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FARMACIE E CONCORRENZA
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Comunicato 
11 marzo 2002 0:00
 


LA CONDANNA DELL'ANTITRUST E' SOLO IL PRIMO TIMIDO PASSO
OCCORRE LIBERALIZZARE LA VENDITA DEI FARMACI DA BANCO E CANCELLARE QUALUNQUE PRESENZA DI CAPITALE PUBBLICO NELLE FARMACIE

Firenze, 11 Marzo 2002. L'Antitrust e' arrivata precisa: "Attesa la peculiare regolamentazione del settore farmaceutico, caratterizzato da prezzi imposti per i farmaci, pianta organica, limiti agli orari e turni delle farmacie etc.., l'Autorita' ha sottolineato come i prezzi dei parafarmaci e la pubblicita' della farmacia costituiscano le principali leve concorrenziali che residuano ai farmacisti", "le intese sui prezzi e sulla pubblicita' poste in essere dagli enti dei farmacisti sono risultate idonee a pregiudicare ogni effettivo confronto concorrenziale tra gli operatori del settore". Ed ha condannato la Federazione Nazionale Ordini Farmacisti Italiani (Fofi), Federfarma, alcune unioni regionali e svariate associazioni provinciali di titolari di farmacie a pene pecuniarie per un ammontare complessivo di circa 100 mila euro.
E' un primo timido passo -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- ma importante perche' stabilisce un punto fermo: la concorrenza deve entrare anche in questo settore, fino ad oggi impenetrabile e sottomesso ai piu' corporativi legami di dipendenza delle associazioni di categoria. La rendita di posizione territoriale, la conquista del "posto al sole" per meglio vendere i prodotti a prezzi controllati e imposti, senza che il consumatore possa scegliere rispetto ad una convenienza economica, devono diventare retaggio del passato.
L'Antitrust ha messo il primo fermo a questo dilagare di economica controllata e imposta. Ma bisogna andare avanti, soprattutto con due obiettivi a breve termine: la liberalizzazione delle vendite dei farmaci da banco (che l'Antitrust chiama parafarmaci), e la cancellazione della presenza del capitale pubblico nella proprieta' delle farmacie.
Nel primo caso c'e' da superare l'intoppo piu' grosso perche' certi prodotti abbiano un prezzo di mercato corrispondente al loro valore: l'aspirina, per esempio, in Italia costa il 516% in piu' rispetto allo stesso prodotto venduto in un supermercato Usa. E' la logica dello sfruttamento della rendita di posizione che, per esempio, lo scorso dicembre, quando fu approvata la norma che ha stabilito che i prodotti di automedicazione devono avere un loro bollino specifico, porto' il presidente di Federfarma ad invitare i suoi affiliati a non esporre sui banconi questi prodotti, perche' "Non puo’ esserci un percorso che salta il farmacista, che deve intermediare per consigliare e non per orientare le scelte": cioe' il "terrore" che il consumatore potesse scegliere da se' in un contesto dove gli e' consentito farlo, obbligandolo di conseguenza alla mediazione del farmacista.
Nel secondo caso si tratta della truffaldina privatizzazione delle farmacie comunali. Truffaldina perche' la presenza del capitale pubblico e' sempre assicurata da societa' di proprieta' pubblica, con opzioni di inamovibilita' anche fino ad un centinaio di anni. E' il famoso gioco del controllore e controllato che sono la stessa persona, a cui deve sottostare chi, privato, compete con chi fa le regole per le sue strutture di vendita. Niente di incredibile, per carita', perche' in perfetta sintonia con il sistema italiano di privatizzazione e liberalizzazione dell'economia (di cui l'Enel e' alfiere), ma non per questo da non denunciare come limiti alla crescita economica del nostro Paese in base agli accordi comunitari.
Il problema, a questo punto, sara' di sapere quanto e come l'Antitrust vorra' e potra' andare avanti. E soprattutto quanto il legislatore vorra e potra' intervenire per dare sostanza alla decisione odierna dell'Antitrust.
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