che forza stiamo parlando, e di come il suo esplicarsi leda gli interessi dei consumatori e non solo, facciamo un solo esempio: le norme sulla garanzia dei prodotti, che deve essere offerta dai venditori per i difetti di produzione. Recepita dalla legislazione nazionale nel 2002 (dl 24/2002) in ottemperanza a disposizioni comunitarie, stabilisce che i produttori hanno un obbligo di garanzia verso i consumatori per minimo sei mesi, mentre i venditori per due anni. Cosa succede? Siccome mediamente ogni produttore offre comunque una garanzia di un anno, il venditore si trova a dover garantire al consumatore l'assenza di vizi di produzione per un altro anno, rispondendone direttamente. Certamente, dopo i primi sei mesi non e' semplice usufruire di questa garanzia, perche' l'eventuale vizio di produzione va dimostrato con tanto di perizia tecnica (nei primi sei mesi dopo l'acquisto, invece, il vizio si da' per scontato salva opposta dimostrazione tecnica da parte del venditore). Ma sta di fatto che il venditore risponde ad un consumatore per un vizio di produzione, di cui e' altamente probabile che non avrebbe in alcun modo potuto accorgersene se non quando si fosse manifestato, ma che il produttore comunque ha generato per la cattiva costruzione del prodotto. A nostro avviso, anche in questo caso, le lobbies degli industriali sono state piu' brave di altre, nella fattispecie quelle dei commercianti, e, in nome del diritto del consumatore, la Commissione prima e il legislatore nazionale poi, hanno dato a quest'ultimo un diritto (difficile da esercitare, come abbiamo visto) facendolo pagare ai commercianti.
"Il potere logora chi non ce l'ha", dice un famoso politico italiano. Ed e' proprio il caso dei commercianti, che pagano all'autorita' comunitaria e nazionale la medaglietta che si e' messa come paladina dei consumatori. I commercianti e le loro associazioni, che non vedono al di la' del proprio naso, questo non lo hanno capito e, per esempio, invece di fare politiche a favore dei consumatori, li tartassano con la loro economia da bottega; e invece di fare fronte comune con i consumatori per limitare il potere degli industriali, subiscono e basta.
Le lobbies degli industriali sono quindi vincenti e fanno il bello e cattivo tempo, su consumatori e commercianti. Grazie ad una Commissione europea che, non rispondendo agli elettori del suo operato, e' solo espressione dei poteri degli Stati nazionali e, nella fattispecie, delle lobbies piu' agguerrite.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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